Scuola Montessoriana e scuola tradizionale

giselle.ferretti
Dr.ssa Giselle Ferretti Psicoterapeuta, Psicologo

 

Mi sono appassionata al metodo Montessoriano per due ordini di ragioni: professionali e personali.

Il primo è che lavoro come psicologa nelle scuole da diversi anni ed ho potuto rilevare diversi problemi strutturali legati al sistema. Il secondo è che sono stata a lungo una studentessa nel sistema tradizionale, e per molto tempo c’è stato qualcosa che non mi “tornava”. Sull’onda di alcune riflessioni, mi sono imbattuta nella conoscenza di Maria Montessori e del suo metodo innovativo di fare scuola, trovandovi delle analogie importanti col metodo di psicoterapia sul quale mi sono specializzata: la psicoterapia ad orientamento psicoanalitico lacaniano.

La psicoanalisi lacaniana è la clinica dell’uno per uno, si caratterizza per essere “senza standard, ma non senza principi”, orienta la cura seguendo una logica ben precisa che si declina in maniera differente da persona a persona. In parole povere, ogni persona che si reca in studio viene trattata in modo diverso seguendo la sua particolarità e mira a far emergere ciò che la rende diversa e unica rispetto agli altri, valorizzandolo. Si scopre come essere se stessi, diversi da tutti gli altri, unici, e come coniugare la propria irripetibilità stando serenamente in mezzo agli altri, nella società (famiglia, scuola, lavoro) senza inutili sensi di colpa.

Maria Montessori, medico e pedagogista di fama internazionale, ha studiato e applicato un modo di fare scuola che permette l’affiorare del particolare di ognuno di noi sin dalla più tenera età. La Montessori sostiene che ogni bambino, ovvero ogni essere umano, è unico e deve avere la possibilità di esprimere la sua singolarità sin da subito. Il metodo Montessori valorizza e potenzia ciò che rende ogni bambino diverso dall’altro.

La psicoanalisi lacaniana opera laddove c’è un problema, un sintomo, qualcosa che fa soffrire. Si può vivere benissimo senza psicoanalisi, mentre non si può fare a meno di frequentare la scuola che accompagna l’individuo nel percorso di vita: è una istituzione che ha l’obiettivo di educare, ovvero educĕre cioè «trarre fuori, "tirar fuori" o "tirar fuori ciò che sta dentro" e di istruire cioè in-struere, costruire, comporre fabbricare, apparecchiare.

La scuola è composta da due elementi: l’istituzione con le sue regole e il suo sistema, uguale  per tutti e  gli insegnanti, le singole persone, tutte diverse, ognuno con la sua testa, le proprie idee, il suo modo di essere e di educare.

Nella mia pratica professionale e clinica all’interno delle scuole primaria e secondaria di primo grado (elementari e medie per intenderci) sono rimasta colpita da alcune osservazioni che mi trovo a fare ogni anno.

- I bambini della primaria chiedono continuamente conferma alla maestra su ogni minimo movimento o attività debbono compiere, anche per questioni di poco conto.

- Gli studenti della secondaria lamentano spesso di non capire “a cosa serve” ciò che devono studiare.

- Quando chiedo agli studenti che frequentano la terza classe della secondaria quali sono le materie che amano di più, ottengo due generi di risposte: o non lo sanno, o rispondono nominando la materia in cui hanno i voti più alti. Quando domando agli stessi alunni se ci sono delle discipline che li incuriosiscono, al di là del voto, raramente sanno rispondere.

- I genitori degli alunni che devono scegliere la scuola superiore, mi domandano qual è la scuola che garantisca più di altre un futuro lavorativo ai loro figli.

- La conflittualità tra insegnanti e genitori si è acuita in modo preoccupante e, l’unico a perderci è lo studente, o la studentessa, che si ritrova apparentemente assalito o eccessivamente difeso, senza che gli venga data la possibilità di imparare a cavarsela da solo, che sarebbe l’obiettivo fondamentale dell’educazione in generale.

Andare a scuola, che sia il nido o la scuola superiore, è la principale attività di un giovane essere umano, quella che occupa la maggior parte del tempo. La scuola è il luogo in cui si fa esperienza di sé con gli altri, in cui ci si mette alla prova e si impara - o no - a credere in sé stessi, è lo spazio dove si inciampa, e si sperimenta come rimettersi in piedi. E’ il trampolino di lancio nel mondo adulto e in quello del lavoro.

A mio avviso la scuola ha un compito fondamentale: trasmettere l’amore per il sapere e insegnare a pensare con la propria testa. Se ottiene questo, ha assolto il suo dovere. Se produce persone arrabbiate, deluse, tristi, abuliche oppure individui bravi ma senza slanci, perfetti ma senza desideri, obbedienti ma infelici, allora c’è qualcosa che va rivisto.

