Amore: sono una donna che ama troppo o troppo poco?

Buongiorno,
non so se sono una donna che ha amato troppo o una donna che non ha mai amato nella sua vita. Ho 36 anni, ho avuto solo una storia seria dai 22 ai 27 anni. Era una relazione “normale”, lui mi amava, mi rispettava, mi accontentava. Da allora son passati 9 anni e ho avuto solo storie con uomini sposati in cui io facevo l’amante, oppure tantissime storie brevi o avventure di una notte.
Nell’arco di questi anni ho anche avuto una vita parallela a quella ufficiale di impiegata in cui io facevo quella che eufimisticamente si chiama “escort”, spinta da una ossessione che non era legata ai soldi, ma da qualcosa che devo ancora delineare. Forse desiderio di punirmi e di dimostrami che non valgo nulla?
A 33 anni si è chiuso pian piano questo capitolo, ora ho bassa autostima di me e ho tanti pregiudizi verso gli uomini.
Eppure ultimamente ho una piccola fiamma dentro che mi fa sperare di trovare un uomo con cui iniziare qualcosa di serio, perché ho 36 anni e voglio che qualcuno mi ami. E’ una fiamma che tutto d’un tratto divampa e diventa un incendio… è l’ossessione di avere un uomo che mi ami. Mi sono iscritta a un sito per cercare l’anima gemella e da allora mi sono accorta che ogni conoscenza è una fotocopia della precedente: al primo incontro, nonostante io espliciti di essere seriamente intenzionata, puntualmente questi uomini ci provano. Al mio rifiuto non mi cercano più. E quando invece mi aggradano e faccio accadere qualcosa perché spero in cuor mio sia la volta buona, mi cercano fintanto che accetto le loro avance. Quando chiedo loro di fare cose semplici che non comprendano “il letto”, svaniscono.
Ognuna di queste “storie” nasce e finisce nell’arco di una settimana: inizialmente io credo di aver incontrato il “mio uomo”, il mio salvatore; questi mi delude o sparisce e io cado in un baratro dove ogni volta mi sembra di aver perso la cosa più importante della mia vita, arrivo a livelli di disperazione e angoscia tali da non mangiare o dormire più. Mi comporto come se fosse finito il mondo. Con la stessa “grandiosità” con cui mi innamoro, cado nel baratro e… dopo nemmeno una settimana già mi sono dimenticata di quella persona. Sono consapevole che non c’è nessuna proporzione nelle mie reazioni. Oggi sto male di nuovo perché ho conosciuto un altro una settimana fa e lo penso in modo ossessivo. Da quando l’ho conosciuto dormo 3-4 ore a notte neanche, non mangio, aspetto telefonate o sms che non arrivano, ho questo senso di angoscia di non vederlo più, di perderlo, mi manca l’aria come se fosse l’ultimo uomo sulla terra, come se fosse la cosa più importante della mia vita. Ogni volta ho questo dolore di perdita, di abbandono, di non essere piaciuta anche all’ultimo conosciuto. Mi rendo conto del paradosso e delle estremità delle mie emozioni, e so che fra dieci giorni sarà tutto finito, ma questa consapevolezza non riesce a mitigare il dolore estremo che provo in questo momento. Cosa sono io? come si chiama questo mio disturbo? Aiuto.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
"Cosa sono io? come si chiama questo mio disturbo?"

Gentile Utente, credo che Lei potrebbe fare chiarezza a tante domande che pone in questa richiesta di consulto grazie all'aiuto di uno psicoterapeuta in un setting adeguato e non via mail. Lo definisce "disturbo": che idea ha in mente?

Parla di temi delicati: la Sua autostima distrutta, il Suo desiderio di punirsi (perchè?), il Suo desiderio di una storia d'amore.

E poi il bisogno di internet alla ricerca del grande amore... Lei si lascia distruggere dal fatto che gli uomini che incontra in una chat vogliono solo sesso da Lei. Ma come poteva essere altrimenti? Non è la storia che si ripete: probabilmente incide anche il mezzo che Lei utilizza per la Sua ricerca.

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Gentile Utente,
bisognerebbe conoscere molti elementi della sua storia di vita personale, cosa che da qui non è possibile fare, per darle l'aiuto di cui ha bisogno.

Occorre comprendere cosa c'è dietro alla sua scelta passata di storie brevi e clandestine, di condurre una doppia vita e ad una modalità attuale di ricercare l'amore in modo ossessivo che non fa altro che avere sempre lo stesso esito (tentativi a vuoto), quasi volesse condannarsi ad una perenne sconfitta
(forse desiderio di punirmi perché non valgo nulla?) e a confermare i suoi "pregiudizi verso gli uomini".

Lei cerca il suo "salvatore" dice, ma è il caso che inizi a volersi bene per prima, a recuperare la sua autostima, a stare bene con se stessa. L'amore può davvero arrivare quando siamo i primi ad amarci.

Le sarebbe davvero utile rivolgersi in presenza ad uno psicologo/psicoterapeuta allo scopo di poter ritrovare il benessere che si merita.

Cordialmente

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> non so se sono una donna che ha amato troppo o una donna che non ha mai amato nella sua vita.
>>>

Gentile utente, diciamo che lei è una donna che si è fatta amare tanto, ma ogni volta troppo poco.

