Terapia glioblastoma recidivante

Gentile staff di Medicitalia

so che forse la mia richiesta potrà sembrare banale o, se vogliamo, spinta solo dalla sepranza che deve essere sempre l'ultima a morire.

Vengo subito al dunque.
Fra dicembre 2011 e febbraio 2012 mio padre (54 anni) ha avuto due eventi di crisi epilettica. Dopo un iniziale "non diagnosi" a seguito di inutili esami cardiologicisi è arrivati ad arpile a diagnosticare, in seguito al manifestarsi di sintomi quali forte cefalea, afasia e amnesia, un tumore al cervello che, dopo l'istologico post-intervento, si è scoperto trattarsi di un glioblastoma grado IV.

A seguito di un primo mese di radio+chemio(Temodal) si è proseguito con cicli mensili di Temodal fino a novembre. Durante questo mese sono tornati fuori progressivaemte i sintomi succitati cosa che ha fatto pensare ad una importante recidiva. La recidiva, in realtà era di dimensioni contenute (0,5 cm contro i 2 cm del tumore operato a maggio). E' stato consigliato ed eseguito la settimana scorsa un nuovo intervento chirurgico che, a quanto detto dal chirurgo, dovrebbe essere stato più "radicale" del precedente.

A questo punto, ho contattato l'oncologo di riferimento per sapere quali fosse la terapia da intraprendere di qui in avanti. Purtroppo la risposta è stata di una prosecuzione del Temodal.

Nel frattempo ho richiesto un esame molecolare delle cellule asportate anche se l'inefficacia del Temodal è già stata dimostrata dai fatti.

Ferma restando l'impietosità della prognosi la mia domanda era: esiste, allo stato attuale, una terapia alternativa o, eventualmente, associabile al Temodal al fine di migliorarne, sia pur leggermente, l'efficacia? E, se si, quali sono i centri italiani di riferimento?

Personalmente ho sentito parlare dell'Avastin ma, a detta dell'oncologo, questo farmaco è ancora in fase sperimentale e, nei pochi casi di sua applicazione, si è dimostrato inefficace.

Un buon Natale a tutto lo staff ed un ringraziamento in anticipo a chiunque voglia rispondere alla mia domanda.
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Dr. Antonino Restuccia Medico nucleare 70 2
É veramente difficile dare un consiglio.
Ritengo tuttavia necessario affidarsi a centri specializzati nella cura di queste neoplasie.
In Italia i centri con maggior esperienza sono Bologna,Milano,Torino,Roma anche se ormai per questa patologia esiste una più o meno uniformità nelle linee guida al trattamento.Anche all'estero nessuna novità sostanziale.
Mi affiderei comunque ai centri più esperti perlomeno nella scelta dell'impostazione terapeutica.

Saluti

Dott. Antonino Restuccia

Per consulti prendere appuntamento via mail o cell.: Joppolo (VV) o CZ

cell. 3382916824

email: jopni@libero.it

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Utente
Utente
Gentile Dott. Restuccia,

Mi scuso per non averla ancora ringraziata della risposta ma purtroppo negli ultimi tempi ho avuto poco modo di farlo.

Approfitto dunque per aggiornarla della situazione anche se, dal punto di vista clinico, non credo di raccontarle nulla di nuovo.

Su consiglio del nostro oncologo, dopo aver ricevuto il referto dell'esame molecolare, ho chiesto un consulto alla dottoressa Brandes dell'Ospedale Bellaria di Bologna nella speranza che vi fosse una terapia, anche sperimentale, da poter tentare.
Putroppo però, dato che il caso di mio padre presenta il promotore del gene MGMT non metilato, mi è stato detto che, allo stato attuale, non vi è nessuna terapia "alternativa" che possa avere senso tentare.

Tuttavia mio padre mostrava una qualità della vita tutto sommato buona, almeno fino a prima di Pasqua quando, improvvisamente, è stato colto da una forte crisi epilettica alla quale ne sono seguite altre più o meno grandi che si sono protratte per circa un giorno e mezzo.
La causa è stata la comparsa di una recidiva al livello temporale destro (di circa 3 cm), ossia dalla parte opposta a quella sottoposta ai due interventi. Mi scuso della poca precisione ma non ho avuto modo di avere copia del referto della TAC.

Il suo recupero è stato comunque discreto anche se non so quanto potrà migliorare a livello motorio.

Ora il nostro oncologo, dopo averlo visitato in ospedale, mi ha proposto una cura "di seconda linea", fra virgolette in quanto ha più che altro lo scopo di alimentare le speranze di guarigione (purtroppo nulle ad oggi).

Mi è stato tuttavia suggerito dal nostro medico di famiglia, sulla base di alcuni articoli apparsi su pubmed di integrare la cura con la somministrazione di Dicloroacetato (DCA) che, almeno da quanto ho capito, avrebbe la capacità di portare a morte alcuni tipi di cellule tumorali (fra cui appunto quelle del glioblastoma).
E' ovvio che debbo trattenermi dall'illudermi ma, da quello che leggo in giro, tale trattamento, anche se non scientificamente provato, ha avuto il beneficio di allungare la vita di alcuni pazienti affetti da questo terribile tumore.

Tuttavia, al di là della sua efficacia, vorrei sapere se, a livello medico, possa essere valido come estremo tentativo.

A titolo informativo le trascrivo i link dei due articoli in questione:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20463368
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23471124


La ringrazio anticipatamente per la risposta.

Cordiali saluti
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