La scuola tradizionale

- L’educazione si identifica con un programma curricolare nazionale applicato ad un gruppo di bambini che devono uniformarsi allo stesso standard, devono imparare secondo modalità e ritmi uniformi,

- L’insegnante conduce il lavoro, egli fornisce contenuti, regole e significati.

 - I bambini fanno parte di classi di età omogenea:  il lavoro, organizzato nei modi e gestito  nei tempi dall’insegnante, non consente ai bambini la libertà di sperimentare soluzioni e processi creativi individuali.  I lavori di gruppo sono guidati. Gli alunni stanno seduti ai loro banchi  con posti fissi e imparano osservando la lavagna, lavorando esclusivamente con schede prestampate o sui  quaderni.

 - Il lavoro dei bambini viene costantemente sottoposto a valutazione dall’insegnante che segnala gli errori, stabilisce cosa fare e come.  

- La disciplina è legata al controllo degli insegnanti.

Il sistema scolastico tradizionale produce, spesso, due tipi di aberrazioni: i “secchioni” e i “somari”. Il sistema decide la norma: se ti adegui ad un certo tipo di sapere, nel modo che esso ritiene giusto, sei bravo, se non ti conformi vai corretto. Nel sistema scolastico tradizionale i programmi, il modo di insegnare, c’è una flessibilità scarsa o nulla, molto legata alla passione degli insegnanti nello svolgere il proprio lavoro.

Ma il peggior messaggio che trasmette la scuola tradizionale è questo: se si è bravi studenti si sarà sicuramente felici e si avrà un buon posto (sociale, di lavoro) garantito nel mondo, se non si è bravi studenti, non si avrà successo nella vita.

Questo non è vero.

Il sistema di valutazione promuove lo sviluppo della motivazione estrinseca, ovvero che viene dall’esterno. Questo fa sì che spesso i bambini si scoraggino, frenati dalla paura di sbagliare. Si penalizza la motivazione intrinseca, quella che viene dall’interno, che è l’unica che permetta realmente di fare da motore ad impegnarsi ed a dare il meglio di sé. Il sistema valutativo favorisce i bambini a competere l’uno contro l’altro per meritarsi il miglior voto. In questo modo i bambini imparano meno e spesso con fatica, hanno possibilità ridotte di sperimentare strumenti operativi personalizzati.

Un ex professore di educazione artistica, Ken Robinson sostiene che la scuola di oggi è una scuola antica, concepita “nel clima culturale e intellettuale dell’Illuminismo e nelle circostanze economiche della prima rivoluzione industriale”. Infatti le scuole sono organizzate sul modello della linea di produzione, come in una fabbrica: la campanella, le strutture separate, gli alunni che si specializzano in materie diverse, le classi raggruppate per età. La scuola tradizionale appare una preparazione ad una catena di montaggio. Invece la carta vincente per inserirsi nel mondo è quella del “pensiero laterale”, espressione coniata dallo psicologo Edward De Bono che indica una capacità di risolvere i problemi in modo creativo e da diverse prospettive. Questa capacità è presente naturalmente e strutturalmente nei bambini, va alimentata, potenziata, non limitata come spesso avviene.

Video: I paradigmi dell'educazione. Il pensiero divergente.

http://www.youtube.com/watch?v=FV7XS-1ix8Y

 

Della stessa opinione Silvano Agosti regista, scrittore e poeta che attraverso uno dei suoi più celebri libri, "Lettere dalla Kirghisia" ci descrive un paese straordinario, in cui ognuno sembra poter gestire il proprio destino e la serenità e dove la scuola è organizzata in modo tale da valorizzare la creatività, la libertà e il rispetto di sé, e quindi dell’altro. Una scuola che assomiglia incredibilmente a quella voluta e realizzata da Maria Montessori.

«Sei andato a scuola e ti hanno detto "Siedi al tuo posto", e già lì hai smesso di credere che il tuo posto sia dappertutto»

 

Come funziona, in breve, la scuola Montessoriana?

L’educazione si fonda sul profondo rispetto per i bambini intesi come esseri unici ed irripetibili.

Il principio che guida il metodo Montessori è il rispetto per il naturale sviluppo fisico, psicologico e sociale del bambino. Il presupposto del metodo è quello di mettere il bambino in condizione di scegliere ciò che è meglio per lui in un determinato momento della sua crescita, non l’adulto, il quale deve solo guidarlo e rimuovere gli ostacoli al suo sviluppo naturale.  L’approccio educativo si fonda quindi sull'indipendenza e sulla libertà di scelta del proprio percorso educativo entro limiti codificati e scelti in seguito ad una accurata  ricerca.

- L’ambiente è a misura di bambino: tavoli, sedie, maniglie delle porte, sono attraenti, facilmente fruibili, per favorirne l’uso da parte dei bambini che sono stimolati, non forzati, a fare tutto da soli. In questo modo l’ambiente è naturalmente predisposto a sviluppare l’autonomia e l’indipendenza del bambino.

