Bulimia binge eating.

Bulimia Nervosa e Binge Eating Disorder: conseguenze cliniche e norme per una corretta nutrizione

Revisione Scientifica:

fabiolaraffone
Dr.ssa Fabiola Raffone Psicologo, Psicoterapeuta

La bulimia nervosa e il binge eating disorder sono, insieme all'anoressia, i più frequenti disturbi del comportamento alimentare: quali sono le complicanze che derivano dallo stato bulimico? Come guarire dalla bulimia? Vediamo quali sono le modalità di riabilitazione nutrizionale che vengono adottate in base alle condizioni del paziente.

Come si classificano i DCA?

I disturbi del comportamento alimentare (DCA) sono malattie mentali che comportano gravi danni somatici, con un rischio di morte 12 volte maggiore di quello dei soggetti normali della stessa età. Tra questi i più frequenti sono anoressia, bulimia e binge eating disorder, disturbi per i quali negli anni sta aumentando l'incidenza a causa anche della pandemia che ha fatto crescere i numeri tra gli adolescenti.

I disturbi del comportamento alimentare possono essere classificati in:

  • Anoressia nervosa
  • Bulimia nervosa
  • Disturbi atipici del comportamento alimentare

L’anoressia è il più grave di questi disturbi, il più difficile da curare e quello con le ripercussioni più pesanti (spesso croniche) sulla famiglia e sul paziente. Buona parte dei pazienti con DCA, nel corso del loro disturbo, si spostano spesso da un quadro sintomatico tipo anoressia ad un quadro tipo bulimia (e viceversa). È indubbio che nella cultura occidentale esista un forte condizionamento verso la magrezza, ma ulteriori fattori individuali fanno sì che solo una minoranza sviluppi un quadro clinico conclamato.

Altre patologie con effetti sul comportamento alimentare DCA possono esprimersi come sintomi di svariate patologie organiche. Perdita di peso e di appetito, ad esempio, possono essere l’espressione di altre malattie, come il morbo di Crohn (che colpisce spesso le giovani donne). Una volta escluse altre patologie però, la conseguenza clinica principale dei DCA è sicuramente la malnutrizione.

Quali sono le cause dei disturbi alimentari?

I principali predittori di un comportamento alimentare scorretto sono l’Indice di massa corporea (peso/altezza 2) elevato, l’insoddisfazione del proprio corpo, la pressione verso la magrezza da parte dei coetanei, della famiglia e dei media, il “dieting”, pur non essendo salutare, non si traduce necessariamente in un disturbo del comportamento alimentare conclamato. Sono necessari altri fattori predisponenti (psicologici, genetici, familiari, ecc.) (Stice E, Psychol. Bull., 2002).

Per approfondire:Generazione Z a rischio dipendenze

Il problema del “dieting”

Il “dieting”, ossia il sottoporsi alle diete (generalmente dimagranti), è un’abitudine molto diffusa fra gli adolescenti (e non solo) dei paesi occidentali. Rappresenta una risposta ad una non completa accettazione del proprio aspetto fisico.  Esistono delle differenze fra i due sessi e fra diverse popolazioni. In generale le giovani donne di razza bianca sono le più esposte a questo fenomeno.

Spesso la dieta dimagrante viene intrapresa in assenza di un controllo da parte di un esperto e porta a dei comportamenti che possono provocare danni alla salute (per la carenza di nutrienti essenziali, ad esempio). Addirittura, si può avere nel lungo periodo un aumento di peso maggiore rispetto a chi non fa mai diete!

Altre cause della perdita di peso

Le possibili cause di perdita di peso e/o dell’appetito diverse dai DCA sono:

  • malattie croniche in generale (insufficienza cardiaca/renale, processi infettivi),
  • malattie neoplastiche,
  • malattie dell’apparato digerente (esofagite, alterazioni della motilità dell’apparato digerente, insufficienza epatica, epatiti, malattie infiammatorie intestinali, diarree croniche),
  • endocrinopatie (per esempio ipotiroidismo),
  • malattie neurologiche (demenza, ictus, Parkinson),
  • altre cause (malassorbimento per celiachia, insufficienza pancreatica, farmaci, etc.).

