Recidiva ernia l4-l5 con sacralizzazione l5-s1
Buongiorno Dottori,
Mi rivolgo a voi per chiedere un parere medico sul mio caso.
Premetto che ho 28 anni e sono stato operato 10 anni fa con microdiscectomia in quanto ebbi una protusione che poi si trasformò in ernia espulsa a livello delle lombari 4 e 5.
Ecco il mio quadro clinico fin dalla nascita:
- setto nasale deviato
- atteggiamento scoliotico
- riduzione della lordosi
- disalinneamento dell’anca
- muscoli femorali accorciati
- bruxismo
- malocclusione dentale
- lieve atteggiamento scoliotico
- sacralizzazione l5-s1
- 10 anni di pallacanestro
Stetti bene, con un netto miglioramento, dato probabilmente dalla giovane età che giocava a favore della guarigione, ma da 2 anni a questa parte ho iniziato ad avvertire dolori che mi portavano di nuovo a pensare di avere per la seconda volta un’ernia; dolori al polpaccio, al collo del piede , alla pianta del piede, episodi di parestesia al piede e forti dolori alle natiche e ai musocoli sacro iliaci.
Feci una risonanza e mi diagnosticarono una recidiva, come già sospettavo, alle stesse due lombari 4-5.
Visita neurochirurgica e 10 sedute di ozonoterapia che mi portarono un beneficio di circa un mese, per poi riprendere.
Mi rivolgo adesso a voi per cercare di capire che strada dovrei prendere.
Vi ringrazio enormemente.
Lorenzo
Mi rivolgo a voi per chiedere un parere medico sul mio caso.
Premetto che ho 28 anni e sono stato operato 10 anni fa con microdiscectomia in quanto ebbi una protusione che poi si trasformò in ernia espulsa a livello delle lombari 4 e 5.
Ecco il mio quadro clinico fin dalla nascita:
- setto nasale deviato
- atteggiamento scoliotico
- riduzione della lordosi
- disalinneamento dell’anca
- muscoli femorali accorciati
- bruxismo
- malocclusione dentale
- lieve atteggiamento scoliotico
- sacralizzazione l5-s1
- 10 anni di pallacanestro
Stetti bene, con un netto miglioramento, dato probabilmente dalla giovane età che giocava a favore della guarigione, ma da 2 anni a questa parte ho iniziato ad avvertire dolori che mi portavano di nuovo a pensare di avere per la seconda volta un’ernia; dolori al polpaccio, al collo del piede , alla pianta del piede, episodi di parestesia al piede e forti dolori alle natiche e ai musocoli sacro iliaci.
Feci una risonanza e mi diagnosticarono una recidiva, come già sospettavo, alle stesse due lombari 4-5.
Visita neurochirurgica e 10 sedute di ozonoterapia che mi portarono un beneficio di circa un mese, per poi riprendere.
Mi rivolgo adesso a voi per cercare di capire che strada dovrei prendere.
Vi ringrazio enormemente.
Lorenzo
[#1]
Egregio Paziente,
la recidiva che lei segnala è necessario che sia ben valutata sia dal punto di vista clinico che della Risonanza che ha effettuato. A corollario, può essere indicato eseguire anche una elettromiografia per considerare l'effettiva azione compressiva esercitata dalla recidiva dell'ernia. Solo dopo aver espletato questo iter si potrà dare un appropriato indirizzo. Fra i Medici di questo portale ve sono taluni nella sua città di residenza cui potrebbe direttamente rivolgersi.
Cordialmente
la recidiva che lei segnala è necessario che sia ben valutata sia dal punto di vista clinico che della Risonanza che ha effettuato. A corollario, può essere indicato eseguire anche una elettromiografia per considerare l'effettiva azione compressiva esercitata dalla recidiva dell'ernia. Solo dopo aver espletato questo iter si potrà dare un appropriato indirizzo. Fra i Medici di questo portale ve sono taluni nella sua città di residenza cui potrebbe direttamente rivolgersi.