- Il bambino impara lavorando con le mani: prima l’attività motoria, l’esperienza, poi l’astrazione e lo sviluppo dell’intelligenza concettuale. Nelle classi sono presenti  materiali senso-motori che l’alunno sceglie liberamente: l’oggetto, le attività da svolgere e quanto tempo dedicare loro. I materiali favoriscono l'apprendimento per scoperta e per "costruzione" delle conoscenze. La scelta avviene all'interno di una gamma di opzioni predisposte dall'insegnante.

- Le attività educative predisposte, i laboratori, gli ambienti ed i materiali didattici a disposizione, permettono uno sviluppo che rispetta la singolarità di ognuno (nelle classi Montessori si possono trovare 36 bambini che svolgono 36 attività diverse composti ed in silenzio) e allo stesso tempo predispone al rispetto dell’altro e allo stare insieme.

- Non esiste valutazione esterna. I materiali permettono l’autocorrezione dell’errore. Se il gioco non funziona, il bambino insisterà nel risolvere il problema. Non esiste il metodo del rinforzo esterno con il premio o la punizione. Il bambino sarà “premiato” dalla soddisfazione di aver svolto correttamente il compito. La soddisfazione interiore alimenta la motivazione intrinseca e la naturale curiosità dei bambini.

- Le classi sono di età mista divise per fasce in base alle caratteristiche di sviluppo (0-3, 3-6, 6-12, 12-18): in questo modo si favorisce la naturale tendenza alla socializzazione, alla cooperazione, all'apprendimento tra pari. Le attività non sono scandite dalla campanella ad orari fissi, ma da blocchi orari di lavoro didattico lunghi e senza interruzioni (idealmente di tre ore).

- L’insegnante rinuncia alla propria onnipotenza: “getta una luce” e va oltre, è l’angelo custode che osserva e interviene esclusivamente per mostrare e spiegare i materiali senso-motori e per rimuovere gli ostacoli; non dice cosa è giusto e cosa è sbagliato, non reprime. Fornisce spiegazioni brevi, semplici e chiare, senza ripetersi.

- L’ordine e la disciplina si sviluppano naturalmente grazie alla valorizzazione dell’ambiente e spinti dalla motivazione personale e dall’uso di strumenti operativi personalizzati.

 

In definitiva, il grande valore del metodo risiede, secondo me, nel fatto che  permette ai bambini di fidarsi delle proprie sensazioni, non costringendoli alla continua ricerca di approvazione esterna. Questo significa regalargli uno dei mezzi più potenti per stare al mondo in modo pieno e consapevole: la libertà interiore.

 

Il bambino che viene al mondo ha bisogno di conoscere, capire, creare e trovare un proprio posto nel mondo: deve sviluppare la propria identità, capire chi è e cosa sta a fare in questa vita. Deve comprendere le leggi che regolano il mondo, sentendo che ne fa parte e che è chiamato a fare il suo compito e a dare il proprio contributo. Deve imparare a costruire un senso a tutto ciò che un senso non ne ha. Deve essere messo in condizione di essere libero, rispettando la libertà altrui.

 

Compito degli adulti, genitori, educatori, insegnanti, è favorire tutto questo, rispettando la singolarità e l’unicità di ognuno di loro. Gli adulti devono fornire stimoli, gettare semi, e vedere cosa attecchisce e cosa no, quindi, aiutarli a valorizzare ciò che li rende diversi da ogni altro. Gli adulti hanno sempre desideri ed aspettative sui bambini, che sono indispensabili e sacrosanti, ma non devono deviare le loro naturali inclinazioni.   

 

Qual è il ruolo di genitori e insegnanti?

Il dictat del Metodo Montessori è “Aiutami a fare da solo”. Mi sento di proporre una riflessione seria e approfondita ai genitori che intendono istruire ed educare i propri figli con questo metodo. Informatevi seriamente e approfonditamente sul metodo seguendo convegni e seminari, leggendo personalmente i libri della Montessori e, soprattutto, operando una profonda riflessione personale: siete pronti ad accettare la mancanza di traguardi prestabiliti e diversi per tutti? Sapete come favorire davvero l’autonomia e l’indipendenza dei vostri figli? Nel mio studio, osservo la difficoltà degli adulti a rinunciare al proprio potere e una tendenza a vedere il bambino come un Dio da venerare e amare e proteggere ad ogni costo, ed a cui risultare amabili. Osservo la tendenza di genitori ed insegnanti  a misurare il proprio valore, sulla base di ciò che riescono ad ottenere dai propri figli, o dai propri alunni. Analogamente, il mancato raggiungimento di obiettivi stabiliti dall’alto, sono vissuti come un fallimento personale, mentre i bambini hanno i propri tempi ed i propri modi, ed hanno da insegnarci molto di più di quello che noi possiamo dare a loro.

