Dubbi su terapia farmacologica

Buonasera, innanzitutto complimenti per lo splendido lavoro di divulgazione che fate con questo sito, io lo trovo utilissimo. Passo ora al motivo per cui Vi scrivo. Il problema riguarda la mia ragazza e non me. Negli ultimi anni ha avuto vari avvenimenti emotivamente importanti e mano a mano che il tempo passava il suo umore calava. Ora, negli ultimi tempi è parecchio giù, e vorrebbe fare qualcosa per migliorare questa sua condizione. Ultimamente ha anche avuto alcuni problemi di salute, un’operazione, problemi alla schiena e recentemente le è stata diagnostica la “sindrome delle gambe senza riposo”. Proprio in coincidenza di una visita neurologica per la diagnosi di quest’ultima patologia, ha parlato un po’ con il neurologo della propria condizione umorale, soprattutto per via dell’insonnia che è diventata insostenibile. Complice il fatto che neurologia e psichiatria, nella clinica dove si è recata, sono sullo stesso piano, il neurologo l’ha portata dalla psichiatria, che le ha fissato un appuntamento. Il fatto è che la mia ragazza è assolutamente recalcitrante nei confronti dell’eventualità di dover assumere farmaci (lei dice che non ne ha bisogno, che ha dei blocchi psicologici che deve superare ma non con dei farmaci), e anche il neurologo che afferma “eh ma molte volte gli psichiatri questo fanno, prescrivere medicine, mentre invece per te sarebbe più indicata una psicoterapia” certo non aiuta. Il motivo per cui Vi scrivo è per elencarVi i dubbi che la mia ragazza ha in merito al trattamento con farmaci, e se potete per cortesia darmi una Vs risposta da “addetti ai lavori” che magari le possa dimostrare che si sbaglia. Non voglio sembrare pro o contro una terapia farmacologica (non sta a me decidere ma allo psichiatria che farà una diagnosi e stabilirà quali trattamenti sono più indicati), l’importante è che lei stia bene, però mi sembra magari assurdo escludere a priori certe possibilità terapeutiche per convinzioni non propriamente esatte. I punti più critici sull’utilizzo di farmaci sono il fatto che essi possano dare dipendenza, che comunque come detto lei non ne ha bisogno perché ha alcuni blocchi psicologici (che derivano da educazione, ambiente in cui è cresciuta, ecc per cui non possono essere cambiati da farmaci..) e non un “problema al cervello”, che non ha niente di grave, che ti appannano e basta, che finchè non si risolvono i problemi che ha non sarà mai felice e non saranno dei farmaci che la renderanno tale, che non si sa che effetto facciano a lungo andare i farmaci perché sono relativamente “recenti” (lei pensava ad una eventuale futura gravidanza). So benissimo che le stesse domande potrebbe rivolgerle lei direttamente durante la visita, tuttavia mi premeva avere anche una Vs. opinione. Se avete dei consigli su come io mi dovrei comportare, Vi prego di farmeli presente.
Vi ringrazio anticipatamente e peccato che nessuno di Voi visiti sulla costa adriatica. Distinti saluti
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Gentile utente

le credenze descritte sono le comuni credenze diverrei i pazienti e sono errate nella forma e nei contenuti perché i farmaci non fanno nulla di quanto paventato, ancor più che anche alcuni medici hanno questa errata credenza lavorando pur essi con farmaci che devono essere assunti anche in modo continuativo.

Per esempio, per la diagnosi avuta dovrebbe essere conseguito un trattamento farmacologico adeguato senza attese.

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Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta 7.3k 161 83
Gentile utente,
ha elencato la gran parte dei luoghi comuni e dei pregiudizi che purtroppo, ancora oggi, gravano spesso sulle scelte dei pazienti, ostacolando percorsi terapeutici corretti che conducano ad un reale miglioramento delle condizioni cliniche.
Cordiali saluti

Dott. Vassilis Martiadis
Psichiatra e Psicoterapeuta
www.psichiatranapoli.it

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dopo
Utente
Utente
Salve dott. Ruggiero e grazie per la risposta. Sì in effetti io (grazie a Voi) ho imparato che alcune di queste credenze sono, appunto, credenze e non verità. E in effetti lei assume già un farmaco dopaminergico per la gestione della sindrome citata, e anche quel farmaco agisce a livello del cervello, per cui se tanto mi dà tanto.. Sono ripeto solo preoccupato che finisca per non intraprendere la migliore terapia per il suo disagio (il nome a questo disagio ancora non c'è) in base a convinzioni che non sono esatte.
Proverò a portarle alcuni articoli da Voi postati su questo sito, in modo che possa avere il quadro della situazione più chiaro.
C'è tuttavia un'altra domanda che vorrei farVi: non ho capito bene che legame ci sia tra un evento (uno stress) ed una malattia psichiatrica (penso al caso, ma è un esempio, lutto-depressione). Ho capito bene che, pur essendo magari la seconda conseguenza temporale del primo, tra i due non vi è legame se non per il fatto che magari l'evento ha "portato alla luce" un qualcosa che già indipendentemente c'era?Ho letto l'articolo sull'elaborazione del lutto ma non mi ha chiarito questo aspetto.
Cordiali saluti
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Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta 7.3k 161 83
Gentile utente,
gli eventi di vita stressanti o drammatici comportano alterazioni neurofunzionali che possono concorrere all'insorgenza o al mantenimento di un disturbo psichico. Quale sia il peso reale di questi eventi nella genesi dei disturbi varia da caso a caso.
Cordiali saluti
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dopo
Utente
Utente
Salve dott. Martiadis e grazie per il chiarimento.
Dicendomi ciò, ha più o meno indirettamente risposto ad uno dei dubbi della mia ragazza, e di questo La ringrazio vivamente.
Cordiali saluti
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