Umore
sento un calo dell'umore nei giorni precedenti il ciclo (anche una settimana prima, in media 5 giorni) in cui tutto mi sembra cupo non riesco ad aggrapparmi a "pensieri felici".
Ora sono in questa condizione. In generale ho un umore a mio parere "ballerino" con alcuni picchi di ilarità e tensione e intraprendo spesso nuove cose senza mantenere stabilità. Sono poco stabile anche per quanto riguarda scelte di vita piuttosto importanti. Mi sento come se si accendesse un motore potente che da il via a importanti cambiamenti per poi ingolfarsi nel tempo e lasciarmi alla fine un po' stanca e confusa.
Sottolineo che non ho però una stabilità affettiva, dei vincoli che possano arginare almeno un po' queste "nuove idee" le quali potrebbero quindi essere anche interpretate come delle fughe da un sistema che in certi momenti maltollero.
8 ore lavoro- casa-amici, 8 ore lavoro- casa- amici.. . ect..
Non riesco a capire se questi cali di umore sono sempre e solo legati al ciclo o se in altri momenti del mese c'è come un fondo sempre presente..
La mia domanda è questa, potrei avere un umore da trattare clinicamente?
Grazie
C'è familiarità per disturbi psichiatrici ? E' mai stata valutata da qualcuno ?
Dr.Matteo Pacini
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Mia madre ha una personalità creativa e io mi occupo anche di musica/scrittura.
Voglio precisare che il motore che si accende non è un problema dal mio punto di vista, lo è il fatto che si ingolfa.
Poi passato il momento mi dico "come ti è saltato in mente?", tuttavia dentro di me attendo sempre questo "risveglio" in cui tutto si può ricostruire e sembra si spalanchino le porte per una vita vera, libera da soffocanti sovrastrutture.
Mi sono molto "disciplinata" sul versante artistico, ho dovuto darmi un metodo per combattere l'instabilità. Per esempio mi impongo di aspettare ALMENO un mese prima di giudicare una composizione come "stabilmente valida" e poterla proporre a un pubblico. Devo dire che questo metodo funziona e i brani seppure subiscano la mia volubilità ne escono ben curati e validi dopo più di un mese. Ma questo so essere un problema comune negli artisti e forse fa parte del rapporto con l'opera? Non so....
Dr.Matteo Pacini
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da circa un mesetto mi sta capitando di avere bisogno di acquietare qualche sentimento un po' intenso con un uso (comunque moderato) di alcool abbastanza costante/cadenzato. Non ho mai avuto problemi in questo senso. Ne uso il giusto per abbassare le percezioni o avere uno stato leggermente euforico (1/2 litro?). Mi è capitato di andare a lavoro con ancora qualche postumo dato che lavorando con turni questi drink li faccio spesso al mattino. Ho cominciato in concomitanza con la -più stretta- vicinanza relazionale di una persona (la persona in questione non è spiacevole) che sembra io non riesca molto a gestire essendo un tipo piuttosto solitario. O meglio sto bene finché sono da sola, è sempre un po' difficile invece il rapporto con gli altri.
A livello artistico sono in fase morta, non riesco il che non mi aiuta, secondo me.
Questa vicinanza mi scombussola, mi fa perdere un po l'orientamento e anche il senso di me che ho ben presente solo con un esercizio di solitudine.
Nello stesso tempo la solitudine la sento più vuota quando questa persona è distante.
Cosa ne pensa? Cosa potrei fare?
Grazie dottore, buona serata.
Inoltre, la ragione per cui si inizia non significa che poi l'alcol non esprima una sua proprietà, che è quella di indurre l'eccesso.
Io mi farei valutare, la familiarità psichiatrica c'è, e si sta insinuando un aspetto che può peggiorare poi l'andamento.
Dr.Matteo Pacini
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Si intuiva già questo tipo di meccanismo, lasciamo perdere.
Allora le segnalo come funziona: arriva solo a chi ha risposto la notifica del consulto con sua risposta. Agli altri solo se per caso lo aprono e vogliono intervenire, ma non è che arriva a tutti gli iscritti la segnalazione che c'è un consulto in corso senza che vi abbiano partecipato.
