Automedicazione con hashish

Gentili signori,

sono un uomo di 55 anni e vi scrivo per chiedervi un parere.

Sono stato un bambino silenzioso, molto emotivo, spaventato. Ho avuto un papà autoritario e manesco e una mamma apprensiva/aggressiva.

Attorno ai 25 anni il senso di allarme era molto presente e creava problemi anche sul lavoro, essendo percepito come rigido a ansioso, e quindi inaffidabile.
In forza di ciò attorno ai 28 anni iniziai un percorso psicoanalitico che alleviò la rigidità e l'ansia, ma che non andò oltre. A tali sentimenti va aggiunta la rabbia repressa per quei genitori di cui ho brevemente detto.

Attorno ai 35 anni mi capitò di fumare HASHISH, percependo immediatamente il rilassamento della tensione.
Lo comunicai allo psicoanalista ma il dottore non fece una piega, nessuna reazione. Eppure questo contribuì a bloccare il già esaurito percorso analitico. Dopo qualche anno mi congedai dal dottore per la mancanza di progressi.
I colleghi di lavoro viceversa conobbero di me ciò che la rigidità nascondeva: la battuta fulminante che fa ridere tutti, i commenti camerateschi sulle donne, insomma una simpatica canaglia di cui non sospettavano l'esistenza.
Il fumare HASHISH tutti i giorni è servito a lenire la tensione emotiva e a tenere a bada la rabbia risarcitoria che è ancora in me.
I prezzi che ho pagato e pago sono l'apatia, la depressione, il ritiro sociale estremo.

Un test SCID-II fatto nel 2014 restituiva la presenza del tratto Evitante, del tratto Depressivo e di quello Borderline di Personalità.

Non ho invece mai avuto deliri, visioni o cose di queste tipo.

Da circa 3 mesi ho avviato dei rapporti con il SERT locale in merito alla dipendenza da THC.

Il mio proposito è quello di affrancarmi dal THC e provare ad affrontare i nodi irrisolti con un percorso terapeutico.

La psichiatra della struttura ha proposto la sostituzione del THC con Trazodone oppure Mirtazapina. Mi ha invitato ad informarmi meglio e a sceglierne uno.
Nell'ultimo incontro con la psichiatra ho comunicato la mia avversione per i farmaci che inducono sonnolenza. La psichiatra ha quindi proposto Olanzapina.

Senza addentrarvi in dettagli neuro-chimici che non sono in grado di comprendere, potete per favore darmi il vostro parere circa la migliore strada da seguire ?

Mi riferisco non solo alle molecole più indicate in un quadro del genere, ma anche, attraverso la vostra esperienza, ai modi e ai tempi più opportuni.

Grazie mille
[#1]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
La migliore strada da seguire dovrebbe essere quella che uno specialista è in grado di proporre al proprio paziente spiegandone le scelte senza chiedere al paziente stesso di decidere su uno o più trattamenti.

Penso che questo sia il presupposto principale.

https://wa.me/3908251881139
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[#2]
dopo
Attivo dal 2016 al 2016
Ex utente
Buongiorno e grazie per la risposta,

condivido la sua riflessione.
Forse è perchè sono un paziente difficile ed in questo modo le eventuali criticità saranno attribuite a me.

I SERT sono sicuramente migliorati negli anni, ma ancora oggi riuscire ad ottenere l'attenzione necessaria è molto faticoso.

Gli incontri con la psicologa sono passati da settimanali a quindicinali ed ora mensili (Hanno problemi di risorse umane tra sedi).

Durante l'ultimo rinvio di 15 gg della seduta ho comunicato alla psicologa di non accettare più un ulteriore rinvio. (E così mi sono "giocato" la psicologa)

Non so quindi con chi discutere della terapia che la psichiatra della struttura ha proposto.

Grazie comunque
[#3]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Penso che non sia corretto che si debbano eventualmente far pesare le criticità a lei.

La responsabilità clinica è e resta dello psichiatra che deve stabilire il suo percorso di cura verso il quale lei eventualmente può opporsi ed in tal caso conoscendo, venendone informato, le conseguenze di determinate scelte.

La situazione non può essere lasciata al suo arbitrio poiché è complesso stabilire per lei quale possa essere la scelta migliore.