Cordialmente
Dott. Mauro Colangelo, Neurochirurgo/Neurologo
maurocolang@gmail.com
www.colangeloneurologo.it
[#2]
Egr. signore,
purtroppo una recidiva di ernia discale è possibile anche a distanza di anni nonostante l'intervento sia stato attuato a regola d'arte. Io ne ho operate alcune ricomparse a distanza di 20
Al di là del tempo trascorso è ncessario valutare, come giustamente suggerisce l'illustre collega che mi ha preceduto, dal punto di vista clinico l'indicazione a una opportuna terapia che, presumo molto verosimilmente dovrà essere chirurgica.
Ovviamente la decisione finale spetta allo specialista neurochirurgo cui vorrà rivolgersi.
Disponibile per eventuali ulteriori chiarimenti, invio cordiali saluti
purtroppo una recidiva di ernia discale è possibile anche a distanza di anni nonostante l'intervento sia stato attuato a regola d'arte. Io ne ho operate alcune ricomparse a distanza di 20
Al di là del tempo trascorso è ncessario valutare, come giustamente suggerisce l'illustre collega che mi ha preceduto, dal punto di vista clinico l'indicazione a una opportuna terapia che, presumo molto verosimilmente dovrà essere chirurgica.
Ovviamente la decisione finale spetta allo specialista neurochirurgo cui vorrà rivolgersi.
Disponibile per eventuali ulteriori chiarimenti, invio cordiali saluti
[#3]
Utente
Grazie dottori per le vostre celeri risposte. Al dottor Colangelo vorrei chiedere se oltre all’EMG è necessario anche l’ENG.
Mi rivolgo al dott Migliaccio, in merito a ciò che ha detto riguardo ad una molto probabile soluzione di tipo chirurgica .
Secondo Lei prima di farmi operare potrei provare altre alternative , come ad esempio il Discogel o sedute di Pancafit o il metodo Mezieres o lo Yoga o cmq tutto ciò che mira a trovare un equilibrio posturale( che non ho, come sopra citato ho una serie di compensazioni muscolari che portano a sovraccaricare sulle due ultime lombari ) così da evitare tra x anni di dovermi trovare nella stessa situazione? Sbaglio a pensare che andare sotto i ferri sia come buttare le mele che via via diventano nere , a contatto con l’unica e sola mela marcia, piuttosto che buttare quest’ultima?
Grazie in anticipo.
Mi rivolgo al dott Migliaccio, in merito a ciò che ha detto riguardo ad una molto probabile soluzione di tipo chirurgica .
Secondo Lei prima di farmi operare potrei provare altre alternative , come ad esempio il Discogel o sedute di Pancafit o il metodo Mezieres o lo Yoga o cmq tutto ciò che mira a trovare un equilibrio posturale( che non ho, come sopra citato ho una serie di compensazioni muscolari che portano a sovraccaricare sulle due ultime lombari ) così da evitare tra x anni di dovermi trovare nella stessa situazione? Sbaglio a pensare che andare sotto i ferri sia come buttare le mele che via via diventano nere , a contatto con l’unica e sola mela marcia, piuttosto che buttare quest’ultima?
Grazie in anticipo.
[#4]
Mi pare che Lei abbia avuto un soddisfacente e duraturo beneficio dall'intervento di 10 anni fa, quindi ripresentandosi una recidiva con segni di sofferenza radicolare (dolori al polpaccio, al collo del piede , alla pianta del piede, episodi di parestesia al piede e forti dolori alle natiche e ai muscoli sacro iliaci) non comprendo i Suoi timori.
Le soluzioni conservative da Lei indicate sono metodiche fisioterapiche che possono giovare, ma non rimuovono la causa che determina i sintomi.
Il discogel comunque è una metodica chirurgica che non sostituisce la discectomia tradizionale (tecnica microchirurgica) ha qualche indicazione che dipende dalla morfologia del disco, il rapporto con le strutture nervose ecc.
