Ho combinato un pasticcio/bis (ma forse no)
Gentile dott.
ssa Brunialti (spero che mi legga lei) volevo aggiornarla sul mio consulto di un mese fa.
Ho finalmente chiarito con il mio terapeuta.
Per fortuna non avevo sbagliato a credere che lui parlasse per esperienza diretta, anzi.
Non abbiamo parlato nello specifico della sua patologia, ovviamente: ne so quanto è giusto che io ne sappia, cioè nulla.
Ma abbiamo parlato del fatto che anche lui è affetto da una variazione dello sviluppo sessuale (mi passi il termine forse non ortodosso).
E sono felice di avere "infranto il setting".
Era necessario.
Adesso so con certezza che tutte le parole che ci sono state in passato e quelle che ci saranno in futuro hanno un valore enorme: quello della credibilità e dell'esperienza personale che le persone nate "normali" non hanno e non potranno mai avere.
Nemmeno se fanno gli psicoterapeuti o i sessuologi.
Detto ciò, tra qualche mese diventerò zia e sto anche cercando di conoscere meglio la futura madre del bambino.
È difficile perché provo rabbia verso questa donna che praticamente non conosco quasi per nulla e non mi ha fatto nessun torto, se non quello di essere donna e diventare madre.
Però ci sto provando.
Solo per mio fratello e per il mio futuro nipote.
Per fortuna sembra che sarà probabilmente maschio.
Una femmina, riuscirei a tollerarla solo fino ai 10/11 anni di vita.
Poi entrerebbe in pubertà e comincerei a detestare pure lei.
Paradossalmente, la cosa positiva di questa gravidanza è che l'ho presa male quando mio fratello me l'ha comunicata.
Lui è rimasto ferito dalla mia reazione, e gli ho chiesto scusa.
Ho spiegato che è una cosa che dipende da vissuti miei problematici con le donne, non da lui o dalla sua compagna.
È un uomo intelligente e mi sembra che abbia in parte capito.
a
Non posso dire che sia stato di supporto, ma va bene.
In famiglia non si è mai parlato della mia patologia a livello "emotivo" (non si parla di sentimenti in generale) e a lui, credo, non l'abbiano nemmeno mai spiegata più di tanto anche a livello "tecnico".
È sempre stato un non-detto e, ora che siamo adulti, ovviamente non è una cosa di cui lui debba farsi carico.
La devo risolvere io.
Ma almeno se n'è in qualche modo parlato per la prima volta.
Dovevo chiarire che se a volte reagisco male, non è perché voglio ferire il prossimo.
Anche la sua compagna mi pare abbia compreso, quando le ho detto che non posso avere figli (ovviamente non ho detto il perché) e che probabilmente sarà un po' difficile per me frequentarla quando la gravidanza diventerà più evidente.
Mi ha fatto bene dirle "Non ho nulla contro di te, ma ho dei problemi irrisolti con le donne incinte".
Di certo sono entrambi più maturi di mia madre, che non è mai andata oltre il "tu odi le donne perché sei una persona cattiva".
Non so se sarò una zia decente, ma loro saranno dei bravi genitori.
A lei, dott.
ssa, la ringrazio per l'ascolto che mi ha dato in questi anni, anche se spesso non l'ho trattata bene e non condivido alcune sue posizioni.
ssa Brunialti (spero che mi legga lei) volevo aggiornarla sul mio consulto di un mese fa.
Ho finalmente chiarito con il mio terapeuta.
Per fortuna non avevo sbagliato a credere che lui parlasse per esperienza diretta, anzi.
Non abbiamo parlato nello specifico della sua patologia, ovviamente: ne so quanto è giusto che io ne sappia, cioè nulla.
Ma abbiamo parlato del fatto che anche lui è affetto da una variazione dello sviluppo sessuale (mi passi il termine forse non ortodosso).
E sono felice di avere "infranto il setting".
Era necessario.
Adesso so con certezza che tutte le parole che ci sono state in passato e quelle che ci saranno in futuro hanno un valore enorme: quello della credibilità e dell'esperienza personale che le persone nate "normali" non hanno e non potranno mai avere.
Nemmeno se fanno gli psicoterapeuti o i sessuologi.
Detto ciò, tra qualche mese diventerò zia e sto anche cercando di conoscere meglio la futura madre del bambino.
È difficile perché provo rabbia verso questa donna che praticamente non conosco quasi per nulla e non mi ha fatto nessun torto, se non quello di essere donna e diventare madre.
Però ci sto provando.
Solo per mio fratello e per il mio futuro nipote.
Per fortuna sembra che sarà probabilmente maschio.
Una femmina, riuscirei a tollerarla solo fino ai 10/11 anni di vita.
Poi entrerebbe in pubertà e comincerei a detestare pure lei.
Paradossalmente, la cosa positiva di questa gravidanza è che l'ho presa male quando mio fratello me l'ha comunicata.
Lui è rimasto ferito dalla mia reazione, e gli ho chiesto scusa.
Ho spiegato che è una cosa che dipende da vissuti miei problematici con le donne, non da lui o dalla sua compagna.
