Comprensione referto psichiatrico
vi ringrazio ancora per l’aiuto che mi avete dato nel precedente consulto.
Vorrei questa volta capire meglio cosa significa tendenza al concretismo, perché non ho ricevuto una risposta chiara e soddisfacente dal mio medico, che mi ha semplicemente detto che significa essere pragmatico.
Ho accettato la diagnosi di funzionamento schizotipico e di trauma ripetuto formulata dallo SPDC della mia città, tuttavia non comprendo il riferimento al concretismo.
Sono considereto e mi considero un ottimo studente magistrale di lingue e letteratura e lavoro quotidianamente con il pensiero astratto, quindi mi risulta difficile capire in che senso il termine mi si applichi.
Forse il riferimento al concretismo è legato al fatto che, leggendo inizialmente solo la Sezione II del DSM-5, avevo polemizzato sul concetto di schizotipia, perché non capivo come potesse centrare con i miei sbalzi di umore e attacchi di rabbia reattiva.
Successivamente, a lezione, ho scoperto che nella Sezione III del DSM-5 esiste un modello alternativo più dimensionale, che può dare una prospettiva diversa sul funzionamento schizotipico.
Vi sarei molto grato se poteste chiarire in termini concreti cosa si intende con tendenza al concretismo in ambito psichiatrico.
Grazie mille per il vostro tempo.
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Tuttavia, non mi è del tutto chiaro: significa che ho uno stile cognitivo rigido nonostante mi occupi quotidianamente di linguaggio astratto e metaforico, come la letteratura, e che riesco a padroneggiare bene? Oppure è possibile che questa impressione positiva che ho di me stesso non corrisponda esattamente al modo in cui funziona il mio pensiero, o che semplicemente non lo sappia riconoscere pienamente?
Mi scuso se la domanda può sembrare banale, ma vorrei capire meglio in termini pratici cosa comporta concretamente questa tendenza al concretismo . Per esempio, capisco le metafore e i proverbi, e nel mio piccolo lavoro di ricerca preferisco adottare un metodo rigoroso basato sui fatti piuttosto che buttarmi in speculazioni filosofiche facilmente contestabili da altri autori.
In effetti l'uso di un linguaggio figurato è nella direzione contraria. La comprensione dei proverbi, delle battute anche, perché per capirle bisogna derivare le categorie che magari sono implicite o non dette, le allusioni etc. Gli esempi, anche, il non riuscire a seguire un esempio e saper solo verificare se quell'esempio è la stessa situazione nostra, e non simile per le categorie astratte.
Trauma ripetuto di per sé non significa niente in psichiatria. Funzionamento schizotipico indica un modo di funzionare, non necessariamente un disturbo secondo il DSM.
Dr.Matteo Pacini
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Mi ha colpito soprattutto l’idea che il concretismo vada considerato nella comprensione, sintesi e previsione dei rapporti con gli altri, così come nell’espressione dei propri sentimenti e necessità verso gli altri.
Forse è proprio qui che riscontro delle difficoltà: mentre sul piano del linguaggio figurato (metafore, proverbi, battute, allusioni) mi sembra di cavarmela, nelle relazioni con le persone a volte faccio fatica a cogliere pienamente le implicazioni o a esprimere in modo flessibile i miei stati interni. Potrebbe essere questa la sfumatura a cui il referto allude con tendenza al concretismo ?
Tant’è che applico moltissimo i miei mezzi di analisi del discorso (come il turn-taking system o l’analisi delle implicature), quasi in automatico, in ogni conversazione. È come se cercassi di decodificare sempre il livello implicito di ciò che viene detto.
Devo anche ammettere che in spdc sono stato spesso polemico con i medici, perché non mi riconoscevo nella diagnosi di schizotipia: avrei voluto essere borderline , mi sembrava una spiegazione più semplice per i miei attacchi di rabbia, consumo di sostanze, i miei sbalzi di umore e in crisi minacce autolesioniste.
Ora però cerco di capire meglio cosa significhi realmente funzionamento schizotipico , anche alla luce di quanto riportato nel DSM.
Colgo inoltre l’occasione per correggere un mio errore: nel referto non è riportato trauma ripetuto , ma la diagnosi di Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD).
La ringrazio ancora per il tempo che mi ha dedicato e per avermi aiutato a mettere meglio a fuoco questi concetti.
Per cui quando le altre persone utilizzano espressioni non comuni oppure utilizzano delle metafore come esempio la sua difficoltà si evidenzia in modo maggiore perché la sua comprensione è variabile e può interpretare in modo non convenzionale.
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In questo modo, se lo fa apposta, non ci capirà più niente comunque.
Quello che va visto è se lo capisce al volo mediamente, ci mancherebbe che uno per capire i discorsi degli altri debba fare un'analisi. Se è automatica è automatica e non ha nomi, il resto deriva dal non aver capito quel che semplicemente uno voleva dire applicato alla realtà umana condivisa.
Dr.Matteo Pacini
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Vorrei chiarire ancora un punto per capire meglio: È possibile invece che la difficoltà emerga nelle situazioni interpersonali?
Ad esempio, se qualcuno mi propone di uscire e poi mi dà buca, tendo a viverlo come un affronto personale, invece di riuscire a considerare altre possibili spiegazioni. Oppure, quando ho discusso la tesi: nonostante la menzione per il rigore, ho pensato tra me e me che mi stessero prendendo in giro, che fosse impossibile essere stato così bravo da meritare un riconoscimento dalla commissione. Visto in casa quando mi facevano un complimento perché vincevo una gara o portavo a casa un bel voto, dopo qualche giorno veniva ritirato.
Ammetto che inizialmente la parola schizotipico mi aveva spaventato molto, soprattutto per il mio background di liceo classico, dove la radice schizo- (schízein: frattura, divisione) mi sembrava incompatibile con la mia intelligenza e con i risultati accademici. Per questo tendevo a rifiutare l’etichetta. Solo in seguito ho compreso che si tratta di una condizione con molte sfaccettature, non riducibile a un’etichetta rigida.
Anche per questo motivo, ho frequentato alcuni corsi di psicologia con i crediti liberi all’università, dove ho scoperto l’esistenza del modello dimensionale della Sezione III del DSM-5, che mi sembra più sfumato e mi ha aiutato a vedere il mio funzionamento in maniera meno rigida.
La ringrazio ancora per la chiarezza e per l’aiuto che mi sta dando nel comprendere meglio il significato di questi termini.
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