Il bambino, il cucciolo dell’uomo è caratterizzato da prematurazione, ovvero, di tutte le specie animali, è quello che ha bisogno per più tempo di essere guidato dagli adulti: questo fatto, da un punto di vista biologico è uno svantaggio, forse non lo è dal lato evolutivo. I bambini sono al mondo per ricordarci il valore della creatività, della fantasia, della semplicità. Un bambino felice riesce ad esprimere liberamente tutto questo. Contrariamente, un bambino infelice, che ha un problema, ci segnala qualcosa di lui, ma anche qualcosa che riguarda il mondo degli adulti.

Qualsiasi sia la scuola che decidiate di far frequentare a vostro figlio, l’unico principio guida valido da seguire nell’educazione è seguire l’amore:

“Ci sono diversi tipi di amore. C’è una cosa egoistica, meschina, avida che usa l’amore per darsi importanza. Questo è il tipo di amore più brutto e debole. L’altro invece è una profusione di tutte le cose buone che hai dentro di te – di considerazione e rispetto- non solo il rispetto delle buone maniere, ma il rispetto più grande , che è il riconoscimento dell’altra persona nella sua unicità e valore.” Cit. Lettere, John Steinbeck - scrittore (1902 – 1968) premio Nobel per la letteratura.

 

Alcuni libri

 

M. Montessori, Educare alla libertà, Mondadori 2008.

M. Montessori , Come educare il potenziale umano, Garzanti libri 2007.

M. Montessori, Il bambino in famiglia, Garzanti libri, 2000.

 

S. Agosti, Lettere dalla Kirghisia, L’immagine Edizioni, 2004.   

Steinbeck John, A life in letters

 

Qualche link

http://associazionemontessori.it/

http://www.centrointernazionalemontessori.com/pages/

 

 

Data pubblicazione: 27 maggio 2014

20 commenti

#1
Foto profilo Dr.ssa Flavia Massaro
Dr.ssa Flavia Massaro

Magari anche la Scuola "normale" facesse tesoro di tutto questo e introducesse almeno in parte questo metodo!..

#2
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Dr.ssa Valeria Randone

Cara Giselle,
articolo veramente interessante, anche per noi genitori.
Complimenti
Valeria

#3
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Dr.ssa Giselle Ferretti

Care Flavia e Valeria, grazie! Questo è il testo del mio intervento ad un convegno su questo tema a Porto San Giorgio (Fm).

C'è molto fermento in questi ultimi anni nelle provincie di Fermo, di Ascoli Piceno e di Macerata intorno alla metodo Montessori: sono nate molte scuole private, ma soprattutto numerosi comitati di genitori si stanno muovendo per far sì che si attivino delle sezioni nella scuola pubblica, e questi movimenti stanno avendo successo!

Le ragioni di questo movimento sono scritte nell'articolo: la nostra scuola deve essere rinnovata, rivista, sia per lo sviluppo individuale dei bambini, sia per il loro inserimento nel mondo sociale e del lavoro. Dobbiamo metterci tutti in discussione e la Montessori ci ha dato degli spunti che non possono essere ignorati.
Infatti moltissime scuole in tutto il mondo applicano il suo metodo riconoscendone la validità.

Magari non avremo tutte scuole di questo tipo, ma rivedere i nostri metodi educativi certamente si può e si deve fare, in qualità di insegnanti, di genitori o di ....adulti che hanno un ruolo significativo nella vita dei bambini.

#6
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Utente 219XXX

Grazie Dottoressa per lo stimolante articolo. A livello teorico ci sono tante cose condivisibili. E' vero che la scuola deve promuovere l'individualità del singolo, la serenità e il benessere, ecc. ecc. Ma come posso rispettare l'individualità del singolo e fare in modo che alla fine del ciclo scolastico sappia scrivere correttamente in italiano? Gli offro degli stimoli e poi ci pensa l'alunno? Peccato però che senza la guida dell'insegnante che spiega l'analisi del periodo e fa esempi alla lavagna difficilmente l'alunno trova una soluzione al problema. Sarò antiquato? Forse.

#7
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Dr.ssa Giselle Ferretti

Le pongo la sua osservazione da un altro punto di vista: i bambini hanno bisogno di conoscere l'analisi logica e grammaticale per imparare a parlare? No, lo fanno attraverso l'osservazione, la pratica e l'esperienza. Perché non può valere la stessa cosa per apprendere tutte le altre abilità?

Comunque no, non è antiquato. Lei pone una questione molto importante: siamo pronti ad accettare che i bambini raggiungano diversi livelli di maturazione, di abilità o di conoscenze alla fine dell'anno scolastico? Secondo me non siamo pronti, siamo troppo abituati a "misurare" ed a "confrontare". Ci serve per avere la conferma sulla salute dei bambini e soprattutto, sulla bontà dei nostri interventi.

La "nostra" scuola ha avuto l'immenso pregio di garantire l'istruzione uguale per tutti, trattando tutti alla pari, con gli stessi diritti. Rispondeva ai bisogni di altri tempi però.

