Trauma da schiacciamente e otturazione vena piede
Scrivo per avere un parere, e qualche consiglio.
Mio padre lunedì ha avuto un incidente sul lavoro.
Si è trattato dello schiacciamento del piede sinistro, avvenuto con una pala meccanica (del peso di 30/40 quintali).
Portato all’ospedale, di urgenza, hanno provveduto in pronto soccorso a “soccorrerlo” per l’appunto.
Durante lo schiacciamento indossava scarpe antinfortunistica, ma ha comunque subito durante lo schiacciamento, la rottura del malleolo e delle dita del piede. Con esattezza non so se 3 o 4.
È stato difatti operato di urgenza la sera stessa.
Dal punto di vista ortopedico l’intervento è andato molto bene, a detta del professore che lo ha operato.
La complicazione piuttosto importante riguarda l’otturazione di una vena in particolare, che purtroppo non so indicare in modo tecnico. E’ comunque la vena più grande che si trova nel dorso del piede, nella parte interna.
Detta vena, durante il primo pronto soccorso è stata cucita, per bloccare l’afflusso di sangue.
Da premettere che, quella mattina mio padre non è stato visitato dal chirurgo vascolare, che difatti non era in sede.
Dopo hanno dovuto togliere uno dei tre punti che gli erano stati applicati alla vena poiché sentiva la sensazione di “esplosione” del piede.
In pratica al momento quella vena non reagisce, sicché hanno deciso di sottoporre mio padre alla camera iperbarica.
La mia prima domanda riguarda innanzitutto la camera iperbarica, circa la reale utilità di questa pratica. Mi sono un po’ informata tramite qualche sito, ma purtroppo non ne ho molto capito.
La mia seconda domanda è, poiché adesso il rischio reale è che a mio padre venga amputata una parte del piede (dita+2/3 cm di piede), per via di questi problemi circolatori, se questa cosa poteva in qualche modo essere evitata, ovvero se, l’applicazione di punti sulla vena, durante il pronto soccorso, nel primo ospedale, possa aver complicato la situazione.
Inoltre i medici con cui ho avuto occasione di parlare mi hanno spiegato che non è possibile effettuare un bypass alla vena, poiché non esiste un’altra vena cui collegarla.
Non esiste qualche pratica con cui è possibile risolvere questo problema, e scongiurare l’amputazione?
Volevo anche chiedere se scongiurare l’amputazione può comunque significare convivere per sempre con un problema, e se questo problema circolatorio si può eliminare totalmente, talora la camera iperbarica dovesse sortire effetti positivi.
Mi scuso molto per la mancanza di termini più o meno tecnici, e spero di essere stata piuttosto chiara.
Io sono di Roma, talora aveste qualche consiglio su qualche altro specialista da consultare ve ne sarei molto grata.
Mio padre ha solo 46 anni, e per quanto i medici ci hanno rassicurato sulla totale riabilitazione anche con la parziale amputazione, sono veramente molto in apprensione per lui.
Mara
Mio padre lunedì ha avuto un incidente sul lavoro.
Si è trattato dello schiacciamento del piede sinistro, avvenuto con una pala meccanica (del peso di 30/40 quintali).
Portato all’ospedale, di urgenza, hanno provveduto in pronto soccorso a “soccorrerlo” per l’appunto.
Durante lo schiacciamento indossava scarpe antinfortunistica, ma ha comunque subito durante lo schiacciamento, la rottura del malleolo e delle dita del piede. Con esattezza non so se 3 o 4.
È stato difatti operato di urgenza la sera stessa.
Dal punto di vista ortopedico l’intervento è andato molto bene, a detta del professore che lo ha operato.
La complicazione piuttosto importante riguarda l’otturazione di una vena in particolare, che purtroppo non so indicare in modo tecnico. E’ comunque la vena più grande che si trova nel dorso del piede, nella parte interna.
Detta vena, durante il primo pronto soccorso è stata cucita, per bloccare l’afflusso di sangue.
Da premettere che, quella mattina mio padre non è stato visitato dal chirurgo vascolare, che difatti non era in sede.
