Persona anziana affetta da leucemia linfoblastica acuta
Gentili dottori,
scrivo per mia madre. Ha 74 anni e a fine ottobre 2017 le è stata diagnosticata la leucemia linfoblastica acuta. Evento, a quanto ho capito, abbastanza raro per un adulto della sua età.
Cerco un confronto con voi poiché nutro alcuni dubbi in relazione a come è stata, e sta continuando, a essere curata. Ma non ho modo di poter avere un secondo parere medico.
In ogni caso, dopo un primo ricovero di 20 giorni per la terapia di supporto, l’equipe che la segue ha messo a punto un protocollo chemioterapico, e più precisamente il LAL 1913, modificato in considerazione dell’età di mia madre e della concomitante presenza di diabete di tipo 2 (fino ad allora di lieve entità e mai trattato con l’insulina).
Parte quindi il secondo ricovero con durata prevista di circa un mese. I primi problemi saltano subito fuori durante la fase preparatoria di 3 giorni a base di cortisone, che fa schizzare alle stelle la glicemia. I medici impiegano quasi una settimana per far tornare a valori accettabili la glicemia. A quel punto ripartono con lo step 1 della chemio interrompendola però subito alla prima seduta, completata per soli 3/4. Mia madre peggiora notevolmente. Cade in quella che i medici definiscono “aplasia profonda”. Situazione dalla quale sono convinti non sia in grado di uscire. Ci dicono che sta morendo e che è questione di poco. A sorpresa di tutti, specialmente dei medici, dopo altri 4/5 giorni inizia a riprendersi, esce dall’aplasia, risalgono tutti i valori e l’emocromo torna “perfetto” nell’arco di 10/15 giorni.
A questo punto, la solita equipe decide di farla passare direttamente al secondo step della LAL 1913, a dosi ridotte e con l’esclusione della citarabina e della terapia corticosteroidea. Secondo step che si conclude senza problemi, tanto che il prossimo lunedì verrà ricoverata per cominciare il terzo step.
Mia madre sembra effettivamente stare meglio. Ematomi scomparsi; piccole emorragie cerebrali, occorse nel periodo peggiore, riassorbite; aspetto buono, motilità buona (soltanto le gambe ancora deboli per il troppo tempo a letto); voce non affaticata.
Le mie domande però sono:
- come mai i medici non sono stati in grado di prevedere il pessimo effetto del cortisone sulla glicemia? Hanno sottovalutato il problema diabete?
- come interpretate la ripresa di mia madre alla luce di quanto successo in precedenza (aplasia profonda)?
- il protocollo scelto è il migliore in un caso di questo tipo o esiste di meglio e più recente?
- il protocollo scelto potrà comunque condurre alla remissione, se completato, nonostante non sia stato concluso lo step 1 e si proceda a dosi ridotte?
- la terapia corticosteroidea è davvero essenziale?
- se al termine della terapia dovesse arrivare la tanto sospirata remissione, è vero che in una persona della sua età si esclude a priori qualsiasi forma di trapianto, incluso quello con le staminali?
Mi scuso per la sfilza di domande, e ringrazio anticipatamente chiunque fra di voi avrà voglia di rispondere.
scrivo per mia madre. Ha 74 anni e a fine ottobre 2017 le è stata diagnosticata la leucemia linfoblastica acuta. Evento, a quanto ho capito, abbastanza raro per un adulto della sua età.
Cerco un confronto con voi poiché nutro alcuni dubbi in relazione a come è stata, e sta continuando, a essere curata. Ma non ho modo di poter avere un secondo parere medico.
In ogni caso, dopo un primo ricovero di 20 giorni per la terapia di supporto, l’equipe che la segue ha messo a punto un protocollo chemioterapico, e più precisamente il LAL 1913, modificato in considerazione dell’età di mia madre e della concomitante presenza di diabete di tipo 2 (fino ad allora di lieve entità e mai trattato con l’insulina).
Parte quindi il secondo ricovero con durata prevista di circa un mese. I primi problemi saltano subito fuori durante la fase preparatoria di 3 giorni a base di cortisone, che fa schizzare alle stelle la glicemia. I medici impiegano quasi una settimana per far tornare a valori accettabili la glicemia. A quel punto ripartono con lo step 1 della chemio interrompendola però subito alla prima seduta, completata per soli 3/4. Mia madre peggiora notevolmente. Cade in quella che i medici definiscono “aplasia profonda”. Situazione dalla quale sono convinti non sia in grado di uscire. Ci dicono che sta morendo e che è questione di poco. A sorpresa di tutti, specialmente dei medici, dopo altri 4/5 giorni inizia a riprendersi, esce dall’aplasia, risalgono tutti i valori e l’emocromo torna “perfetto” nell’arco di 10/15 giorni.