Può cercare di avere un contatto con uno psichiatra di altro servizio pubblico.
[#4]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

La cosa importante è chiarire che tipo di scopo ha, ovvero se trattare la condizione che aveva motivato il ricorso all'hashish, ammesso che vi fosse un meccanismo del genere alla base;
oppure trattare i sintomi d'intossicazione cronica che riferiva (la cosiddetta sindrome amotivazionale).

Per quanto riguarda la dipendenza, è raro che sussista con questo tipo di sostanze, da quello che descrive potrebbe trattarsi di un'abitudine con i suoi prevedibili effetti tossici.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#5]
dopo
Attivo dal 2016 al 2016
Ex utente
--"La cosa importante è chiarire che tipo di scopo ha,"

Vorrei aggiungere agli effetti dell'hashish oltre all'apatia, alla depressione e all'isolamento sociale, anche quello di rendere vana qualsiasi terapia psicologica/psicoanalitica.

Detto questo, ciò che mi prefiggo è di far tornare il cervello alla sua condizione precedente naturale, diciamo pre-hashisc, che è quello di tensione e allarme e un certo disagio. Questo è quello che il SERT dovrebbe fare.

Successivamente, al di fuori del SERT, affronterei un percorso con lo psicologo, e nello stesso tempo valuterei con lo psichiatra l'introduzione di un farmaco.

Riguardo la dipendenza da hashisc ... mi è capitato di trascorrere alcuni anni all'estero per studi ed altro.
Mi ero portato una certa quantità di hashisc ma ad un certo punto è finita. Non conoscevo il luogo e non riuscivo a trovarla. Ho passato tre mesi circa senza sostanza. Era come essere senza pelle, soffrivo per la tensione, non avevo pace. Con la scusa del Natale incombente, ho (ri)percorso migliaia e migliaia di km in auto per tornare in Italia, acquistare l'hashisc e ritornare all'estero.

La tensione che percepivo però, tutta quella sofferenza non centrava un bel niente con la mancanza di hashisc. Quella sofferenza ero io così come sono.
Ecco quale mi sembra la condizione ideale per affrontare le terapie: essere "pulito", sofferente ma pulito.

Ma come arrivare a questo risultato, se per mia ammissione la deprivazione mi fa soffrire?

Avrei forse bisogno di farmaci come Trazodone o Mirtazapina, di quelli che tranquilizzano diciamo così?

Un'altra cosa per favore ... SERT a parte, in quale struttura a Milano potrei contattare uno psichiatra per affrontare questi problemi?

Grazie ancora
[#6]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Per problematiche psichiatriche può rivolgersi ai centri di salute mentale della sua zona di residenza.
[#7]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

Quando parlavo di scopo intendevo appunto quale è il problema. Favorire il distacco dall'hashish mi par di capire. Può rivolgersi a uno psichiatra di sua scelta.
[#8]
dopo
Attivo dal 2016 al 2016
Ex utente
Gentilissimi,

i centri di salute mentale li ho contattati più volte e, molto educatamente hanno detto di non sapere come aiutarmi, di rivolgermi al SERT

Circa lo psichiatra di mia scelta ... non saprei, non conosco nessuno ... va bene uno a caso ?
[#9]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

La psichiatria dei disturbi indotti o associati a sostanze è una disciplina che spesso ha degli spazi "vuoti", poiché i centri di salute mentale per anni hanno preferito rimandare ai sera, ma i sert non hanno necessariamente esperienza specifica con ciò che non consiste in dipendenza da eroina, che è la voce principale della loro attività.

Ugualmente, non tutti gli psichiatri hanno questa specifica competenza (sostanze).

[#10]
dopo
Attivo dal 2016 al 2016
Ex utente
Gentile dottore,

condivido la sua valutazione circa i SERT. Aggiungerei alle sostanze trattate oltre all'eroina la cocaina.
Anzi, il SERT di zona a cui mi sono rivolto ha "trasferito" già da anni gli eroinomani presso altra sede. Si occupano prevalentemente di cocainomani.

Nella scelta della terapia, non stanno tanto a cercare la molecola adatta. Non fanno neanche la ricetta.
In un armadio della struttura hanno il Citalopram per il giorno e Stilnox per dormire. Di li non si scappa.

Attualmente sono l'unica persona in trattamento NON obbligata a testare l'urina 2 volte la settimana. Tutte le persone che ho incrociato al SERT hanno commesso reati e vengono controllate a vista mentre depositano l'urina.

Scrivo questo per farvi capire che uno come me neanche lo vedono. Uno che dice di avere problemi con le canne.
Mi hanno preso in carico perchè non possono fare altrimenti.