Dopo hanno dovuto togliere uno dei tre punti che gli erano stati applicati alla vena poiché sentiva la sensazione di “esplosione” del piede.
In pratica al momento quella vena non reagisce, sicché hanno deciso di sottoporre mio padre alla camera iperbarica.
La mia prima domanda riguarda innanzitutto la camera iperbarica, circa la reale utilità di questa pratica. Mi sono un po’ informata tramite qualche sito, ma purtroppo non ne ho molto capito.
La mia seconda domanda è, poiché adesso il rischio reale è che a mio padre venga amputata una parte del piede (dita+2/3 cm di piede), per via di questi problemi circolatori, se questa cosa poteva in qualche modo essere evitata, ovvero se, l’applicazione di punti sulla vena, durante il pronto soccorso, nel primo ospedale, possa aver complicato la situazione.
Inoltre i medici con cui ho avuto occasione di parlare mi hanno spiegato che non è possibile effettuare un bypass alla vena, poiché non esiste un’altra vena cui collegarla.
Non esiste qualche pratica con cui è possibile risolvere questo problema, e scongiurare l’amputazione?
Volevo anche chiedere se scongiurare l’amputazione può comunque significare convivere per sempre con un problema, e se questo problema circolatorio si può eliminare totalmente, talora la camera iperbarica dovesse sortire effetti positivi.
Mi scuso molto per la mancanza di termini più o meno tecnici, e spero di essere stata piuttosto chiara.
Io sono di Roma, talora aveste qualche consiglio su qualche altro specialista da consultare ve ne sarei molto grata.
Mio padre ha solo 46 anni, e per quanto i medici ci hanno rassicurato sulla totale riabilitazione anche con la parziale amputazione, sono veramente molto in apprensione per lui.
Mara
[#1]
CARA MARA,
SONO DISPIACIUTO PER QUANTO ACCADUTO A SUO PADRE.
DALLA SUA E-MAIL SONO RIUSCITO A CAPIRE BEN POCO, PURTROPPO. INNANZITUTTO DALLA DESCRIZIONE CHE LEI FA SEMBREREBBE COINVOLTA PIU' UN'ARTERIA CHE UNA VENA. SECONDO, NON MENZIONA EVENTUALI LESIONI DELLA CUTE E DEI TESSUTI MOLLI (FERITE, ULCERE, ETC.) OLTRE CHE DELLE STRUTTURE OSSEE. TERZO, NON CAPISCO SE L'EVENTUALE AMPUTAZIONE POSSA ESSERE UNA CONSEGUENZA DELLA MORTIFICAZIONE DEI TESSUTI IN SEGUITO AL TRAUMA OPPURE, E MI SEMBRA MENO PROBABILE, DALLO SCARSO APPORTO DI SANGUE DALL'ARTERIA. QUESTI SONO I TRE PUNTI CHIAVE PER CAPIRE COSA SARA' MEGLIO PER LUI E COSA FARE DA ORA IN POI.
CHIEDA CHIARIMENTI SENZA PROBLEMI AI MEDICI CHE SONO OBBLIGATI AD ASCOLTARLA E A SPIEGARLE TUTTO IN TERMINI A LEI COMPRENSIBILI. DOPODICHE' LE POTRO' SENZA PROBLEMI DARE QUALCHE CONSIGLIO.
CORDIALI SALUTI
MAURIZIO DI GIACOMO
SONO DISPIACIUTO PER QUANTO ACCADUTO A SUO PADRE.
DALLA SUA E-MAIL SONO RIUSCITO A CAPIRE BEN POCO, PURTROPPO. INNANZITUTTO DALLA DESCRIZIONE CHE LEI FA SEMBREREBBE COINVOLTA PIU' UN'ARTERIA CHE UNA VENA. SECONDO, NON MENZIONA EVENTUALI LESIONI DELLA CUTE E DEI TESSUTI MOLLI (FERITE, ULCERE, ETC.) OLTRE CHE DELLE STRUTTURE OSSEE. TERZO, NON CAPISCO SE L'EVENTUALE AMPUTAZIONE POSSA ESSERE UNA CONSEGUENZA DELLA MORTIFICAZIONE DEI TESSUTI IN SEGUITO AL TRAUMA OPPURE, E MI SEMBRA MENO PROBABILE, DALLO SCARSO APPORTO DI SANGUE DALL'ARTERIA. QUESTI SONO I TRE PUNTI CHIAVE PER CAPIRE COSA SARA' MEGLIO PER LUI E COSA FARE DA ORA IN POI.
