Una ricerca che può trovare lei stesso

Salve,vorrei precisare innanzitutto che non sono io la vera malata,ma una persona che mi è nel cuore e a cui tengo più di ogni altra cosa e che non posso più vedere così.
Questa persona soffre di depersonalizzazione (purtroppo non posso dirle più di tanto ma solo quello che so), prende antidepressivi e ansiolitici, per farmi capire di cosa soffrisse mi ha fatto leggere una ricerca che può trovare lei stesso su internet cercando tramite google 'ambrosidepersonalizzazione' (le dovrebbe spuntare un file in formato power point)mi ha detto che lì è spiegato nel dettaglio.
Se non sbaglio è da un anno che ci soffre,forse anche meno.
Non posso più vederlo così, vorrei essergli d'aiuto ma non so come.
Secondo me è lui stesso che lasciandosi abbattere peggiora le cose o comunque nn le aiuta di certo. Ogni volta che gli dico che deve avere più speranze,che sebbene in parte incontrollato deve cercare di reagire sforzandosi nel voler tornare nuovamente in salute come un tempo, mi dice che non dipende da lui,che è il suo cervello a stabilire i tempi e che deve solo aspettare e prendere le pillole per non suicidarsi.
Io non so molto su questa malattia per questo chiedo aiuto a voi,è sbagliato il mio ragionamento?Cercare di reagire al problema,sforzarsi nel guarire può aiutare a migliorare le cose in tempi minori o è vero che bisogna solo aspettare?
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Dr. Claudio Lorenzetti Psichiatra, Farmacologo 249 4
Se la diagnosi di depersonalizzazione è corretta (è necessario un consulto psichiatrico), la situazione richiede un'attenta valutazione specialistica. La depersonalizzazione nella maggior parte dei casi è un fenomeno psicopatologico non esclusivo di una determinata malattia (anche se viene descritto il Disturbo da Depersonalizzazione), è quindi un sintomo, ma si può ritrovare anche in condizioni non psichiatriche, per esempio neurologiche, per cui sono opportune delle valutazioni in questo senso, per esempio sottoporsi ad un elettroencefalogramma per escludere una forma epilettica parziale. Non esiste al momento un trattamento farmacologico selettivo per questa condizione, esistono dei trattamenti selettivi per le malattie che possono causare questa condizione.

Dr. Claudio Lorenzetti

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Dr. Gabriele Tonelli Psichiatra, Psicoterapeuta, Perfezionato in medicine non convenzionali, Neuropsichiatra infantile 326 11
Il sintomo depersonalizzazione di per sé non è generalmente indicativo di una data patologia, da quello che Lei riferisce (tendenze suicidarie, assunzione di antidepressivi ed ansiolitici, tendenza ad abbatersi ecc.), suppongo che la persona che le stà a cuore possa essere affetta da depressione.
In tal caso: a) la depersonalizzazione è uno dei possibili sintomi che corredano le sindromi depressive b) una caratteristica tipica delle forme depressive gravi è l'anedonia, ovvero la sensazione invincibile di stanchezza spesso associata a perdita di volontà.
Questo vuol dire che, se da una parte le Sue sollecitazioni sicuramente non sono lesive, dall'altra le Sue attese di risposte positive devono tenere conto, appunto, del fatto che mancando la volontà, manca anche la possibilità di voler reagire.
In sintesi quello che intendo dire è che risulta importante per Lei, indi per il vostro rapporto, non sentirsi offesa o abbattuta dal fatto che la persona che le stà a cuore non risponda alle sue sollecitazioni; potrebbe essere che in questo momento non ne sia in grado. Diversamente sarebbe un pò come chiedere a qualcuno con una gamba rotta di correre i 110 ad ostacoli in 10 secondi.

Cordiali saluti

Gabriele Tonelli

Dott. Gabriele Tonelli
Psicoterapeuta,Master in Psicopatologia e Scienze Forensi,Segr.Redazione PsychiatryOnline It,Medico di Categoria. C.T.U.

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dopo
Attivo dal 2008 al 2009
Ex utente
Grazie mille davvero,purtroppo spesso non è semplice cercare di stare accanto a persone con problemi psicologici se non si conoscono bene le cose e non si sa effettivamente se il supporto che si cerca di dare abbia risultati più positivo o se invece negativi.
Ancora grazie, cordiali saluti.
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Dr. Gabriele Tonelli Psichiatra, Psicoterapeuta, Perfezionato in medicine non convenzionali, Neuropsichiatra infantile 326 11
Non si preoccupi, nessun tentativo di supporto, per quanto maldestro, ha mai determinato (a lungo termine) esiti negativi. Il problema è più per chi si "danna" a dare supporto e non ne vede, purtroppo, i risultati, perché questi magari risulteranno evidenti solo a distanza di tempo. E poi, come diceva mia nonna, nessuno nasce imparato, neppure i dottori..

Cordiali saluti

Gabriele Tonelli