Una domanda retorica, ma pensate che un percorso

Gentili dottori,ho 29 anni e vi scrivo per chiedervi un parere in merito alla situazione che sto vivendo da 6 mesi.
Parlo di una storia di 2 anni, un amore per me enorme, per una persona con la quale ero pronta a costruire il mio futuro.Lui 6 mesi fa ha incontrato un'altra persona e per questo ha messo in discussione il nostro rapporto;c'era sempre stata una disparità di sentimenti tra quello che provavo io per lui e quello che provava lui per me, ma la nostra relazione era bella, piena,completa.Da dicembre a fine maggio ha frequentato quest'altra persona, non chiudendo comunque completamente con me(anche se non ci siamo più visti).A fine maggio gli ho posto un aut-aut:o mi diceva che io per lui avevo "un senso", oppure me ne sarei andata.Quanto mi sia costato, non provo nemmeno a spiegarlo.La sua risposta è stata sì:per lui ero troppo per lasciarmi andare, ed ero sempre la persona con la quale si vedeva di più nel futuro.A giugno ci siamo riavvicinati, e 2 settimane fa ci siamo rivisti(per la prima volta dopo 6 mesi, ad esclusione delle poche volte in cui ci incontriamo in ufficio,poichè siamo anche colleghi);eravamo arrivati a capire che stare insieme fosse la cosa giusta, che fosse giusto fare le cose un passo dopo l'altro, su basu solide,e che ovviamente lui avrebbe chiuso con l'altra persona, che comunque nell'ultimo mese aveva smesso di vedere.Nell'ultima settimana è di nuovo cambiato tutto:in pochissimi giorni mi sono trovata davanti la persona di 6 mesi fa, con mille dubbi, lo sguardo vuoto, le insicurezze, le perplessità.Ci siamo visti e mi ha detto che non se la sente,che se ancora dopo 6 mesi ha tutte queste insicurezze vuol dire che stare insieme non è la cosa giusta, che non è più spinto dall'istinto ma è"solo"la ragione che lo porta verso di me (perchè a livello razionale sa che di me si può fidare, che gli do sicurezza, che con me starebbe bene),che non ce la fa più a pensare che io lo aspetti quando lui è così lontano da quello che io vorrei.Tutto ciò dopo che fino a giovedì sera eravamo d'accordo di passare la domenica insieme al mare.
Io posso solo dire che senza questa persona la mia vita è del tutto vuota.Non trovo il senso in nulla, in niente e in nessuno, nè dentro di me nè fuori.Già una volta in questi mesi sembrava che fosse tutto finito, ma sapevo che non era così.Stavolta sento di averlo perso, che dentro di lui è rimasto solo un residuo spento del sentimento che provava per me.Cerco di ingannarmi pensando le cose più razionali del mondo, ma non funziona, e non riesco ad affrontare la quotidianità.Per fare dei piccoli ma significativi esempi, devo cambiare canale se in tv vedo una scena d'amore;guardo le mani delle persone pensando che io la fede non la porterò mai;guardo delle giovani madri coi bambini per mano e mi giro dall'altra parte perchè un'emozione come quella non la proverò mai.Credo sia una domanda retorica, ma pensate che un percorso di aiuto psicologico o psicoterapia potrebbe essermi d'aiuto? Grazie
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Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2008 al 2022
Psicologo, Psicoterapeuta
Per rispondere alla sua domanda: si, sicuramente si. Le sarebbe molto di aiuto poiché gli amori finiscono, il dolore può esser grande, ma pensare alla propria vita come una cosa vuota necessita di supporto.

è come se lei si fosse completamente fusa in questa persona e adesso che non c'è le sembra di non esserci pure lei.

le faccio notare che ha sostenuto che il rapporto era completo. ma può essere completo un rapporto dove c'è una evidente disparità di sentimenti? mancante dunque di quella reciprocità auspicabile per "portare la fede al dito"?

credo che la rielaborazione di questa storia le sarà molto utile e le permetterà di affrontare relazioni future con maggiore consapevolezza di ciò che è lei, di ciò che è l'altro, della relazione reale che state construnedo insieme.
[#2]
dopo
Utente
Utente
Innanzitutto grazie, dr. Giusti.
Sono in effetti d'accordo sul fatto che il rapporto mancasse di quella reciprocità necessaria per certi pensieri,ma l'ho definito"completo"perchè pensavo che quello che avevamo fosse la base per costruire tutte le cose che io avevo già dentro e lui no. Pensavo che ci sarebbe arrivato lui col tempo, e io insieme a lui. Pensavo che ci dovessimo liberare entrambi dal nostro passato (lui reduce da una lunga storia finita male, io reduce da nessun impegno serio in molti anni). Sapevo che c'erano alcune "zone d'ombra" tra noi e che un giorno le cose sarebbero venute a galla per forza, ma credevo anche che le avremmo superate. l'ho creduto ancor più fortemente quando da giugno ci siamo riavvicinati, perchè vedevo in concreto che eravamo maturati, eravamo diversi e forse pronti per un impegno di altra portata.quel momento è stato come dire a me stessa "vedi che hai fatto bene a crederci?"
Ad ogni modo sento dentro di me che il mio più grande nemico sono io, che sono io che non volendo lasciarlo andare, non volendo ammettere di aver sbagliato a credere così tanto in questa relazione, mi impedisco di "andare oltre".
La ringrazio ancora molto.
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Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187 37
Gentile Utente,
mi ha colpito la Sua mail perchè nonostante traspaia una grande sofferenza Lei utilizza moltissimo termini come "pensavo", "sapevo", ecc., denotando forse una difficoltà a maneggiare il materiale emotivo, vera parte importante se si vuole uscire dalla sofferenza.

"Cerco di ingannarmi pensando le cose più razionali del mondo"

Appunto...

Con uno psicologo Lei potrà affacciarsi a quel mondo emotivo che, forse, le fa tanta paura. ma è necessario se vuole evitare ulteriori delusioni in futuro

Cordialmente

Daniel Bulla

dbulla@libero.it, Twitter _DanielBulla_