Convivenza o matrimonio? Il cervello conosce la differenza

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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta


Una recente ricerca ha evidenziato che la scelta matrimonio è correlata a numerosi benefici per la salute che non si presentano nei soggetti che hanno scelto la convivenza.

Lo studio afferma che le cellule cerebrali (neuroni) sono costantemente in uno “stato d’allerta” se non percepiscono un adeguato coinvolgimento da parte dei membri della coppia nel vivere la convivenza.

Il nuovo studio ha utilizzato la risonanza magnetica funzionale (fMRI) per esaminare il cervello di conviventi e coniugi eterosessuali, così come le coppie dello stesso sesso, la metà delle quali si consideravano sposate, nonostante la mancanza di riconoscimento giuridico.

 I risultati della ricerca mostrano che alcune aree del cervello tollerano meglio lo stress quando il soggetto è insieme alla persona che si considera sposata. 

In uno studio pubblicato nel 2006, Coan (Professore di Psicologia Clinica all’Università della Virginia), aveva scoperto che le donne sposate quando erano minacciate con una scossa elettrica lievemente dolorosa, avevano una risposta cerebrale ridotta, se in quel momento erano mano nella mano con il marito rispetto a quando tenevano la mano di un estraneo oppure erano da sole.

L'effetto si è verifica nell'ipotalamo, che aiuta a regolare alcune delle risposte del corpo allo stress, tra cui l’aumento della pressione sanguigna.

 

Nella prima ricerca c'erano solo 16 partecipanti, tutte donne sposate, così i ricercati hanno deciso di replicarla aumentando il numero dei soggetti e inserendo anche coppie di conviventi eterosessuali ed omosessuali. Il matrimonio gay non è legale attualmente in Virginia, per cui nessuna delle coppie dello stesso sesso si è sposata, tuttavia, la metà delle coppie si definiscono tali con amici, familiari e conoscenti, l'altra metà hanno dichiarato di vivere insieme.

Nel nuovo studio, Coan ed i suoi colleghi, hanno ampliato il campione a 54 coppie, i risultati della ricerca precedente sono stati confermati anche per le coppie di conviventi.

Tutte le coppie hanno affrontato la stessa procedura sperimentale: i soggetti durante la risonanza magnetica erano sottoposti ad una scossa elettrica lievemente dolorosa, mentre erano mano nella mani con il partner.

Anche in questo caso, lo studio ha trovato che quando le coppie sposate tenevano per mano, l'ipotalamo della persona minacciata con la scossa ha una reazione minore, rispetto a quando si tenevano per mano con uno sconosciuto o con nessuno. Sorprendentemente, però, lo stesso effetto valeva per le coppie dello stesso sesso che si consideravano sposate, anche se non erano giuridicamente diverse rispetto alle coppie dello stesso sesso che si consideravano essere conviventi

 Sentire di essere all'interno di una "relazione sicura" probabilmente è l'aspetto che fa la differenza e che forse le coppie sposate sia eterosessuali che omosessuali riescono a sviluppare meglio rispetto alle coppie di convivenza.

Questi risultati non vanno considerati delle "verità assolute" tuttavia possono offrirci uno spunto di riflessione per interrogarci sulla qualità della nostra relazione con il partner.

 Riferimenti bibliografici: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17201784

Data pubblicazione: 20 gennaio 2016

9 commenti

#8
Utente 350XXX
Utente 350XXX

In cosa questo studio avrebbe dimostrato che il matrimonio sia meglio della convivenza proprio non si capisce...
Lo studio dimostra solo che quando si è in una "relazione sicura" si tende a sopportare meglio lo stress. Ovvero in una relazione stabile.
Che poi questa sia sicura perché si ha sicurezza sentimentale e basta dovuta piena fiducia nel partner convivente (omosessuale o meno) oppure perché ormai si è firmato un contratto con legame giuridico poco cambia, la sicurezza ce l'hai. Tuttavia tra le due molto meglio quella sentimentale.

#9
Dr.ssa Sabrina Camplone
Dr.ssa Sabrina Camplone

Infatti i soggetti che percepiscono "sicuro" il legame affettivo della propria relazione di coppia prescindere dallo status giuridico, reagiscono una minore attivazione cerebrale in risposta allo stimolo stressogeno.

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