Attaccamento

Salve a tutti! Ho una buona capacità auto analitica, o comunque determinazione nel portarla avanti, che posso associare a voglia di cambiamento, reazione. Sulla base di questo, sento la consapevolezza di poter risolvere i miei problemi 'da solo': Tramite la mia autoanalisi ed un parere obiettivo su di essa, per poter essere sicuro di aver centrato il problema. Durante la mia infanzia ho vissuto una situazione di litigi costanti dovuti tra i miei genitori. Mia madre, unica persona con cui parlo e mi apro completamente, mi ha aiutato nella mia analisi, e confermato tante cose. Ho avuto un imprint 'normale' con lei nei primi mesi, nonostante i suoi problemi con mio padre ( Tutt'oggi le riesce difficile abbracciarmi, o darmi affetto, non solo con me; ed anche viceversa ). Successivamente, raggiunta un'età di maggiore consapevolezza da parte mia, come da lei confermato ha avuto un 'distacco consapevole' nei miei confronti, cioè, ha voluto distaccarsi a beneficio della mia indipendenza, offrendomi comunque una protettività molto alta, ma con scarse dimostrazioni di affetto. Raggiunta la consapevolezza di poter capire relativamente la situazione familiare, sia scattato in me il normale processo di possessione nei confronti di mia madre, con un conseguente risentimento nei confronti di mio padre. Crescendo, forse sulla base di ciò, ho avuto anche difficoltà relazionali ( Proprio una paura per le donne ), fondamentalmente sul sesso femminile. Diciamo che nella mia prima adolescenza non ho avuto un buon contatto con esso, dato che venivo preso in giro, e mi sentivo non adatto. Questa situazione, avrebbe di riflesso condizionato anche il mio relazionarmi in generale. Le esperienza di vita e la mia volontà mi hanno però portato a reagire, e ritagliarmi 'da solo' una forza mia personale, e plasmando una parte del mio carattere. Adesso ho 22 anni, e sento di avere un grande potenziale. Al termine del mio sviluppo fisico ho avuto la consapevolezza di essere un ragazzo piacente, e di poter avere una buona intelligenza sociale, seppur inibita. Quindi consapevolezza dei miei mezzi, ma incapacità di praticarli in alcune situazioni. Questa situazione si è riflessa particolarmente in me, quando ho conosciuto la mia attuale ragazza, con cui sto insieme da un anno. Abbiamo avuto problemi sessuali dall'inizio, e conseguenti problemi di coppia ( tradimento psicologico ), ma abbiamo sempre voluto capirci con tutte le forze. Nonostante ciò, il rapporto tra noi è stato un caos: Confusione e paura da parte mia, paura che lei non mi piacesse 'così tanto' da parte sua ( Che ha vissuto una lieve bulima ), incomprensione. Poi le ho spiegato, ha capito, e vuole starmi vicino. Avrei bisogno di qualche riga in più, per molti altri dettagli.. ma: Che ne pensate della mia teoria? Il mio problema potrebbe essere il dover trovare la mia identità, cosa che potrebbe essere associata al contesto 'relazione'? Spero di potervi dare maggiori informazioni per valutare, vi saluto e ringrazio!
[#1]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Il presupposto da cui parte è completamente errato.

L'autoanalisi non porta a nessun risultato se non l'autoconvinzione che la propria teoria sia validata sostenendo con più prove ciò che si afferma.

Se ha delle difficoltà relazionali o di altro genere è opportuno che si rivolga ad uno specialista di persona.

