Post trombosi ragazza 24 anni

Salve, cinque mesi fa sono stata soggetta a un episodio di tromboembolia polmonare, sono in cura con xarelto e indosso regolarmente calze elastiche di seconda classe che secondo il chirurgo dovrò portare ancora fino a conclusione dell'anno. Lo xarelto invece potrò sospenderlo nei prossimi mesi (non essendoci più i trombi) facendo poi le analisi per un'eventuale trombofilia.( La trombosi sembra essere correlati all'assunzione di una nuova pillola anticoncezionale). La gamba è tornata normale (anche se io la sento più affaticata dell'altra a volte)non ci sono residui di precedente trombosi tuttavia sono preoccupata per una eventuale sindrome post trombotica e insufficienza venosa, so che è una cosa futile e avendo rischiato di peggio con l'embolia posso ritenermi fortunata, però ho paura che la gamba peggiori e diventi orribile e di dover indossare le calze elastiche a vita, inoltre mi è stato sconsigliato di correre e fare trekking, cosa che mi pesa parecchio soprattutto quest'ultima dal momento che sono una grande amante della montagna; inoltre studio medicina e vorrei intraprendere la specializzazione di anestesiologia e rianimazione o di chirurgia, cosa per cui immagino non si debbano avere grosse problematiche fisiche. È possibile che la gamba peggiori e rimanga invalidata e brutta o mi sto facendo paranoie inutili? Ringrazio chi mi risponderà ...
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Dr. Francesco Caruso Chirurgo apparato digerente, Gastroenterologo, Chirurgo generale, Chirurgo d'urgenza, Medico di medicina generale, Colonproctologo, Chirurgo oncologo, Dietologo 104 3
Buongiorno,

Nel tuo caso lo studio della trombofilia è fondamentale. Qualora fosse negativo e tu non avessi fattori di rischio aggiuntivi per trombosi (anamnesi di tumore, età avanzata, obesità, insufficienza venosa profonda, etc) potrai sospendere la terapia e togliere le calze.

Ti consiglio di non assumere mai più terapia estroprogestinica, probabile causa della trombosi.

A quadro risolto potrai tornare a fare quello che facevi prima (trekking, montagna, etc), senza esiti estetici particolari dovuto a questo episodio, a patto di regolari controlli.

In bocca al lupo

Prof. Dr. Francesco Caruso
Professore a Contratto Università San Raffaele - Roma
Responsabile Medico Chirurgia Mininvasiva, oncologica, coloprocto

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Utente
Utente
Grazie mille per la celere risposta. Un'altra cosa che mi sono dimenticata di chiedere è se è necessario fare un'altra ecocardiografia a distanza di mesi dopo l'episodio di embolia oppure no, i medici in ospedale non mi hanno detto nulla di chiaro (non mi avevano neppure consigliato lo studio per la trombofilia) e dal primo esame svolto durante il ricovero è risultata ipertensione polmonare immagino del tutto normale dopo l'episodio, mPAP >37mmHg.
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Dr. Vincenzo Scrivano Chirurgo vascolare 93 6
Dal punto di vista fisiopatologico, "insufficienza venosa" vuol dire "incremento non compensabile della pressione venosa secondario a patologia venosa"; la sindrome post trombotica è pertanto un'insufficienza venosa secondaria ad esiti di trombosi venosa profonda. Tali esiti possono essere essenzialmente:
1) il permanere di un'ostruzione (mancata ricanalizzazione del trombo)
2) un'incontinenza valvolare (la plasmina, olte a ricanalizzare il trombo, "digerisce" le valvole)
3) una varicosi secondaria (se un collettore venoso si ostruisce, e non vi sono percorsi alternativi nel sistema profondo, viene utilizzato il sistema superficiale, che si dilata)
4) una combinazione delle tre condizioni precedenti
Mentre la condizione 3) è di immediato rilievo, ispettivamente, le condizioni 1) e 2) sono comunque rilevabili tramite ecocolorDoppler; alla condizione 1), inoltre, corrisponde un incremento della pressione venosa in clinostatismo, che è misurabile in maniera incruenta, non invasiva, con un semplice apparecchietto Doppler ad onda continua.
Fermo restando il fatto che una trombosi venosa estesa difficilmente non lascia reliquati del tipo 2), e dal tuo racconto non si evince né il livello né l'estensione della trombosi, la condizione del sistema resta comunque determinabile con precisione. Se la condizione esita in un'incontinenza valvolare, dovrai portare una calza elastica a compressione decrescente; è appunto la compressione decrescente che "mima" la funzione valvolare, costringendo il flusso ematico a seguire un verso cardiopeto. Qualunque tipo di attività fisica condotta indossando la calza MIGLIORA sia la funzione della calza stessa, sia la condizione dell'intero sistema, in quanto riduce la stasi. Quindi, non preoccuparti. L'unica condizione che va considerata attentamente è appunto la presenza di uno stato trombofilico su base genetica, in quanto gli stati trombofilici, qualunque sia l'eziologia, dal punto di vista del rischio sono "additivi", e due condizioni che da sole configurano un rischio minimo, se insieme possono amplificarlo. Chi ha già sofferto di un evento tromboembolico venoso è considerato un soggetto con stato trombofilico acquisito; pertanto, se a ciò dovesse sommarsi un altra condizione, anche lieve (ad esempio un fattore V Leiden in eterozigosi) la profilassi richiederebbe una valutazione un po' più attenta. Ma, tenuto conto di tutto ciò, ritengo che tu non debba soffrire di limitazioni, personali o professionali, nè ora nè in futuro. In bocca al lupo!

