Endoscopia cervicale per ernia cervicale

Salve,

da circa 4 anni mi hanno diagnosticato un ernia cervicale espulsa C5-C6 a seguito di una risonanza che ho effettuato a causa di forte dolore a collo, schiena e braccio sinistro.
Dopo alcune sedute di ozonoterapia il dolore è passato.
Dopo 3 anni il dolore è tornato e dopo aver fatto ozonoterapia e un paio di iniezioni ecoguidate di cortisone il dolore è passato di nuovo.
Oggi però mi ritrovo ad avere un po di debolezza al braccio sinistro e soprattutto quando sforzo braccio, spalla e collo mi si infiamma la parte sinistra e questo mi ricausa i dolori sopraddetti.
Mi piacerebbe riuscire di nuovo ad effettuare alcune attività anche di tipo leggere visto che ho 34anni.


Mi hanno proposto la microdiscectomia del disco con cage.
Ma da quello che leggo potrebbe causare molte problematiche e non risolvere i problemi.

Altra alternativa che mi hanno consigliato è la chirurgia mininvasiva endoscopica.
Leggo che ha molti meno effetti indesiderati ma ho un dubbio, c'è il rischio che eliminando parte del disco possa poi avvertire problematiche di disco compresso, non essendoci più parte del cuscinetto (disco) le vertebre potrebbero non essere ammortizzate?


Grazie mille
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Dr. Pier Francesco Eugeni Neurochirurgo 160 8
In un caso di cervicobrachialgia (come può essere definito un quadro clinico come quello che lei descrive) per il quale clinicamente sia giustificato l'atteggiamento chirurgico, la discectomia per accesso anteriore con artrodesi intersomatica costituisce per il momento la tecnica di riferimento (intendendo con questa espressione che è la tecnica teoricamente migliore).
Tutte le problematiche connesse alla procedura e le possibili conseguenze o complicanze sono solo in parte comprese tra quelle delle quali lei parla.
Qualunque cura prevede che ci possano essere degli insuccessi o delle complicanze e a questo, per il momento e per chissà quanto tempo ancora, non c'è nulla da fare.
Perciò, non per il fatto che una determinata tecnica ha il rischio di complicanze quella tecnica non deve essere utilizzata. Se così fosse ... non sarebbe possibile curare gli ammalati.
Il bilancio tra i rischi e i benefici della cura di un paziente con una determinata strategia terapeutica è sicuramente del medico.
È difficile che dalla scelta da parte del paziente di una cura piuttosto che di un'altra, e dalla successiva ricerca da parte dello stesso di chi la metta poi in atto, possa derivare qualcosa di meglio del sentire alcuni pareri riguardo al proprio caso clinico e poi scegliersi il curante che ci sembra una persona affidabile piuttosto che la cura che ci sembra la migliore.
Spero di esserle stato utile.
Cordialità.

Pier Francesco Eugeni, MD
Specialista in Neurochirurgia - Chirurgia Spinale
Segreteria: 3296122118 – Portatile: 3208219474 - email: eugeni@inwind