Condizioni che possono determinare uno stato bulimico sono:

  • Disfunzioni dell’ipotalamo;
  • Esaurimento e/o stress da lavoro;
  • Stati ipoglicemici (iperinsulinismo);
  • Ipertiroidismo;
  • Insulinoma;
  • Assunzione di farmaci (anabolizzanti, L-dopa, corticosteroidi);
  • Ripresa dell’alimentazione dopo una dieta a basso valore calorico.

La bulimia nervosa

La bulimia nervosa (BN) è caratterizzata, secondo il DSM-V, da episodi ricorrenti di abbuffate seguite da comportamenti compensatori (vomito, abuso di lassativi e diuretici, esercizio fisico elevato, farmaci).

L’indice di massa corporea (BMI) tende a essere normale o quasi e l’età di insorgenza è generalmente maggiore rispetto a quella dell’anoressia nervosa (18/19 anni invece di 16/17).

Quali sono le problematiche associate alla bulimia nervosa?

Le sue conseguenze sono generalmente meno gravi di quelle dell’anoressia, ma spesso si sovrappongono.

I disturbi più associati di natura organica sono:

  • letargia,
  • costipazione,
  • dolori addominali,
  • erosione dello smalto dei denti (causata dal vomito),
  • sviluppo di edemi e anomalie negli elettroliti causato dall'uso di lassativi e diuretici.

Le complicanze correlate dal consumo di grandi quantità di cibo (abbuffata) e dalle pratiche compensatorie (vomito e abuso di lassativi), in generale, non riguardano solo l’apparato digerente, ma anche altri organi e apparati.

Tra le numeroso complicanze di tipo psichiatrico ricordiamo:

Per quanto riguarda, invece, le conseguenze cliniche ricordiamo, ad esempio:

  • problemi renali, cardiovascolari, gastrointestinali,
  • anomalie elettrolitiche,
  • anomalie mestruali (es. amenorrea) e della fertilità,
  • osteoporosi,
  • anomalie dentali e dermatologiche.

Per approfondire:Come sconfiggere i DCA?

Il binge eating disorder

Tra i disturbi atipici rientra il binge eating disorder, disturbo da alimentazione compulsiva.

Nel Binge Eating Disorder, le abbuffate vengono fatte in solitudine senza essere seguite da condotte di compensazione, ma da un profondo senso di colpevolezza e di disgusto verso sé stessi.

Generalmente questi soggetti con obesità e a rischio di:

con il tasso di mortalità superiore alla norma.

La riabilitazione nutrizionale

Come curare i disturbi del comportamento alimentare?

Gli interventi nutrizionali nel trattamento dei disturbi del comportamento alimentare (DCA) tra cui la bulimia e il binge, possono essere attuati mediante diverse procedure, impiegate singolarmente o variamente combinate tra loro, sulla base della valutazione multi specialistica integrata (diagnosi, stato nutrizionale, motivazione, comportamento alimentare e condotte disfunzionali quali schemi rigidi, discontrollo, digiuno, vomito, etc.).

Gli interventi si differenziano per obiettivi, strumenti e metodi, nei diversi setting terapeutici (protocolli ambulatoriali, programmi ospedalieri, residenze riabilitative) e in base allo stato nutrizionale del paziente; si effettuano, in fasi differenti del decorso clinico, con alimentazione naturale, possibile utilizzo di integratori, fino alla Nutrizione Artificiale, enterale e/o parenterale in regime di ricovero, nei casi di grave malnutrizione e di rischio quoad vitam.

Nella Riabilitazione Nutrizionale (RN) la scelta dell’intervento nutrizionale, nell’ottica dell’alleanza terapeutica, può tener conto di un approccio più propriamente rieducativo e non forzato, per favorire la compliance del paziente. Il focus dell’intervento di RN varia in funzione della diagnosi e del comportamento alimentare, può essere il recupero ponderale (nei casi di più o meno grave sottopeso, per ristabilire un peso corporeo compatibile con uno stato di salute fisica e psichica) e/o il miglioramento dell’intake energetico, riducendo condotte inappropriate di compenso e discontrollo alimentare (quando presenti), tenendo anche conto che un miglioramento dell’IMC non sempre corrisponde ad un buono stato di nutrizione e ad un’adeguata composizione corporea. 

In sintesi, l’obiettivo della RN è quello di aiutare i pazienti a ristabilire gradatamente un’alimentazione corretta per distribuzione dei pasti, qualità e quantità degli alimenti (inserendo in modo guidato e graduale anche i cibi considerati “tabù”) riducendo restrizione / abbuffate / condotte di eliminazione.

