Angina instabile e coronarografia

Gentili dottori, scrivo per avere un parere riguardo mia nonna. E' una signora di 80 anni e circa un mese fa ha avvertito un forte dolore al petto e le è aumetata la pressione (era alta: 200 la massima e 80 la minima) l'abbiamo portata in ospedale dove le hanno ristabilito la pressione e le hanno fatto un elettrocardiogramma che è risultato negativo, come negativi sono risultati gli enzimi cardiaci; ci hanno detto che non ha avuto nessuna ischemia e che potevamo portarla a casa. Il giorno dopo l'abbiamo portata dal suo cardiologo da cui era già in cura (mia nonna è un soggetto iperteso) il quale le ha diagnosticato un'angina (in realtà non avendo potuto fare il test da sforzo il medico le ha fatto questa disgnosi dandole delle compresse antianginose da prendere quando le veniva il dolore e dicendoci che se il dolore passava si trattava, appunto, di angina), finora il dottore ha cercato di ristabilire la situazione solo farmacologicamente ma dopo che mia nonna ha avvertito questo dolore tre volte in un solo giorno e le è salita ancora la pressione a 200 ha deciso di farla ricoverare. In clinica le hanno diagnosticato un'angina instabile e hanno detto di volerle fare una coronarografia, il nostro medico prima ce l'ha sconsigliata (per l'età di mia nonna) e poi ha detto che non sarebbe stata rischiosa... io vorrei sapere se considerando l'età, e l'angina instabile (le viene a riposo senza alcun sforzo) è rischioso fare questo esame o no... perchè ho letto che con questa diagnosi ci sono delle controindicazioni.
Cordiali saluti
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Dr. Fabio Fedi Cardiologo 3.5k 138
Dai pochi elementi che ha fornito circa la situazione clinica di Sua nonna, direi che l'esame coronarografico è senz'altro indicato, e gli eventuali rischi legati all'esecuzione di questa procedura sono in linea generale inferiori ai benefici che potrà trarne. Nel caso specifico, stia pur sicuro che i colleghi valuteranno con attenzione e scrupolo se la paziente è in grado di essere sottoposta con successo alla procedura, ed in caso contrario Vi comunicheranno quale sarà per la nonna la migliore strategia terapeutica non invasiva.
Cordiali saluti

Fabio Fedi, MD
Specialista Cardiologo

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dopo
Utente
Utente
Gentile dottore La ringrazio per la sua risposta. Mia nonna stamattina si è sottoposta alla coronarografia e hanno visto che ha una lesione longitudinale, ci hanno detto che abbiamo rischiato di perderla ogni minuto in più che restava in questa situazione perchè hanno riscontrato due coronarie chiuse su tre.
Ma possibile che in tanti anni di visite cardiologiche, con due elettrocardiogrammi l'anno, non ci siamo mai accorti di nulla?
Dicono che in queste condizioni dovrebbe essere trattata chirurgicamente ma domani tenteranno lo stesso un'angioplastica, dovranno metterle una decina di stend, i medici hanno detto che al 90% si dovrebbe risolvere in questo modo, ma rimane comunque la possibilità che l'angioplastica non riesca e quindi sarebbe da trattare chirurgicamente. Ma data l'età non è ancora più rischioso?
La ringrazio ancora per la sua gentilezza.
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Dr. Fabio Fedi Cardiologo 3.5k 138
E' verosimile che ripetute crisi ipertensive abbiano favorito l'aggravamento delle lesioni rilevate alla coronarografia, che evidentemente non potevano essere diagnosticate con altre metodiche.
Pur non conoscendo personalmente i dettagli del caso specifico, direi che il comportamento dei colleghi è condivisibile: va eseguito il tentativo di correggere la stenosi procedendo allo stenting del vaso e, solo nel malaugurato caso di insuccesso, procedere con l'intervento chirurgico di rivascolarizzazione.
Le confermo comunque che ogni decisione viene sempre presa nell'interesse del paziente, cercando di ottimizzare il rapporto rischi/benefici nella scelta delle procedure da eseguire.
Cordiali saluti e tanti auguri alla nonna

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dopo
Utente
Utente
Gentile dottore,
scusi se la disturbo ancora ma volevo chiederle un'opinione.
Mia nonna ha fatto l'angioplastica e anche se non sono riusciti a liberare tutto, i medici ci hanno rassicurato dicendoci che non dovrebbe più avere l'angina.
Come terapia le hanno dato: duoplavin, ramipril 10, ranitidina, bisoprololo, esckim, totalip e Cardura (perchè la pressione continua a mantenersi sui 150 - 160 la massima).
Ora, però, nonostante stia restando a casa, per via di questo freddo, da tre giorni ha la febbre (sta prendendo la tachipirana per farla abbassare perchè senza arriva a 38.5) e stamattina ha anche la tosse.
Il medico di base ha detto che ci vorrebbe un antibiotico e ci ha consigliato o Levoxacin 500 o Veclam 500, siccome non siamo riusciti a rintracciare il suo cardiologo, vorrei sapere se questi altri due farmaci potrebbero interferire con le medicine che già sta assumendo... nel caso quale dei due potrebbe prendere?
La ringrazio per la cortese attenzione e mi scusi ancora per il disturbo.
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Dr. Fabio Fedi Cardiologo 3.5k 138
Non è di comune riscontro alcuna interazione fra i due antibiotici citati e l'attuale terapia cardiologica.
E' però compito peculiare del medico curante, in base alla specifica situzione clinica della paziente, scegliere quale utilizzare.
Cordiali saluti

L'ipertensione è lo stato costante di pressione arteriosa superiore ai valori normali, che riduce l'aspettativa di vita e aumenta il rischio di altre patologie.

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