La sua preoccupazione non dovrebbe essere il dare un nome al suo problema, ma cercare di realizzare il sogno di vivere finalmente un amore in maniera più equilibrata - se è questo che vuole.

Come la collega, ritengo che debba rivolgersi a uno psicologo/psicoterapeuta.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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dopo
Utente
Utente
Gentilissimi, grazie dell’attenzione.

In questi giorni mi sto divorando lo stomaco verso quest’ultimo conosciuto, e non sapendo dove sbattere la testa ho cercato su internet attraverso delle parole chiavi qualcuno che provasse le cose che sto provando io adesso. Ho sbattuto il muso contro “le donne che amano troppo” e per certi versi mi sono riconosciuta. Non so che idea la psicologia attuale abbia di questo libro, ad ogni modo mi sono riconosciuta nello stato d’animo angosciante di chi vuole amore e non ne riceve, nonché nel ricreare una situazione che è destinata a fallire cioè ricercando/trovando partner che non ci faranno mai felici. Però a differenza di chi ama troppo, io ho amato poco nella mia vita, perché passo da un letto all’altro, mi innamoro di tutti alla velocità della luce e dimentico con altrettanta velocità.
Sapere di appartenere a una categoria ben definita, qualsiasi essa sia, mi farebbe stare – paradossalmente - più tranquilla, perché almeno io avrei la consapevolezza di essere in un determinato punto e di lì partirei. Se invece queste mie ossessioni non hanno nome, mi sembra di essere in balia del caso, di avere una malattia rara che nessuna ancora conosce e non ne sa la cura.

Ho sicuramente problemi di autostima: così profondi che mi sono accorta che, ripercorrendo i momenti passati con quest’ultimo ragazzo, ci sono finita a letto la prima sera per ricompensarlo (inconsciamente) del fatto di avermi prestato attenzione per una serata intera rispetto ad altri che mi dedicavano un caffè. Come se io non fossi degna di avere l’attenzione di qualcuno! E successivamente ho usato di nuovo il letto nel tentativo, vano, di avvicinarlo e tenerlo.

Ho usato il sesso in modo improprio, e credo che questo sia in qualche modo collegato al periodo in cui incontravo uomini a pagamento: ricordo che da una parte avevo necessità di avere dell’intimità con qualcuno, e nello stesso tempo era fuori discussione averla senza essere pagata.
Come se concedersi gratuitamente fosse “svendersi” e non viceversa! Probabilmente 1) mi ritenevo così di poco valore da aver accantonato categoricamente l’idea di poter piacere seriamente a qualcuno e da qui la convinzione che dopo “il letto” un uomo non si sarebbe più fatto sentire 2) un forte desiderio di intimità/amore 3) la necessità di non sentirmi usata il mattino dopo. Questi tre fattori mi hanno portata a utilizzare il sesso a pagamento come l’UNICO modo per stare con un uomo.

Ho iniziato ad andare da una psicoterapeuta da circa due mesi. Ci siamo viste 4 volte finora, cioè ogni 15 gg. Non abbiamo ancora affrontato il tema “uomini”, perché in un modo o nell’altro il discorso si è focalizzato su altre mie difficoltà ( tristezza, ansia, problemi col cibo).
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
La frase "donne che amano troppo" non significa nulla, se prima non decidiamo che significato ha la parola "amore".

Per lei fino ad oggi "amore" voleva dire una cosa.

Ora, invece, forse anche perché il suo orologio biologico ha iniziato a farle sentire il ticchettio, lei vorrebbe dare a questa parola un significato nuovo, ma ne è incapace.

Ritengo che non ci sia bisogno di procrastinare ulteriormente l'argomento "uomini" con la sua terapeuta, parallelamente agli altri.

>>> Sapere di appartenere a una categoria ben definita, qualsiasi essa sia, mi farebbe stare – paradossalmente - più tranquilla, perché almeno io avrei la consapevolezza di essere in un determinato punto e di lì partirei. Se invece queste mie ossessioni non hanno nome, mi sembra di essere in balia del caso, di avere una malattia rara che nessuna ancora conosce e non ne sa la cura.
>>>

Questa in effetti è una forma di ossessione: voler dare a tutti i costi un nome alle cose. Tenga presente che riuscendoci, questo potrà sul momento darle sollievo, ma alla lunga potrebbe rendere più difficile il suo processo di cambiamento.

Ma se proprio ci tiene, allora le suggerisco piuttosto quest'altro libro, uscito da poco: "Gli errori delle donne (in amore)" di Giorgio Nardone.

Cordiali saluti
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Gentile Utente,
lei è seguita da una psicoterapeuta da due mesi e ancora non ha affrontato "il tema uomini", quello per cui ha sentito il bisogno di rivolgersi a noi.

Ora, da qui, non mi resta che dirle che ne deve parlare con la sua terapeuta, come le ha consigliato il collega, tanto più che, oltre ad essere parte fondamentale del suo vissuto, lei dimostra motivazione e capacità di aprirsi.

Non cerchi definizioni e categorie diagnostiche, non le sono di aiuto, al contrario delle buone letture e di un buon lavoro terapeutico.

Cordialmente