Apatia e ipersensibilità al freddo

Buongiorno. Il problema riguarda mio figlio. Ha 20 anni, è alto 1,90, magro, longilineo. E' apatico: non si interessa di nulla. Aveva una grande passione: l'informatica. Ora che ha portato a termine il liceo ha preso quel corso di laurea ma non riesce a studiare, a concentrarsi. Comincia a pensare di non avere neppure il pallino dell'informatica. Non esce di casa, non ha amici, se non su internet. Evita di parlarmi, neppure in casa parla più di tanto.Non soffre di insonnia, è molto lento nei riflessi e ha un agire impacciato. Lo so: è un quadro pesante e lo è ancor più per me che sono un pedagogista. Non soffre (ancora) di depressione ma ha scarsissima autostima. Inoltre soffre molto il freddo: gira per la casa con un pesante giubbotto. Le ho provate tutte per smuovere questa apatia. Comincio a pensare che sia un problema endocrino. Il medico di famiglia mi ha prescritto solo una cura ricostituente. Ho richiesto le analisi per la tiroide ma non ho ancora i risultati. Cos'altro potrebbe essere?
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Gentile Signore,

il fatto che lei sia un pedagogista non significa che suo figlio non possa incontrare dei momenti di difficoltà, nè la mette al riparo da eventuali errori educativi.
Un conto è la vita profesisonale, una ltro la vita privata, che risente dell'esperienza familiare personale e di innumerevoli fattori emotivi anche non consapevoli.
Cerchi perciò di non colpevolizzarsi e di non sentirsi fallito come padre, ma di affrontare con maggiore lucidità la situazione.

Il suo senso di colpa/inadeguatezza la può portare a ipotizzare cause fisiche per un malessere che è sicuramente anche o solo psicologico.
E' infatti possibile che il ragazzo soffra di un disturbo depressivo, ipotesi avvalorata da una serie di dettagli che lei ci fornisce e che comunque deve essere confermata consultando direttamente uno psicologo, perchè non è possibile porre alcuna diagnosi a distanza.

Si può anche trattare di un periodo di momentanea difficoltà, che non di rado si manifesta nella vita dei ragazzi che passano dalle superiori all'università e si trovano a scoprire che non sanno ancora cosa vogliono per il proprio futuro.

Se affronterete adeguatamente quello che sta succedendo avrete buone chance di risolvere il problema: le suggerisco perciò di richiedere un consulto psicologico e di fornire al ragazzo questa possibilità presentandogliela come un'opportunità, e non come un gesto che volto a scaricare ad altri il problema.
Se rifiutasse di parlare con un mio collega cominci a chiedere lei un consulto per farsi aiutare a gestire diversamente la situazione.

Cordiali saluti,

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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Attivo dal 2009 al 2021
Ex utente
Gentile dottoressa, la ringrazio per la risposta. Abbiamo scartato l'ipotesi dello psicologo perchè mio figlio vive in un ambiente dove c'è molto dialogo e ha tutte le possibilità per sviluppare la propria personalità, se solo riuscisse a vincere questa apatia che non ha nessuna retrocausa psicologica. Abbiamo sempre fornito al ragazzo tutte le possibili attenzioni motivandolo costantemente alla propria realizzazione, senza alcun autoritarismo o imposizioni nascosta o palese. Il dialogo è sempre aperto. Non dico che non abbia nevrosi ma sono di quelle cojn cui si può convivere tranquillamente. Per questo stiamo pensando a problemi dell'organismo. Nel frattempo è arrivata la risposta delle analisi riguardanti la tiroide che riporto: FT3: 3,25 - FT4: 15,9 - TSH: 3,88. Sembrano nella norma, anche se TSH è ai limiti superiori.
Cordiali saluti
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Penso che il problema sia che lei si sente messo sotto giudizio come padre e come pedagogista e che questo le impedisca anche solo di prendere in considerazione l'idea che suo figlio abbia dei problemi psicologici.
Questa sua rigidità e chiusura fa male ad entrambi: a suo filgio che evita di parlarle e a lei che non sa più cosa fare per lui.