Le lezioni frontali, sono difficilmente affrontabili, lo lamentano persino gli insegnanti; i programmi sono antiquati, i tempi di attenzione degli alunni sono diminuiti drasticamente. La LIM non può supplire a tutto questo, allora si sta diffondendo la cooperative learning, l'apprendimento cooperativo, che rende gli studenti partecipi del processo formativo.

Oggi nella società, nel mondo del lavoro, servono flessibilità e creatività e il nostro modello scolastico ed educativo non risponde a questa esigenza.

Ho descritto il metodo Montessori, per forza di cose, in modo sintetico. Le assicuro che i bambini imparano a leggere, a scrivere e a far di conto. In Italia ci sono moltissime Scuole materne Montessoriane, qualche Scuola Primaria e pochissime Scuole Secondarie. A Perugia è attivo l'intero ciclo scolastico, scuole Superiori comprese.

http://www.centrointernazionalemontessori.com/pages/

Se le capita, vada a sentire qualche conferenza del prof Luciano Mazzetti che dirige il Centro Internazionale Montessori di Perugia. Rimarrà incantato e capirà molto meglio quello che intendevo dire in questo articolo.

Grazie per il suo contributo.

#8
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Utente 219XXX

<<i bambini hanno bisogno di conoscere l'analisi logica e grammaticale per imparare a parlare? No, lo fanno attraverso l'osservazione, la pratica e l'esperienza. >>

Magari bastasse l'osservazione. La conoscenza della lingua è anche riflessione e senso della struttura. Basta sentire parlare coloro che hanno una scarsa istruzione, ignorano del tutto l'uso dei congiuntivi o li storpiano ed hanno in generale difficoltà ad esprimersi.

Scusi, Dottoressa, ma sinceramente sono anni che sento di questi discorsi "esistenziali" del tutto condivisibili, ma fino ad ora non riesco a trovare una valida alternativa alla grammatica tradizionale e alla lezione di storia con il supporto molto attivo, ahimè, dell'insegnante. Ieri ad esempio i miei alunni di prima media non capivano cosa significasse il verbo "sottomettere" in relazione a Federico I che voleva, per l'appunto, sottomettere i comuni, e Le potrei citare molti altri esempi simili. A questo punto sono costretto a fare la lezione tradizionale spiegando passo dopo passo il capitolo di storia. Sì, mi piacerebbe l'apprendimento cooperativo, la lezione in cui l'alunno si pone attivamente di fronte alla lezione, l'insegnante facilitatore che rinuncia alla lezione frontale...e altre varie proposte molto interessanti sul piano teorico, ma praticabili sul piano pratico solo al prezzo di un abbassamento di livello. E nel mondo del lavoro non servono solo creatività e flessibilità, ma anche il saper parlare e scrivere soprattutto dopo il ritorno alla ribalta della scrittura grazie ad internet.

Io sono pronto a cambiare, ma fino ad ora ho sentito tante belle parole nessuna concretezza. E lo dico senza polemica.

Grazie a Lei Dottoressa per la Sua attenzione.

#9
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Psicoterapeuta

Gentile utente, pochi giorni fa sono stato coinvolto nel seguente, istruttivo dialogo con la mia bimba Aurora (3 anni ad Agosto):

io: "Aurora, papà non vuole che tu sali sul divano con le scarpette. Se lo facessi..."
Aurora: (mi interrompe)"ti arrabbierebbe?"

Le assicuro che non ho mai spiegato la funzione del condizionale alla piccola. Ma, dalla ripetuta esposizione a stimolazioni coerenti, ha probabilmente ricavato IMPLICITAMENTE una regola, che non sa formalizzare (e che non utilizza continuativamente!), riguardo al periodo ipotetico.

Come traslare questo nella didattica a scuola? Non ne ho la più pallida idea. Ma mi sono confrontato molte volte con la frustrazione, a volte anche con la rabbia, di molti docenti che, amando il loro lavoro, impattano con la drammatica realtà, ovvero col fatto che oggi molti sistemi didattici "tradizionali" non funzionano più come un tempo, per tanti motivi.

L'abbassamento di livello (se parliamo di contenuti) già è in atto: l'esempio che cita riguardo al verbo "sottomettere", di uso abbastanza comune, testimonia uno straordinario impoverimento del bagaglio lessicale che è frutto di un progressivo imbarbarimento della comunicazione (basti confrontare, ad esempio, i registri linguistici dei presentatori di varietà di 30 anni fa e quelli odierni).

Non sono un esperto di Scuola Montessoriana; ma credo che, oltre ai proclama più o meno "ideologici", le proposte che offre siano davvero parecchio concrete.

Ed il fatto curioso è che uno dei prodotti più innovativi della cultura pedagogica italiana abbia ottenuto più successo all'estero che in patria...

Lei che ne pensa?

