E' davvero psicoterapia cognitivo-comportamentale?

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo

Sempre più spesso, nei consulti cui rispondiamo su Medicitalia.it, gli Utenti dichiarano di aver seguito un percorso psicoterapico di orientamento cognitivo-comportamentale (TCC) e di non aver avuto alcun beneficio.

In particolare gli Utenti riferiscono di non aver mai ricevuto prescrizioni di alcun tipo. Alcune volte la perplessità dell’utente riguarda gli obiettivi posti ad inizio trattamento che, in una TCC, mirano immediatamente al riconoscimento di schemi automatici ma disfunzionali che generano e mantengono il problema, e alla modificazione di tali schemi cognitivi e comportamentali; altre volte, i dubbi riguardano la durata della terapia per quei disturbi, come l’ansia o le fobie, che solitamente vengono trattati in tempi più brevi.

Molte persone dichiarano infatti di non aver mai discusso alcun obiettivo in terapia e di non aver compreso bene o affatto quale modalità di funzionamento del pensiero possa creare dei problemi ad es. nelle relazioni interpersonali.

Appare quindi sempre più diffusa la confusione di quei pazienti che, una volta raccolte le necessarie informazioni sul trattamento più adatto al proprio disturbo, sono certi di aver intrapreso una psicoterapia di tipo cognitivo-comportamentale, ma magari ricevono un trattamento di altro tipo.

Le ragioni possono essere diverse: considerata l'efficacia di tale trattamento, molti affermano di erogare una TCC. Bisogna tuttavia distinguere tra le tecniche CC, utilizzate anche in altri contesti (ogni genitore che rinforza i comportamenti graditi del figlio è un comportamentista!) e la TCC vera e propria.

Molto spesso le tecniche utilizzate dalla TCC vengono implementate anche in terapie di altro orientamento. Questo può essere sensato, dal momento che tali tecniche sono utilizzate anche in contesti altri rispetto alla TCC (es. in ambito educativo).

In realtà la TCC segue protocolli standardizzati adeguandoli al paziente.

Ma i punti salienti di questo trattamento psicoterapico sono comunque:

- la prescrizione di compiti da eseguire fuori della seduta;

- la compilazione di un diario in cui vengono registrate in prima battuta emozioni, pensieri, comportamenti e situazioni in cui si trova il paziente;

- la discussione col terapeuta di tali annotazioni e di modificazioni degli schemi automatici;

- eventuali frame psicoeducativi durante le sedute;

- durata del trattamento “limitata”*

Soprattutto una TCC aiuta il paziente ad assumere la capacità critica di vagliare in modo razionale il proprio modo di pensare, facendo attenzione alle distorsioni cognitive del paziente, in cui il terapeuta è molto attivo e assume il ruolo di "validatore autorevole". Inoltre aiuta a prendere consapevolezza dei propri schemi cognitivi e comportamentali e ad averne padronanza, permettendo un cambiamento profondo e duraturo.

*La durata "limitata" di un trattamento di tipo cognitivo-comportamentale può variare a seconda della diagnosi posta dal clinico; in genere i trattamenti per i disturbi della personalità hanno tempi decisamente più lunghi rispetto ad una fobia sociale. In molti casi una TCC può durare anche qualche anno.

Quindi l’invito per i lettori del sito Medicitalia.it è di diffidare di chi asserisce di applicare un trattamento di tipo cognitivo-comportamentale ma che non applica nei fatti una TCC.

Per approfondimenti sulla TCC, potete leggere l’articolo allegato del dott. Gianluca Calì.

https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html

 

Data pubblicazione: 20 settembre 2011 Ultimo aggiornamento: 30 ottobre 2011

5 commenti

#1
Psicologo
Psicologo

Cara Collega, complimenti per questa news, utilissima per aiutare gli utenti ad orientarsi in modo maggiormente consapevole!

#2
Ex utente
Ex utente

Ma la scelta dell'orientamento della terapia dovrebbe dipendere dal tipo di problema del paziente? So ad esempio che per i disturbi di ansia la terapia cognitivo comportamentale è quella più indicata. Ma negli altri casi come depressione, manie, ossessioni ecc. ecc. come ci si comporta? è possibile collegare ad ogni problema psicologico la terapia più adeguata?

#3
Dr.ssa Angela Pileci
Dr.ssa Angela Pileci

La TCC è indicata non solo per il trattamento delle fobie o dei disturbi d'ansia. Anche per i disturbi che Lei ha elencato si utilizza la TCC con buoni risultati. Esistono protocolli e prove di efficacia anche il DOC e per la depressione, tra gli altri.
E' possibile scegliere il trattamento elettivo per ogni disturbo psicopatologico dopo la diagnosi. Non sempre però la psicoterapia è la via da seguire. Alcune volte servono interventi psicologici di altro tipo, come il sostegno, a volte la scelta più adeguata è un intervento educativo, altre ancora una terapia farmacologica.
Tuttavia, ci sono ambiti, come ad esempio il trattamento dei disturbi sessuali, in cui le tecniche CC sono molto utilizzate e non è infrequente cooperare con Colleghi di altro orientamento che trattano un altro disturbo, ma che inviano ad un terapeuta CC lo stesso paziente solo per il trattamento del disturbo sessuale.

#4
Utente 227XXX
Utente 227XXX

Direi che gli elementi sono stati tutti presenti nella TCC che ho seguito:
- la prescrizione di compiti da eseguire fuori della seduta;

- la compilazione di un diario in cui vengono registrate in prima battuta emozioni, pensieri, comportamenti e situazioni in cui si trova il paziente;

- la discussione col terapeuta di tali annotazioni e di modificazioni degli schemi automatici;

- eventuali frame psicoeducativi durante le sedute;

- durata del trattamento “limitata”

In effetti la terapia che ho seguito è stata molto efficace essendo riuscito a vincere la depressione.

Aver acquisito strumenti (coping) adatti a contrastare i PAN (pensieri automatici negativi) ed altri schemi mentali disfunzionali è stato determinante nell'esito positivo della TCC.

Concordo con quanto detto nel suo post D.ssa Pileci.

#5
Dr.ssa Angela Pileci
Dr.ssa Angela Pileci

Gentile Utente, La ringrazio per le Sue preziose osservazioni e soprattutto mi fa molto piacere che il trattamento psicoterapico intrapreso di tipo cognitivo-comportamentale Le sia stato utile per superare e risolvere la depressione.

A quanto scrive aggiungo che la psicoterapia cognitivo-comportamentale NON termina nel momento in cui il paziente ha definitivamente imparato a riconoscere e "maneggiare" i propri pensieri automatici e i propri schemi disfunzionali. Ovviamente termina prima, ma il paziente sarà in grado -grazie agli strumenti messi a sua disposizione dalla psicoterapia- di riconoscerli nel tempo di di saperli gestire, senza esserne turbato o senza sentirsi impotente. Scopo della TCC è rendere autonomo e indipendente il paziente nella gestione e modulazione del disagio.

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