Tutto sulla seconda infanzia

Revisione Scientifica:

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Dr. Lorenzo Giacchetti Pediatra, Neonatologo

Il bambino tra i 3 e i 5 anni di età cambia notevolmente il modo di rapportarsi con gli altri, con se stesso ed è anche soggetto alle prime malattie contagiose. Ecco di seguito una breve panoramica su tutto quello che bisogna sapere per superare indenni e, anzi, vivere meglio e far vivere meglio al proprio bambino, questa fascia d'età

 

Bambini da 3 a 5 anni, ovvero la seconda infanzia: rapporti interpersonali, malattie e capacità motorie

Il bambino tra i 3 e i 5 anni di età cambia notevolmente il modo di rapportarsi con gli altri e con se stesso; vai incontro alle prime malattie contagiose la cui incidenza in genere aumenta con l’inizio della frequentazione della comunità infantile.

Ecco di seguito una breve panoramica su tutto quello che bisogna sapere per superare indenni e, anzi, vivere meglio e far vivere meglio al proprio bambino, questa fascia d'età.

 

 

La salute mentale e le malattie più frequenti

Tra i 3 e i 5 anni i bambini sono maggiormente esposti ad alcune tra le malattie esantematiche, così chiamate perchè procurano un esantema, cioè un'eruzione cutanea spesso di bolle o vescicole. Si tratta di infezioni per lo più benigne e prevalentemente di origine virale che si concentrano in questa fascia d’età che generalmente coincide con l’inizio dell’asilo; in realtà questa si è notevolmente ridotta e la maggior parte dei bambini inizia a frequentare la comunità infantile già dopo il primo-secondo anno di vita.

Non dimentichiamoci però che ci sono anche altri problemi di salute, non contagiosi ma altrettanto gravi se non curati; uno di questi è la carie: per prevenire la formazione di carie è consigliabile infatti portare il bambino dal dentista già dai tre anni di vita per scongiurare qualsiasi principio di carie. Già dai due anni invece è bene abituarlo all'utilizzo dello spazzolino dopo i pasti, in modo da farlo familiarizzare con l'abitudine di lavarsi i denti quotidianamente. La necessità di una profilassi con il fluoro nel primo anno di vita va concordata con il proprio pediatra.

Altra malattia che spesso segna l'ingresso alla scuola dell'infanzia sono i pidocchi: il contagio avviene non per scarsa pulizia del vostro bambino ma per contatto con persone che hanno i pidocchi. Nel contatto con i compagni durante il gioco infatti questi parassiti vengono passati velocemente e vanno ad infettare il compagno sano: attenzione che, sebbene risulti che sopravvivono lontano dall'uomo solamente 48 ore, i pidocchi si passano molto velocemente anche agli adulti e quindi anche il rischio di contagio in famiglia è alto. Una volta diagnosticato il problema, la malattia si può risolvere in breve tempo con le cure adeguate, come l'utilizzo di appositi shampoo, creme, gel e mousse.

Un'altra malattia che colpisce spesso i bambini sotto i 5 anni di età (in quanto hanno un sistema immunitario non ancora completamente maturo), soprattutto quelli che frequentano la scuola materna, è la gastroenterite: questa malattia è prevalentemente causata da alcuni virus e i sintomi si presentano generalmente 5 o 6 giorni dopo il contagio ma sono decisamente riconoscibili: diarrea, vomito e dolori addominali per un periodo che va dai 3 ai 7 giorni, raramente più a lungo.

Non esiste un trattamento che curi questa malattia ma bisogna attendere che faccia il suo decorso e si risolva da sola: importantissimo è però tenere idratato il bambino ma non forzarlo a mangiare, piuttosto proporre una dieta ricca di frutta, liquidi e al massimo integratori salini. Prevenire la gastroenterite è davvero molto difficile; il consiglio è quello di lavarsi molto bene le mani in quanto il contagio avviene spesso per via oro-fecale ma anche ciò non garantirà l'immunità dalla malattia in quanto tra coetanei specialmente all'asilo si scambiano bicchieri, cannucce e durante il gioco spesso mettono in bocca le mani sporche o oggetti che precedentemente erano stati per terra. 


Le capacità motorie

 

L'età in cui i bambini migliorano tutte le capacità motorie che hanno acquisito è proprio tra i 3 e i 5 anni: in questo periodo non solo imparano cose nuove, ma affinano tutto quello che hanno già fatto proprio. Riescono a correre e saltare con sicurezza fino a stare in equilibrio tranquillamente su un piede solo.