In realtà nemmeno se lei fosse uno psicologo psicoterapeuta potrebbe assicurarsi al 100% che suo figlio non abbia mai dei problemi, perchè un conto è la vita professionale e un altro conto è la vita privata.

Quello che lei racconta sul ragazzo fa pensare che possa essere depresso o in grave difficoltà:

"non riesce a studiare, a concentrarsi. Comincia a pensare di non avere neppure il pallino dell'informatica. Non esce di casa, non ha amici, se non su internet. Evita di parlarmi, neppure in casa parla più di tanto.Non soffre di insonnia, è molto lento nei riflessi e ha un agire impacciato".

Se lei si sentise riferire queste cose rispeto ad un altro ragazzo consiglierebbe subito di sentire uno psicologo, quindi questo deve valere anche per suo figlio.
Ci pensi.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
PS: vedo da consulti che ha richiesto in passato che il ragazzo ha sofferto di ansia e somatizzazioni piuttosto importanti, e che anche lei ha sofferto di disturbi d'ansia, e che i colleghi medici le hanno già suggerito di rivolgersi ad uno psicologo.
Non c'è e non ci deve essere nessuna vergogna nel chiedere aiuto, a questo punto anche per lei stesso.
Se lo farà il suo ragazzo gliene sarà grato e non le rinfaccerà un giorno di aver causato anche il suo malessere non facendosi aiutare, perchè questo è ciò che di solito succede in casi come il vostro.
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Attivo dal 2009 al 2021
Ex utente
Gentile dottoressa, le posso assicurare che quando a scuola suggerisco ad un ragazzo, o al genitore, di parlare con lo psicologo, non ritengo di star proponendo qualcosa di cui vergognarsi. Ed io non mi ritengo al di sopra di loro. Del resto, parlare è già un esorcizzare il problema. Detto questo, poichè la psicologia non è una scienza esatta (e nemmeno la psicanalisi), bisogna sempre sperare di imbattersi nella persona giusta, perchè anche gli psicologi possono far danni, come e più di un dottore in medicina. Conosco ottimi psicologi, consci del loro valore e dei loro limiti. Con i quali ho già parlato.
La ringrazio ancora per il suo intervento.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Hanno esaminato lei o il ragazzo?
Che parere hanno espresso?

E' indubbio che nessun professionista sia infallibile e che in tutte le categorie ci siano persone più capaci e altre meno capaci, ma a fronte di un disturbo d'ansia che la affligge da molti anni (alla luce di quanto ha detto in precedenza credo circa 14 o 15), e che ha tentato di fronteggiare da sè e prendendo al massimo dei farmaci senza (ovviamente) riuscirci, è necessario che prima o poi abbandoni l'idea di capirci qualcosa da solo e accetti di fidarsi di qualcuno.

Quello che non sta considerandoa sufficienza è che *capire* non significa *curare*, ma ne è solo il presupposto.

Solo una seconda persona può intervenire e curarne un'altra, nessuno può fare da sè perchè è impossibile ricoprire contemporaneamente il ruolo di paziente e quello di terapeuta quando parliamo di questioni psicologiche: sono troppe le zone cieche che una persona non può illuminare da sola e sono tante le evidenze che non risultano spontaneamente tali senza che un professionista aiuti a chiarirle, perchè per molti motivi si può non riuscire a cogliere ad es. i collegamenti fra il malessere attuale e la propria storia passata.

Come ha già sperimentato di persona gli psicofarmaci possono servire e non servire, e in ogni caso non sono una soluzione perchè non consentono di andare a fondo dei problemi e di individuarne le cause, ma solo di modularne le conseguenze.

Forse sta arrivando il momento di affrontare davvero i problemi che si trascina da lungo tempo, magari da quando era un bambino o un ragazzino.

Se conosce "ottimi psicologi" non passi da uno all'altro per raccogliere informazioni che non la porteranno a risolvere i suoi problemi, ma ne scelga uno e si lasci seguire da lui.
Ne avrete un sicuro beneficio tutti, sia lei sia i suoi familiari.