https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/

[#2]
dopo
Attivo dal 2015 al 2019
Ex utente
Grazie per la risposta, quindi lei ritiene di non potermi affidare a coincidenze che si sono verificate 'casualmente' prima che io giungessi o anche solo pensassi di giungere ( Nel senso di volerlo fare con coscienza ) tramite autoanalisi a delle conclusioni, che hanno trovato conferma anche nel confronto con mia madre permettendomi di esaminare una realtà che effettivamente è stata nei fatti, e che coincide con infinite attualità? In più, è stata un autoanalisi non presuntuosa: Non rifiuterei l'aiuto di uno specialista, ma sento in me una forza positiva in risposta a tutto, e la mia autoanalisi, non presuntuosa poichè contemplata perfettamente da mia madre, ho cercato il suo 'sostegno obiettivo' essendo lei una persona estremamente empatica ed intelligente, nonchè mia madre, colei che ha vissuto direttamente i fatti. Lei mi ha comunque praticamente contemplato: Io non le ho chiesto di aiutarmi a capire, ma di confermarmi o negarmi la veridicità di fatti di cui non potevo ricordare l'autenticità e che lei ha vissuto con me. Non intendo contestare direttamente quanto lei dice, le ho voluto spiegare che le mie considerazioni non sono infondate o dovute ad una sorta di 'ansia da risolvere'. Durante il corso di questo anno ho pensato a tante, troppe cose che si possono accomunare ad 'ansia da risolvere', molte delle quali ho scoperto col tempo infondate, simili a paranoie, e che ho scartato, nella mia obiettività. Sono sopraggiunte proprio a causa di panico, non riuscendo a spiegarmi i loro perchè; perchè che mi hanno portato a bazzicare tra varie 'problematiche' che avevano molti punti che si accomunavano alla concretezza di me e della mia storia, ma spesso portati troppo all'eccesso o non completamente congruenti. Questa 'conclusione' è pertanto maturata applicando, dopo averlo fatto anche con altre possibili problematiche non del tutto congruenti, la teoria psicologica riguardo ad essa con gli accadimenti certi ( Vissuti, veri, concreti ) presenti e passati. E' come se nel corso di questa relazione sia ad un certo punto stato costretto a reagire, perchè sono stato male, stanco, demotivato, ovviamente lei non può sapere perchè, dato che a primo impatto potrebbe risultare semplice dire che il problema fosse semplicemente la ragazza in questione. Sento che l'obiettività di cui le parlo è data dalla forza di volontà di risolvere, di stare bene, e di affrontare la situazione di petto. Ma se lei ritiene che sia inutile a prescindere che io esponga la mia autoanalisi in quanto tale e quindi improbabile/ confusionaria, eviterò di farlo poichè non avrebbe senso forzare un riscontro ritenuto a priori completamente errato.
[#3]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Secondo il mio parere quanto riferisce può essere un sintomo che va esplorato, valutato e trattato.
[#4]
dopo
Attivo dal 2015 al 2019
Ex utente
Io sono d'accordo con ciò che dite. Probabilmente mi sono espresso male nel complesso, perchè io non rifiuto l'aiuto di uno specialista. Ho già prenotato l'appuntamento! Ma autonomamente, per circostanze di vita, determinazione al cambiamento e fatti concreti.. ho avuto la possibilità di capire quale fosse il problema! Perchè è stato confermato dalla persona direttamente interessata e legata, a me: Mia madre. Ho parlato tantissimo e profondamente con lei. Ha avuto una madre malata di cancro e l'ha vista andarsene pezzo per pezzo ogni giorno.. e lei non è mai stata in grado di dimostrate apertamente e in modo puro affetto. Quest'atteggiamento l'ha avuto anche nei miei confronti, sempre. Grande protettività, ma dimostrazioni d'affetto nulle. E crescendo, mi sono reso conto di aver assunto la stessa metodica. Informandomi, si tratta di veri e propri processi mentali associati al 'ricordo', a qualcosa di sospeso, perchè ora come ora, io so quanto bene mia madre mi voglia. Ora che sono più grande e posso capirlo a pieno, lo so. Mio padre a sua volta è sempre stato severo, pesante, asfissiantemente presente: Quando ero piccolo ho vissuto una realtà difficile, ho assistito a litigi anche violenti, ho ricordi dell'infanzia e dell'adolescenza in cui io proteggevo mia madre da scatti d'ira di mio padre ( Che comunque non le ha mai fatto del male vero e proprio ), mi mettevo contro di lui, per lei. Questo fino ad una certa età.. forse perchè non ho mai superato la normale fase di attaccamento, sentendomi in dovere di continuare a proteggere mia madre ( Nonostante la visione che avevo di lei ), da un 'uomo pericoloso', che allo stesso modo ad oggi so che mi vuole bene, che fondamentalmente vuol bene anche a mia madre, ma verso cui ho una sorta di rancore misto a bene; mi irrita, non ho un dialogo tranquillo con lui, mi arrabbio troppo facilmente e per ogni cosa. Ad esempio lui tende compulsivamente a dare consigli, ad imporre il suo modo di vedere quasi con arroganza, e questo mi porta a non sentire fiducia da parte sua nei miei confronti. Loro non hanno avuto coraggio nella vita, si sono lasciati trasportare dalle circostanze, e si sono sposati per la mia nascita, quindi per paura. Seguirò il suo consiglio probabilmente, avrei voluto solo un parere sulla questione.. qualcosa che potesse farmi anche minimamente chiarezza, e non risolvere la cosa, anche perchè non avrei preso le sue parole come oro colato; una visita diretta non può essere paragonata ad uno scambio di messaggi e valutazioni virtuali. Uno o due mesi fa non sapevo neanche che gli accadimenti infantili potessero incidere fino a questo punto, ma adesso che sono consapevole di tutto ciò, so solo che non voglio che questa sia la mia condizione, perchè io ho voglia di amare, e di ricevere l'amore e l'affetto che non ho mai avuto.