Migliorare capacità cognitive e sociali di un giovane con ritardo mentale e depressione: è possibile?

Salve dottori.

Ho un fratello di anni 21, diagnosi di lieve ritardo mentale con QI due punti sotto al limite, più ansia e attualmente depressione, purtroppo in cura farmacologica.

Un anno fa è finita la sua relazione con una ragazza e attualmente è solo.
Vorrebbe avere degli amici con i quali uscire la sera, cosa che attualmente non ha più.

Il problema, è che ha davvero grosse difficoltà.
È totalmente impacciato nelle cose pratiche più semplici, è distratto, non ha il senso dello spazio.

Spesso fa domande "stupide", io che sono la sorella cerco di spiegargli in modo buono la risposta, ma mi immagino che lì fuori possa trovare solo persone cattive.

Lui vorrebbe avere come amici "individui normali" e non "persone con problematiche".
Infatti si rifiuta di frequentare luoghi pensati appositamente per individui con difficoltà.

Sono dell'idea che purtroppo non possa stare al passo con individui come definiti da lui "normali".
Per non parlare della questione ragazza, la ex era una ragazza autistica, però per come è impacciato è difficile purtroppo possa trovare una ragazza normale.

Sta tutti i giorni in casa, sperando che dal nulla qualcuno possa scrivergli, attivamente non si preoccupa di trovare un hobby, sport, lavoro o qualsiasi cosa dove possa conoscere qualcuno, nonostante io abbia visto individui più problematici di lui essere molto attivi.

Ora la mia domanda è...
È possibile che con situazioni pratiche della vita, possano migliorare alcuni suoi aspetti, come ad esempio migliorare la capacità di pensiero critico/logico?.

Purtroppo a me spiace molto sentire lui esternare il desiderio di conoscere individui "normali", ma come posso fargli capire che gli è difficile stare al passo loro?
Sicuramente anche l'ansia diagnosticata che ha, è un limite per lui nel buttarsi nelle situazioni sociali.

Vorrei potesse trovare un luogo o conoscere individui come lui "a metà", mi sto informando tanto ma purtroppo non trovo niente.

Dottori, ho paura la situazione non possa migliorare e che lui rimanga totalmente solo.

Come posso spronarlo a migliorare, a fargli capire che mettendoci sicuramente un po' di impegno, potrebbe quasi arrivare al livello dei "normotipici"?


Chiedo scusa per le virgolette, è per non offendere nessuno.


Grazie mille.
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico igienista 45k 1.1k
La situazione che descrive è complessa, e coinvolge aspetti legati al ritardo mentale lieve, all'ansia, alla depressione e alle difficoltà sociali e pratiche di suo fratello.

È possibile che con l'esperienza e un adeguato supporto, suo fratello possa migliorare alcune capacità, inclusa la capacità di pensiero critico/logico e le abilità pratiche.
Tuttavia, l'entità di questo miglioramento può variare significativamente.

È importante, ma delicato, affrontare le aspettative di suo fratello riguardo agli amici. Spiegargli che le persone hanno diversi interessi e capacità, e che creare amicizie richiede impegno reciproco e comprensione, potrebbe essere utile.

L'ansia e la depressione contribuiscono significativamente alle sue difficoltà sociali.

Incoraggiare suo fratello a partecipare ad attività strutturate (hobby, sport, volontariato) potrebbe essere un buon punto di partenza.

Queste attività offrono opportunità di interazione sociale in contesti meno intimidatori e più definiti rispetto a situazioni aperte come uscire la sera.

Aiutarlo a definire obiettivi piccoli e raggiungibili può aumentare la sua autostima e motivazione.


Un supporto psicologico mirato, che affronti l'ansia, la depressione e le abilità sociali, sarebbe fondamentale.

Un terapeuta potrebbe aiutarlo a sviluppare strategie per affrontare le situazioni sociali e a gestire le sue aspettative.

Cercare gruppi di supporto o associazioni per persone con disabilità intellettive o difficoltà sociali potrebbe essere utile, anche se suo fratello mostra resistenza.

A volte, trovare persone con esperienze simili può essere rassicurante e aiutare a sviluppare competenze sociali.
È fondamentale evitare di sminuire i suoi desideri, ma allo stesso tempo aiutarlo a comprendere le sfide e a sviluppare strategie realistiche.

La sua situazione richiede pazienza, comprensione e un supporto professionale adeguato.

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Gentile dottore la ringrazio profondamente.
A volte mi sento in colpa a "riprenderlo", ad esempio sulla postura da assumere camminando, su come comportarsi in determinate situazioni, eccetera.
I miei genitori mi hanno detto che così sembra quasi lo umili o critichi sempre.
Io penso invece di essere nel giusto e usare i toni giusti, penso che sia giusto correggere minime cose, come ad esempio il modo di comportarsi, masticare, ecc, al fine di vivere il più possibilmente in armonia con la struttura sociale esistente.
I miei genitori fanno tanto per aiutarlo, ma ho iniziato a pensare che purtroppo non hanno anche loro alcune abitudini comuni della società di questi anni... Esempio già citato, sono un po' rozzi nei modi di essere o su come vivono e considerano l'essere puliti... Non sono persone sporche non mi fraintenda, però al giorno d'oggi c'è una cura quasi massimale dell'immagine, e loro sembra quasi non si accorgano che la gioventù come mio fratello "debba" uniformarsi a ciò.

Purtroppo ciò diventa una lotta anche in casa, con mio fratello che domanda loro se sia giusto ciò che io gli voglio insegnare sul modo di vivere, e loro che gli dicono che sono esagerata...

Lei cosa pensa di ciò?
È giusto io voglia "uniformarlo" alla massa, o dovrei semplicemente lasciarlo vivere come vuole, considerando però che ciò implica il fatto che non capisca come stare al passo dei suoi pari?

Scusi il disturbo, ma tanto con i miei genitori è una lotta persa.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico igienista 45k 1.1k
Se lo lascia fare potrebbe perdere le competenze che già ha e peggiorare il quadro clinico generale.

E' utile fornire degli strumenti adatti e comunque condivisi con figure cliniche di riferimento per non sembrare troppo in atteggiamento accusatorio che può dare una risposta contraria all'obiettivo.

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