Per questo è necessaria una valutazione diretta sia delle immagini che dei sintomi del paziente.
Non per spaventarLa, ma per doverosa informazione La invito a leggere l'articolo di cui al link seguente
https://www.medicitalia.it/blog/neurochirurgia/7649-ernia-del-disco-lombosacrale-e-impotenza-sessuale.html
Disponibile per eventuali ulteriori chiarimenti, invio cordiali saluti
Le soluzioni conservative da Lei indicate sono metodiche fisioterapiche che possono giovare, ma non rimuovono la causa che determina i sintomi.
Il discogel comunque è una metodica chirurgica che non sostituisce la discectomia tradizionale (tecnica microchirurgica) ha qualche indicazione che dipende dalla morfologia del disco, il rapporto con le strutture nervose ecc.
Per questo è necessaria una valutazione diretta sia delle immagini che dei sintomi del paziente.
Non per spaventarLa, ma per doverosa informazione La invito a leggere l'articolo di cui al link seguente
https://www.medicitalia.it/blog/neurochirurgia/7649-ernia-del-disco-lombosacrale-e-impotenza-sessuale.html
Disponibile per eventuali ulteriori chiarimenti, invio cordiali saluti
[#5]
Utente
Grazie Dott. Migliaccio, adesso si tratta solo di decidere se operarmi oppure far sì che col tempo si asciughi e diventi più piccola , come afferma il Dott. Francesco Di Meco, neurochirurgo dell’Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano, come articolo che segue:
L’ernia del disco? Nella stragrande maggioranza dei casi è destinata a passare da sola, senza bisogno di nulla, men che meno di un intervento , assicura Francesco Di Meco (puoi chiedergli un consulto), neurochirurgo all’Istituto neurologico Carlo Besta di Milano e assistant professor alla Johns Hopkins medical school di Baltimora. E invece, spesso, la tendenza è quella a operare subito, appena l’ernia viene scoperta .
Eppure, basterebbe solo aspettare un po’ di tempo, con pazienza, cercando di attenuare il mal di schiena ed eventuali altri problemi, come la difficoltà a contrarre certi muscoli, con i farmaci e la fisioterapia.
In genere, se il paziente non si sottopone a stress fisici particolari, gli effetti dell’ernia si riducono spontaneamente o scompaiono , continua Di Meco. Come mai? Perché la struttura fibrocartilaginea del disco intervertebrale che si rompe e fuoriesce, comprimendo i fasci nervosi e provocando il dolore, tende a disidratarsi e a deteriorarsi con il tempo, diventando sempre più piccolo e creando quindi meno problemi .
Anche l’edema, cioè il gonfiore, che sempre si forma nella zona interessata dall’ernia, si riassorbe.
Insomma, l’intervento chirurgico va considerato come l’ultima spiaggia. È necessario solo nel 15% dei casi, quando i dolori sono persistenti e impossibili da domare con i farmaci e quando l’ernia provoca menomazioni serie ed evidenti. Per esempio, se il paziente non riesce più a flettere un piede o se compaiono paralisi (ma si tratta in verità di situazioni poco frequenti).
Fra l’altro bisogna considerare che la rimozione chirurgica dell’ernia, come tutti gli altri interventi, è accompagnata da possibili complicazioni, pur essendo ormai diventata sicura se eseguita da mani esperte (in particolare quelle di chi usa la microchirurgia al microscopio). E non bisogna dimenticare che, in circa il 5-7% dei casi, l’operazione non protegge da eventuali recidive. In altre parole, l’ernia del disco si può ripresentare a distanza di mesi o di anni
Finisco col chiederLe, Dott. Migliaccio, un parere su questo articolo, così da togliermi ogni dubbio.
La ringrazio molto.