Ci sono varie modalità di riabilitazione nutrizionale e il loro utilizzo varia in genere anche a seconda del modello terapeutico prescelto, le forme strutturate più comunemente applicate sono:

  • Pasto assistito;
  • Alimentazione meccanica;
  • Riabilitazione nutrizionale ad approccio psicobiologico;
  • Training di Familiarizzazione con il Cibo (TFC).

Il Pasto Assistito

Questa modalità, utilizzata nei programmi di riabilitazione nutrizionale, prevede che il paziente sia assistito durante i pasti da un operatore (Terapista, Psicologo, Nutrizionista, Educatore, Infermiere formati) per superare gli ostacoli che gli impediscono un’assunzione adeguata di nutrienti per quantità e qualità.

I pasti vengono strutturati con schemi dietetici adeguati al recupero ponderale e, con le pazienti, vengono progressivamente affrontate, discusse e gestite, la resistenza al cambiamento e le reazioni collegate alle possibili difficoltà digestive, rassicurandole riguardo alla paura di perdere il controllo sull’alimentazione e sul peso corporeo.

L’Alimentazione Meccanica

È un approccio, normalmente integrato in programmi di terapia cognitiva-comportamentale (CBT) (ambulatoriali e/o residenziali), volto a ridurre l’ansia nei confronti del cibo e la paura relativa all’aumento di peso. È una modalità che mostra attualmente evidenza di efficacia in molte forme di DCA, anche in casi con forte resistenza al trattamento.

I pazienti si alimentano “meccanicamente”, secondo schemi dietetici programmati per l’incremento ponderale fissato, considerando il cibo come una “medicina” ed evitando l’influenza di stimoli esterni o emozioni, senso di fame, sazietà, ripienezza. Tra i punti di forza di questo approccio c’è il fatto che sperimentare un progressivo incremento ponderale, in maniera prevedibile e pianificata, permette ai pazienti di ridurre la convinzione che l’assunzione di certi cibi e certe quantità di alimenti comporti la perdita di controllo sul peso corporeo.

Riabilitazione nutrizionale ad approccio psicobiologico

Tende a favorire il recupero di condizioni nutrizionali accettabili e di abilità che la malattia ha compromesso, affrontando, insieme alle problematiche alimentari, i fattori che influenzano il sistema fame/sazietà e il controllo del peso corporeo.

È un approccio collaborativo, con aspetti psicoeducativi, che non ha il recupero ponderale come unico obiettivo e mira all’empowerment del paziente: recuperando una percezione reale dei propri bisogni e affrontando progressivamente le paure legate al recupero ponderale e al cibo (desensibilizzazione sistematica dai cibi fobici), promuove l’acquisizione di nuove abilità e competenze nutrizionali, rafforza l’autoefficacia nel mettere in atto strategie alternative ai comportamenti disfunzionali e facilita la riduzione della rigidità connessa all’idea di dieta.

Il training di familiarizzazione con il cibo

Il TFC è un percorso intensivo di riabilitazione nutrizionale ad approccio psicobiologico, attuato in regime semiresidenziale o residenziale, che prevede l’assistenza continuata del dietista e si incentra sulla sperimentazione guidata nel consumo dei pasti, l’interruzione progressiva della restrizione e di ogni rituale ad essa connesso, la gestione dell’ansia e degli stati emotivi che ne conseguono, il rinforzo dell’assertività, anche con l’utilizzo di tecniche derivate dalla CBT (ABC di Ellis, modeling,  problem solving, ristrutturazione cognitiva).

Per approfondire:Il binge watching è una dipendenza?

Bibliografia:

  • Il tempo sospeso. Anoressia e bulimia tra individuo, famiglia e società, Onnis (editore Angeli);
  • Schwartz 1986, Sours 1980, Humphrey 1986;
  • Palmer et al., 1988; Bulik et al, 2000; 
  • Laporte et al., 2001; Guttmann, Laporte, 2002; Bonne et al., 2003.
Data pubblicazione: 10 febbraio 2023

Autore

fabiolaraffone
Dr.ssa Fabiola Raffone Psicologo, Psicoterapeuta

Laureata in Psicologia nel 2015 presso Seconda Università degli Studi di Napoli.
Iscritta all'Ordine degli Psicologi della Regione Campania tesserino n° 9494.

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