A questo punto, la solita equipe decide di farla passare direttamente al secondo step della LAL 1913, a dosi ridotte e con l’esclusione della citarabina e della terapia corticosteroidea. Secondo step che si conclude senza problemi, tanto che il prossimo lunedì verrà ricoverata per cominciare il terzo step.
Mia madre sembra effettivamente stare meglio. Ematomi scomparsi; piccole emorragie cerebrali, occorse nel periodo peggiore, riassorbite; aspetto buono, motilità buona (soltanto le gambe ancora deboli per il troppo tempo a letto); voce non affaticata.
Le mie domande però sono:
- come mai i medici non sono stati in grado di prevedere il pessimo effetto del cortisone sulla glicemia? Hanno sottovalutato il problema diabete?
- come interpretate la ripresa di mia madre alla luce di quanto successo in precedenza (aplasia profonda)?
- il protocollo scelto è il migliore in un caso di questo tipo o esiste di meglio e più recente?
- il protocollo scelto potrà comunque condurre alla remissione, se completato, nonostante non sia stato concluso lo step 1 e si proceda a dosi ridotte?
- la terapia corticosteroidea è davvero essenziale?
- se al termine della terapia dovesse arrivare la tanto sospirata remissione, è vero che in una persona della sua età si esclude a priori qualsiasi forma di trapianto, incluso quello con le staminali?
Mi scuso per la sfilza di domande, e ringrazio anticipatamente chiunque fra di voi avrà voglia di rispondere.
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Salve. Le rispondo in maiuscolo alle sue domande che riporto in copia/incolla:
- come mai i medici non sono stati in grado di prevedere il pessimo effetto del cortisone sulla glicemia? Hanno sottovalutato il problema diabete?
ASSOLUTAMENTE NO. SI TENTA SEMPRE DI USARE LO STEROIDE IN PARTICOLARE IN PAZIENTI CHE NON HANNO STORIA DI DIABETE O RIDOTTA INTOLLERANZA GLICEMICA.
- come interpretate la ripresa di mia madre alla luce di quanto successo in precedenza (aplasia profonda)?
APLASIA TRANSITORIA CHEMIOINDOTTA O DA ALTRA CAUSA (INFETTIVA PER ESEMPIO), CHE UNA VOLTA RISOLTASI TORNA TUTTO NELLA NORMA.
- il protocollo scelto è il migliore in un caso di questo tipo o esiste di meglio e più recente?
NO NO, PER GLI ANZIANI è QUELLO CHE VIENE USATO.
- il protocollo scelto potrà comunque condurre alla remissione, se completato, nonostante non sia stato concluso lo step 1 e si proceda a dosi ridotte?
ASSOLUTAMENTE PUò PORTARE ALLA REMISSIONE DI MALATTIA
- la terapia corticosteroidea è davvero essenziale?
IL CORTISONE è IL FARMACO PRINCIPE NEL TRATTAMENTO DELLA LAL.
- se al termine della terapia dovesse arrivare la tanto sospirata remissione, è vero che in una persona della sua età si esclude a priori qualsiasi forma di trapianto, incluso quello con le staminali?
TRAPIANTO A 76 ANNI ESCLUSO DEL TUTTO.
Spero di averla aiutata, se ha bisogno di ulteriori chiarimenti no deve far altro che chiedere.
La saluto
- come mai i medici non sono stati in grado di prevedere il pessimo effetto del cortisone sulla glicemia? Hanno sottovalutato il problema diabete?
ASSOLUTAMENTE NO. SI TENTA SEMPRE DI USARE LO STEROIDE IN PARTICOLARE IN PAZIENTI CHE NON HANNO STORIA DI DIABETE O RIDOTTA INTOLLERANZA GLICEMICA.
- come interpretate la ripresa di mia madre alla luce di quanto successo in precedenza (aplasia profonda)?
APLASIA TRANSITORIA CHEMIOINDOTTA O DA ALTRA CAUSA (INFETTIVA PER ESEMPIO), CHE UNA VOLTA RISOLTASI TORNA TUTTO NELLA NORMA.
- il protocollo scelto è il migliore in un caso di questo tipo o esiste di meglio e più recente?
NO NO, PER GLI ANZIANI è QUELLO CHE VIENE USATO.
- il protocollo scelto potrà comunque condurre alla remissione, se completato, nonostante non sia stato concluso lo step 1 e si proceda a dosi ridotte?
