Clozapina

Gentili dottori, sono stato oggi dal mio psichiatra che ha modificato la diagnosi in psicosi nas. Avevo fatto già presente in qualche post nella sezione di psichiatria di alcuni episodi di dispercezione che mi erano comunque stati fatti notare da alcuni specialisti. Al colloquio con lo psichiatra, non ha avuto dubbi ed ha modificato la diagnosi. Tuttavia ha insistito sul fatto che la mia psicosi sia per lo più deficitaria, cioè prevalentemente caratterizzata da sintomi negativi ed ha optato per la clozapina ritenendola antipsicotico atipico più incisivo su tale aspetto deficitario. Volevo un parere in merito. Anche a voi risulta che sia così? Aldilà del fatto che venga utilizzato nei casi resistenti? O gli atipici, su questo aspetto si equivalgono quasi tutti? Engrqzio per attenzione, cordialmente.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

E' un antipsicotico diverso dagli altri, diciamo che per motivi di esami da eseguire si usa come seconda opzione, ma in realtà è molto efficace.
E' capostipite di una categoria che agisce meglio anche sui sintomi negativi, sicuramente, al pari di altri.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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Utente
Utente
Gentile dott. Pacini,

La ringrazio per la replica. Intanto altri farmaci che prendo per il disturbo sono: Lamictal 100 mg, Depakin 1250 mg, Quetipina 450 gm, Gabapentin 2400 mg, Litio 750 mg. Come può notare e forse ricorda, da qualche consulto precedente, i farmaci sono molti e avevamo anche discusso sulla presenza di così tanti farmaci in terapia. In effetti il mio curante si sta facendo l'idea che il mio disturbo sia sostanzialmente, farmaco resistente, per cui psicosi nas, come mi ha spiegato, è più un "titolo" sul piano terapeutico. Le è mai capitato qualche caso di disturbo bipolare, anche di tipo maggiore, farmaco-resistente? Le faccio questa domanda perchè noto molti più casi di "depressione resistente" al trattamento, a fronte dei disturbi bipolari. Mi è stato detto che, essendo passato un certo tempo dall'inizio delle cure, e non essendoci stati periodi di stabilità, ma al contrario non si sono riusciti ad evitare periodi di ipo-mania e depressione (in corso..) probabilmente è più giusto a questo punto parlare di farmaco resistenza. Lei è d'accordo in linea di massima o il disturbo in questione richiede comunque tempi molto più lunghi per essere stabilizzato? Mi è stato spiegato inoltre che la presenza di tanti farmaci era proprio dovuta al fatto che non si riuscissero ad arginare le varie fasi contropolari..Giunti a questo punto se può dirmelo, quali sono le alternative valide in caso come questo, di farmaco resistenza? La clozapina per esempio, immagino sia una di queste..ne esistono altre? La ringrazio come sempre per l'attenzione, cordialmente.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

La stabilizzazione del disturbo bipolare fa riferimento alla frequenza degli episodi, quindi non ha un tempo uguale per tutti, e al recupero funzionale, che nelle forme a cicli rapidi è francamente compromesso.

La depressione resistente non c'entra niente perché parliamo di un'altra malattia.

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Utente
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Gentile dott. Pacini,

No ha frainteso, parlavo della depressione resistente come di un'altra entità diagnostica della quale si sà di più, rispetto alla malattia bipolare resistente ai trattamenti. Quando però lei dice "nella forma a cicli rapidi è francamente compromesso" riferendosi al recupero funzionale, si riferisce al fatto che nella forma a cicli rapidi ci sono pochissime possibilità di "riabilitarsi" dalla malattia e che questa possa essere a tutti gli effetti una forma particolarmente resistente? Glielo chiedo perchè quest'affermazione mi preoccupa un pò, dato che il mio curante afferma tra l'altro che sono diventato con il tempo un rapido ciclico. La ringrazio per l'attenzione, cordialmente.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Faccio solo riferimento al fatto che nella forma a cicli rapidi la persona è più "tutt'uno" col disturbo, visto che non ha periodi liberi. Nessun'altra implicazione.
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Gentile dott.Pacini,

Scusi se scrivo ancora, ma è per evitare di aprire un altro post, sono sicuro che potrà rispondermi. La domanda è semplice: il mio curante ha deciso di fare un decalage della quetiapina a rilascio prolungato dagli attuali 450mg a 300mg, a lei risulta, in base alla sua esperienza clinica o dagli studi sulla molecola, che tale dosaggio possa essere più "incisivo" sulla depressione bipolare o più in generale sull'aspetto depressivo, rispetto al dosaggio più alto di 450mg? Infine sarà normale i primi giorni avvertire un pò più di ansia e se si, dovrebbe comunque rientrare nel corso dei giorni? Cordialmente.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

L'incisività sugli aspetti depressivi aumenta con l'aumentare del rapporto norquetiapina/quetiapina, e questo aumenta con l'aumentare del dosaggio.

