Isola di compatta alla seconda falange del dito indice della mano sinistra
Gent. mo dottore,
Venti giorni fa circa, esercitandomi con la chitarra, ho cominciat ad avvertire un indolenzimento all'articolazione tra prima e seconda falange del dito indice della mano sinistra. Dopo aver provato con impacchi di ghiaccio, oki e pomate varie, dal momento che il fastidio non spariva, sono andato dallo specialista, il quale mi ha diagnosticato semplicemente un trauma distorsivo, prescrivendomi il Dicloreum 150 mg da assumere una volta al giorno per sette giorni e dei raggi. Mi sono recato dal radiologo e nel referto (nel quale non si riscontrava alcuna fattura) è stato scritto che si evidenzia una "isola di compatta all'altezza della seconda falange" (senza nessun altra specificazione). Premesso che dovrò comunque fare una visita di controllo dall'ortopedico (ma non prima di una decina di giorni, dato che è in ferie), volevo domandarle un suo parere su alcune cose:
1 - cos'è un'isola di compatta?
2 - il fatto che, pur non accusando e non avendo mai accusato dolori acuti, avverta ancora un indolenzimento all'articolazione tra la prima e la seconda falange del dito (anche se talvolta ho l'impressione che il fastidio si estenda a tutto il dito) quando compio alcuni movimenti, cosa può significare? Può dipendere da quell'isola di compatta"?
3 - anche se mi rendo conto che le informazione da me fornite non possono consentire di avere un quadro completo della situazione, qual è la sua impressione riguardo la mia patologia (se così si può definire)? Guarirà spontaneamente, col tempo (e se sì, quanto tempo?) oppure dovrei secondo lei seguire qualche cura particolare oltre ai soliti antinfiammatori?
La ringrazio per l'attenzione e le porgo i miei più cordiali saluti.
Venti giorni fa circa, esercitandomi con la chitarra, ho cominciat ad avvertire un indolenzimento all'articolazione tra prima e seconda falange del dito indice della mano sinistra. Dopo aver provato con impacchi di ghiaccio, oki e pomate varie, dal momento che il fastidio non spariva, sono andato dallo specialista, il quale mi ha diagnosticato semplicemente un trauma distorsivo, prescrivendomi il Dicloreum 150 mg da assumere una volta al giorno per sette giorni e dei raggi. Mi sono recato dal radiologo e nel referto (nel quale non si riscontrava alcuna fattura) è stato scritto che si evidenzia una "isola di compatta all'altezza della seconda falange" (senza nessun altra specificazione). Premesso che dovrò comunque fare una visita di controllo dall'ortopedico (ma non prima di una decina di giorni, dato che è in ferie), volevo domandarle un suo parere su alcune cose:
1 - cos'è un'isola di compatta?
2 - il fatto che, pur non accusando e non avendo mai accusato dolori acuti, avverta ancora un indolenzimento all'articolazione tra la prima e la seconda falange del dito (anche se talvolta ho l'impressione che il fastidio si estenda a tutto il dito) quando compio alcuni movimenti, cosa può significare? Può dipendere da quell'isola di compatta"?
3 - anche se mi rendo conto che le informazione da me fornite non possono consentire di avere un quadro completo della situazione, qual è la sua impressione riguardo la mia patologia (se così si può definire)? Guarirà spontaneamente, col tempo (e se sì, quanto tempo?) oppure dovrei secondo lei seguire qualche cura particolare oltre ai soliti antinfiammatori?
La ringrazio per l'attenzione e le porgo i miei più cordiali saluti.
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1)Parlare di tempi lunghi a 35 gg dal trauma non è corretto. Il callo osseo nelle ossa delle mani è sempre un po' più difficile da vedere sulle radiografie; tanto più questo è vero se i monconi sono distanti.
2) una immobilizzazione protratta aumenta il rischio di rigidità delle articolazioni e quindi protrarre il tempo necessario per recuperare la motilità; in genere appena si comincia a intravedere il callo osseo si può lasciare libera la mano, ovviamente se il paziente può garantire di prestare molta attenzione e di non fare sforzi.
3) la magnetoterapia può essere effettuata anche con il gesso; si tratta però di magnetoterapia protratta per alcune ore (in genere si fa alla notte, utilizzando il tempo del sonno), che si può effettuare con apparecchi appositi che vengono noleggiati dopo un'attenta taratura che tenga conto della sede e della presenza del gesso. Ne parli con l'ortopedico, che ha i riferimenti necessari per prescrivere la terapia e indicarLe la ditta che provvede.
Cordiali saluti
2) una immobilizzazione protratta aumenta il rischio di rigidità delle articolazioni e quindi protrarre il tempo necessario per recuperare la motilità; in genere appena si comincia a intravedere il callo osseo si può lasciare libera la mano, ovviamente se il paziente può garantire di prestare molta attenzione e di non fare sforzi.
3) la magnetoterapia può essere effettuata anche con il gesso; si tratta però di magnetoterapia protratta per alcune ore (in genere si fa alla notte, utilizzando il tempo del sonno), che si può effettuare con apparecchi appositi che vengono noleggiati dopo un'attenta taratura che tenga conto della sede e della presenza del gesso. Ne parli con l'ortopedico, che ha i riferimenti necessari per prescrivere la terapia e indicarLe la ditta che provvede.
Cordiali saluti
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 9.2k visite dal 20/08/2010.
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