Vaiolo delle scimmie monkeypox.

Vaiolo delle scimmie (Monkeypox): cosa sappiamo?

Continuano a crescere i casi di vaiolo delle scimmie nel mondo e anche in Italia: dopo il primo caso dell’uomo rientrato da un soggiorno alle Canarie registrato a maggio all'Istituto Spallanzani di Roma, nel nostro paese sono più di 700 i casi confermati e più di 12.000 solo in Europa.

La situazione è sotto controllo o corriamo il rischio di una nuova pandemia? Cosa sappiamo finora di questa malattia?

Cos’è il vaiolo delle scimmie?

Il vaiolo delle scimmie (o Monkeypox) è una zoonosi che fa parte della famiglia del vaiolo, ma che si manifesta in forma più lieve. Diffuso tra primati e piccoli roditori, è chiamato così perché scoperto nel 1958 in alcune scimmie di laboratorio. Quindi non si tratta di una malattia “nuova”, in quanto già riscontrata negli anni passati prevalentemente in Africa, ma anche con una epidemia registrata nel 2003 negli Stati Uniti.

Come avviene la trasmissione?

Si tratta di un’infezione poco frequente nell’uomo, la trasmissione da animale a uomo avviene con il contatto di saliva (droplet), fluidi corporei o croste infette. Al momento i casi registrati di contagio da uomo a uomo sono il risultato di contatti molto stretti, un aspetto che consente ai focolai di autolimitarsi.

C’è il rischio di una nuova epidemia?

Secondo il Dott. Matteo Bassetti, infettivologo, al momento non siamo di fronte al rischio di un'epidemia da vaiolo delle scimmie, ma è opportuno “tenere sotto controllo la situazione limitando la diffusione del virus, isolando i casi, cercando di mettere in comunione tutte le informazioni che noi medici e esperti di sanità pubblica abbiamo, per evitare gli errori che sono stati commessi all’inizio della pandemia del Covid-19: dobbiamo essere uniti fra i paesi e fare squadra”.

Quali sono i sintomi?

Questa forma di vaiolo si manifesta con febbre, malessere diffuso, dolori alle articolazioni, linfonodi ingrossati e con il caratteristico esantema, che può essere simile a quello della varicella o della sifilide, ma con le vescicole più dure e più grosse che si possono presentare su più parti del corpo.

Quanti sono i casi riscontrati ad oggi?

In Italia, al momento, sono 714 i casi registrati di cui la maggioranza uomini (704) e con prevalenza in Lombardia, Lazio ed Emilia-Romagna. Sono solo cinque le regioni italiane che al momento non hanno riscontrato casi di vaiolo delle scimmie: Basilicata, Calabria, Molise, Umbria e Valle d'Aosta. Nel resto del mondo i dati riportano una diffusione di più di 23.000 casi in 75 paesi, di cui più di 10.000 solo in Europa.

Come si guarisce dal vaiolo delle scimmie?

La malattia può essere affrontata con terapie specifiche ed eventualmente con gli antivirali e, normalmente, si esaurisce in un paio di settimane. L’Istituto Spallanzani ha comunicato che i tre pazienti “sono trattati con una terapia sintomatica allo stato sufficiente e che presso l'Istituto sono disponibili, comunque, farmaci antivirali che potrebbero essere impiegati in via sperimentale qualora si rendesse necessaria una terapia specifica".

Qual è il tasso di mortalità?

Nell’Africa occidentale il tasso di mortalità per vaiolo delle scimmie è dell’1%, ma in alcune zone fortemente colpite dell’Africa centrale può essere più alto, come in Congo dove raggiunge il 10%.

Dovremo vaccinarci?

“Circa il 50% della popolazione mondiale è coperta dalla vaccinazione contro il vaiolo”, afferma il Dott. Bassetti, “pertanto, i soggetti maggiormente esposti potrebbero essere coloro che non hanno ricevuto questo vaccino”.

In Italia si tratta dei più giovani fino circa ai 40 anni di età, considerato che la vaccinazione antivaiolosa è stata abolita nel 1981. Prima della corsa al vaccino, bisognerà quindi attendere l’evoluzione della situazione per valutare come procedere.

Quali precauzioni prendere?

"Quello che preoccupa di più è che si stanno verificando casi in molte parti del mondo ed è molto difficile farle risalire a un unico cespite iniziale, ma non bisogna farsi prendere dal panico se si ha avuto qualche sintomo o dei contatti con dei casi". Secondo l'infettivologo destano preoccupazione il contagio interumano e la diffusione globale, ma l'aspetto positivo, oltre alla protezione data dal vaccino nella popolazione, è che clinicamente il vaiolo delle scimmie è lieve e si autolimita senza terapie.

In caso di manifestazioni di sintomi sospetti che possono far pensare al vaiolo delle scimmie è opportuno contattare immediatamente il medico di fiducia: la comunità scientifica è unanime nel ritenere importante non commettere gli stessi errori che si sono verificati con il Covid-19.

A questo proposito, l’Istituto Superiore di Sanità fa sapere che: “L’ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control) ha attivato un sistema di allerta a livello europeo al quale partecipa l’ISS. Inoltre, l’ISS ha costituito una task force composta da esperti del settore ed ha contattato le reti sentinella dei centri per le infezioni sessualmente trasmesse al fine di monitorare continuamente la situazione nazionale”.

Fonti:

Data pubblicazione: 20 maggio 2022

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