Giornata mondiale contro violenza sulle donne.

25 novembre, giornata contro la violenza sulle donne. Una giornata non basta!

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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo

Il 25 novembre è la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Donne sfregiate con l'acido, bruciate, abusate e maltrattate. Donne uccise spesso per motivi passionali in ambito familiare e per mano del compagno o ex partner.

“I pregiudizi contro le donne hanno la pelle dura. Ancora oggi, quando una donna subisce violenze sessuali, viene il sospetto che, in fondo, possa essere anche colpa sua” (Michela Marzano, "Sii bella e stai zitta").

Cosa fare quando si è vittima di violenza?

Il primo passo è rivolgersi al numero di emergenza 1522, gratuito e attivo 24 ore su 24, con operatrici multilingua specializzate nelle richieste di aiuto e nell’offerta di sostegno alle donne vittime di violenza: 1522 numero anti-violenza e stalking, servizio pubblico promosso dalla presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per le Pari Opportunità.

Quando si subisce una violenza, inoltre, è importante rivolgersi subito al pronto soccorso che è il luogo dove viene fornita la prima assistenza sanitaria.

La violenza sulle donne nel mondo

Nel mondo una donna su tre ha subito una violenza sessuale o fisica nella sua vita, per questo l'Organizzazione Mondiale della Sanità considera la violenza sulle donne un problema di sanità pubblica.

I dati degli episodi di violenza sulle donne nel 2024 in Italia

In Italia dal 1° gennaio al 25 novembre 2024 le donne vittime di omicidio volontario sono state 98, di cui 51 uccise dal partner o ex partner [1].

Il numero di assistenza 1522 fino al 30 settembre 2024 ha ricevuto circa 48.000 contatti (tra telefono, chat, email), il 57% in più rispetto allo stesso periodo del 2023. L’aumento di richieste di aiuto che si era verificato a novembre e dicembre del 2023 in seguito all’omicidio di Giulia Cecchettin, sembra essere diventato un dato strutturale: l’anno scorso, infatti, in quei mesi si era verificato un picco di circa 800 telefonate al giorno che sono poi rimaste costanti nei mesi a seguire [2].

Le donne che si rivolgono al 1522 sono prevalentemente vittime di violenza perpetrata da mariti, compagni o ex partner incapaci di accettare la fine della relazione. La fascia di età più rappresentata, in linea con gli anni precedenti, è quella tra i 35 e i 50 anni, anche se si registra un aumento delle richieste da parte di donne più giovani.

Ma quando si parla di violenza sulle donne non si deve far riferimento solo ai casi di femminicidio. Di seguito i dati rilasciati dall’ISTAT nel 2023 [3] in merito alla situazione italiana:

  • il 31,5% delle donne in età compresa tra i 16 e i 70 anni ha subito una qualche forma di violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita;
  • il 13,6% delle donne ha ricevuto queste violenze dal partner o ex partner;
  • le forme più gravi di violenza avvengono in ambito familiare (partner, parenti, amici): quasi il 63% degli stupri è avvenuto dal partner, il 3,6% da parenti, il 9,4% da amici.

Una giornata però, non basta di certo!

Cosa fa più male un maltrattamento fisico o verbale?

Direi entrambi. C'è una violenza fisica e una psicologica.

La prima è caratterizzata da botte e da schiaffi, la seconda invece, schiaffeggia l'anima.

Sono lividi invisibili e silenti, dolenti e, spesso, permanenti. Donne picchiate tra le mura domestiche - in quel luogo sacro che le stesse donne accudiscono, unitamente ai propri familiari -, violentate per strada perché troppo seduttive, vittime di cyberbullismo. Ma anche donne vittime di stupri di gruppo

Donne vittime di violenze fisiche, psichiche e sessuali, di persecuzione, di stalking e di sextortion.

Video intimi che riprendono momenti unici, amorevoli ed empatici - momenti d'amore filmati con l'intento di renderli eterni, postati online per vendetta per quella che viene chiamata sextortion, l'estorsione sessuale, e da lì a breve dati in pasto a tutti, facendoli diventare virali. Una slavina di fango, fango indelebile e inarrestabile.

Per approfondire:Identikit dello stalker: i comportamenti che possono sfociare in omicidio

Amore o follia? L'amore che uccide

Tante donne vengono uccise dal loro stesso compagno di vita, da colui a cui avevano consegnato anima e corpo, uccise dalla loro stessa ingenuità, ed amorevole sottomissione. Donne uccise dalla violenza dei loro compagni. Si, uccise dal loro stesso amore.

Il 25 novembre, Giornata internazionale contro la Violenza sulle donne, è una data simbolica che dovrebbe far riflettere tutti, uomini e donne, sull'ingravescenza di un fenomeno che non accenna a diminuire. Fenomeno che abita le pagine di cronaca nera quotidiana, che lascia tanti bambini orfani di madre, e con un padre in carcere.

Trattasi di un fenomeno che viene emulato con una facilità estrema, come se uccidere chi si ama fosse il triste destino degli amori letali, tossici.

  • Quale movente?
  • Cosa potrà mai spingere un uomo ad uccidere?
  • A togliere la vita a chi ama?
  • A chi ha amato alla follia?
  • Alla madre dei suoi figli?

