Un linfoma follicolare
Salve, a un mio familiare, nell' anno 2008 è stato diagnosticato un linfoma follicolare di tipo b, non hogkin, con vasto interessamento, oltre che del tessuto linfonodale, anche del tessuto osseo. La diagnosi è avvenuta tramite indagine PET, biopsia di un linfonodo e analisi del midollo.
Sono stati eseguiti in tutto 8 cicli di chemioterapia CHOP e, dopo il 4 ciclo, l'indagine PET già riscontrava una quasi completa remissione.
Due mesi dopo il termine dell'8° ciclo la PET risultava negativa (gennaio 2009).
Già prima di eseguire tale ultima indagine il paziente ha cominciato a soffrire di dolori lombari talvolta molto acuti che si sono protratti per diversi mesi successivi, per tali dolori gli sono stati prescritti cortisonici (già nel 2007 probabile artrite reumatoide).
Nel mese di febbraio è stato eseguito un primo previsto ciclo di terapia di mantenimento a base di Mabthera.
Nella prima decade di aprile il paziente ha accusato lievi difficolta di deambulazione, una risonanza alla schiena non ha evidenziato patologie rilevanti (escludendo protrusioni discali presenti)ma la visita neurologica ha riscontrato deficit di forza alla gamba destra ed è stata prenotata una PET per fine mese. La settimana prima di farla, si è manifestata un' acuta sintomatologia: forti dolori cervicali e cranici, ipertensioni momentanee e piccole crisi convulsive(->ricovero). Eseguito il prelievo del "liquor" si è constatata la recidiva dello stesso linfoma, con cellule leggermente più grandi, in numero di 156/ul (penso). La somministrazione di Decadrom ha portato a un sensibile miglioramento clinico, ed è stato poi eseguito un primo ciclo chemioterapico a base di Metotrexate e ARAc, che ha portato tuttavia alti livelli di tossicità con leucociti in numero fino a 50. Il paziente risultava migliorato clinicamente con buona deambulazione.
La quarta settimana dopo il ciclo (pur mantenuto uso di Decadrom), si sono riscontrati nuovi segni neurologici (gamba destra con difficoltà nel passo),forti dolori articolari alle spalle fino a episodi di tachicardia associata a respiro affannoso e dolore toracico in corrispondenza di recentissimo intervento per catetere endovenoso. Nuovo ricovero e raggi al torace: riscontrata zona opaca al polmone sinistro (no febbre). Eseguita prolungata terapia antibiotica a largo spettro, una seconda indagine radiologica 7 giorni dopo non ha riscontrato miglioramento. Diagnosi medica certa(?): infiltrazione di linfoma a livello polmonare.
Considerando la pericolosa tossicità presentatasi durante il 1° ciclo, la repentina nuova manifestazione di segni neurologici importanti e la sicura(?) presenza di infiltrazione polmonare, viene deciso di non ripetere terapie.
A circa un mese e mezzo dal primo ciclo il paziente accusa l' impossibilità di stare in piedi, e di muovere il braccio destro. Ha riscontr. deficit renali con un momentaneo squilibirio ionico (farmaci?).Il respiro risulta migliorato notevolmente. E' davvero impossibile tentare ancora? Grazie
Sono stati eseguiti in tutto 8 cicli di chemioterapia CHOP e, dopo il 4 ciclo, l'indagine PET già riscontrava una quasi completa remissione.
Due mesi dopo il termine dell'8° ciclo la PET risultava negativa (gennaio 2009).
Già prima di eseguire tale ultima indagine il paziente ha cominciato a soffrire di dolori lombari talvolta molto acuti che si sono protratti per diversi mesi successivi, per tali dolori gli sono stati prescritti cortisonici (già nel 2007 probabile artrite reumatoide).
Nel mese di febbraio è stato eseguito un primo previsto ciclo di terapia di mantenimento a base di Mabthera.
Nella prima decade di aprile il paziente ha accusato lievi difficolta di deambulazione, una risonanza alla schiena non ha evidenziato patologie rilevanti (escludendo protrusioni discali presenti)ma la visita neurologica ha riscontrato deficit di forza alla gamba destra ed è stata prenotata una PET per fine mese. La settimana prima di farla, si è manifestata un' acuta sintomatologia: forti dolori cervicali e cranici, ipertensioni momentanee e piccole crisi convulsive(->ricovero). Eseguito il prelievo del "liquor" si è constatata la recidiva dello stesso linfoma, con cellule leggermente più grandi, in numero di 156/ul (penso). La somministrazione di Decadrom ha portato a un sensibile miglioramento clinico, ed è stato poi eseguito un primo ciclo chemioterapico a base di Metotrexate e ARAc, che ha portato tuttavia alti livelli di tossicità con leucociti in numero fino a 50. Il paziente risultava migliorato clinicamente con buona deambulazione.
La quarta settimana dopo il ciclo (pur mantenuto uso di Decadrom), si sono riscontrati nuovi segni neurologici (gamba destra con difficoltà nel passo),forti dolori articolari alle spalle fino a episodi di tachicardia associata a respiro affannoso e dolore toracico in corrispondenza di recentissimo intervento per catetere endovenoso. Nuovo ricovero e raggi al torace: riscontrata zona opaca al polmone sinistro (no febbre). Eseguita prolungata terapia antibiotica a largo spettro, una seconda indagine radiologica 7 giorni dopo non ha riscontrato miglioramento. Diagnosi medica certa(?): infiltrazione di linfoma a livello polmonare.
Considerando la pericolosa tossicità presentatasi durante il 1° ciclo, la repentina nuova manifestazione di segni neurologici importanti e la sicura(?) presenza di infiltrazione polmonare, viene deciso di non ripetere terapie.
A circa un mese e mezzo dal primo ciclo il paziente accusa l' impossibilità di stare in piedi, e di muovere il braccio destro. Ha riscontr. deficit renali con un momentaneo squilibirio ionico (farmaci?).Il respiro risulta migliorato notevolmente. E' davvero impossibile tentare ancora? Grazie
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Impossibile no, ma è verosimile che ci siano tutti i segni di un llivello di aggressività notevole della patologia, per cui i vari trattamenti avrebbero scopo palliativo.
Quando un trattamento specifico rischia di dare più effetti collaterali che benefici, è il caso di attuare una terapia di supporto atta al miglioramento clinico del paziente (anch'essa nei limiti delle sue capacità).
Quando un trattamento specifico rischia di dare più effetti collaterali che benefici, è il caso di attuare una terapia di supporto atta al miglioramento clinico del paziente (anch'essa nei limiti delle sue capacità).
Cordiali Saluti
Dr. Alessandro D'Angelo
(email: alessandro.dangelo@grupposamed,com)
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 5.2k visite dal 07/06/2009.
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