Afasia post ictus

Buongiorno e vi ringrazio sin da ora per i consigli che vorrete fornirmi.
Mia madre ,84 anni, il 15 agosto 2012 é stata colpita da ictus cerebrale ischemico a seguito del quale ha riportato emiplegia agli arti della parte destra e un''importante afasia. Dopo un mese e mezzo trascorso tra ospedale e lungodegenza per essere stabilizzata (durante i quali non ha avuto trattamenti riabilitativi se non un po' di fisioterapia) è attualmente ricoverata presso un centro specializzato per la riabilitazione. Ieri lo staff riabilitativo ci ha comunicato che tra un paio di settimane la dimetteranno in quanto, dopo una prima fase in cui ha raggiunto risultati soddisfacenti sul piano motorio (riesce a stare in piedi mediamente aiutata su appoggio fisso,migliorato il trasbordo dalla sedia al letto) e cognitivo, pare abbia avuto uno "stop". La parola invece è rimasta bloccata sulla sua unica sillaba ripetuta meccanicamente.Questo aspetto é quello che maggiormente mi preoccupa e allora vorrei chiedere:continuando con le terapie riabilitative potrà migliorare? ho il terrore del rientro a casa,non so come fare gestire la situazione senza riuscire a capire ciò di cui ha bisogno! E se dovesse star male, come farò a capire cosa si sente? Grazie dell'aiuto,sono disperata.
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Dr. Mirko Parabita Medico fisiatra 296 4 1
Egregia signora, il caso in questione risulta uno di quei casi riabilitativi che reputo "difficili", non in merito al caso clinico in sè, ma in relazione alle possibilità di recupero, inteso negli aspetti riabilitativi, in quanto il soggetto emiparetico destro con afasia presenta alcuni aspetti peculiari e molto diversi dal parimenti soggetto emiparetico sinistro (sempre secondario a ictus cerebri)
Per poter esprimere un parere sarebbe opportuno valutare con attenzione il caso di sua madre, al fine di valutare il tipo di afasia (anche se gli spunti da lei segnalati permettono già alcune considerazioni)
In breve, se la signora presenta una afasia definita "globale", ossia, oltre alla mancata capacità di espressione, concomita un deficit della comprensione, la prognosi non risulterebbe favorevole, in relazione alle possibilità di recupero. Al contrario potrebbe invece conservare capacità di comprensione, il che porterebbe ad altre e più favorevoli considerazioni
E' opportuno che ne parli con i Colleghi del Centro presso il quale si trova ricoverata, tenendo presente che esistono, comunque, diverse forme di trattamento riabilitativo, che permettono al paziente di proseguire lungo la strada fin qui tracciata (trattamento semiresidenziale, domiciliare, ambulatoriale, estensivo) e sottolineata nel P.R.I., cioè nel Progetto Riabilitativo Individuale che il Collega Fisiatra ha stilato per sua madre; non si senta "abbandonata" il vituperato S.S.N. italiano (per ora) è teso a sostenere le necessità del paziente (forse un pò meno quelle dei familiari)
Cordiali saluti
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dopo
Utente
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La ringrazio per l'interessamento.