CHIEDA CHIARIMENTI SENZA PROBLEMI AI MEDICI CHE SONO OBBLIGATI AD ASCOLTARLA E A SPIEGARLE TUTTO IN TERMINI A LEI COMPRENSIBILI. DOPODICHE' LE POTRO' SENZA PROBLEMI DARE QUALCHE CONSIGLIO.
CORDIALI SALUTI
MAURIZIO DI GIACOMO
Maurizio Di Giacomo
[#2]
Una lesione arteriosa e/o venosa è frequente per traumi di questo tipo.
E' difficile che lesioni vascolari così periferiche in soggetti giovani e integri possano dare problemi irreversibili.
L'amputazione necessaria o meno, pare comunque legata a una regolarizzazione delle lesioni traumatiche piuttosto che a un'ischemia, oltrettutto le due cose, in caso di lesioni così periferiche, spesso si associano.
La terapia con ossigeno iperbarico è molto usata in questi casi ma non è dimostrata la sua efficacia.
Infine abbia fiducia in chi sta curando suo padre, così farà del bene a lui e a quelli che lo assistono.
E' difficile che lesioni vascolari così periferiche in soggetti giovani e integri possano dare problemi irreversibili.
L'amputazione necessaria o meno, pare comunque legata a una regolarizzazione delle lesioni traumatiche piuttosto che a un'ischemia, oltrettutto le due cose, in caso di lesioni così periferiche, spesso si associano.
La terapia con ossigeno iperbarico è molto usata in questi casi ma non è dimostrata la sua efficacia.
Infine abbia fiducia in chi sta curando suo padre, così farà del bene a lui e a quelli che lo assistono.
www.vascolaresacco.it
www.sinergiemediche.it
[#3]
Cara Mara,
Da come descrive il caso , non penso che sipotesse fare altro di quello che è stato fatto.
La terapia iperbarica in questo tipo di lesioni sembra essere molto efficace
Sono d'accordo con ildr Pisacreta abbia fiducia nei medici che stanno curando suo padre....
Dr. Alessandro de Troia
Da come descrive il caso , non penso che sipotesse fare altro di quello che è stato fatto.
La terapia iperbarica in questo tipo di lesioni sembra essere molto efficace
Sono d'accordo con ildr Pisacreta abbia fiducia nei medici che stanno curando suo padre....
Dr. Alessandro de Troia
alessandro de Troia
[#4]
Certamente mi associo a quanto hanno già affermato i colleghi che mi hanno preceduto. Nell'eventualità avesse voglia di un consulto più determinante io lavoro presso la struttura di chirurgia generale e vascolare dell'ospedale di foligno che mi pare essere abbastanza vicina a roma cordialmente la saluto e le faccio i migliori auguri per suo padre.Dr Luca De Fazio
DR Luca De fazio
www.lucadefazio.com
Perugia-Genova-Londra
[#5]
cara Mara,
credo che il rischio di amputazione possa essere dovuto sia al trauma tessutale che alla lesione vascolare.l'ossigenoterapia iperbarica in questi casi può essere efficace.con l'augurio di una pronta guarigione la saluto cordialmente.
Valerio Piscitelli
credo che il rischio di amputazione possa essere dovuto sia al trauma tessutale che alla lesione vascolare.l'ossigenoterapia iperbarica in questi casi può essere efficace.con l'augurio di una pronta guarigione la saluto cordialmente.
Valerio Piscitelli
Dr. valerio piscitelli
[#6]
concordo pienamente con i colleghi che mi hanno preceduto nella risposta, in particolare per quel che riguarda la diagnosi (arteria, non vena) (camera iperbarica) e le altre considerazioni.
