Ernia discale L4-L5: terapie contrastanti

Salve,
scrivo perchè mi trovo in una situazione - magari comune - ma che non so affrontare. A seguito di forti dolori alla schiena e successiva sciatalgia sinistra, nel mese di Maggio 2018 una risonanza magnetica ha evidenziato

"...Al passaggio L4-L5: disco disidratato e assottigliato con ernia mediana-paramediana sinistra, responsabile di discreta impronta sul sacco durale e sulla radice sinistra di L5. Coesiste riduzione del canale vertebrale su base congenita e degenerativa. Al passaggio L5-S1: disco disisdratato con protusione circonferenziale che occupa il tessuto adiposo epidurale anteriore ed impegna lievemente entrambi i forami di coniugazione..."

Con questi risultati ho iniziato (dietro consiglio del Medico Ortopedico) una terapia a base di cortisone e FANS di dieci giorni, associata all'uso di un bustino lombare steccato da indossare a lavoro; quindi mi sono recata dal Medico Fisiatra il quale ha continuato a riscontrare gli stessi sintomi (passato un mese dalla terapia a base di cortisone). Il suo suggerimento è stato iniziare la fisioterapia, nel frattempo eseguire una elettromiografia e consultare il Neurochirurgo. Al momento del consulto con il Neurochirurgo (Agosto 2018) il dolore da sciatalgia era notevolmente diminuito rispetto alla fase acuta (circa Aprile 2018), ma persisteva "...Lasegue positiva a 30° bilaterale...". Il suo consiglio è stato proseguire la fisioterapia e indossare il bustino lombare anche durante la giornata e per lunghe passeggiate. Con nota "da risentire se non migliora"

Il mio problema sorge adesso (Settembre 2018), quando ho consultato un secondo Neurochirugo: riscontrata ancora la sciatalgia sinistra, ha definito la mia ernia "molto grossa" e da operare quanto prima, in quanto a questo stadio la Fisioterapia e l'uso del bustino sarebbero solo soluzioni temporanee (sono già a 12 sedute di terapia manuale osteopatica). Qual è quindi il metro di misura che separa un'ernia da operare da una da trattare con farmaci e fisioterapia? Ha senso richiedere un terzo parere?

Grazie.
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Dr. Vincenzo Della Corte Neurochirurgo 6.9k 243 2
Lo sta già richiedendo.
Bisogna vedere se ha solo una sindrome irritativa (e quanto dolore vi è associato); se vi sono deficit motori e/o sensitivi; da quanto tempo dura il disturbo e, in passato, se vi è stato un disturbo sovrapponibile...
Utile la visura delle immagini.
Dall'insieme di quanto detto, si dà un giudizio definitivo.

La mia sensazione, a distanza, è che un'indicazione al trattamento chirurgico vi sia.
In questo caso, opterei decisamente per una tecnica mininvasiva ed in anestesia locale con blanda sedazione (La invito a leggere, nella mia pagina di questo stesso sito, gli articoli che ho scritto sull'argomento.
Se ha piacere, dia pure ulteriori notizie.
Cordialità.

Dr. Della Corte: vincenzodellacortemi@libero.it
Case di Cura: "La Madonnina Milano-02/58395555
"Villa Mafalda" ROMA-06/86094294

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dopo
Utente
Utente
Gent.mo Dott. Della Corte,

grazie per la sua chiara risposta. Ho letto il suo articolo e mi ha illuminata sul possibile motivo dei due diversi approcci da parte dei neurochirurghi: è probabile che la differenza tra i due sia legata al fatto che - nonostante il dolore e l'infiammazione - finora non mi è stata riconosciuta diminuzione di forza né segni di sofferenza radicolare da elettromiografia.
La possibilità di un intervento mininvasivo mi sembra davvero calzante per tutti gli altri miei sintomi.
La ringrazio ancora moltissimo!
Saluti
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Dr. Vincenzo Della Corte Neurochirurgo 6.9k 243 2
Grazie a Lei e dia pure notizie.
Cordialmente.