Fugacità delle cose e paura della morte.

Salve a tutti. Sono un ragazzo di vent'anni che da un circa due settimane si sente afflitto da un profondo stato di tristezza. Tutto è cominciato a causa di un lieve gonfiore al piede. Feci qualche ricerca sul web (cosa che mi sono promesso di non ripetere) per farmi un'idea riguardo alla causa del gonfiore, e scoprii che avrei potuto soffrire di un numero innumerevole di gravi patologie (tumore, linfedema, insufficienza renale, una rara malattia genetica...). Mi preoccupai molto. Adesso so che la mia era una preoccupazione eccessiva (in verità, l'ho sempre saputo), eppure allora temevo di soffrire di chissà quale male. Andai dal medico generico, il quale vide il piede e disse di non preoccuparmi, perché quel gonfiore non era altro che un piccolo accumulo di grasso. Mi sentii sollevato. Ma durò poco.
Devo dire che adesso la mia non è propriamente una paura della morte. Sì, ci penso ossessivamente, ma il punto è che vedo la morte in ogni cosa. Se vedo qualcuno felice penso al fatto che la felicità è momentanea, è destinata a finire. Tutto per me è vano semplicemente perché è fugace. Se, per ipotesi, decidessi di andare per un mese a rilassarmi alle Maldive, automaticamente penserei che la mia vacanza dovrà finire. E questi pensieri mi fanno vedere la vita futile. Soffro maledettamente. Non riesco a godere di nulla. Non riesco più a vivere il presente. Con la mente già sono proiettato alla fine di ogni cosa. Vorrei che il tempo si bloccasse. Razionalmente so che non è importante la meta, ma il viaggio, che devo vivere alla giornata ecc…, ma non riesco a consolarmi. E’ orribile. Ci sono momenti in cui è come se “potessi toccare il tempo che scorre”, ed in quei momenti ho il terrore di impazzire, ho il terrore che la mia mente da un momento all’altro possa rompersi in mille pezzi. Talvolta la mia angoscia di morte si riferisce ai singoli istanti. “Ogni istante che passa è un cambiamento. Io non sono più quello di un secondo fa. Quello che è esistito un secondo fa non esisterà mai più”. In questi momenti provo un’angoscia fortissima, indescrivibile; nella mia mente è come se il mondo procedesse a scatti e sento un senso di solitudine immane. In una di queste situazioni ebbi una fantasia: mi immaginai a casa di un’amica. Eravamo entrambi seduti e discutevamo. Mentre parlavamo, ad un certo punto lei scomparve (come se fosse passato il tempo e la discussione fosse finita) e vidi come un ombra che scese sulla stanza. In quell’istante ho provato un senso di solitudine tremendo. Sono un ragazzo che VUOLE VIVERE la sua gioventù, intelligente, circondato da buoni amici, che non ha difficoltà ad avere relazioni sociali, che sta seguendo un ottimo percorso universitario (tra l'altro, studio psicologia). Non mi manca nulla. Ma è come se avessi niente perché nulla acquista senso se relazionato alla morte. Riesco ancora a ridere, ma non riesco a divertirmi col cuore. La mia paura è che questo problema diventi cronico.
Chiedo consiglio a voi, grazie.
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220 123
gentile ragazzo, da quello che racconta sembrerebbe che il suo possa essere l'espressione di un disturbo dell'umore. L' angoscia di morte,il non godere delle cose ne rappresentano i sintomi. tuttavia solo una visita specialistica diretta potrà confermarle la diagnosi e suggerirle il percorso terapeutico migliore.

lei scrive:
(..)Riesco ancora a ridere (..)
ne approfitti di questa risorsa e faccia in fretta.
saluti

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
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dopo
Utente
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Grazie tante per la risposta. Seguirò il suo consiglio.
Saluti.