Anterolistesi e spondilosi marcata alla colonna vertebrale

Io ho 74 anni e sono diabetico con un quadro cardiocircolatorio compromesso sia a livello di arteria aorta, sia per una vena poplitea profonda alla gamba sinistra occlusa da un trombo ed ormai organizzata da anni ed anni. Ho da circa venti anni un ernia del disco aggravata da una anterolistesi e spondilosi marcata, con disallineamento delle vertebre(pensi, per farsi un'immagine, ai blocchi di una colonna greca o romana che, pur se sovrapposti, stanno tutti storti e sporgenti a destra ed a sinistra) e conseguente sofferenza dei fasci nervosi e del midollo. C'è poi l'osteofitosi, che ha formato protuberanze e deformato la geometria delle singole vertebre, ditalché non basterebbe riallinearle, anche con una sorta di "gabbia" metallica, ma andrebbero prima riscolpite per avere di nuovo una forma normale. D'altro canto, l'approccio chirurgico anteriore, cioè dal peritoneo, è impraticabile: anni fa mi operarono di ernia inguinale bilaterale e proprio in quella zona fu inserita una sorta di "rete" sintetica di contenimento dei visceri, poi integratasi con i tessuti e che non deve essere più toccata. Inoltre anni fa mi operarono anche agli acetaboli dell'anca e mi misero due protesi agli stessi acetaboli(protesi in titanio).
La mia domanda è la seguente c'è la possibilità perlomeno di un possibile intervento di piccola entità, atto solo a lenire i sintomi ed al recupero seppur parziale della funzionalità deambulatoria, anche se non risolutivo.
Le sarò grato per la risposta che mi darete.
In attesa di un Vostro cenno di riscontro vi invio i miei più sinceri e cordiali saluti.
Grazie.
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Dr. Vincenzo Della Corte Neurochirurgo 6.9k 243 2
La situazione anatomica da Lei descritta è inusuale ma non del tutto eccezionale.
Ritengo che Lei, nel richiedere notizie su un particolare trattamento, si riferisca alla tecnica mininvasiva al fine di decomprimere la/le radice/i su cui vari fattori esercitano il danno clinicamente da Lei lamentato.
Sicuramente bisognerà valutare le immagini rmn, possibilmente avere le x-grafie della colonna in flesso-estensione (ritengo, vista la Sua descrizione, che le vertebre abbiano acquisito un rapporto stabile/consolidato fra di loro) e visitarLa per valutare quale compressione agisca, maggiormente, e su quale radice.
L'eventuale trattamento, al minimo rischio, deve essere ben mirato e finalizzato a liberare la struttura nervosa incriminata.
La tecnica in parola credo sia, fra l'altro, particolarmente indicata in paz., come Lei, che presentato, di base, già svariate altre problematiche ed abbisognano di un intervento sì "leggero" ma anche sostanzialmente risolutivo.
Se ha piacere di documentarsi sulla tecnica mininvasiva legga, se crede, gli articoli che ho scritto, in proposito, sulla mia pagina blog.
Cordialità.

Dr. Della Corte: vincenzodellacortemi@libero.it
Case di Cura: "La Madonnina Milano-02/58395555
"Villa Mafalda" ROMA-06/86094294

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dopo
Utente
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Gentilissimo dottor Della Corte, innanzitutto buona sera a Lei e La ringrazio per la Sua solerzia nel rispondere alla mia domanda. Il diretto interessato all'intervento sarebbe mio zio paterno e gli dovrò riferire ciò che Lei mi ha consigliato da grande professionista quale è, dopodiché mio zio dovrà prendere una decisione per spostarsi, visto che lui abita a Roma e mi ha chiesto un consiglio di documentarmi sulla possibilità di effettuare un intervento di piccola entità, atto solo a lenire i sintomi ed al recupero parziale della funzionalità deambulatoria, anche se non risolutivo.
In attesa di un Suo cortese cenno di riscontro Le invio i miei più sinceri e cordiali saluti.
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Dr. Vincenzo Della Corte Neurochirurgo 6.9k 243 2
L'intervento di cui Le ho parlato può essere anche più che lenitivo.
Vari fattori, inevitabilmente, possono interferire sulla quantità di positività.
Auguri cordiali a Suo zio.
Cordialità.