Ernia disco lombare

Buongiorno, sono una ragazza di 24 anni.
In data 11/05/2017 mi è stata prescritta una RM rachide lombosacrale dopo che da aprile 2017 avevo lamentato forti dolori nella parte bassa della schiena e lungo la gamba (in particolare nella parte posteriore del polpaccio) destro.

L’esito della RM è il seguente: rachide in asse con conservazione della lordosi. Regolare l’altezza dei corpi vertebrali e l’allineamento dei muri vertebrali posteriori. Ridotto il segnale dei dischi del tratto compreso tra L3 e il sacro da disidratazione. Nei limiti l’ampiezza degli spazi discali. Al passaggio L4-L5 si evidenzia voluminosa ernia discale che protrude nel lume del canale spinale per circa 15mm con un diametro assiale di 21mm comprimendo il sacco durale e le relative radici nervose in particolar modo sul versante di destra. Il reperto tende a scrollare il legamento longitudinale posteriore e a scivolare lungo lo spigolo postero superiore di L5. Al passaggio L5-S1 si evidenzia discreta protusione discale ad ampio raggio in sede prevalentemente mediana con impronta sul sacco durale. I rimanenti dischi sono normo contenuti. In relazione a quanto descritto al passaggio L4-L5 si consiglia visita neurochirurgica.

il neurochirurgo ha sostenuto l’esigenza d un intervento chirurgico data la dimensione dell’ernia (a sua detta enorme) e dal momento che a sua detta sto perdendo forza nella gamba destra, con leggera perdita di sensibilità. In seguito a tale visita ha consigliato al medico curante la prescrizione di Deflax (6g – 1 al giorno), Nicetile (500g – 2 al giorno) e Tachidol (1-2 al giorno).
Successivamente il medico curante mi ha prescritto solamente Nicetile (500g – 2 al giorno) e Deltacortene prednisone (25mg – 1 al giorno). A sua detta (del medico curante) non nota una perdita di forza. Il medico curante invece sostiene di aspettare prima di un intervento e vedere se Nicetile e Deltacortene disidratando l’ernia possano bastare. Il medico curante non è propriamente d’accordo con l’intervento.
Il neurochirurgo preme per l’intervento e vuole già prenotare l’intervento stesso (che si svolgerebbe il 15/16 giugno 2017). Tuttavia non ha prescritto una nuova RM o esami in seguito alla prescrizione dei farmaci sopra indicati (Nicetile e Deltacortene).

Volevo quindi avere un parere (per quanto Vi sia possibile) se sostenere o meno tale intervento, in particolare se con la fisioterapia non si possa proprio risolvere. Il neurochirurgo ha escluso che possa sistemarsi anche minimamente. Tuttavia, ho solo 24 anni, il neurochirurgo ha detto di aver visto solo 4ernie così enormi nella sua carriera e mai in una paziente della mia etá. Io sono preoccupata per il decorso post operatorio e soprattutto perché sebbene sia un intervento di routine per un neurochirurgo, per me almeno non lo è, è un intervento abbastanza invasivo.

Vi ringrazio anticipatamente.
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Dr. Vincenzo Della Corte Neurochirurgo 6.9k 243 2
La mia sensazione, a distanza, è che il Neurochirurgo abbia ragione non solo per i danni in atto, ma anche per quelli che potrebbero insorgere in aggiunta.
La terapia prescritta non serve a far riassorbire la protrusione in atto, nè il trattamento fisioterapico.
Il dolore è da intendersi come un campanello d'allarme; lenirlo non mette a tacere i motivi che hanno scatenato l'allarme (è un po' come mettere la testa sotto la sabbia) che continuano nella loro opera demolitiva e, quando non sara' più posibile continuare con la terapia sintomatica soggettiva/conservativa, anche il dolore si ripresenterà a meno che, nel frattempo, non si si sarà completamente lesa la radice nervosa.