Saluti, Lorenzo
L’ernia del disco? Nella stragrande maggioranza dei casi è destinata a passare da sola, senza bisogno di nulla, men che meno di un intervento , assicura Francesco Di Meco (puoi chiedergli un consulto), neurochirurgo all’Istituto neurologico Carlo Besta di Milano e assistant professor alla Johns Hopkins medical school di Baltimora. E invece, spesso, la tendenza è quella a operare subito, appena l’ernia viene scoperta .
Eppure, basterebbe solo aspettare un po’ di tempo, con pazienza, cercando di attenuare il mal di schiena ed eventuali altri problemi, come la difficoltà a contrarre certi muscoli, con i farmaci e la fisioterapia.
In genere, se il paziente non si sottopone a stress fisici particolari, gli effetti dell’ernia si riducono spontaneamente o scompaiono , continua Di Meco. Come mai? Perché la struttura fibrocartilaginea del disco intervertebrale che si rompe e fuoriesce, comprimendo i fasci nervosi e provocando il dolore, tende a disidratarsi e a deteriorarsi con il tempo, diventando sempre più piccolo e creando quindi meno problemi .
Anche l’edema, cioè il gonfiore, che sempre si forma nella zona interessata dall’ernia, si riassorbe.
Insomma, l’intervento chirurgico va considerato come l’ultima spiaggia. È necessario solo nel 15% dei casi, quando i dolori sono persistenti e impossibili da domare con i farmaci e quando l’ernia provoca menomazioni serie ed evidenti. Per esempio, se il paziente non riesce più a flettere un piede o se compaiono paralisi (ma si tratta in verità di situazioni poco frequenti).
Fra l’altro bisogna considerare che la rimozione chirurgica dell’ernia, come tutti gli altri interventi, è accompagnata da possibili complicazioni, pur essendo ormai diventata sicura se eseguita da mani esperte (in particolare quelle di chi usa la microchirurgia al microscopio). E non bisogna dimenticare che, in circa il 5-7% dei casi, l’operazione non protegge da eventuali recidive. In altre parole, l’ernia del disco si può ripresentare a distanza di mesi o di anni
Finisco col chiederLe, Dott. Migliaccio, un parere su questo articolo, così da togliermi ogni dubbio.
La ringrazio molto.
Saluti, Lorenzo
[#6]
Egr. signor Lorenzo,
conosco molto bene il dr. Di Meco che, già molti anni or sono, ha lavorato con me per un certo periodo.
Conosco la sua professionalità e la sua competenza, ma non sono d'accordo su quanto afferma a proposito della chirurgia dell'ernia discale.
In linea del tutto teorica ( e spesso anche pratica) è pur vero che il tessuto discale erniato (ovvero fuoriuscito dalla propria sede e che va ha irritare o comprimere strutture nervose importanti) col tempo può ridurre, diciamo così, la sua forza sulle radici nervose, ma ciò non è predeterminabile nel tempo.
Ne consegue che in tale lasso di tempo la compressione può danneggiare irreversibilmente le strutture nervose con gravi danni funzionali.
E certamente non si deve attendere che compaiano menomazioni (che sono sempre serie), per intervenire con la microdiscectomia perché il più delle volte i deficit instaurati risultano irreversibili.
Il dr. Di Meco dovrebbe ricordare che anche gli aneurismi cerebrali, pur dopo aver sanguinato, se non operati entro le 48-72 ore, dopo 6-8 mesi non risanguineranno più.
Ma nessuno, al giorno d'oggi, proporrebbe al paziente di attendere 6 mesi.
Infatti in tutto il mondo la chirurgia degli aneurismi è precoce in quanto si è visto che la chirurgia dilazionata (come era d'uso 50 anni fa) aveva una alta mortalità che oggi è pressoché ridotta a zero.
In sintesi per porre indicazione all'intervento di discectomia vanno valutati diversi parametri morfologici e clinici sul rischio di complicanze.
