Terapia con tamoxifen

Gentili Dottori,
ho 46 anni, in premenopausa; in Ottobre 2008 sono stata sottoposta a quadrantectomia con diagnosi istopatologica seguente:
(materiale inviato: 1.quadrante supero-centrale mammella sinistra; 2.linfonodo sentinella; 3.linfonodo contiguo ipocaptante)
1)La formazione di cm 1.2 corrisponde a carcinoma papillare intracistico, ben differenziato con presenza di strutture duttali circostanti con aspetti di carcinoma papillare in situ.
Focolai di iperplasia duttale papillare atipica si rilevano sul margine fascia a 2mm dal margine di resezione chirurgico; focolai di iperplasia duttale florida e atipica si rilevano sul margine supero-centrale in prossimita' del margine di resezione chirurgico (meno di 1mm); indenni i restanti margini. Focolai di iperplasia duttale florida e papillare talora atipica si rilevano sui margini supero-centrale e fascia, indenni gli altri margini.
2)Un linfonodo incluso in toto esaminato in sezioni multiple e con colorazione immunoistochimica per la CK, risulta esente da infiltrazione neoplastica.
3)idem
(pTis pN0 sec.UICC 2002)
Estrogeni 90%
Progesterone 90%
Ki67 <10%
P53 focale + (<5%)
HER2 (Dako test): Negativo, assenza di colorazione di membrana (score 0)
Sono stata operata in Italia, ma sono stata sottoposta a ciclo di radioterapia negli Emirati Arabi dove risiedo. In Italia mi e' stata inizialmente lasciata la scelta di prendere o no il Tamoxifen; qui negli E.A., dove a mio parere il campo medico non e' ancora molto ben rappresentato, in sei mesi dall'operazione non ho sentito voci concordi; non ho trovato chi mi possa consigliare e seguire e mi sento letteralmente sfiduciata e allo sbando. Vorrei cortesemente chiedervi qual'e' la vostra opinione riguardo alla terapia Tamoxifen nel mio caso, quali sono i suoi rischi effettivi e la chiave di lettura dei fattori prognostici.
Sono di buona costituzione, sportiva e non soffro di nessun’altra particolare patologia.
Vi ringrazio anticipatamente e porgo i miei cordiali saluti
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Dr. Vito Barbieri Oncologo 1.6k 57 1
Gentile Signora,
le linee guida internazionali indicano l'utilità del tamoxifene in questi casi. Ovviamente la paziente deve essere resa edotta della necessità di eseguire un accurato follow-up ginecologico, al fine di scoprire precocemente eventuali proliferazioni a carico dell'endometrio (corpo dell'utero) che andrebbero rapidamente valutate con biopsia isteroscopica.
Il significato della terapia con tamoxifene è terapeutico ma sopratutto chemiopreventivo sulla stessa mammella operata e su quella controlaterale.

Vorrei aggiungere, in merito all'aver accennato di praticare attività sportiva, che ciò l'aiuta a ridurre il rischio di recidive e soprattutto il rischio di proliferazioni neoplastiche dell'endometrio.

Cordiali saluti

Dr Vito Barbieri
direttore Struttura Complessa di Oncologia
Azienda Ospedaliera Pugliese-Ciaccio - Catanzaro

[#2]
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Utente
Utente
Gentile Dott.Barbieri,
la ringrazio della sua veloce risposta.
Il problema e' per l'appunto trovare chi mi renda edotta..
Inoltre a questo punto non capisco perche'secondo alcuni medici la scelta spetti a me.
Per quanto riguarda il follow-up credo questo non si limiti a controlli ginecologici; mi sembra che il rischio consista anche in trombosi ed altro; ci sono particolari esami che dovro' fare per tenere tutto sotto controllo?
Inoltre, dalla lettura dell'esame istologico, mi puo' delucidare sulla prognosi?