Quello che mi stupisce e continua a provocare irritazione, cara Mara, è la continua sfiducia che i pazienti (e i parenti) continuano ad avere nei medici che vi curano. Si pone sempre il dubbio che non sia stato fatto abbastanza, che ci sia necessariamente qualche errore nella gestione dei pazienti, come se non bastasse una barra del peso di 30 o 40 quintali a provocare dei danni, la cui terapia è stata correttamente gestita. Il problema dello schiacciamento dei vasi nonj è la chiusura di un vaso, ma l'ischemia che si crea per effetto dell'edema (gonfiore) che rende difficoltoso ogni tentativo di vascolarizzazione a valle del vaso colpito, che in ogni caso è difficile suturare. E quando anche ci si riuscisse, il risultato finale, per effetto dell'edema, non è sempre possibile.
Ma torno alla considerazione iniziale: ormai c'è un contenzioso continuo tra medico e paziente, il primo costretto a praticare la 'medicina difensiva' (prima pararsi le spalle da accuse continue e poi pensare al paziente!). Siamo francamente stanchi di esercitare una professione difficile, che necessita di passione, che ci obbliga a studi lunghissimi e sempre più scarsi guadagni. E avere sempre e costantemente la fastidiosa sensazione della ricerca dell'errore, magari basato sulle insistenze dei mass-media e degli avvocati (che pure devono vivere, ma si dedichino a cause più nobili e in Italia ce ne sono molte).
Mi scuso con Mara dello sfogo, ma mi è parso di leggere anche una velata sfiducia nel pronto soccorso che ha curato il papà e non solo un sano interesse alle aspettative di diagnosi e cura da parte dei medici che lo hanno assistito. A lei, oltre che al paziente, chiedo maggiore fiducia nella classe medica, che a fronte di errori (POCHI) cura ogni giorno molti pazienti (CENTIANAIA DI MIGLIAIA!!!) in sala operatoria, in pronto soccorso, negli ambulatori di medicina specialistica e generale, spesso con successo.
Quello che mi stupisce e continua a provocare irritazione, cara Mara, è la continua sfiducia che i pazienti (e i parenti) continuano ad avere nei medici che vi curano. Si pone sempre il dubbio che non sia stato fatto abbastanza, che ci sia necessariamente qualche errore nella gestione dei pazienti, come se non bastasse una barra del peso di 30 o 40 quintali a provocare dei danni, la cui terapia è stata correttamente gestita. Il problema dello schiacciamento dei vasi nonj è la chiusura di un vaso, ma l'ischemia che si crea per effetto dell'edema (gonfiore) che rende difficoltoso ogni tentativo di vascolarizzazione a valle del vaso colpito, che in ogni caso è difficile suturare. E quando anche ci si riuscisse, il risultato finale, per effetto dell'edema, non è sempre possibile.
Ma torno alla considerazione iniziale: ormai c'è un contenzioso continuo tra medico e paziente, il primo costretto a praticare la 'medicina difensiva' (prima pararsi le spalle da accuse continue e poi pensare al paziente!). Siamo francamente stanchi di esercitare una professione difficile, che necessita di passione, che ci obbliga a studi lunghissimi e sempre più scarsi guadagni. E avere sempre e costantemente la fastidiosa sensazione della ricerca dell'errore, magari basato sulle insistenze dei mass-media e degli avvocati (che pure devono vivere, ma si dedichino a cause più nobili e in Italia ce ne sono molte).
Mi scuso con Mara dello sfogo, ma mi è parso di leggere anche una velata sfiducia nel pronto soccorso che ha curato il papà e non solo un sano interesse alle aspettative di diagnosi e cura da parte dei medici che lo hanno assistito. A lei, oltre che al paziente, chiedo maggiore fiducia nella classe medica, che a fronte di errori (POCHI) cura ogni giorno molti pazienti (CENTIANAIA DI MIGLIAIA!!!) in sala operatoria, in pronto soccorso, negli ambulatori di medicina specialistica e generale, spesso con successo.
dr. M. Forzanini - Specialista in Angiologia e Chirurgia Vascolare -
Brescia
Sito Web: www.forzanini.it
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 16.2k visite dal 12/03/2006.
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