La FKT è spesso utile, ma dipende dalle caratteristiche dell'ernia e come si presenta clinicamente.
Infine, per quanto riguarda le recidive, dissento ancora una volta dall' illustre collega e amico.Non è del tutto esatto parlare di "recidiva" dell'ernia in quanto nessun tessuto (ad eccezione dei tumori) si riforma, per cui sarebbe bene definire la recidiva come recidiva della sintomatologia, dovuta alla fuoriuscita di residui discali che, pur im mani molto esperte, non possono tecnicamente essere rimossi completamente.
E' comunque una percentuale molto bassa che non giustifica il timore dell'intervento e che è comunque inferiore al rischio più alto di danni se l'ernia (di cui c'è indicazione a operarla) non viene rimossa.
Non so se Le ho tolto ogni dubbio. Spero di non avergliene creati di ulteriori.
Una buona giornata
conosco molto bene il dr. Di Meco che, già molti anni or sono, ha lavorato con me per un certo periodo.
Conosco la sua professionalità e la sua competenza, ma non sono d'accordo su quanto afferma a proposito della chirurgia dell'ernia discale.
In linea del tutto teorica ( e spesso anche pratica) è pur vero che il tessuto discale erniato (ovvero fuoriuscito dalla propria sede e che va ha irritare o comprimere strutture nervose importanti) col tempo può ridurre, diciamo così, la sua forza sulle radici nervose, ma ciò non è predeterminabile nel tempo.
Ne consegue che in tale lasso di tempo la compressione può danneggiare irreversibilmente le strutture nervose con gravi danni funzionali.
E certamente non si deve attendere che compaiano menomazioni (che sono sempre serie), per intervenire con la microdiscectomia perché il più delle volte i deficit instaurati risultano irreversibili.
Il dr. Di Meco dovrebbe ricordare che anche gli aneurismi cerebrali, pur dopo aver sanguinato, se non operati entro le 48-72 ore, dopo 6-8 mesi non risanguineranno più.
Ma nessuno, al giorno d'oggi, proporrebbe al paziente di attendere 6 mesi.
Infatti in tutto il mondo la chirurgia degli aneurismi è precoce in quanto si è visto che la chirurgia dilazionata (come era d'uso 50 anni fa) aveva una alta mortalità che oggi è pressoché ridotta a zero.
In sintesi per porre indicazione all'intervento di discectomia vanno valutati diversi parametri morfologici e clinici sul rischio di complicanze.
La FKT è spesso utile, ma dipende dalle caratteristiche dell'ernia e come si presenta clinicamente.
Infine, per quanto riguarda le recidive, dissento ancora una volta dall' illustre collega e amico.Non è del tutto esatto parlare di "recidiva" dell'ernia in quanto nessun tessuto (ad eccezione dei tumori) si riforma, per cui sarebbe bene definire la recidiva come recidiva della sintomatologia, dovuta alla fuoriuscita di residui discali che, pur im mani molto esperte, non possono tecnicamente essere rimossi completamente.
E' comunque una percentuale molto bassa che non giustifica il timore dell'intervento e che è comunque inferiore al rischio più alto di danni se l'ernia (di cui c'è indicazione a operarla) non viene rimossa.
Non so se Le ho tolto ogni dubbio. Spero di non avergliene creati di ulteriori.
Una buona giornata
[#7]
Utente
Dott. Migliaccio,
La Sua risposta è stata chiara ed esaustiva.
Ho una domanda da farLe: oltre all’Emg sono necessari anche Eng e lastra dinamica?
I miei dubbi sono in merito alla classica microdiscectomia, che mi porta a pensare che una volta rimosso il nucleo erniato, poi il disco risulterebbe più piatto e con gli anni a venire le due lombari andrebbero a sfregare creando artrosi precoce.