È un uomo intelligente e mi sembra che abbia in parte capito.
a
Non posso dire che sia stato di supporto, ma va bene.
In famiglia non si è mai parlato della mia patologia a livello "emotivo" (non si parla di sentimenti in generale) e a lui, credo, non l'abbiano nemmeno mai spiegata più di tanto anche a livello "tecnico".
È sempre stato un non-detto e, ora che siamo adulti, ovviamente non è una cosa di cui lui debba farsi carico.
La devo risolvere io.
Ma almeno se n'è in qualche modo parlato per la prima volta.
Dovevo chiarire che se a volte reagisco male, non è perché voglio ferire il prossimo.
Anche la sua compagna mi pare abbia compreso, quando le ho detto che non posso avere figli (ovviamente non ho detto il perché) e che probabilmente sarà un po' difficile per me frequentarla quando la gravidanza diventerà più evidente.
Mi ha fatto bene dirle "Non ho nulla contro di te, ma ho dei problemi irrisolti con le donne incinte".
Di certo sono entrambi più maturi di mia madre, che non è mai andata oltre il "tu odi le donne perché sei una persona cattiva".
Non so se sarò una zia decente, ma loro saranno dei bravi genitori.
A lei, dott.
ssa, la ringrazio per l'ascolto che mi ha dato in questi anni, anche se spesso non l'ho trattata bene e non condivido alcune sue posizioni.
Gentile utente,
la sua mail mi ha fatto piacere, per i molteplici motivi che provo a elencare.
- Per la ripresa di contatti col suo terapeuta. Proprio conoscendo attraverso i consulti le difficoltà che aveva incontrato con altr* Psicolog*, mi sembrava veramente triste concludere in tale modo il cammino con questo sessuologo con il quale avevate trovato un'intesa e un aiuto concreto e fattivo, nonostante tutto.
È vero, il setting è stato rotto; ma da entrambe le parti: lei entrando nel personale del terapeuta, lui rispondendo con una rabbia personale (di persona ferita) anziché con una risposta da terapeuta. Talvolta, tra due persone intelligenti e disposte a confrontarsi, questo apre nuove possibilità in terapia. Non è una strada facile, non fa certo nascere una 'amicizia', ma una modalità di comprensione e rispetto reciproco non solo tra paziente e professionista, ma tra persone. Nel setting infatti entrambi sono presenti come persone, oltre che nel proprio ruolo di aiutante ed aiutato.
- Per il fatto che Lei nelle prime righe abbia espresso la speranza che la leggessi proprio io, psicoterapeuta *donna*.
In questi 8 anni di ripetuti scambi tra noi qui sulla piattaforma Medicitalia, sia lei che io abbiamo avuto modo di esplorare la sua difficoltà di rapportarsi con quel genere (femminile) al quale lei non si sente completamente appartenente. E che dunque suscita il suo risentimento.
Ha espresso la speranza che leggessi io, donna e professionista piuttosto "diretta", e che dunque non risponde con frasi passe-partout o di compiacenza.; esponendosi alla eventualità di disaccordo.
Eppure stavolta lo ha fatto, e l'ha fatto anche nei confronti della "donna2 di suo fratello che è incinta.
- Per l'atteggiamento nei confronti della gravidanza di sua cognata, in grado di far riemergere tutto il suo risentimento nei confronti delle "vere donne". Eppure è riuscita a spiegare a suo fratello questi suoi sentimenti, rivelando di sé una parte segreta e dolorante. Inaugurando così un nuovo percorso nella storia familiare, di una famiglia - la sua - nella quale il "non detto" l'ha fatta da padrone e in cui "non si è mai parlato della mia patologia a livello "emotivo" (non si parla di sentimenti in generale)".
Tale rottura del silenzio da parte Sua rappresenta un passo fondamentale non solamente nelle relazioni tra persone familiari (lei e suo fratello), ma anche nella rottura di un paradigma di trasmissione transgenerazionale che fa sì che certe modalità distruttive non abbiano mai termine trasmettendosi da una generazione all'altra.
- Per il percorso che Lei sta coraggiosamente facendo, cavalcando sentimenti forti e affrontando con coraggio e determinazione esperienze nuove e desiderate. Mi riferisco in particolare a quelle del consulto dell'1/2.
- Per il ringraziamento a me per "l'ascolto che mi ha dato in questi anni, anche se spesso non l'ho trattata bene e non condivido alcune sue posizioni". Mi ha fatto piacere personalmente, considerati gli scambi piuttosto impegnativi di certi consulti. Ma altrettanto il suo riconoscere che si può essere grat* anche a chi non la pensa esattamente come noi (professionista o persona), ma che si mette al servizio al meglio di quanto possiede.
Con questa risposta spero di non essere entrata troppo nel Suo personale; il Suo consulto presente me ne ha dato adito.
Saluti cordiali.
dott. Brunialti
la sua mail mi ha fatto piacere, per i molteplici motivi che provo a elencare.