Nonostante questo, tempo fa riuscii ad avere un incontro con il dirigente medico della struttura, per cercare di "sensibilizzarlo" alla mia causa.

Persona gentile e premurosa, pareva però sorpreso delle mie richieste di attenzione. Sembrava conoscere dell'hascish solo gli aspetti ludici, euforizzanti etc.

Ecco, se il capo la questione la vede così, figuriamoci i suoi collaboratori.

I continui rinvii delle sedute con la psicologa infine, hanno reso il senso di abbandono ancora più forte.

Non andrò quindi più al SERT, perchè non sanno/vogliono aiutarmi.

Unico contributo, una scatola di Olanzapina intonsa che ho nel cassetto e di cui non so che farmene.

Se paragonassimo la qualità del servizio dei nostri SERT agli analoghi che so ... in Svizzera, in Olanda, in Germania secondo rimaremmo stupiti.

Nel nostro paese i tossicomani, i carcerati e i matti sono l'ultima cosa di cui occuparsi.

Grazie comunque
[#11]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

Beh, rimangono comunque una serie di professionisti pubblici e privati che individualmente magari possono offrirle un servizio apprezzabile, per fortuna.

Concordo con il discorso che l'organizzazione del sistema sanitario per le malattie mentali non ha rispettato le stesse direzioni della restante sanità.
E' anche che il sistema non era molto preparato a inquadrare e gestire casistiche rimaste a ponte tra due discipline ingiustamente separate (psichiatria e dipendenze).
[#12]
dopo
Attivo dal 2016 al 2016
Ex utente
Gentile dott. Pacini,

concordo con lei nel pensare che esistano altri professionisti (pubblici e privati) in grado di offrire un servizio apprezzabile.

Attualmente debbo escludere quelli privati perchè sono alla ricerca di un lavoro e quindi non in grado di pagare.

Riguardo la struttura pubblica ... i tempi sono lunghi.
Dapprima la richiesta di visita psichiatria, quindi la prenotazione della stessa attraverso il CUP, poi il colloquio con lo psichiatra che non è detto sia edotto di problematiche legate alle dipendenze.

Tutto questo mi sconforta e mi fa arrabbiare. Questo sconforto e questa rabbia però, mi sono tornate utili.

Dopo infatti 20 anni di uso continuo di hashish (dalla mattina appena alzato alla sera prima di coricarmi - uno spinello ogni ora circa), sconfortato dalla pochezza dei medici sinora incontrati, ho interrotto (da solo) per la prima volta da 3 giorni l'assunzione di tale sostanza.

E' solo l' inizio lo so, e magari ci saranno delle ricadute, ma sono felice di aver dato prova a me stesso di volercela davvero fare.

Perdipiù senza utilizzare uno psicofarmaco che, alterando le percezioni, avrebbe reso impossibile discriminare tra i suoi effetti benefici e collaterali, ed i sintomi da deprivazione pura che, nel caso dell'hashish, sono probabilmente più pretestuosi che reali.

Penso quindi di essere sulla strada giusta per, in un futuro prossimo, iniziare una psicoterapia ed in parallelo valutare con lo psichiatra l'eventualità di introdurre un farmaco in aiuto.

Unici disturbi sono le ascelle sudate con odore amaro che mi ricorda il disagio, e una certa motilità intestinale (entrambe gestibilissime).

Non riesco però ad addormentarmi e mi rigiro nel letto sino al mattino, accompagnato (ma non ossessionato) da pensieri di rabbia nei confronti del SERT.

Per questa ragione stamane ho inviato una mail al dirigente medico del SERT, ed in copia all'ufficio Relazioni per il Pubblico dell'ASL di appartenenza,
nella quale con educazione e modo ho descritto le incogruità del servizio che prevederebbe cura e riabilitazione.

All'apparenza un'educata richiesta di aiuto, voleva invece essere una "polpetta avvelenata", per la rabbia verso chi se ne fotte della sofferenza altrui.

Circa la difficoltà di addormentamento, per aiutarmi, ho camminato per ore e ore durante il giorno per "stancarmi", ma sembra non funzionare.

Ho pensato di chiedere al medico di base un aiuto temporaneo per dormire. Può per favore consigliarmi circa questa eventualità?

Che farmaco utilizzare in un quadro di astinenza volontaria del genere?

Grazie ancora
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