Un altro dubbio è la stabilizzazione che se da un lato eviterebbe l’accadere del problema sopra citato ne andrebbe a creare un altro: una possibile ernia alle vertebre soprastanti. Mobilizzando l4 ed l5 tutto il carico lo dovrebbe supportare il nucleo tra l3 ed l4, conseguendo quindi ad una seconda ernia.
Ci sarebbe infine un’altra soluzione, la protesi del disco, ma non ho abbastanza informazioni in merito e vorrei quindi affidarmi alla Sua conoscenza.
Spero mi possa aiutare a fare la scelta giusta.
Cordiali Saluti
La Sua risposta è stata chiara ed esaustiva.
Ho una domanda da farLe: oltre all’Emg sono necessari anche Eng e lastra dinamica?
I miei dubbi sono in merito alla classica microdiscectomia, che mi porta a pensare che una volta rimosso il nucleo erniato, poi il disco risulterebbe più piatto e con gli anni a venire le due lombari andrebbero a sfregare creando artrosi precoce.
Un altro dubbio è la stabilizzazione che se da un lato eviterebbe l’accadere del problema sopra citato ne andrebbe a creare un altro: una possibile ernia alle vertebre soprastanti. Mobilizzando l4 ed l5 tutto il carico lo dovrebbe supportare il nucleo tra l3 ed l4, conseguendo quindi ad una seconda ernia.
Ci sarebbe infine un’altra soluzione, la protesi del disco, ma non ho abbastanza informazioni in merito e vorrei quindi affidarmi alla Sua conoscenza.
Spero mi possa aiutare a fare la scelta giusta.
Cordiali Saluti
[#8]
Egr. signor Lorenzo,
ogni caso clinico deve essere considerato un caso a parte e non si deve mai generalizzare.
Nella chirurgia vertebrale (come anche in altri distretti e patologie) si devono valutare rischi e benefici sia nell'operare che nel non operare, come anche valutare quale tecnica chirurgica attuare per il singolo caso.
Nel Suo caso, in assenza di una valutazione diretta e oggettiva, a distanza non è possibile dare indicazioni.
Le posso dire, genericamente, che non sempre è necessaria la stabilizzazione e/o l'innesto della protesi discale
Per quanto riguarda l'EMG, essa può essere necessaria, ma non impedisce, se fosse negativa, di attuare l'intervento se la clinica lo imponesse.
I radiogrammi dinamici sono utili per escludere una significativa instabilità dovuta per es. a una olistesi (scivolamento di una vertebra sull'altra) per la cui correzione chirurgica è importante valutare il grado.
Gli scenari di complicanze a seguito della discectomia che Lei intravede, sono possibili, ma non frequenti e qui ritorna il discorso del rischio/beneficio.
Rimanendo disponibile per eventuali ulteriori chiarimenti, invio cordiali saluti
ogni caso clinico deve essere considerato un caso a parte e non si deve mai generalizzare.
Nella chirurgia vertebrale (come anche in altri distretti e patologie) si devono valutare rischi e benefici sia nell'operare che nel non operare, come anche valutare quale tecnica chirurgica attuare per il singolo caso.
Nel Suo caso, in assenza di una valutazione diretta e oggettiva, a distanza non è possibile dare indicazioni.
Le posso dire, genericamente, che non sempre è necessaria la stabilizzazione e/o l'innesto della protesi discale
Per quanto riguarda l'EMG, essa può essere necessaria, ma non impedisce, se fosse negativa, di attuare l'intervento se la clinica lo imponesse.
I radiogrammi dinamici sono utili per escludere una significativa instabilità dovuta per es. a una olistesi (scivolamento di una vertebra sull'altra) per la cui correzione chirurgica è importante valutare il grado.
Gli scenari di complicanze a seguito della discectomia che Lei intravede, sono possibili, ma non frequenti e qui ritorna il discorso del rischio/beneficio.
Rimanendo disponibile per eventuali ulteriori chiarimenti, invio cordiali saluti
Questo consulto ha ricevuto 10 risposte e 2.5k visite dal 14/01/2019.
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