Lo sviluppo delle capacità motorie comunque varia da bambino a bambino, soprattutto in funzione di tre fattori: la velocità dello sviluppo, i fattori ereditari e la motivazione ad allenare le proprie capacità motorie. Alcuni bambini infatti riusciranno a muoversi abilmente all'indietro o in punta di piedi intorno ai 3 anni mentre per altri questo traguardo verrà raggiunto alcuni mesi dopo. Il modo migliore per consolidare le capacità motorie è la ripetizione: il ripetere il movimento, provandolo e riprovandolo, esercitandolo porta sicuramente ad un miglioramento netto e veloce dei movimenti del bambino.

Per i bambini un po' più goffi esistono degli esercizi, talvolta presentati come giochi, che, organizzati insieme a mamma e papà, aiutano a coordinare le capacità motorie.

Importantissimo in questa fascia d'età è controllare che i nostri bambini camminino correttamente e che non vi siano difetti di postura; è necessario quindi osservare la posizione del calcagno e controllare dopo qualche settimana di utilizzo la suola delle scarpine: se il calcagno ruota verso l'interno potrebbe essere un problema di tallone ed è quindi necessario tenere controllata la postura, mentre la suola delle scarpe è indicativa in caso sia concentrata al centro della pianta o se c'è una diversità notevole di consumo tra un piede e l'altro. In entrambi i casi è consigliabile parlarne con il pediatra che ci indicherà eventualmente gli specialisti di riferimento.

Per migliorare le capacità motorie esistono in numerosi centri sportivi e palestre dei corsi di psicomotricità dedicati proprio ai bambini tra i 3 e i 5 anni: questi corsi hanno la finalità di sviluppare in modo armonioso le capacità motorie di base e le capacità coordinative dei bambini; l'attività viene svolta sempre in modo ludico, mettendo i bambini in una condizione piacevole durante lo svolgimento degli esercizi.

Oltre ad essere un importane momento di socializzazione con gli altri coetanei, il corso è di fondamentale importanza in quanto mette le basi dei semplici movimenti che costituiranno il bagaglio del nostro bambino quando, in un futuro, deciderà di dedicarsi ad uno sport in particolare.

In questa fascia di età lo sport senza ombra di dubbio migliore in assoluto per la sua capacità di stimolare in maniera omogena ed equilibrata tutto il corpo è il nuoto.

Molto importante nello sviluppo delle capacità motorie, come anche nello sviluppo del senso di identità, è fondamentale permettere al bambino di compiere in autonomia alcune azioni anche se va incontro ad alcuni inconvenienti; lasciamo quindi correre il bambino, specie all'aria aperta: prima o poi cadrà ma ciò servirà anche a fargli capire quali sono le sue abilità e quali i suoi limiti nei movimenti.

Essere troppo protettivi infatti limita il bambino nei suoi spostamenti, nei suoi esperimenti, nelle sue attività e nel capire fino a dove ce la può fare da solo; da notare come, giocando all'aria aperta soprattutto, il bambino raramente si potrà fare veramente male, il più delle volte si tratterà solamente della cosiddetta "bua" che, passato lo spavento, verrà ben presto dimenticata per riprendere a muoversi.

Il bambino però, così facendo, capirà quanto velocemente riesce a camminare, se riesce a correre e metterà da parte questa esperienza facendone tesoro e migliorando le sue capacità motorie in autonomia. E quando il bambino cade ed inizia a piangere è fondamentale che il genitore non si faccia prendere dal panico, ma cerchi di restare tranquillo senza trasmettere tutta quell’ansia eccessiva che può essere controproducente per il bambino stesso.

L'interazione con i coetanei

Dopo i 3 anni il bambino inizia a spostare l'attenzione dai genitori ai suoi coetanei ed è più propenso ad instaurare delle relazioni di amicizia. Prima di quell'età, infatti, il bambino tende ad essere estremamente egocentrico, esigendo tutta l'attenzione su di sè e pretendendo che tutti gli obbediscano esaudendo i suoi desideri.

Ragion per cui considero l’asilo un’esigenza dei nostri tempi, ma non certamente del bambino. Prima dei 2-3 anni il bambino non ha esigenza di andre all’asilo per “socializzare”, prima di questa età il bambino sta benissimo con la sua mamma o i suoi nonni. Chiaramente nel caso in cui sia necessario mandare il bambino al nido a 12 mesi per esempio, lo si faccia tranquillamente, ma non rappresenta certo l’optimum per il bambino stesso; non è certo una esigenza del bambino ma chiaramente della famiglia.

