Anoressia e bulimia: la risposta è nel cervello?

alessandro.raggi
Dr. Alessandro Raggi Psicologo, Psicoterapeuta

Grazie alla disponibilità di sofisticati strumenti quali la risonanza magnetica funzionale per immagini o fMRI (functional Magnetic Resonance Imaging) con una certa regolarità, si pubblicano studi più o meno interessanti sul funzionamento del cervello e le sue implicazioni in numerosi comportamenti umani. È innegabile il vantaggio che le più recenti tecnologie apportano alla ricerca scientifica e proprio la fMRI è tra i dispositivi che possono maggiormente aiutarci a comprendere molti aspetti della vita tuttora poco noti o sconosciuti. 

Accade però spesso, che tra le tante ricerche pubblicate, ogni tanto qualcuna si faccia spazio più rapidamente delle altre e venga divulgata verso l’opinione pubblica in modi non sempre del tutto corretti.

In questo caso è toccato al recente studio(1), pubblicato questo novembre (Translational Psychiatry, 2016) e condotto dall’equipe guidata da Guido Frank (Università del Colorado – USA) che, ripreso da diverse fonti negli Usa e anche in Italia, viene riportato come una sorta di dimostrazione del correlato biologico dei disturbi del comportamento alimentare, anoressia e bulimia nervosa in particolare.

Diffondere questi studi lasciando intendere che si tratti di scoperte che possano consentire di comprendere i meccanismi neurali per i quali alcuni pazienti soffrono di questi disturbi mentre altri no, è un grave errore e un’illusione per le persone che quotidianamente combattono con queste dolorose manifestazioni psicopatologiche.

In questa ricerca, è risultato evidente che i circuiti cerebrali coinvolti nell’appetito e nella nutrizione, in persone con anoressia e bulimia, mostrano differenze significative rispetto a quelli di altre persone. Nessuna evidenza però, in questo o in altri studi, dice perché questo accada. Le persone coinvolte nello studio erano tutte già anoressiche e bulimiche e i loro "cervelli", prima delle manifestazioni comportamentali anoressico-bulimiche funzionavano esattamente come quelli di tutte le altre persone del mondo. Le modificazioni neurobiologiche si stabilizzano, infatti, dopo che un soggetto è già diventato anoressico o bulimico a causa del suo comportamento. 

Alterazioni cerebrali, rese evidenti dagli studi condotti con strumenti diagnostici per immagini, si verificano nel nostro cervello praticamente in ogni situazione e condizione della vita psichica umana normale o patologica. Anche il cervello di un innamorato o di un’innamorata è funzionalmente differente da quello di un soggetto non rapito dalla passione amorosa, ma questo non dice assolutamente nulla sul perché una persona s’innamori esattamente di quell’altra persona e tantomeno dice qualcosa sull’esperienza soggettiva della persona innamorata.

Per la verità, non è la prima volta che gli studi del prof. Frank - di per se stessi interessanti - siano successivamente raccontati (e quindi sviliti) come si trattasse di rivelazioni scientifiche in grado di localizzare i disturbi del comportamento alimentare in determinate aree o funzioni del cervello. Il portale Psych Central(2), nel citare uno studio di Frank del 2012, scrisse letteralmente che il motivo per cui una persona diventa anoressica è per «colpa del cervello» (leggi qui l’articolo).

Ovviamente la ricerca in questione(3) (Neuropsychopharmacology, 2012) non giungeva affatto a simili conclusioni, ma più semplicemente si limitava a mostrare quanto le risposte neurobiologiche, in cui sono coinvolti i meccanismi cerebrali di ricompensa, tra persone obese e anoressiche fossero molto diverse.

Se queste ricerche possono essere d’interesse per gli studiosi, lo sono in verità molto meno per i pazienti ed è il caso di scriverlo chiaramente, senza ricercare a tutti i costi scoop che possono solo alimentare confusione e false aspettative nel lettore.