#10
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Utente 219XXX

Gentile Dr Calì,
esattamente, ha implicitamente appreso una regola. Ma per consolidare e padroneggiare bene il linguaggio sia dal punto di vista orale che scritto bisogna rendere esplicite queste conoscenze. Tra poco metterò una virgola, (ecco fatto!) perché voglio distinguere la principale dalla subordinata finale e dare il giusto ritmo alla frase. Se non ho il senso della struttura della frase, ottenuto grazie all'analisi del periodo e a noiosi esercizi ripetitivi, come posso ottenere questa competenza? Io ho provato a modificare il mio metodo. Se prima spiegavo la regola e poi gli esempi. Adesso scrivo degli esempi e poi da quelli gli alunni stessi devono ricavare la regola. E' il massimo di interattività che riesco ad ottenere. Cosa dovrei fare? Dividere la classe in gruppi di lavoro e presentare una serie di frasi per promuovere l'apprendimento cooperativo? Ci ho provato. Si impiega un sacco di tempo e la confusione regna sovrana.
Lei dice che le proposte della Scuola Montessoriana sono molto concrete. Ma il concetto di concretezza senza delle proposte "concrete" - e mi perdoni il gioco di parole - è un'astrazione.
Io sto ancora aspettando che qualcuno mi dica come insegnare Federico I Barbarossa in modo alternativo in meno di un'ora... ^___^

#11
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Dr. Fernando Bellizzi

Credo che alla base del problema descritto dall'utente 219318 ci sia qualcosa di molto concreto che si scontra con l'ideologia del "siamo tutti uguali", e che porta a quella situazione per cui "Si impiega un sacco di tempo e la confusione regna sovrana."

Certo, l'alternativa è il mondo anglosassone e la selezione preventiva degli alunni, laddove sulla base delle caratteristiche personali si adatta il percorso di formazione più adatto alla persona ed al suo stile cognitivo.

Anche il metodo Steiner ha molti punti in comune con il metodo Montessori. Ma siamo sicuri si adatti a tutti?

#12
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Psicoterapeuta

Gentile utente 219318 (ogni volta che scrivo questi numeri mi sento un membro della Banda Bassotti, potrebbe indicarmi un nome o uno pseudonimo con cui chiamarla?), innanzitutto apprezzo il tono dei suoi interventi, perchè le sue argomentazioni sono basate su esempi vissuti e non su considerazioni astrattamente ideologiche.

Qualche notazione sulle sue sollecitazioni.

>>per consolidare e padroneggiare bene il linguaggio sia dal punto di vista orale che scritto bisogna rendere esplicite queste conoscenze

Condivido pienamente. E credo che la conoscenza sia, almeno nelle prime fasi dei percorsi di apprendimento, un faticoso dialogo tra esperienze, esempi concreti ed astrazione di categorie, regole e concetti più generali. Probabilmente il passo successivo, ovvero proporre regole generali da declinare nel caso particolare, è stato finora sopravvalutato, ed un equilibrio tra i processi induttivi e quelli deduttivi è auspicabile.

>>Ma il concetto di concretezza senza delle proposte "concrete" - e mi perdoni il gioco di parole - è un'astrazione.

Nell'epoca di Internet non voglio copia-incollare materiali da altri siti, le linko alcuni riferimenti che riguardano la metodologia (e che contengono proposte molto concrete, dalla lunghezza delle sessioni di apprendimento, alla strutturazione degli ambienti, ai materiali di apprendimento specifici):

http://amshq.org/Montessori%20Education/Introduction%20to%20Montessori
http://www.montessori-ami.org/

Non ritengo che sia la panacea per tutti i mali, o che sia un metodo perfetto o esente da difetti. Mi sembra però che promuova alcune abilità che attualmente sono poco valorizzate dalla didattica frontale tradizionale.

>>Io sto ancora aspettando che qualcuno mi dica come insegnare Federico I Barbarossa in modo alternativo in meno di un'ora... ^___^

Mi permetta di rispondere alla sua simpatica provocazione con un'altra.

Io sto aspettando ancora che qualcuno mi dica come far sì che, dopo qualche anno, i bambini/ragazzi abbiano appreso qualcosa, dalle lezioni tradizionali su Federico I... ^___^

>>si scontra con l'ideologia del "siamo tutti uguali"

Che poi è l'ideologia alla base della didattica frontale...

