Difficoltà nel parlare a 18 mesi - possibile nesso con trauma cranico?

Buongiorno. Mia figlia di 18 mesi ancora non parla e non sembra intenzionata a farlo nel breve. Dice spesso "ciao" e "no", raramente "gatto", "mamma"e"papà" (2-3volte al mese). Molto Spesso canticchia e fa dei versi per indicare ciò che vuole ma non riproduce suoni onomatopeici. E' quasi sempre di buon umore ed al nido, che frequenta da ormai un mese, va volentieri e si è ben inserita.

Mi chiedevo se è possibile che ci sia un nesso con la difficoltà nel parlare ed un trauma cranico che subì quando cadde dal marsupio circa 6 mesi fa. La caduta fu presumibilmente da più di un metro. L'unico segno presente sul capo della bimba era sulla sommità sinistra sopra l'orecchio. Dopo un lungo pianto tendeva ad addormentarsi quindi decidemmo di portarla all'ospedale Regina Margherita di Torino. Arrivati al PS la bimba era attiva (dormi circa 20-25 minuti) tant'è che ci fu dato il codice verde. Alla visita risultava tutto normale al netto di un dolore al torace. Venne trattenuta in osservazione per 12 ore e fu dimessa senza problemi. Non essendoci stati sintomi evidenti (vomito, fratture, ect...) non le venne fatto alcuna esame di dettaglio (TAC).

Specifico che la pediatra dice che se non ci furono manifestazioni evidenti allora è da escludere un danno del genere.
Attendo conferma o consigli su possibili visite da far fare alla bimba. Grazie.
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Dr. Adelia Lucattini Psichiatra, Psicoterapeuta 182 7 25
I tempi in cui i bambini iniziano a parlare sono variabili da bambino a bambino.

Già a 18 mesi è importante che il bambino comunichi, comprenda e si faccia capire.

I manuali classici indicavano il numero di parole da conoscere a 18 mesi in 10, anche con lo stesso "suono" ma a cui il bambino attribuisse significati diversi.
Quindi che fosse capace di conoscere ed esprimere il significato di 10 parole.

Oggi si ritiene che il limite dei 18 mesi non sia così netto e inderogabile.

Da quanto riferito è la bambina stata ben seguita sia durante il ricovero che successivamente.

Se non sono stati rilevati disturbi o traumi rilevanti e la bambina è già stata visitata dal pediatra, non è semplice ipotizzare un nesso causa-effetto del riferito trauma cranico con l'ipotizzato disturbo o ritardo nel linguaggio.

Ad ogni modo anche un eventuale ritardo nel linguaggio può essere diagnosticato solo attraverso una vista diretta della bambina da parte di un Neuropsichiatria Infantile.

Se i vostri dubbi e le ansie persistessero, una vista specialistica è senz'altro consigliata, sia per verificare lo stato di benessere psicofisico della bambina che per dare una risposta alle ansie dei genitori.

Dr. Adelia Lucattini.
Psichiatra Psicoterapeuta.

Psicoanalista Ordinario SPI-IPA.Esperta in bambini e adolescenti.Depressione-Disturbi dell'umo

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dopo
Utente
Utente
Grazie della risposta dott.ssa, e' stata molto gentile.

Mi rassicura quanto mi dice ovvero che se non vi sono stati segni clinici evidenti non è (facilmente) ipotizzabile un nesso causale fra il trauma cranico e la difficoltà nel linguaggio.
Mi viene quindi da pensare che se ci fossero aree del cervello danneggiate ci sarebbero stati evidenti segni di malessere da parte della bimba.

Detto questo ci hanno consigliato un EEG che verrà effettuato presumibilmente in data 20/12. Il medico ha detto inoltre che se il tracciato risultante dall'esame fosse normale allora si potrebbe escludere con assoluta certezza un nesso causale con i due fatti di cui sopra.
E' d'accordo?

La terrò informata sull'esito dell'esame strumentale.

Saluti.
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dopo
Utente
Utente
Buongiorno Dott.ssa.
Riporto di seguito il referto dell'EEG.

DESCRIZIONE
Tracciato eseguito nel corso del sonno ipersincrono.
Spindles presenti e sinergici.
Da segnalare la presenza di parossismi tipo PO isolati indipendenti sulle regioni anteriori dei due emisferi, in prossimità della linea mediana, attualmente a predominanza emisferica destra.

CONCLUSIONE
Presenza di parossismi multifocali attualmente a predominanza anteriore destra, difficilmente correlabili con trauma riferito.
Utile peraltro approfondimento neuroradiologico

Specifico che il refertista diceva di non preoccuparsi perché secondo lui il tracciato era buono e ben strutturato e di effettuare l'approfondimento neuroradiologico (immagino una RMN e non una TAC) con molta calma.

Cosa ne pensa? E' realmente una situazione non preoccupante? Cosa può comportare a livello di sviluppo della bimba?

Grazie.
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Dr. Adelia Lucattini Psichiatra, Psicoterapeuta 182 7 25
Gli approfondimenti diagnostici servono anche a monitorare nel tempo la presenza o l'andamento di un possibile disturbo .

Poiché vi è l'indicazione di un approfondimento diagnostico è senz'altro opportuno seguire le indicazioni di dello specialista.

Preoccuparsi è inevitabile quando si tratta del proprio bambino, questo però non deve togliere lucidità ed impedire di procedere come consigliato seguendo le indicazioni degli specialisti, completare l'iter diagnostico e individuare la terapia se necessaria.

Poter fare previsioni certe è sempre di sollievo ed è un bisogno necessario per ogni persona, in taluni momento è necessario però avere pazienza perché la diagnosi potrebbe richiedere anche due o tre mesi.

Nel frattempo se l'ansia o la preoccupazione dovessero salire ed essere non più gestibili da soli o in famiglia, potrebbe risultare utile un supporto psicoterapeutico analitico anche a breve termine, "focale", incentrato sul problema attuale.
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dopo
Utente
Utente
Grazie Dott.ssa.
Capisco la sua risposta di buon senso.
Non nego però che avrei preferito capire le ipotesi possibili sul futuro.
Immagino però non voglia o non possa darmi per le ragioni che mi ha illustrato.
E' evidente che farò tutto gli esami possibili.

Se comunque avesse intenzione di sviluppare l'argomento le sarei molto grato.

Saluti.