Quel genio di Sigmund Freud?
Crepuscolo di un idolo - smantellare le favole freudiane
di Michel Onfray
recensione di Armando De Vincentiis
Dalla lettura del titolo si evince chiaramente l’intento fortemente critico dell’autore nei confronti del fondatore della psicoanalisi, Sigmund Freud. Tuttavia, ciò che emerge alla fine della lettura è che Freud era un vero genio!
Geniale per le sue intuizioni sul funzionamento della psiche? Per aver messo a punto un metodo terapeutico innovativo? No, semplicemente per aver avuto la straordinaria capacità di rendere universale le sue nevrosi personali, le sue ossessioni e di averne costruito un apparato teorico universale non confutabile, non falsificabile, non criticabile.
Onfray, come attento osservatore, ne coglie le contraddizioni, i paradossi e ne ricostruisce i punti essenziali in grado di evidenziare come l’apparato teorico freudiano è si valido, ma esclusivamente per il suo fondatore. Freud, vivendo sulla sua pelle le dinamiche famigliari che definirà con il nome di complesso di Edipo, commette l’errore epistemologico di attribuirlo al resto del genere umano, cercando, con grande zelo, le prove della sua presenza nei miti, nelle popolazioni e, soprattutto, nella psiche dei suoi pazienti.
Ma, secondo Onfray, ciò che scorge in quest’ultimi è solo lo specchio di se stesso mediante forzature e, soprattutto, un’abilità dialettica degna di un genio letterario. Si, perché Freud effettua soprattutto letteratura, filosofia dalla quale si affanna a prendere le distanze semplicemente per dare una parvenza di scientificità alla sua dottrina filosofica che ha proprio le impalcature di quella nietzschiana dalla quale Freud ha attinto più di quanto si possa immaginare.
E allora? Qualcuno potrebbe obiettare, che male c’è nel fare filosofia? Il male sarebbe proprio quello di importare alcuni concetti filosofici in ambito scientifico per farne una cura per le malattie mentali. L’autore del libro spiega come Freud abbia costruito il suo apparato rendendolo vero semplicemente per la forza delle sue affermazioni. In pratica i suoi concetti sono reali per il semplice fatto di essere stati espressi.
Nessuna prova evidente, nessuna base antropologica, psicologica e fisiologica sulla veridicità del complesso di Edipo. La prova della sua inesistenza? Nella sua NON applicabilità clinica, dal momento in cui la ricerca e il dispiegamento di questa dinamica, contrariamente al mito freudiano, non ha ottenuto nessun risultato nemmeno dallo stesso Freud. Prove storiche, confessioni al suo discepolo Jung e al suo amico medico berlinese Fliss, evidenziano quanto i più famosi casi clinici di Freud quali, il caso Dora, Il piccolo Hans, l’uomo dei Lupi e altri meno famosi, sono stati dei fiaschi totali. Ma il genio di Freud ha esaltato ugualmente la veridicità della psicoanalisi grazie alla sua dialettica filosofica straordinaria e, in diverse occasioni, facendo dichiarazioni fasulle.
Anche gli insuccessi della psicoanalisi possono essere spiegati tramite la psicoanalisi (resistenze, beneficio secondario) sembrano essere stati messi a punto solo per proteggerne le fondamenta teoriche. E chi la critica? Beh la psicoanalisi contempla anche la critica, spiegata sempre attraverso la sua dottrina. Si legge: la dottrina include una lettura dottrinaria del rifiuto della dottrina. Non c’è nulla che possa falsificarla, ogni tentativo è psicoanaliticamente spiegabile.
Freud, ossessionato dal complesso di Edipo, vede quest’ultimo ovunque ed espone la sua intera opera letteraria basata su questo concetto espresso nel suo cardine fondamentale: l’uccisione del padre.
In Avvenire di un’illusione il padre naturale è ucciso in favore di uno rinforzato: Dio, in L’uomo Mosè e la religione monoteistica, uccide il padre di tutti gli ebrei trasformando Mosè in egiziano, mentre lo stesso Cristo uccide la religione del padre per fondarne una propria: Il cristianesimo. In Totem e tabù, il posto nei gruppi sociali lo si può ottenere solo uccidendo il padre e mangiandone le sua carni. Onfray, mediante una straordinaria documentazione storica, evidenzia come Freud era ossessionato dal suo rapporto con la madre e dall’odio verso il padre da costruirne una filosofia valida per il resto del mondo.
Il suo più grande errore è stato quello di metterlo come principio terapeutico con le conseguenze su esposte. Ma come ben si potrà comprendere dalle pagine del libro è l'evidenziazione di come Freud aveva solo una gran fretta di far carriera. Freud fu, in definitiva, il fondatore di una grande setta alla quale si poteva e si può oggi farne parte grazie ad un rituale di iniziazione: l’analisi personale didattica, secondo i principi della sua dottrina.
Dalla lettura del libro, pur se non esplicitata, il lettore non potrà che trarne una conclusione: l’analisi didattica è una sorta di patto di sangue con il suo creatore, tale patto è costituito dalla capacità di rivivere nella propria psiche la malattia del suo fondatore “solo se la vivrai in te potrai vederla negli altri” ed è proprio ciò che accade, ciò che, con grande genio, Freud, probabilmente, si propose di fare.
Ecco cosa abbiamo oggi dell’analisi freudiana, un apparato teorico mitologico, romanzesco (parole usate dallo stesso Freud) costruito sulla propria malattia, ricostruito non dai pazienti ma costruito nei pazienti, basato sulla non guarigione, ma insegnato come scienza universale solo perché Freud affermò che le cose erano così come lui le aveva affermate. Tradito dai suoi stessi carteggi, dalle sue stesse confessioni, che la sua famiglia ha tentato di occultare fino a qualche anno fa e che, una volta venute allo scoperto, non possono non essere prese in considerazione.
Dopo La lettura di questo illuminante testo Freud non è più la stessa persona ma, si sa, qualcuno potrebbe interpretare in chiave psicoanalitica anche quest’ultima critica. Non se ne esce, nulla, oggi, è in grado di mettere alla prova dei fatti una dottrina che si sottrae ad ogni tentativo di falsificazione. Freud era un genio!
E la sua dottrina che applicabilità ha oggi? Non resta che leggere anche questo testo: https://www.medicitalia.it/news/psicologia/2106-ansia-quale-psicoanalisi-un-libro-per-capire.html