#13
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Utente 219XXX

Grazie, Dr Calì, per l'interessamento. Ho visto il sito e il video e mi è venuta in mente la canzone "Shiny happy people laughing...". Evidentemente quel video è promozionale e in pieno stile USA dove sono bravissimi a creare quadretti idilliaci.
Non fraintendetemi, non voglio dire che il metodo Montessori non sia valido e farmi beffe dei tanti educatori che lo praticano, però non riesco a togliermi dalla testa la mia lezione su Federico I Barbarossa.
Nel video si vedono bambini felici che si muovono liberamente nella classe: giustissimo, mi viene da pensare! Non si possono tenere dei bambini o ragazzini inchiodati su una sedia. Però poi penso agli obiettivi didattici e allora qualche perplessità affiora. In storia, dopo il ciclo triennale successivo alle elementari, gli alunni devono essere in grado di apprendere quelli che sono i contenuti fondamentali della storia e di usare il linguaggio specifico della materia sia per lo scritto che per il parlato. Non è una semplice ossessione per le indicazioni curriculari, ma porsi quegli obiettivi vuol dire promuovere la maturazione intellettiva gli alunni. E maturazione intellettiva vuol dire avere una coscienza critica e apertura mentale. E scusate se è poco.
Domanda: come posso raggiungere quegli obiettivi cercando di rendere la lezione interessante ma costruttiva? Ok, la lezione frontale alla libro Cuore è antiquata, noiosa e sa di muffa. Allora stravolgiamo tutto! Via l'insegnante dalla cattedra, buttiamo via i banchi, mettiamo dei tappeti e disponiamo i ragazzi in gruppi di lavoro. L'insegnante passa tra i ragazzi e piuttosto che essere un trasmettitore di conoscenze diventa un facilitatore. E così facciamo contenti gli innovatori e avremmo classi di ragazzi entusiasti e sorridenti.
Questo accade nei miei sogni. Ci ho provato, e sa cosa succede? Tutto diventa un gioco e se si apprendono due tre concetti in ordine sparso è già tanto. Allora sa che ho fatto? Ho preso il libro, ho fatto una scansione e l'ho proiettata sulla LIM e mi sono messo a spiegare parola per parola sottolineando i punti più importanti, evidenziando i concetti chiave per offrire loro una sistematicità e correlazione di concetti. Se non lavoro così, gli alunni di prima media non capiscono quello che c'è scritto sul libro! Sarà una lezione noiosa, antiquata, ecc. ma almeno alla fine i ragazzi apprendono qualcosa e sanno rispondere alle domande sul libro (ma come sono pedante e tradizionalista!).
Ne ho letti di libri che criticavano la lezione tradizionale e offrivano alternative, ma tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare.
Ah, dimenticavo. Mi chiamo Alessandro. E' spiacevole anche per me essere un numero ^___^

#14
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Psicoterapeuta

Alessandro, la ringrazio sia per essersi presentato sia per il suo contributo "in prima linea".

Che negli USA sappiano vendere anche il ghiaccio agli esquimesi è indiscutibile... ^___^

Ho lavorato in tanti contesti scolastici, in scuole di ogni ordine e grado, dalla materna alle superiori. Principalmente si trattava di scuole a rischio, con altissimi tassi di dispersione, ed io lavoravo prevalentemente in progetti di prevenzione e/o recupero dello svantaggio e della dispersione stessa.

Una delle lamentele che spesso sentivo dagli insegnanti, soprattutto dai più coscienziosi, era la difficoltà a perseguire gli obiettivi curriculari. C'è sempre in classe chi segue, approfondisce, risponde alle stimolazioni, ma buona parte dei bambini/ragazzi semplicemente non rispondono più alla didattica tradizionale.

Lei insegna da più di 10 anni? Le è capitato di notare qualche involuzione nello span attentivo, nella ricchezza dell'elaborazione concettuale, nella capacità di tollerare le piccole/grandi frustrazioni connesse all'apprendimento? Qualcosa nei nostri minori sta cambiando. In meglio o in peggio non saprei, ma stanno cambiando in fretta.

Io non getterei via il bambino con l'acqua sporca. A mio avviso i "contenuti" veicolati da un adulto sono molto importanti. Ma forse le strade che possiamo percorrere per potenziare le abilità e le competenze cui si riferiva sono diverse.

A meno che la didattica "tradizionale" non mostri di essere più efficace delle altre alternative e/o integrazioni possibili: per deformazione professionale, sono un fan di quello che funziona bene ed in tempi ragionevoli!

Ad esempio, modalità più "costruttiviste" di facilitazione dell'apprendimento possono essere l'impiego della maieutica (in alcune materie, mi chiedo come non sia uno standard!).

Ricordo un docente di inglese che ho avuto la fortuna di avere al Liceo. Malgrado la sua allergia al gesso, si dotava di guantini protettivi, e riempiva intere lavagne di mappe concettuali co-costruite con noi, a partire dai testi dei principali esponenti delle correnti che studiavamo.

Non abbiamo gettato via banchi, sedie e libri, ma ricordo con affetto, stima e gratitudine quelle lezioni appassionanti, svolte con una metodologia certamente poco "tradizionale" (ma certamente non montessoriana!).

#15
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Dr.ssa Giselle Ferretti

"ho fatto una scansione e l'ho proiettata sulla LIM e mi sono messo a spiegare parola per parola sottolineando i punti più importanti, evidenziando i concetti chiave per offrire loro una sistematicità e correlazione di concetti. Se non lavoro così, gli alunni di prima media non capiscono quello che c'è scritto sul libro! "

Gentile prof. Alessandro questo si chiama fare il proprio lavoro con passione e con i mezzi a disposizione offerti dal sistema.