Già dopo i 3 anni, ma più ancora verso i 4 anni di età, il bambino si apre ai suoi coetanei e molto spesso sceglie già l'amico del cuore; spesso per questo legame viene prediletto un bambino che ha le caratteristiche opposte: un bambino timido nella maggior parte dei casi troverà l'amico del cuore in un bambino più espansivo e a volte spavaldo.

Questa differenza porta però i bambini a compensarsi, traendo un enorme vantaggio da questo legame: il bambino timido si aprirà di più mentre quello "scalmanato" riuscirà a darsi dei limiti. In questo periodo il bambino impara inoltre a prestare i suoi giocattoli imparando a non appropriarsi, senza chiedere, di quelli altrui: questo comportamento rimarrà però circoscritto all'amico del cuore, mentre per avere lo stesso atteggiamento consenziente e di fiducia verso bambini ancora "sconosciuti" passerà ancora del tempo.

Spesso inoltre il bambino è attratto dai bambini più grandi di lui ed è gratificato dalla possibilità di giocare con loro, anche se spesso ciò li porta a ricoprire, durante i giochi, i ruoli più "sacrificati". Spesso però, anche con il migliore amico, ci sono i momenti di disaccordo che sfociano nei primi litigi, soprattutto per ottenere la proprietà di un gioco: mentre le bambine reagiscono piangendo, i bambini passano subito ai fatti, venendo alle mani.

 

Il senso di identità

 

Il senso di identità di un bambino si manifesta maggiormente intorno al quarto anno di età. Se intorno al terzo anno comincia già a distinguere il sesso maschile da quello femminile, sebbene durante i giochi interagisca indistintamente con bambini e bambine, è proprio verso i 4 anni che si consolida il senso di identità e di individualità. Il bambino infatti tende a vantarsi e a mettersi in mostra di fronte agli altri, cercando approvazione, soprattutto dai grandi.

Durante il quinto anno invece si apre ancora più al mondo esterno, ad esempio chiamando le persone per nome ed esprimendo maggiormente i suoi sentimenti grazie ad un vocabolario più ampio.

Il senso di identità è espresso anche tramite la voglia del bambino di fare da solo e di essere autonomo nelle sue azioni, ma anche tramite l'inserimento del proprio io in racconti di imprese e di cronaca con frasi come "se ero io quel ladro lo prendevo", " se ero io quel guerriero vincevo"; il bambino tende infatti ad identificarsi in eroi veri o fiabeschi, accrescendo di conseguenza la propria autostima.

Il senso di identità è inoltre correlato ai rapporti con gli amici, in quanto prende forma anche grazie alla verifica e consapevolezza delle proprie capacità e abilità che vengono ovviamente paragonate a quelle dei coetanei. I genitori dovranno quindi lasciare che il bambino, seppur un po' maldestro, faccia le sue esperienze: lasciamo che il bambino si possa muovere liberamente e autonomamente, sproniamolo ad esplorare anzichè continuare a avvertirlo sui vari pericoli e lasciamo correre alcuni suoi gesti maldestri anzichè riprenderlo subito e in continuazione.

Inoltre aiutiamolo a superare le difficoltà piuttosto che ad evitargliele, facendogli prendere coscienza di quello che c'è intorno a lui e delle sue capacità in merito. Evitiamo anche di ingigantire le sue paure, altrimenti rischieremo che, in questo periodo in cui si forma il suo "io", si trascini queste paure fino all'età adulta, senza riuscire a vincerle.

Questo senso di identità si manifesta anche quando, verso i 3 anni, il piccolo ha uno scontro contro tutto quello che lo circonda, esigendo una propria autonomia e decidendo di far tutto a modo suo; cerca inoltre di identificarsi con gli adulti, assumendo e replicandone gli atteggiamenti. E' proprio in questo momento che gli adulti intorno a lui dovranno cominciare ad insegnargli le buone maniere, le principali regole dello stare insieme, per rispettare se stessi e gli altri: salutare, stringere la mano, guardare in viso le persone quando si salutano, chiedere scusa.

 

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Revisione scientifica

Foto di Lorenzo Giacchetti Dr.Lorenzo Giacchetti, Pediatria e Neonatologia.

Articolo pubblicato il 02/02/2013

 

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Data pubblicazione: 13 febbraio 2013

Autore

lorenzogiacchetti
Dr. Lorenzo Giacchetti Pediatra, Neonatologo

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 2004 presso Università degli Studi di Napoli.
Iscritto all'Ordine dei Medici di Varese tesserino n° 7134.

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