La ringrazio ancora di cuore e faccio a tutti voi i complimenti per il vostro utilissimo sito
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Dr. Vito Barbieri Oncologo 1.6k 57 1
In realtà più che lasciare a lei la scelta, si tratta di informarla sui possibili effetti collaterali in modo che la sua scelta sia consapevole.
Le scelte sono sempre individuali e ci sono persone che non sono disposte ad affrontare il rischio di un determinato effetto collaterale che ritengono individualmente molto significativo, accettando magari un maggiore rischio di recidiva senza terapie postchirurgiche. Questo è un discorso generale che vale per il consenso informato all'esecuzione di quasi tutte le terapie oncologiche.
Nel suo caso specifico, oltre ad informarla delle problematiche ginecologiche le avranno parlato dell'aumento del rischio trombotico che risulta più accentuato in persone con fattori predisponenti, per esempio il fumo, le varici agli arti inferiori e predisposizioni costituzionali all'ipercoagulabilità che possono comunque essere rivelate con opportune indagini ematologiche (prove trombofiliche, fattore V, ecc...).
Per quanto riguarda la prognosi del suo caso è da considerarsi molto buona, perchè trattasi di una forma con caratteristiche biologiche maligne (carcinoma) ma non ancora invasiva ("in situ"). Le dicevo infatti che il tamoxifene più che per evitare una ripresa della stessa forma asportata, serve pre prevenire (chemioprevenzione) lo sviluppo di altre forme simili che potrebbero, se non diagnosticate in tempo arrivare ad essere invasive e quindi prognosticamente più sfavorevoli.
[#4]
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Utente
Gentile Dottore,
la ringrazio ancora infinitamente per le spiegazioni esaurienti.

Cordiali saluti
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Utente
Gentile Dottore,
rileggendo le relazioni che il mio radiologo oncologico qui negli E.A. ha scritto traducendo di massima i referti in Italiano che gli ho presentato, mi sono accorta che invece di riportare il grado Tis di carcinoma papillare intracistico (come da referto originale dell'esame istologico), lui ha riportato "invasive papillary carcinoma, stage T1, etc".
Naturalmente la sua traduzione e' diventata il mio biglietto da visita qui a Dubai quando vado dal medico, e non mi sono mai preoccupata di controllarne l'accuratezza visto che i termini medici sono facilmente comprensibili nelle varie lingue.
Ora immagino che il dosaggio della radioterapia da lui deciso(50.4 Gy sull'intero seno sinistro seguito da addizionali 1.6 Gy sul sito della lumpectomia) sia stato pianificato sulla base di questa interpretazione.
Inoltre sulla base di questa stessa interpretazione l'oncologo mi ha fatto riferire di essere "borderline" per la chemioterapia.
La prego di dirmi Dottore se un tale sbaglio di traduzione puo' essere determinante sulle scelte terapeutiche e soprattutto se non ho ricevuto piu' radiazioni del dovuto.
La ringrazio ancora e le faccio i miei migliori auguri di Buona Pasqua
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dopo
Utente
Utente
Ho dimenticato di scriverle che oltre ai su menzionati errori, il radiologo ha riportato nel suo rapporto una dimensione del tumore di 18mm (in realta' misura dei linfonodi) invece di 12mm. A mio parere questi errori sono abbastanza seri; senza volerle strappare considerazioni riguardo ad un collega, la prego tuttavia di delucidarmi sulle conseguenze di un rapporto non corrispondente ai fatti.
Grazie ancora
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Dr. Vito Barbieri Oncologo 1.6k 57 1
Certo che considerando invasiva una forma che in realtà era "in situ" ci sarebbero state alcune differenze di approccio.
Per fortuna non le è stata fatta una inutile chemioterapia.
Per quanto riguarda la dose di radioterapia passo il parere al collega Radioterapista del nostro gruppo, che lo valuterà.
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Prof. Filippo Alongi Radioterapista 2.1k 120 17
Sul carcinoma in situ, in genere, c'è un atteggiamento molto soggettivo e non standardizzato sulla dose di prescrizione di RT. È indiscutibile irradiare tutta la mammella con almeno 50 Gy, per sterilizzare adeguatamente altri microfocolai di malattia su tutta la ghiandola mammaria. Infatti tale tipo di tumore può coinvolgere, rispetto alla forma invasiva, più sedi dello stessa mammella(multifocale).
Sulla dose in più sulla cicatrice chirurgica, ritenuta la sede di rischio maggiore di recidiva, le dosi vanno per le forme invasive da 10 Gy a 16 Gy(forse ha sbagliato a scrivere ma 1.6Gy non è una dose che abbia senso poiché bassissima). Per le forme in situ, ancora di più,la dose del sovradosaggio è a discrezione del radioterapista oncologo o del centro.

Prof. Filippo Alongi
Professore ordinario di Radioterapia
Direttore Dipartimento di Radioterapia Oncologica Avanzata, IRCCS Negrar(Verona)

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dopo
Utente
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Dottori,
vi ringrazio per il preziosissimo aiuto "a distanza"

Cordiali saluti
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