Anche le considerazioni appena fatte possono apparire scontate ai clinici e agli specialisti, può essere invece utile far comprendere più chiaramente ai non professionisti che problematiche psicopatologiche complesse quali i disturbi del comportamento alimentare o le dipendenze patologiche, non siano localizzate in nessuna area specifica del cervello. Non si tratta di “malattie del cervello”, bensì di complesse manifestazioni cliniche che coinvolgono l’individuo nella sua interezza psicofisica, a partire dal suo contesto sociale ed affettivo, sino alla sua storia personale e familiare. 


 Riferimenti:

  1. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27801897
  2. http://psychcentral.com/news/2012/05/22/brain-circuits-differ-in-women-with-anorexia-vs-obesity/39050.html
  3. http://www.nature.com/npp/journal/v37/n9/full/npp201251a.html
Data pubblicazione: 08 dicembre 2016

3 commenti

#1
Dr. Rosamaria Bruni
Dr. Rosamaria Bruni

Grazie Alessandro per questo articolo.
In realtà nei disturbi della sfera alimentaria si parla esattamente di alterazione dello stimolo risposta del gusto , che viene " tradotto male" attivando la parte anterore dell insula. . Nelle persone Buliche abbiamo una esagerazione e nelle persone Anoressiche al contrario una annichilazione del gusto in particolare rispetto al Dolce.
Tutto cio modifica la risposta neurodopaminergica della ricompensa "reward".
In questo complesso meccanimo ha una parte importante un neuromone la leptina si cui pero ancora non si hanno dati certi.

#2
Dr. Alessandro Raggi
Dr. Alessandro Raggi

Si Rosamaria, grazie del tuo commento e della tua nota.

Certamente sembra proprio così, ma il punto è che i circuiti cerebrali di ricompensa legati al gusto e di regolazione dell’appetito si modificano perchè i soggetti sono anoressico-bulimici, per i loro comportamenti, e non il contrario. Ovvio che poi si generi, per questo, un meccanismo condizionato di rafforzamento, ma a me non sembra una grande scoperta. Sono modalità ricorsive note, peraltro, anche nelle dipendenze patologiche da sostanza.

Questo deve essere molto chiaro ai lettori non esperti (sperando lo sia agli esperti) altrimenti si cade in riduzionismi biologisti e in cartesianismi e si potrebbe lasciar credere che le persone diventino anoressiche "per colpa del cervello", come ha già scritto qualche commentatore non solo in Italia. Il punto è che le persone diventano anoressiche, diventano dipendenti, e ciò causa anche modifiche funzionali al sistema nervoso. Questa è la logica causale e non quella opposta.

Che l'evitamento anoressico-bulimico causi modifiche funzionali organiche, è peraltro già noto da tempo, ma a parte questo, va in generale, quando si riportano queste ricerche, specificato che conoscere dettagli su questi meccanismi aiuterà nel tempo la ricerca, ma per ora non incide di una virgola sulla gestione clinica dei pazienti.

Grazie dell'opportunità per queste precisazioni.


#3
Dr. Alessandro Raggi
Dr. Alessandro Raggi

Giugno 2013, circa tre anni e mezzo or sono, altra bufala che spacciava uno studio sul cervello come se si fosse trovata la "cura" delle abbuffate compulsive.
Così recitava il giornalista nell'articolo: "Ora una équipe di scienziati italiani ha scoperto una cura possibile contro la sindrome delle abbuffate compulsive, ma anche contro la bulimia e tutti i disturbi dell'alimentazione."
Ovviamente nulla di più errato nel riportare le conclusioni di uno studio che non ha nulla a che vedere con la clinica dei DCA.
Ovviamente nessun "farmaco miracoloso" in vista.
Non sarà mai prodotto un simile farmaco panacea, dato che dovrebbe coprire una casistica individuale così varia e differenziata che sarebbe impossibile da sperimentare e quindi da utilizzare.
http://www.repubblica.it/salute/alimentazione/2013/06/11/news/e_italiana_la_cura_contro_abbuffate_compulsive_si_bloccano_disattivando_l_ormone_dell_ansia-60869576/?ref=search

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