L’abito fa il medico?

andreafavara
Dr. Andrea Favara Gastroenterologo, Chirurgo apparato digerente, Colonproctologo, Chirurgo generale

Come si dovrebbe vestire un medico durante il lavoro?

L’aspetto del medico è da sempre un noto fattore modificabile che ha dimostrato influenzare la relazione medico-paziente.

In particolare, situazioni acute come la terapia intensiva o la chirurgia d’urgenza , dove non esiste un rapporto preesistente tra il paziente, i parenti ed il medico si crea un contesto particolarmente sensibile a questo aspetto solo apparentemente marginale della professione medica.

Un gruppo ricercatori canadesi ha appena pubblicato i risultati di una ricerca svolta in diverse terapie intensive di diverse località canadesi tra il 2010 e il 2011.

Ai partecipanti, 337 parenti di degenti, è stato chiesto di dare un punteggio a 10 caratteristiche del medico: età, sesso, etnia, aspetto curato, presenza di piercing al volto,tatuaggi visibili,abito,utilizzo del camice bianco,cartellino con nome leggibile e prima impressione complessiva e di scegliere il ‘miglior’ medico tra 4 esempi proposti in fotografia che riassumevano le diverse caratteristiche.

A questa prima domanda la maggior parte di loro ha scelto in ordine di importanza il cartellino col nome leggibile (77%), l’aspetto curato (65%) e il vestito (59%).

Alla seconda domanda però,l’esempio più votato tra quattro proposte è stato quello del medico vestito in modo classico e con camice bianco al quale è stata attribuita una maggiore competenza professionale ed onestà.

I medici che indossavano una divisa o il camice sono stati definiti più competenti a svolgere una determinata procedura complessa e più dedicati alle cure.

Infine , quando è stato chiesto di scegliere in assoluto il miglior modello, il camice bianco è stato scelto dal 52% dei partecipanti, la divisa dal 24%, un abito classico dal 13% e un abbigliamento casual dall’11%:

In conclusione quindi, mentre ad una domanda diretta alcune caratteristiche sono state ritenute più importanti rispetto al camice bianco, quando è stata proposta un scelta visiva tra modelli il medico in camice ha nettamente prevalso, indicando quindi una possibile associazione a livello inconscio tra il camice e la professionalità e competenza di chi lo indossa.

In una successiva indagine tra medici infine , discutendo i risultati del lavoro, sono emersi ulteriori dettagli importanti, in particolare situazioni nelle quali queste considerazioni possono non essere vere.

E’ stato osservato come, ad esempio, ai medici che operano in ambulatori dedicati a fasce povere della popolazione , ad esempio vagabondi, un abbigliamento ‘casual’ e il non utilizzo del camice permettono di stabilire una relazione più efficace con i pazienti che sarebbero in qualche modo meno ben disposti verso professionisti troppo ‘distaccati’ a partire dall’aspetto esteriore.

In pronto soccorso invece l’utilizzo di una divisa è preferito ad altre soluzioni per la necessità di affrontare in modo improvviso situazioni critiche nelle quali un abito non adatto sarebbe di intralcio.

E’ curioso infine osservare come nel sistema sanitario britannico da diversi anni è stato vietato l’utilizzo di cravatta da parte del medico per una supposta maggiore possibilità di trasmissione di agenti infettivi.

Considerato il ruolo cruciale della comunicazione non solo verbale nel rapporto medico paziente, soprattutto in contesti complessi come la terapia intensiva o la chirurgica d’urgenza, questi dati vanno tenuti in seria considerazione.

In conclusione, come in altre professioni, certo l’abito non fa il medico e la competenza professionale si misura in ben altro modo, tuttavia una certa attenzione alla forma, oltre che alla sostanza, come dimostrato dai ricercatori canadesi, credo non vada dimenticata e costituisca comunque una forma di rispetto dei confronti del paziente.

 

Fonte: Physician Attire in the Intensive Care Unit and Patient Family Perceptions of Physician Professional Characteristics - Au S. et al.,Jama Int Med173 (6),2013

Data pubblicazione: 25 maggio 2013

Autore

andreafavara
Dr. Andrea Favara Gastroenterologo, Chirurgo apparato digerente, Colonproctologo, Chirurgo generale

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1991 presso Universita' Studi Milano.
Iscritto all'Ordine dei Medici di Milano tesserino n° 31610.

Iscriviti alla newsletter

Per aggiungere il tuo commento esegui il login

Non hai un account? Registrati ora gratuitamente!