ASSOLUTAMENTE PUò PORTARE ALLA REMISSIONE DI MALATTIA
- la terapia corticosteroidea è davvero essenziale?
IL CORTISONE è IL FARMACO PRINCIPE NEL TRATTAMENTO DELLA LAL.
- se al termine della terapia dovesse arrivare la tanto sospirata remissione, è vero che in una persona della sua età si esclude a priori qualsiasi forma di trapianto, incluso quello con le staminali?
TRAPIANTO A 76 ANNI ESCLUSO DEL TUTTO.
Spero di averla aiutata, se ha bisogno di ulteriori chiarimenti no deve far altro che chiedere.
La saluto
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[#2]
Utente
Gentile dottor Cimminiello,
intanto la ringrazio per la risposta.
Ho letto quello che mi scrive, ma un paio di punti non mi sono ancora del tutto chiari.
So che quella di mia madre è stata un’aplasia chemioindotta, a interessarmi però era soprattutto la vostra interpretazione di una veloce, tutto sommato, ripresa avvenuta dopo un ciclo non concluso. Indica cioè una rispondenza più marcata di mia madre ai farmaci chemioterapici? Una sua buona resistenza fisica nonostante l’età? ecc. Domando questo perché i medici che la seguono erano certi che sarebbe morta, che la situazione non potesse tornare alla normalità.
Riguardo il protocollo scelto, lei mi scrive che potrebbe condurre alla remissione completa della malattia. E, poco sotto, rispondendo alla mia domanda sul cortisone, aggiunge che è il farmaco principe per la cura della LAL. Ora, nella mia precedente richiesta di consulto, avevo precisato che mia madre sta continuando la terapia (secondo step concluso, e terzo step appena iniziato) senza citarabina e SENZA terapia corticosteroidea. Alla luce di questo le richiedo: ritiene ancora che il protocollo modificato in questo modo (a dosi ridotte e SENZA CORTICOSTEROIDEI) possa condurre alla remissione di malattia?
La ringrazio ancora per le risposte.
Cordiali saluti
intanto la ringrazio per la risposta.
Ho letto quello che mi scrive, ma un paio di punti non mi sono ancora del tutto chiari.
So che quella di mia madre è stata un’aplasia chemioindotta, a interessarmi però era soprattutto la vostra interpretazione di una veloce, tutto sommato, ripresa avvenuta dopo un ciclo non concluso. Indica cioè una rispondenza più marcata di mia madre ai farmaci chemioterapici? Una sua buona resistenza fisica nonostante l’età? ecc. Domando questo perché i medici che la seguono erano certi che sarebbe morta, che la situazione non potesse tornare alla normalità.
Riguardo il protocollo scelto, lei mi scrive che potrebbe condurre alla remissione completa della malattia. E, poco sotto, rispondendo alla mia domanda sul cortisone, aggiunge che è il farmaco principe per la cura della LAL. Ora, nella mia precedente richiesta di consulto, avevo precisato che mia madre sta continuando la terapia (secondo step concluso, e terzo step appena iniziato) senza citarabina e SENZA terapia corticosteroidea. Alla luce di questo le richiedo: ritiene ancora che il protocollo modificato in questo modo (a dosi ridotte e SENZA CORTICOSTEROIDEI) possa condurre alla remissione di malattia?
La ringrazio ancora per le risposte.
Cordiali saluti
[#3]
Il motivo della profonda aplasia con il senno di poi potrebbe anche non essere imputato alla chemioterapia, vista la ripresa midollare (a questo punto le chiedo se sono stati usati fattori di crescita midollari).
Relativamente alla problematica dell'impiego del cortisone, le posso solo dire che nella fase iniziale, quando c'è stata la induzione e quindi il debulky della malattia, è servito tanto; ora, dopo aver eliminato buona parte della malattia, può essere omesso vista la pericolosità nel suo impiego. Credo che la remissione possa essere ottenuta anche senza steroidi e citarabina, l'importante, poi, è mantenerla con la terapia di mantenimento come da protocollo.
La saluto
Relativamente alla problematica dell'impiego del cortisone, le posso solo dire che nella fase iniziale, quando c'è stata la induzione e quindi il debulky della malattia, è servito tanto; ora, dopo aver eliminato buona parte della malattia, può essere omesso vista la pericolosità nel suo impiego. Credo che la remissione possa essere ottenuta anche senza steroidi e citarabina, l'importante, poi, è mantenerla con la terapia di mantenimento come da protocollo.
La saluto
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 6.5k visite dal 26/01/2018.
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