Metastasi epatica compatibile con primitività pancreatica

Gentilissimi, avrei un urgente quesito da sottoporvi relativo alla malattia di mia madre, 68 anni.

Operata nel 2003 per adenocarcinoma del cieco.
Dopo 4 anni si riscontra una lesione focale del pancreas in sede del corpo coda.
Dopo vari esami si decide di intervenire nell'aprile scorso: carcinoma del pancreas uT2, uNO di 8.5x5.5x4. Si esegue chemioterapia secondo schema Gemcitabina 1,8,15 ogni 21.

All'inizio della terapia a distanza di 1 mese circa dall'intervento il marcatore CA19.9 non era rientrato nella norma e dava 126, durante i 6 mesi di cura è sceso fino a 38 e poi ha ripreso lentamente a salire.
Ora, a distanza di 2 mesi dal termine della Kemioterapia, il marcatore ha toccato il picco di 920 e da una risonanza magnetica recente (31 dicembre 2007) si riscontra all'VIII segmento epatico una formazione rotondeggiante di 10 mm sospetta in senso secondario.

Dopo biopsia si è confermata metastasi epatica di mm 13 compatibile con primitività pancreatica. Intensa immunoreattività completa di membrana per EGFR nel 40% delle cellule neoplastiche.

Sta effettuando ad oggi Kemioterapia con Capecitabina: XELODA CP 500 mg, 7 CP al dì.
Mi è stato detto che non c'è ancora il farmaco contro la crescita cellulare mediatica dal recettore per l'EGRF ma so che stanno sperimentando nuovi farmaci.
Vi prego con tutto il cuore, suggeritemi se XELODA è la Kemio giusta, se può bastare a bloccare la piccola metastasi in corso o se è meglio aggiungere altro, ho letto infatti che le terapie associate conaltri farmaci sono le più indicate in questi casi.

Fiduciosa della vostra professionalità, attendo con ansia una vostra cordiale risposta in merito.
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Dr. Carlo Pastore Oncologo 3.9k 133 1
Cara Utente,

premetto che purtroppo le neoplasie pancreatiche risultano assai insidiose e spesso resistenti ai trattamenti. Certamente una polichemioterapia fornisce una pressione maggiore sulla crescita tumorale e mi appare più indicata in questo caso. Si potrebbe pensare di aggiungere l'oxaliplatino alla capecitabina essendo tale farmaco piuttosto efficace nelle neoplasie pancreatiche. Inoltre io provvederei ad una stadiazione completa mediante TC total body + cranio per essere abbastanza sicuri che non vi siano altre sedi di malattia nel resto dell'organismo. Altra possibilità infatti (se la malattia macroscopicamente evidente fosse confinata a livello epatico) potrebbe essere una terapia chirurgica locoregionale (termoablazione).


Sempre a disposizione, un caro saluto

Carlo Pastore

Dr. Carlo Pastore
https://www.ipertermiaitalia.it/

[#2]
Utente
Utente
Egregio Dr. Pastore,

La ringrazio molto per i Suoi gentili consigli, provvederò a parlarne con l'oncologo curante mia madre per essere certa di applicare la cura migliore e limitare il più possibile l'evoluzione della malattia.

Relativamente al farmaco contro la crescita cellulare mediatica dal recettore per l'EGRF mi sa dare qualche notizia aggiornata? sono stati fatti dei progressi in merito?
Crede che sia meglio attenersi alla terapia già in corso (con eventuale aggiunta del farmaco che Lei congiglia) oppure è il caso di prevedere la partecipazione a qualche progetto di sperimentazione?

Ancora grazie e cordiali saluti.


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Dr. Carlo Pastore Oncologo 3.9k 133 1
Cara Amica,

sono in corso numerose sperimentazioni circa i nuovi farmaci a bersaglio molecolare ma attualmente i risultati sono inconclusivi ed occore pazientare. A mio avviso la terapia più idonea sarebbe quella che ho suggerito nel mio precedente intervento e, pensandoci bene, si potrebbe anche dosare la CgA nel plasma per verificare se è possibile una terapia aggiuntiva con octreotide. Tale farmaco è efficace nel limitare la proliferazione della componente neuroendocrina della neoplasia (ove presente) e si può associare tranquillamente al resto del trattamento chemioterapico.

Carissimi saluti

Carlo Pastore
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