Paura che non va via

Salve, e ringrazio in anticipo gli inventori del sito e chiunque degli specialisti che mi risponderà. Scrivo questo articolo, perché ad oggi sono 55 giorni che vivo in un irrazionale senso di paura per le malattie infettive, anzi per l precisione una sola malattia, l'Epatite C. Ho fatto questa precisazione per spiegare che altre malattie, tipo l'HIV non mi danno nessuna paura particolare, le conosco e le affronto come può fare qualsiasi individuo normale. Ho fatto anche una precisazione temporale, perché tutto ciò è iniziato nel mio tirocinio ospedaliero. Un giorno di Giugno mentre levavo un ago dal braccio di un paziente, ho svitato per primo il deflussore, e purtroppo una goccia di sangue presente dentro di esso mi ha toccato il polpastrello (stupidamente ero senza guanti). Sul momento ho avuto quasi un senso di shock...ho preso a quel punto l'ago e lo pinzato sul cotone. Purtroppo non era la mia giornata fortunata e questo ago collegato alla parte terminale del deflussore ha fatto un movimento brusco, girandosi e tornando diciamo "indietro". Da quel momento posso dire che è iniziata la mia paranoia. è iniziata perché poche ore dopo ho cominciato ad avere paura di essermi punto ( e non mi sono punto...me ne sarei accorto). Non ho denunciato il fatto, conscio che fosse una stupidata, mi sono giusto assicurato che il paziente non avesse nulla, e tutti i test sierologici del paziente erano negativi. Ma nonostante ciò la paura continuava. Una paura come detto irrazionale...perché le spiegazioni razionali che mi davo risolvevano i problemi razionali, ma mi lasciavano un senso di dubbio che posso ricondurre ad una zona penso del mio Io dove non sono in grado di arrivare. Questo paziente mi ha fatto paura, paura perché era un malato terminale di un cancro alle vie biliari, era un paziente con tipico ittero (tipico segno di Epatite per dire), un paziente che a me sembrava contagioso solo a guardarlo e che invece non lo era, parlo al passato perché nel frattempo purtroppo questo signore è venuto a mancare. Ho passato giorni a ripetermi le stesse cose, di continuo ma senza soluzione. Nella mia mente è stato come avere un dualismo, tra due voci, una sicura della situazione, l'altra dubbiosa e paurosa di tutto. Ho iniziato ad avere paura di poter contrarre questa malattia dappertutto, sicchè un paio di settimane fa, stufo e stremato da questa storia ho deciso di andare al Consultorio, sotto consiglio di mia madre, l'unica che conosce in pieno questa mia situazione. Il consulto non mi è piaciuto, abbiamo parlato della mia famiglia invece che del mio problema. L'unica cosa che mi ha convinto è stata quando ha detto che sono troppo stressato, non faccio una vita consona alla mia età. e ha ragione....io studio e lavoro, mi sono fatto anche 12-13 ore di lavoro al giorno....vado avanti cosi da 2 anni quasi ormai.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Gentile utente, quello che descrive appare come un dubbio ossessivo che vediamo frequentemente, per il quale, se la sta disturbando oltre misura, può richiedere di farsi aiutare attraverso un intervento psicoterapeutico mirato.
Dato che - mi pare di capire - si sta avviando a fare un lavoro dove avrà a che fare continuamente con persone portatrici di malattie, credo sarebbe prioritario liberarsi al più presto dalla sua ansia.
Può fare una ricerca, sia in rete che telefonica, per reperire un terapeuta esperto in disturbi di questo tipo.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Gentile utente,
rispetto al consulto lei dice "l'unica cosa che mi ha convinto è stata quando mi ha detto che sono troppo stressato, non faccio una vita consona alla mia età".

Credo che l'episodio dell'ago sia stato la goccia che ha fatto traboccare un vaso già colmo. Da quanto riferisce lei non ha spazi per sé, al di fuori di quelli destinati ai doveri.

Continui ad andare al Consultorio, un solo incontro è troppo poco per stabilire se l'esperto che ha incontrato fa al suo caso. Se così non fosse, può sempre decidere di rivolgersi ad un altro terapeuta.

Per il suo disagio è utile un percorso psicoterapeutico(che può anche essere di tipo breve), funzionale a recuperare il suo benessere. Una visita dal medico di base (senza allarmismi, però!), potrebbe esserle di ulteriore aiuto, poiché noto dalla sua scheda che è sottopeso.