- Per la ripresa di contatti col suo terapeuta. Proprio conoscendo attraverso i consulti le difficoltà che aveva incontrato con altr* Psicolog*, mi sembrava veramente triste concludere in tale modo il cammino con questo sessuologo con il quale avevate trovato un'intesa e un aiuto concreto e fattivo, nonostante tutto.
È vero, il setting è stato rotto; ma da entrambe le parti: lei entrando nel personale del terapeuta, lui rispondendo con una rabbia personale (di persona ferita) anziché con una risposta da terapeuta. Talvolta, tra due persone intelligenti e disposte a confrontarsi, questo apre nuove possibilità in terapia. Non è una strada facile, non fa certo nascere una 'amicizia', ma una modalità di comprensione e rispetto reciproco non solo tra paziente e professionista, ma tra persone. Nel setting infatti entrambi sono presenti come persone, oltre che nel proprio ruolo di aiutante ed aiutato.
- Per il fatto che Lei nelle prime righe abbia espresso la speranza che la leggessi proprio io, psicoterapeuta *donna*.
In questi 8 anni di ripetuti scambi tra noi qui sulla piattaforma Medicitalia, sia lei che io abbiamo avuto modo di esplorare la sua difficoltà di rapportarsi con quel genere (femminile) al quale lei non si sente completamente appartenente. E che dunque suscita il suo risentimento.
Ha espresso la speranza che leggessi io, donna e professionista piuttosto "diretta", e che dunque non risponde con frasi passe-partout o di compiacenza.; esponendosi alla eventualità di disaccordo.
Eppure stavolta lo ha fatto, e l'ha fatto anche nei confronti della "donna2 di suo fratello che è incinta.
- Per l'atteggiamento nei confronti della gravidanza di sua cognata, in grado di far riemergere tutto il suo risentimento nei confronti delle "vere donne". Eppure è riuscita a spiegare a suo fratello questi suoi sentimenti, rivelando di sé una parte segreta e dolorante. Inaugurando così un nuovo percorso nella storia familiare, di una famiglia - la sua - nella quale il "non detto" l'ha fatta da padrone e in cui "non si è mai parlato della mia patologia a livello "emotivo" (non si parla di sentimenti in generale)".
Tale rottura del silenzio da parte Sua rappresenta un passo fondamentale non solamente nelle relazioni tra persone familiari (lei e suo fratello), ma anche nella rottura di un paradigma di trasmissione transgenerazionale che fa sì che certe modalità distruttive non abbiano mai termine trasmettendosi da una generazione all'altra.
- Per il percorso che Lei sta coraggiosamente facendo, cavalcando sentimenti forti e affrontando con coraggio e determinazione esperienze nuove e desiderate. Mi riferisco in particolare a quelle del consulto dell'1/2.
- Per il ringraziamento a me per "l'ascolto che mi ha dato in questi anni, anche se spesso non l'ho trattata bene e non condivido alcune sue posizioni". Mi ha fatto piacere personalmente, considerati gli scambi piuttosto impegnativi di certi consulti. Ma altrettanto il suo riconoscere che si può essere grat* anche a chi non la pensa esattamente come noi (professionista o persona), ma che si mette al servizio al meglio di quanto possiede.
Con questa risposta spero di non essere entrata troppo nel Suo personale; il Suo consulto presente me ne ha dato adito.
Saluti cordiali.
dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Utente
Gentile dott.ssa
Grazie delle considerazioni, peraltro molto puntuali.
Lei ha detto bene: la mia "rottura del setting" era dettata dalla volontà, precisa e cosciente, di avere anche un confronto con una persona che avesse passato, almeno parzialmente, un po' le stesse difficoltà che ho passato io, per quanto con vissuti diversi.
Non solo con un terapeuta, ma con una persona che avesse fatto, prima di tutto, un percorso personale interiore in quel senso. Era proprio un "dimmi tu, se hai già affrontato queste cose, come hai fatto a superarle". Non cercavo certo un'amicizia.
Ora non lo so quanto il mio terapeuta vorrà averlo questo confronto, staremo a vedere.
Ad ogni modo, già l'avere la certezza di non essere l'unica eccezione, l'unica anomalia per una volta, mi fa sentire molto meno sol* .
Grazie delle considerazioni, peraltro molto puntuali.
Lei ha detto bene: la mia "rottura del setting" era dettata dalla volontà, precisa e cosciente, di avere anche un confronto con una persona che avesse passato, almeno parzialmente, un po' le stesse difficoltà che ho passato io, per quanto con vissuti diversi.
Non solo con un terapeuta, ma con una persona che avesse fatto, prima di tutto, un percorso personale interiore in quel senso. Era proprio un "dimmi tu, se hai già affrontato queste cose, come hai fatto a superarle". Non cercavo certo un'amicizia.
Ora non lo so quanto il mio terapeuta vorrà averlo questo confronto, staremo a vedere.
Ad ogni modo, già l'avere la certezza di non essere l'unica eccezione, l'unica anomalia per una volta, mi fa sentire molto meno sol* .
Una buona prosecuzione di percorso interiore e relazionale.
Saluti cari.
Dott. Brunialti
Saluti cari.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 851 visite dal 15/04/2025.
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