Il movente oscilla da quello passionale al bisogno di possesso, fino ad arrivare alla non accettazione della fine del loro amore, ed al delirio di gelosia.

Per approfondire:Femminicidio: quando la vittima è incinta

Violento all'improvviso? Certamente no

Non esiste il famigerato, o abusato, "raptus omicida", ma esistono segni prodromici di aggressività, spesso verbale e psicologica, spesso confusi per amore, gelosia ed appartenenza.

La violenza si organizza in modo graduale, partendo da violenze verbali ed atteggiamenti offensivi e svalorizzanti.

Elementi della comunicazione che rendono la donna vulnerabile, fragile ed insicura, e di conseguenza sempre più dipendente dal suo carnefice.

Quali strategie di vittimizzazione?

Le strategie sono le più svariate, seduttive e manipolative, sottili e spietate.

Queste strategie di vittimizzazione hanno come obiettivo quello di far sì che il persecutore/aggressore rimanga l'oggetto del desiderio della sua vittima, il polo principale di attenzione della sua donna/vittima.

L'universo mentale della vittima verrà totalmente colonizzato, contaminato e posseduto, e diventerà quello del persecutore.

La donna/vittima verrà spodestata dalla sua capacità di analisi - lucida ed aderente alla realtà -, perderà di giudizio, e la sua mente sarà in balia del suo aggressore. L’attenzione delle vittime è sempre l'altro, il suo carnefice: cosa desidera, cosa pensa, cosa vuole davvero, ed ancora, come realizzare i suoi desideri, come essere voluta bene ed amata.

Strade talvolta senza ritorno che, spesso, portano direttamente alla morte.

Quindi, ricapitolando: il silenzio uccide!

Per approfondire:Gaslighting: come si riconosce e come uscirne?

Fonti

  1. Ministero dell'Interno
  2. ANSA
  3. ISTAT - ll numero delle vittime e le forme della violenza

Altre informazioni

  1. Ministero della Salute - Violenza sulle donne
  2. Ministero della Salute - Violenza sulle donne, i risultati dell'indagine conoscitiva sul percorso protetto nei pronto soccorso

Bibliografia

  1. Calef V., Weinshel E. (1981), “Some clinical consequences of introjection: Gaslighting”,Psychoanalytic Quarterly, 50(1), 44-66.
  2. Filippini S. (2005), Relazioni perverse. La violenza psicologica nella coppia, Franco Angeli, Milano.
  3. Stalking and psychosexual obsession, J. Boon – Sheridan, WILEY, 2002.
  4. “Lo stalking: aspetti psicologici e fenomenologici” articolo di M. Aramini, presente in G. Gulotta, S. Pezzati, “Sessualità, diritto, processo”, Giuffrè, 2002.
  5. Galeazzi G. M. e Curci P., La sindrome del molestatore assillante (stalking): una rassegna, “Giornale Italiano di Psicopatologia”, N. 7, pp. 434-52 (2001).
  6. Lattanzi M., Ferrara G., Mascia I. e Oddi G., Stalking: la ricerca italiana e internazionale, in Lattanzi e Oliverio Ferraris (2003).
  7. Mascialini R. (2009), Il gaslighter e la sua vittima, tesi di specializzazione A.I.P.C.
  8. Rinaldi L. (2012), Quando il delitto non è reato. Il Gaslighting, tesi di specializzazione A.I.P.C.
  9. Stern R. (2007) The Gaslight effect, Morgan Road Books, New York.
  10. Zemon Gass G., Nichols W.C. (1988), “Gaslighting: A Marital Syndrome”, Journal of Contemporary Family Therapy, 10(1), 3-16
  11. Françoise Sironi, (2001) Carnefici e vittime. Strategie di violenza, Feltrinelli
  12. Judith Lewis Herman, (2005) Guarire dal trauma. Affrontare le conseguenze della violenza, dall’abuso domestico al terrorismo, magi editore
Data pubblicazione: 22 novembre 2016 Ultimo aggiornamento: 25 novembre 2024

3 commenti

#1

Cara Valeria, del tutto d'accordo con te nel dire alle donne di non lasciar correre la violenza verbale, le minacce, le squalifiche che precedono la violenza fisica, uno schiaffo oggi, uno spintone domani. la mancanza di rispetto crescente, non è amore, non è passione...
Soprattutto mai appuntamenti in macchina ,la sua o nella casa di prima , per parlare, chiarirsi ...Senza sconti.." lui è stanco, lui è stressato, lui ha problemi di lavoro.."
Più lucide, più forti, con meno idee romantiche,...riconciliarsi, spiegarsi.?."ci parliamo in centro nel bar più noto della città invece..!"

#2
Foto profilo Dr.ssa Valeria Randone
Dr.ssa Valeria Randone

Cara Magda,
É verissimo quello che dici: mai appartarsi, mai accettare e sottovalutare la violenza verbale, e mai accettare l'ultimo appuntamento!

Un abbraccio.

#3
Foto profilo Dr.ssa Anna Potenza
Dr.ssa Anna Potenza

Un validissimo articolo, collega, su un tema immagino da te lungamente osservato e aggiornato al presente. Risulta chiaro quello che suggerisci alla donna, ma quale intervento sul sociale proporresti? Io un'idea ce l'avrei. Forse dovremmo discuterla in SpazioPro?

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