Il desiderio di insegnare è il presupposto di base di qualsiasi metodo, senza il quale ogni sistema fallirebbe.

Lei in questo modo insegna come studiare su un libro, ma soprattutto trasmette che se c'è il desiderio, il modo si trova. Per qualsiasi cosa. Il secondo insegnamento vale molto di più del primo, secondo me.

Gli alunni di oggi hanno indubbiamente una minore capacità attentiva prolungata. In un modo o nell'altro bisognerà intervenire, sia come singoli docenti, sia come sistema scolastico, qualunque esso sia.


P.S. Il suo racconto mi ha fatto venire in mente un episodio. Riunione di rilevazione dei bisogni dei docenti in una scuola media. Un prof. lamenta "Io non so più cosa inventarmi, i ragazzi non stanno attenti!" Un collega risponde "I miei alunni trovavano le poesie antiche e noiose. Gli ho fatto ascoltare un programma radiofonico "Parole Note" in cui attori famosi leggono poesie. Ora i miei ragazzi appendono le poesie alle pareti delle loro stanze."

#16
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Utente 219XXX

<<Qualcosa nei nostri minori sta cambiando. In meglio o in peggio non saprei, ma stanno cambiando in fretta.>>
Sì, effettivamente i tempi di attenzione si sono ridotti e c'è meno tolleranza per le frustrazioni. Per il primo problema tendo a variare il più possibile le attività durante la lezione, ad evitare il più possibile lezioni "conferenza", e a tenerli impegnati con attività scritte, quando posso.
Se per il primo problema non mi sono chiare le cause, per il secondo invece sì. Alcuni genitori vivono il fallimento scolastico dei figli peggio di un proprio fallimento personale e non riescono a gestirlo in senso costruttivo. Se il fallimento non viene metabolizzato correttamente, ecco che allora mamme adirate - accompagnate dai mariti, attenzione! - vengono a colloquio adducendo pretesti più o meno fantasiosi con cui accusano me e discolpano i loro figli che così continuano a vivere nella bambagia del "principio di piacere". Secondo me è invece importante che nella vita ci si confronti col fallimento e lo si impari a gestire.

<<Il desiderio di insegnare è il presupposto di base di qualsiasi metodo, senza il quale ogni sistema fallirebbe. >>
Sono perfettamente d'accordo con lei, Dottoressa.

<<Un collega risponde "I miei alunni trovavano le poesie antiche e noiose. Gli ho fatto ascoltare un programma radiofonico "Parole Note" in cui attori famosi leggono poesie. Ora i miei ragazzi appendono le poesie alle pareti delle loro stanze.">>
Mi permetta di avere dei dubbi su questa vicenda. Non penso basti un programma radiofonico e letture d'autore per generare una così intensa passione poetica. Diciamo che ci sono alcuni colleghi che, presi da un senso di autocompiacimento per essersi inoltrati in territori della didattica poco battuti, tendono poi a trasfigurare la realtà in base alle loro aspirazioni e per un più riposto bisogno narcisistico di veder riconosciuta la loro bravura di fronte al consiglio di classe. Scusi lo scetticismo, ma ho una certa esperienza di colleghi che fanno i fenomeni a parole. Ovviamente questa è una mia considerazione. Tutto è possibile... ^____^

#17
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Toc, toc...rieccomi! Sì, sono tornato perché urge un aggiornamento. Giorni fa, infatti, sono stato ad un Open day di una scuola montessoriana che comprendeva elementari e medie e ne sono uscito pieno di vitalità. Due ragazzini di terza media mi hanno guidato per tutta la loro scuola e mi hanno letteralmente "contagiato" con il loro entusiasmo e il loro senso di appartenenza verso la loro scuola. Sì, proprio così, la loro scuola. Perché evidentemente nelle scuola montessoriane l'alunno è veramente posto al centro e si sente parte attiva di una comunità. Ho trovato una scuola accogliente, a misura di alunno e soprattutto quei due ragazzini che trasmettevano amore per la loro scuola perché la scuola è riuscita a valorizzarli. Quindi certe mie posizioni che ho espresso in precedenza vanno riviste alla luce di questa nuova esperienza.

#18
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Psicoterapeuta

"Rivedere le proprie posizioni" alla luce di nuove esperienze... I miei complimenti alla sua onestà intellettuale, è una dote che apprezzo tantissimo e che purtroppo non mi capita di incontrare ad ogni più sospinto...

#19
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Caro Dr Calì, innanzitutto la ringrazio per i complimenti. Le dirò che quando ho visitato quella scuola la prima cosa che mi è venuta in mente è questo blog e il mio troppo avventato scetticismo. Mi sono quindi sentito in dovere di rettificare per amore di verità, per rispetto verso le vostre posizioni e anche perché non si può insegnare ad avere senso critico se prima non lo si esercita su se stessi.

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