Solitudine forzata e assenza di attività affettiva e sessuale
Egregi Dottori, mi chiamo Alessandro e ho 40 anni, vi scrivo perché sono giunto alla esasperazione, dopo due anni di psicoterapia e trattamento con farmaci prescritti dallo psichiatra non ho risolto granché.
Il motivo della mia richiesta di aiuto fu l'assenza di possibilità di relazione con l'altro sesso, e se dico assenza, non è un eufemismo.
Per 40 anni sono stato spesso deriso, e trattato in malo modo dalle donne, tutti i tentativi fatti sono andati a vuoto, per ragioni che io non mi spiego, sono sempre stato un ragazzo buono, gentile, onesto, ho conseguito ottimi risultati negli studi, ho due lauree, eppure la timidezza e la mia ansia sono state solo aggravate dalle cattiverie femminili.
Non credo di essere brutto, mi curo e vado in palestra ma nonostante ciò sono giunto a 40 anni senza aver mai avuto una relazione con una persona di sesso femminile.
Negli ultimi due anni forse anche a causa della terapia farmacologica ho sentito poco il disagio, mi sentivo quasi bene e pertanto non ho fatto tentativi di conoscenza, da quando ho sospeso a maggio scorso, dopo una brutta polmonite sono tornato a stare male.
Io non sopporto più questa situazione di solitudine, volevo una famiglia e dei figli e mi ritrovo solo, scoppio spesso a piangere e sono esausto.
Non è giusto che un uomo debba vivere in questo modo, il mio dovere di cittadino l'ho fatto sempre fino all'ultimo, ma io ho le mie esigenze affettive e sessuali, pertanto o la società provvede ad eliminare questi bisogni, o in alternativa io non vedo altra soluzione se non violenta verso me stesso.
Volevo sapere cosa ne pensate.
Saluti
Il motivo della mia richiesta di aiuto fu l'assenza di possibilità di relazione con l'altro sesso, e se dico assenza, non è un eufemismo.
Per 40 anni sono stato spesso deriso, e trattato in malo modo dalle donne, tutti i tentativi fatti sono andati a vuoto, per ragioni che io non mi spiego, sono sempre stato un ragazzo buono, gentile, onesto, ho conseguito ottimi risultati negli studi, ho due lauree, eppure la timidezza e la mia ansia sono state solo aggravate dalle cattiverie femminili.
Non credo di essere brutto, mi curo e vado in palestra ma nonostante ciò sono giunto a 40 anni senza aver mai avuto una relazione con una persona di sesso femminile.
Negli ultimi due anni forse anche a causa della terapia farmacologica ho sentito poco il disagio, mi sentivo quasi bene e pertanto non ho fatto tentativi di conoscenza, da quando ho sospeso a maggio scorso, dopo una brutta polmonite sono tornato a stare male.
Io non sopporto più questa situazione di solitudine, volevo una famiglia e dei figli e mi ritrovo solo, scoppio spesso a piangere e sono esausto.
Non è giusto che un uomo debba vivere in questo modo, il mio dovere di cittadino l'ho fatto sempre fino all'ultimo, ma io ho le mie esigenze affettive e sessuali, pertanto o la società provvede ad eliminare questi bisogni, o in alternativa io non vedo altra soluzione se non violenta verso me stesso.
Volevo sapere cosa ne pensate.
Saluti
Se l’obiettivo delle terapie era quello dell’incontro con l’altro sesso, allora è un approccio non corretto.
È più probabile che le sue terapie siano state volte a trattare sintomi di una condizione che poteva influire sulle sue relazioni sociali.
Andrebbe chiarito con i suoi curanti effettivamente quale sia l’obiettivo delle terapie, quale è la diagnosi di trattamento e come affrontare la questione se clinicamente rilevante.
Diversamente, non è chiaro il motivo di questi trattamenti.
È più probabile che le sue terapie siano state volte a trattare sintomi di una condizione che poteva influire sulle sue relazioni sociali.
Andrebbe chiarito con i suoi curanti effettivamente quale sia l’obiettivo delle terapie, quale è la diagnosi di trattamento e come affrontare la questione se clinicamente rilevante.