Cordialmente

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

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dopo
Attivo dal 2010 al 2010
Ex utente
Grazie per l'immediata risposta, siete stati molto gentili. Purtroppo il limite di 3000 caratteri non mi ha fatto finire il mio racconto. Concordo con la Dottoressa Rinella...il mio era un vaso troppo colmo che è esploso....non avere mai tempo per se, a volte neanche tempo di mangiare per correre a lavoro, oppure per prendere i pullman per l'Università...tutto ciò ti strema non solo fisicamente ma anche mentalmente. Ho passato giorni e giorni dormendo quasi in piedi, dormendo 5 ore scarse al giorno, non è un ritmo semplice. E ha ragione anche il Dottor Santonocito...devo liberarmi di quest'ansia se no rischio di perdere tutto...anni di sacrifici per niente. Per finire il mio racconto...ho finito ieri le mie ferie...sono stato benissimo, sono stato con la mia ragazza per tutti i giorni, mi sono sentito davvero bene. Al mare, l'ultimo giorno di ferie, ho avuto un piccolo "incidente", ho calpestato un pezzo di legno (forse la stecca di un gelato) e mi è riscesa la paura...benchè sappia che non ci siamo possibilità di contagio di nulla, il fatto stesso di avere un po di paura e di averci pensato mi spaventa. Il tutto poi coincide con il mio rientro a lavoro...e penso che la cosa sia collegata. Ho pensato a quale possa essere la vera ragione di questo disturbo...e ho pensato alla paura dell'abbandono. La paura di essere abbandonato dalla persona che si ama. E una malattia del genere può allontanare chi ami...purtroppo è cosi. Amo la mia ragazza da morire...ed è stata l'unica che ho davvero amato in vita mia...mi ha cambiato la vita. Ho avuto molte donne in vita mia, ma non mi sono mai innamorato. Purtroppo passo con lei poco tempo, ci vediamo solitamente una volta alla settimana ed inoltre viviamo distanti l'uno dall'altro, e tutto ciò implica conseguenze su quelle che sono le esigenze di una coppia...in tutti i sensi. Lei mi ama, e sono certo di questo, e non voglio perderla per nessuna ragione al mondo. e come se avessi la paura d perdere la mia felicità con lei da un momento all'altro. il fatto che io sia consapevole di tutto ciò mi aiuta...vorrei una persona che mi ascoltasse e mi guidasse verso la risoluzione di questo mio problema. Il colloquio con quel terapeuta non mi è piaciuto per quello....l'ho trovato troppo giudicante, troppo poco propenso ad ascoltarmi...ecco tutto. Secondo voi ce un modo per uscire da questa situazione? Io vorrei tornare come prima...non pensare piu a queste cose, vivermi la mia età e stare bene. Grazie in anticipo.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Mi permetta di correggerla su un punto: il fatto che lei sia consapevole di qualcosa, o di qualche motivo, le dà una <sensazione> di maggior controllo, ma non è quello l'aiuto di cui ha bisogno. Proprio come scrivere a noi le dà un momentaneo conforto, ma non l'aiuto concreto che le serve.

Non confonda il bisogno di essere rassicurato con il bisogno di liberarsi dal problema: sembrano la stessa cosa, ma in realtà vanno in direzioni opposte. Più cerca rassicurazioni, più s'allontana dalla soluzione.

>>> Ho pensato a quale possa essere la vera ragione di questo disturbo...
>>>

Allo stesso modo, sapere le cause del suo problema non l'aiuterà di una virgola a liberarsene. Deve cercare uno specialista che sappia come trattarlo.

Cordiali saluti
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Gentile utente,
lei ha aggiunto ulteriori elementi che sono utili a dimostrare ancora di più la sua volontà di risolvere il problema e il suo bisogno di compiere un percorso terapeutico.

Purtroppo, però, non ci è possibile dare risposte più precise alle sue domande, poichè sono molti gli elementi da considerare e da ascoltare e qui, come sicuramente lei può bene comprendere, abbiamo concreti limiti.

Il modo migliore che lei ha a disposizione per uscire dalla situazione, è quello di rivolgersi ad uno psicologo/psicoterapeuta con il quale riuscire ad instaurare una buona relazione terapeutica, cioè quel clima di reciproca fiducia che è base indispensabile per un buon percorso.

Come già le ho detto, se ritiene che l'esperto incontrato non soddisfi questo requisito (anche se un incontro è un po' poco), cerchi altrove, troverà chi la farà sentire compreso e a suo agio.

Di nuovo i miei migliori auguri per un futuro sereno.