dr Vincenzo Scrivano
ANGIOLOGO

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Utente
Utente
La trombosi era estesa alla vena iliaca, femorale anche esterna, poplitea, tronco gemellare. Il chirurgo non mi ha parlato di nessuna di queste tre condizioni da lei elencate e mi ha detto solo che non c'è più segno di trombosi e così ha scritto nel referto e che ci saremmo rivisti soltanto per le valutazioni genetiche. Altra domanda: la calza compressiva deve essere per forza un collant o va bene anche solo il gambaletto magari questa estate in cui fa caldo e sono comunque gli ultimi mesi in cui dovrei portarla secondo il chirurgo?
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Dr. Vincenzo Scrivano Chirurgo vascolare 93 6
Il tipo di calza in teoria dipende dal livello degli esiti; una trombosi così estesa richederebbe il monocollant, a meno che non venga documentata una normale continenza valvolare a livello prossimale. Nella pratica, un gambaletto è sempre meglio che niente. Ripeto, la necessità dell'uso della calza dipende dagli esiti, e la necessità della terapia anticoagulante orale dal rischio di recidive; sono, ambedue, condizioni che possono essere in qualche modo documentate, obiettivate e vagliate. Vi sono delle condizioni in cui il sistema raggiunge, in qualche modo, un compenso, e non vi è (più) la necessità della calza; ma per trombosi così estese, difficilmente tale compenso, se viene raggiunto, si ottiene in tempi così brevi. Anatomicamente, non esiste una femorale esterna; esistono una (o, raramente più) femorale superficiale, ed una (raramente più) femorale profonda, che confluiscono nella femorale comune. Almeno, secondo la nomenclatura corrente
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Utente
Utente
Sì mi scuso intendevo superficiale ... Ma quindi il chirurgo vascolare quando mi ha detto essersi risolto tutto ritiene che non fosse nella giusta opinione? Dovrei rivolgermi a qualcun altro?
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Dr. Vincenzo Scrivano Chirurgo vascolare 93 6
Io non ho modo di saperlo, ed in linea di principio cerco di non confutare l'operato di un Collega, specialmente se non ho preso visione della documentazione e non so esattamente cosa sia avvenuto. Cerco solo di esporre dei concetti generali quando, alla richiesta di consulto, ho l'impressione che certi aspetti non siano stati sufficientemente sviscerati; ma non era mia intenzione orientare le scelte in un senso piuttosto che in un altro. Sono certo che, come futuro medico, sarai in grado di operare le tue scelte nel migliore dei modi. Un consiglio che sicuramente mi sento di dare è quello di effettuare, almeno per i primi tempi, delle determinazioni seriate dei livelli di D-dimero. E' un indicatore molto sensibile, anche se poco specifico, dell'attivazione della cascata coagulativa. Se anche indossando la calza elastica i livelli permangono elevati, sarebbe opportuno continuare l'anticoagulante orale, a prescindere al risultato dello screening per trombofilia congenita. Per il resto, se esiste una "sindrome post-trombotica" è perché sono operanti i meccanismi cui ho accenntato prima; la restitutio ad integrum comporta la guarigine completa, non la comparsa di una sindrome. Che una trombosi così estesa non abbia causato, ricanalizzandosi, alcun danno valvolare, mi sembra improbabile; ma in Medicina non esistono regole inviolabili. Ed infine, un'opinione comune, non suffragata da dati oggettivi ma sulla quale esiste un certo consenso, vorrebbe che nel caso di trombo di recente formazione debbano essere evitate attività traumatiche attive (brusche contrazioni muscolari) o passive (manipolazioni o massaggi) a livello ell'arto affetto, perché questo potrebbe provocare il distacco di frammenti di trombo "fresco", con conseguente embolia polmonare; ma nel caso di un trombo ormai organizzato questa norma perderebbe la sua validità. A maggior ragione non avrebbe motivo di essere se non vi è più traccia di trombi, e se il tipo di attività non è particolarmente "violenta". Il trkking rientra forse tra le attività fisiche che sono le meno traumatiche in assoluto e le più idonee ad evitare la stasi. Camminare indossando una calza è, per un soggetto con sindrome post trombotica, l'unica forma di riabilitazione che può svincolare dalla necessità di continuare l'elastocompressione; ed anche correre, a meno che non si inseriscano attività come, ad esempio, ripetute in salita, è un'attività fisica "dolce". Per cui, limitare questo tipo di attività è qualcosa che non comprendo bene; limitare l'attività fisica in generale (fosse anche kickboxing) in un soggetto che avrebbe avuto una restitutio ad integrum è una prescrizione il cui razionale mi sfugge del tutto. In generale, le attività fisiche sono indicate nelle patologie venose; se poi esse debbano essere praticate con o senza calza dipende ostanzialmente dalla condizione dell'apparato valvolare (oltreché dal tipo di attività, ovviamente).
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Utente
Utente
La ringrazio per la sua risposta esaustiva e la sua pazienza, purtroppo è difficile trovare medici disponibili a spiegare tutto in maniera chiara e nonostante i miei studi trovarsi da pazienti rende fragili e pieni di incertezze e paure, talvolta ingiustificate. Come consigliato valuterò il D-dimero. La ringrazio ancora.