Diversamente, non è chiaro il motivo di questi trattamenti.
https://wa.me/390698234174
https://t.me/FSRuggiero_psichiatra
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
Utente
Gentile Dottore il motivo dei trattamenti è legato al fatto che due anni fa soffrivo di vertigini psicosomatiche che ora sono ritornate, e tutta una serie di problemi come ansia sociale, insicurezza, bassa autostima, paura del tempo che passa e di essere in ritardo, frustrazione per la mancanza totale di vita affettiva e sessuale, invidia per chi c'è l'aveva e c'è l'ha, il passato vissuto senza mai aver avuto una compagna, inoltre nella psicoterapia ho affrontato la mia infanzia travagliata con genitori anaffettivi. Ho fatto psicoterapia e assunto per due anni prevalentemente zarelis da 0.75, poi scalato. Fino a qualche mese fa sembrava come se la situazione fosse stabilizzata, ma di fatto io comunque non ho fatto nulla sul piano della relazione, perché sentivo quasi di non averne bisogno, come se il farmaco avesse camuffato. A maggio dopo una brutta polmonite ho iniziato a sentirmi di nuovo angosciato e il compimento dei 40 anni mi ha generato ansia che si è manifestata poco dopo la sospensione e in concomitanza con l'inizio dell'estate.
Attualmente mi sento molto scoraggiato e non c'è la faccio più a vivere, io ho i miei bisogni affettivi e sessuali e non riesco più a castrarli, sono stanco.
Attualmente mi sento molto scoraggiato e non c'è la faccio più a vivere, io ho i miei bisogni affettivi e sessuali e non riesco più a castrarli, sono stanco.
Le terapie fatte per due anni avrebbero dovuto anche darle strumenti per gestire ciò che lamenta in questo momento.
La necessità di relazioni è insita nelle persone ma se non ha tali strumenti per lei risulta complicato poter avere la possibilità di relazionarsi.
Il fatto che stesse bene con la terapia in generale avrebbe dovuto portare a spingerla verso relazioni di ogni tipo, invece da ciò che descrive pare che ciò non sia avvenuto.
La necessità di relazioni è insita nelle persone ma se non ha tali strumenti per lei risulta complicato poter avere la possibilità di relazionarsi.
Il fatto che stesse bene con la terapia in generale avrebbe dovuto portare a spingerla verso relazioni di ogni tipo, invece da ciò che descrive pare che ciò non sia avvenuto.
https://wa.me/390698234174
https://t.me/FSRuggiero_psichiatra
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
Utente
Gentile dottore, strumenti di che tipo?
Grazie
Grazie
Strumenti cognitivi. Azioni da intraprendere. Comprensione del suo stato mentale e di quello altrui.
Questi sono strumenti base che si apprendono con le psicoterapie.
Questi sono strumenti base che si apprendono con le psicoterapie.
https://wa.me/390698234174
https://t.me/FSRuggiero_psichiatra
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
Utente
Gentile dottore, nella psicoterapia sono stati sviscerati questi aspetti, il problema è che non ho fatto niente di concreto, perché c'era un misto di sfiducia e rassegnazione che però evidentemente i farmaci compensavano, creando una specie di stabilità che mi ha consentito di andare avanti tranquillamente. Ritiene opportuno riprendere la terapia e alla luce di quanto accaduto cambiare terapeuta? Grazie
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 361 visite dal 02/08/2025.
Se sei uno specialista e vuoi rispondere ai consulti esegui il login oppure registrati al sito.
Se sei uno specialista e vuoi rispondere ai consulti esegui il login oppure registrati al sito.
Altri consulti in psichiatria
- Gravidanza e depressione: Fidarsi del medico e scalare l'escitalopram?
- Escitalopram per ansia: attendere 8-12 settimane? Microdosaggio litio plausibile? Strategia terapeutica.
- Benzodiazepine: dosaggio corretto e effetti collaterali?
- Escitalopram, Amisulpride e Lexotan: rischio dipendenza?
- Doc, Asperger, ADHD, burnout e resistenza ai farmaci: cosa fare?
- Transizione Escitalopram-Venlafaxina: Procedura UK vs. IT?