Quindi il ragionamento sulla gravità del quadro è una cosa, quello sull'effetto specifico sui sintomi depressivi è diverso.
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Utente
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Gentile dott.Pacini,

Le scrivo per aggiornarla un attimo sulla situazione. Abbiamo scalato la quetiapina a dosaggio di 300mg attualmente e ne ho tratto qualche beneficio. Tuttavia l'umore è pressocchè depresso, ne ho tratto comunque qualche giovamento in termini di sedazione e di sonnolenza, che adesso è diminuita. Abbiamo provato ad aggiungere un antidepressivo, ma mi attivava troppo, per cui la decisione del mio curante è stata quella di cominciare a scalare qualche farmaco per cercare di farmi ritrovare un pò di sprint nella vita di tutti i giorni. Attualmente assumo quetiapina 300mg, litio 750 mg, depakin 1250mg, gabapentin 2400mg, lamictal 100mg. Lo psichiatra vorrebbe iniziare un lento decalage, iniziando con il ridurre pochi milligrammi di un paio di farmaci, iniziando da depakin da portare a 1000mg e gabapentin da portare a 1600mg, quindi rispettivamente 250mg e 800mg in meno e mantenere stabili i restanti sia litio che lamictal e aspettare eventualmente per portare la quetiapina a 150mg. Lei ritiene che questo possa essere un giusto ragionamento, piuttosto che introdurre un antidepressivo che invece andrebbe a destabilizzare il quadro? Nella sua esperienza clinica riduzioni di questo genere, considerando anche che la mia terapia è abbastanza corposa, possano portare giovamento anche in termini umorali? Un'ultima cosa che poi è più una curiosità. La scorsa estate ero ben più attivo e con un umore decisamente migliore, anche le ore di sonno erano minori, eppure la terapia, in termini di dosaggi era ben più cospicua..Come si spiega questa cosa, cioè il fatto che adesso pur assumendo dosaggi minori degli stessi farmaci mi sento molto più giù di morale e sedato? La ringrazio come sempre per l'attenzione che mi dedica, cordialmente.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

ritengo che sia un giusto ragionamento.

La riduzione di una terapia antibipolare può associarsi a movimenti umorali di entrambi i tipi, per lo stesso motivo per cui con l'antidepressivo si può destabilizzare.
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Utente
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Gentile dott. Pacini, la ringrazio per la veloce ed esaustiva risposta, ma per la questione del dosaggio che assumevo in estate più corposo che però mi sedava di meno ed invece adesso con dosaggi minori sono più sedato, che mi dice?
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Se si trattava di un dosaggio maggiore ma di formulazione rp, torna.
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Utente
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Mi scusi dott. Pacini se insisto non intendevo il dosaggio del seroquel rp ma quello di tutti i farmaci che era molto maggiore di quello attuale eppure nel complesso ero meno sedato di ora che prendo dosaggi più bassi. E' una questione di accumulo dei farmaci nel tempo? Grazie ancora, cordialmente.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Come di accumulo ? Se adesso ne prende di meno che cosa si dovrebbe accumulare, se mai il contrario.
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Utente
Utente
Gentile dott. Pacini,

Perdoni veramente il disturbo, ma ho bisogno di una sua opinione. Il mio curante ieri a seguito di un colloquio telefonico, ha deciso si di fare una piccola diminuzione della cura, ma si aspetta da questa un miglioramento soprattutto rispetto ai sintomi "somatici" come ha riferito, cioè sulla dimensione delle ore di sonno, in termini di vigilanza, ecc..Mentre sarebbe più scettico invece sull'eventualità che questa piccola riduzione possa apportarmi benefici, quantomeno strettamente, sul piano umorale. Per cui abbiamo discusso, anche a fronte del fatto che ormai l'episodio depressivo dura da svariati mesi, della possibilità di introdurre un antidepressivo con la cautela però di mantenerlo al minimo dosaggio terapeutico e che possibilmente sia poco suscettibile di indurre switch ipo-maniacali o destabilizzazione in generale. Ha individuato nel bupropione la molecola ideale, perchè, a quanto mi ha detto, ha meno possibilità rispetto ad altre molecole di altre classi di indurre switch e destabilizzazione. Seguo comunque una terapia stabilizzante a base, per l'appunto come le dicevo nel precedente messaggio, di quetiapina depakin e litio, questi ultimi due entrambi nel range terapeutico, quindi a fronte di ciò il mio curante ha ritenuto possibile quest'introduzione. Secondo lei, mi rendo conto che è un pò una domanda da palla di cristallo e bisognerebbe vedere..ma lei ritiene che l'introduzione possa essere dannosa sul fronte della destabilizzazione? Ho visto il suo articolo sulla terapia della depressione bipolare ed in effetti il bupropione associato a stabilizzatore è incluso in prima linea nella possibile risoluzione, inoltre ricordo che lei in una conversazione precedente che avemmo sul sito riteneva un'alternativa plausibile quella di introdurre quest'antidepressivo proprio per la sua bassa possibilità di indurre ipomania o cicli rapidi..me lo conferma? Mi scusi ancora per l'ennesima domanda, ma quest'ultima modifica mi spaventa un pò, a differenza di tanti bipolari, soprattutto tipo II, non ho alcuna voglia di precipitare in ipomania..se non altro per quel che ne segue..Grazie ancora,cordialmente.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Il suo medico è a conoscenza della questione, quindi più di questo non ha senso che ci sia come presupposto rassicurante.
Il resto sono ragionamenti che potrebbero continuare all'infinito, ma sostanzialmente per capire bisogna provare una soluzione cautamente e poi verificare, e questo mi pare che il medico stia consigliando.
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