Per quanto concerne la invasività del trattamento chirurgico, esistono oggi (a dire il vero da alcuni decenni) tecniche mininvasive, eseguite in video-assistite (tipo come oerare un ligamento del ginocchio) ed anestesia locale che sono in grado di fugare le Sue "fisiologiche" paure dell'operazione.
Per tranquillizzarLa, La invito a leggere gli articoli che ho pubblicato nella mia pagina blog sull'argomento.
Si assicuri che, eventualmente, il Collega già interpellato esegua quella tecnica mininvasiva ed anestesia locale.
Dia pure ulteriori notizie.
Cordialità.

Dr. Della Corte: vincenzodellacortemi@libero.it
Case di Cura: "La Madonnina Milano-02/58395555
"Villa Mafalda" ROMA-06/86094294

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dopo
Utente
Utente
Innanzitutto La ringrazio per la Sua risposta. Il neurochirurgo vuole operare con una (micro) incisione di 2-3 cm in anestesia generale/totale. Il tempo del decorso è da valutare in base alla formazione di possibili aderenze (il medico stesso ha parlato di 4gg se si tratta di rimuovere solamente l'ernia a 8gg se si verificassero delle aderenze).
L'intervento, è fissato per metá giugno. L'urgenza dell'intervento è sia in parte per la mia condizione, sia perché io stessa ho manifestato (sia al medico curante che al neurochirurgo) la necessità di essere in buona salute per settembre, visto che vorrei continuare i miei studi universitari e pertanto ho necessità di potermi muovere liberamente.

La mia preoccupazione/ansia è sí per l'intervento in sè (nel mio caso il primo e unico intervento), ma soprattutto per il post operatorio. Non solamente per il recupero fisico, ma per il futuro. In particolare per il fatto che a 24, 25, 26 ecc anni dovrò già preoccuparmi di fare più attenzione nello svolgere alcune attività, in modo tale da poter prevenire future ernie discali vista la mia predisposizione. Per il futuro ad esempio mi è stato sconsigliato di svolgere attività di sollevamento pesi in palestra, seppur minimi. Certamente sono problemi secondari e di minor conto rispetto alla preoccupazione attuale pre-operazione. Tuttavia sono comunque indicazioni che io stessa sento come limitazioni in ciò che posso e potrò fare e che in quanto tale mi fanno anche un pó innervosire
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Dr. Vincenzo Della Corte Neurochirurgo 6.9k 243 2
Ha letto gli articoli, sulla mia pagina blog, a proposito della tecnica mininvasiva? Li legga e, quindi, ritorni pure in argomento (c'è una sostanziale differenza fra la tecnica MICROchirurgica, che è a cielo aperto, in anestesia generale e con l'uso del MICROscopio operatore e la tecnica mininvasiva video-assistita, quindi a cielo chiuso, ed in anestesia locale con sedazione).
Le possibilità di nuove aderenze, con la mininvasiva, sono praticamente nulle ed il decorso post-operatorio è decisamente più veloce e completo.
Se ha piacere dia pure ulteriori informazioni.
Cordialità.
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dopo
Utente
Utente
Gentile Dottore,

torno nel topic per chiederLe un ulteriore parere. Sottoponendomi all'operazione e in seguito al recupero post operatorio, vista la mia condizione dovrò escludere (in futuro) la possibilità di affrontare una gravidanza? Considerando inoltre il fatto che potrei avere una gravidanza gemellare.
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Dr. Vincenzo Della Corte Neurochirurgo 6.9k 243 2
No, non vedo perchè non possa diventare mamma; e ciò con qualunque tecnica (la mia sensazione è che Lei non abbia letto i miei articoli: avrebbe appreso che, con la tecnica mininvasiva, non si sarebbe proprio prosto nemmeno il problema delle aderenze).
Ho piacere che Lei riferisca sulle Sue impressioni ed, eventualmente, sulle differenze fra le due metodologie prospettate.
Cordialità.