Dr.Matteo Pacini
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Se continuassi a scrivere qui lei mi risponderebbe? Io lo faccio, poi lei valuti , non ho nessuna cattiva intenzione.
Sono tentata, sento di nuovo crescere l'impulso di stravolgere la vita. Di liberarmi di tutto. Non sopporto questo stato di cose. Questo sentimento è la -vitalità- che mi mette in guardia sul fatto di non diventare un morto che cammina in un mondo automatizzato e robotico, una realtà spenta, opprimente. Io devo salvarmi, alcune persone non si adattano mai e vivono i sistemi come gabbie, come schiavitù. Vorrei lasciare il lavoro, prendere una pausa...
La persona di cui le parlavo è più lontana ora, col vino invece sempre uguale.
Dr.Matteo Pacini
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la scoccio di nuovo. Lei mi ha già dato le indicazioni ma non ce la faccio a entrare nell'ottica di avere bisogno di cambiare .
Sono giorni in cui sono al top. Chi mi sta accanto non fa che ridere. Sono un antidepressivo naturale. Non è finzione, in quel momento molto spontaneamente sento allegria e voglia di scherzare sempre crescenti. Il mio rapporto con gli altri ha questa caratteristica. Però poi mi stanco e quando mi sollecitano per il loro umore mi vien da urlargli: il pagliaccio si è rotto.
E in effetti si rompe e non ho voglia di veder nessuno e immagino una condizione di isolamento acquietante e mi infastidisce la compagnia.
Ho composto un pezzo in questi giorni, quando l'ho provato in presenza di altri mi è stato detto che è angosciante, malinconico ect. rivestiti da pagliaccio insomma.
Va bene, a parte gli altri. Io chiudo la porta di casa e dura ancora un po' l'allegria. Ma a poco a poco lascia il posto a pensieri angoscianti, immagini negative, timori, autocritiche. La spavalderia diventa insicurezza e senso di fallimento.
Mi sembra che il mio volto da bello, seguendo questo corso, diventi anche lui man mano più brutto. Non sono disperata, per carità. Alla fine sto bene; ma mi rendo conto di questa altalena. A volte penso a dei farmaci (ammesso che ne abbia bisogno, tenendo conto che forse sono fatta così) ma mi frena l'idea di essere cambiata. Perchè tuttavia il dolore è fonte per la mia attività artistica che è l'unica cosa che ha senso per me e che mi tiene in piedi. E l'allegria di quei momenti da pagliaccio è anche quella una parte di me che non voglio perdere.
Sulle voci dall'acqua o dal frigo avevo fatto una ricerca che mi aveva portato alle metafonia . Che ne pensa?..mi ha molto affascinato ma anche spaventato. Ho fatto anche degli esperimenti sorprendenti..poi però mi sono allontanata perché ci ho visto il rischio di perdere un po' la ragione. Ammesso che sia così, preferisco lasciare spiriti e/o morti dove sono, anche se mi attrae tutta la faccenda.
Grazie, un saluto
Tipicamente quando l'umore è instabile, e quando passa da un polo all'altro in maniera repentina, con sovrapposizione di aspetti eccitati e depressivi.
Non so di genere parliamo, di che forma espressiva, comunque io direi che un parere su ciò che le accade può esserle utile.
Una parte l'ha capita, più che altro adesso può interessare sapere come attenuare tutto ciò.
Dr.Matteo Pacini
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Inoltre gli accordi sono "deficitari" di alcune note, e in minore perlopiù, il che rende il suono "sinistro". Gli accordi in maggiore sono solitamente gioiosi e quelli in minore malinconici e io credo che il passaggio da maggiore a minore sia tra i più evocativi.
In ultimo è un brano notturno o forse crepuscolare. L'ora esatta della composizione non la ricordo. Il tema del crepuscolo come luogo impossibile in cui gli opposti coineriscono comunque è molto presente nell'arte, malgrado l'artista. Quindi è caratteristica costituzionale dell'artista essere sole e luna? O dell'umore?
Caratteristica più frequente nell'artista è la visione doppia , lunare e solare, o per essere più precisi è il vedere la grandiosità a partire dalla prospettiva lunare.
Dr.Matteo Pacini
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