Depressione resistente esketamina nasale.

Trattamento con esketamina nella depressione resistente: uno studio italiano sul rischio suicidario

v.martiadis
Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta

La depressione resistente ai trattamenti rappresenta una delle condizioni cliniche più difficili da gestire in psichiatria. Gli studi sull'esketamina intranasale come supporto alle terapie con antidepressivi mostrano risultati positivi, lo conferma anche un recente studio retrospettivo osservazionale realizzato in Italia.

Cosa si intende per resistenza ai trattamenti?

Si parla di resistenza quando un paziente non risponde in modo adeguato ad almeno due farmaci antidepressivi assunti alla giusta dose e per un tempo sufficiente.

In questi casi la sofferenza emotiva può diventare più profonda e persistente, con un aumento del rischio di isolamento, riduzione del funzionamento e presenza di ideazione suicidaria.

Per approfondire:Perché non tutti i pazienti depressi rispondono agli SSRI?

Come funziona l'esketamina intranasale?

Negli ultimi anni è stato introdotto un nuovo trattamento farmacologico, l’esketamina intranasale, indicata specificamente per i casi di depressione resistente.

Si tratta di un farmaco con un meccanismo d’azione diverso dagli antidepressivi tradizionali: agisce modulando il sistema glutammatergico attraverso i recettori NMDA, favorendo una risposta tendenzialmente più rapida rispetto ai farmaci antidepressivi convenzionali.

Il protocollo terapeutico

La somministrazione dell'esketamina avviene tramite uno spray nasale in un ambiente sanitario controllato (in genere i Centri di Salute Mentale o i Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura).

L’esketamina non sostituisce la terapia antidepressiva già in corso, ma viene aggiunta ad essa perché considerata un trattamento di supporto e potenziamento (anche se negli USA è stata recentemente approvata anche come monoterapia).

Il protocollo iniziale generalmente prevede:

  • due sedute a settimana per le prime 4 settimane, una seduta settimanale successivamente
  • un dosaggio compreso tra 56 mg e 84 mg, stabilito dal medico in base alla risposta individuale,
  • valutazioni periodiche dei sintomi depressivi e dell’eventuale ideazione suicidaria.
  • il trattamento dovrebbe durare almeno sei mesi dopo la stabilizzazione clinica (o secondo diversa valutazione medica)

I risultati dello studio italiano

Uno studio retrospettivo osservazionale italiano [1] ha analizzato i risultati ottenuti nelle prime quattro settimane di terapia da 26 persone con depressione resistente trattate con esketamina.

Le valutazioni cliniche sono state effettuate a inizio trattamento, dopo due settimane e dopo quattro settimane, utilizzando scale standardizzate per la depressione e la valutazione del rischio suicidario.

I dati mostrano un quadro complessivamente coerente con quanto riportato nella letteratura internazionale. In particolare:

  • i sintomi depressivi hanno iniziato a ridursi già alla seconda settimana;
  • anche i pensieri suicidari hanno mostrato una diminuzione significativa nello stesso intervallo di tempo;
  • alla quarta settimana è stato osservato un ulteriore miglioramento sia sul fronte depressivo sia su quello dell'udeazione suicidaria.

Lo studio ha evidenziato anche alcune differenze nell’andamento clinico tra uomini e donne, con un miglioramento più rapido di alcuni comportamenti nelle pazienti di sesso femminile e un andamento più graduale nei pazienti maschi. Pur non consentendo conclusioni definitive, questi dati suggeriscono l’utilità di ulteriori ricerche per valutare l’eventuale ruolo del genere nella risposta al trattamento con esketamina intranasale.

Considerazioni cliniche

È importante sottolineare che questo è uno studio osservazionale retrospettivo, con un numero ridotto di partecipanti e senza gruppo di controllo. Pertanto, i risultati vanno interpretati con prudenza. Tuttavia, la coerenza dei dati con quanto riportato in studi clinici più ampi rafforza l’ipotesi che l’esketamina possa rappresentare un’opzione terapeutica utile in contesti clinici caratterizzati da scarsa risposta ai trattamenti tradizionali e, nel caso specifico, accompagnati anche da un rischio suicidario.

Fonte

  1. Martiadis V, Raffone F, Atripaldi D, Testa S, Giunnelli P, Cerlino R, Russo M, Martini A, Pessina E, Cattaneo CI, De Berardis D. Gender Differences in Suicidal and Self-Harming Responses to Esketamine: A Real-World Retrospective Study. Curr Neuropharmacol. 2025 Oct 20. doi: 10.2174/011570159X392347250929114024
Data pubblicazione: 29 novembre 2025

Autore

v.martiadis
Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 2000 presso Università di Napoli SUN.
Iscritto all'Ordine dei Medici di Napoli tesserino n° 39851.

Eccellenza accademica in Medicina e Psichiatria con lode, dottorato in Scienze del Comportamento e master in Psicofarmacologia Clinica. Specialista riconosciuto in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale, con oltre 60 pubblicazioni scientifiche internazionali. Esperto in disturbi dell’umore, ansia, ossessivi, alimentari e dipendenze. Membro attivo di prestigiose società scientifiche europee e italiane.

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