Riduzione minias

Buonasera,
chiedo cortesemente un confronto riguardo la terapia di scalaggio del minias prescritta dalla mia psichiatra.

Parto da 6 compresse da 1mg al giorno.

La dottoressa mi ha proposto uno scalaggio graduale e l’introduzione di un antidepressivo (escitalopram 10mg, 1 compressa al dì).

Lo scalaggio prevede la riduzione di 1/2 compressa al dì per una settimana per poi valutare se scalare ulteriormente oppure soffermarsi ancora.

Quel che chiedo è se vi pare graduale, ho molta paura degli effetti collaterali, anche se la dottoressa mi ha confortata dicendomi che possiamo anche restare fermi più tempo su un dosaggio in caso di necessità.

Grazie in anticipo.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41k 1k 63
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dopo
Attivo dal 2020 al 2020
Ex utente
Grazie per la conferma
Buonasera
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dopo
Attivo dal 2020 al 2020
Ex utente
Salve,
volevo aggiornare riguardo il mio percorso e porre successivamente una domanda.
Lo scalaggio Minias procede senza grosse difficoltà a parte la stanchezza mentale e un po’ di ansia di ritorno. Poiché siamo sui 3 mg al giorno la psichiatra mi ha prescritto le gocce per il proseguo, non potendo tagliare le compresse oltre 1/4. Chiaramente mi ha prescritto una riduzione ancora più graduale in virtù della attuale dose giornaliera. Sono molto gratificata perché sto anche lavorando con lo psicoterapeuta per apprendere come gestire lo stato ansioso, che poi è il motivo che mi ha indotta a ricorrere al farmaco.
Ciò detto, leggendo i vostri altri consulti, mi risulta che questo percorso sia di fatto un ripristino della tolleranza al farmaco, che è cosa differente dalla risoluzione della dipendenza: io potrei arrivare a quota zero ma essere ancora dipendente. Non mi è chiaro il concetto, potrei avere qualche delucidazione in merito?
Grazie anticipatamente.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 988 248
" io potrei arrivare a quota zero ma essere ancora dipendente."

Se questa diagnosi è stata posta, sì. Ma Il fatto che fosse tollerante prima non implica la diagnosi di dipendenza.
La dipendenza consiste in un legame istintivo che porta in maniera ricorrente a riprendere il minias, e che quindi a periodi o in maniera continua come conseguenza porta anche a esservi assuefatti in parte. Ma non sempre, ci sono anche dipendenti che non sono tolleranti, o non lo sono sempre, dipende semplicemente da quale uso si è fatto nel tempo recente. Essere tolleranti a qualcosa invece significa semplicemente che non si ha più l'effetto originario, a meno di usare dosi maggiori, o talvolta mai perché le dosi sono già massime. Una implicazione della tolleranza è che la sospensione brusca è seguita da una sindrome detta da sospensione o da astinenza, e che appunto si evita facendo graduale riduzione (o sostituendo con farmaco analogo a dose equivalente).

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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dopo
Attivo dal 2020 al 2020
Ex utente
Grazie Dott. Pacini.
Penso di dover chiedere nuovamente chiarimenti alla psichiatra, perché quando ho avviato questo percorso mi ha fatto un’anamnesi, mi ha parlato del rischio di diventare dipendenti però non mi ha certificato una dipendenza.
Un’altra domanda: il meccanismo di base della dipendenza è lo stesso per ogni dipendenza?
Mi spiego: sono anche fumatrice, ma con le sigarette, che fumo da molto più tempo, ho ormai un rapporto . Quando penso di smettere quasi istantaneamente sono pervasa da terrore. Con il Minias no, mi seccano i disturbi ma è una cosa diversa e proprio non tollero che infici la concentrazione e la memoria.
Non riesco ad avere la stessa premura per i miei polmoni, anche se in teoria so benissimo di essere lesiva verso me stessa.
Cordialmente.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 988 248
Non deve certificare niente il collega... Se le ha parlato di rischio di diventare dipendenti , mi pare chiaro che ha preso in considerazione il problema e ha stabilito nel suo caso in che condizione è.