Crisi d'ansia

Gentili Dottori,
sono una ragazza di 24 anni, mi sto anch'io laureando in ambito medico ed ho bisogno di un consiglio circa il mio ragazzo per cercare di essere il più razionale e professionale possibile. Il mio ragazzo (con cui sto da 6 mesi), da circa 2 mesi, soffre di crisi di ansia con tremore, secchezza delle fauci, capogiri...Con il tempo la sintomatologia è leggermente cambiata ma, in lui permane un senso di oppressione. Premetto che è andato dal suo medico di condotta che, prima di arrivare all'ansia, gli ha fatto fare vari esami tutti con esito negativo e gli ha prescritto delle gocce molto blande tanto che l'effetto riscontrato è pari a zero. Questi attacchi non sono costanti quotidianamente ma, lo colpiscono al lavoro, con me, con gli amici e a casa, quindi ho cominciato a parlarne con lui (visto che ne parla solo con me e non vuole farsi aiutare da uno specialista al momento): ho affrontato il tema del "cambiamento" e della "responsabilità" nella sua vita (nuovo lavoro, nuova ragazza...) e dopo un periodo di quiete (almeno in apparenza purtroppo), un pomeriggio ha una ricaduta che lo induce a pensare (a suo giudizio per esclusione) che io fossi la causa di tanta ansia,affermando che sia meglio lasciarci (con una crisi di pianto) però affermando altresì di non volerlo fare perché "sono la cosa più bella che ha" e subito dopo scusarsi, perché invece da me ha tutto quello che vuole in una relazione, quindi mi ha chiesto poi esplicitamente aiuto. Ora, professionalmente vorrei aiutarlo, ho parlato con lui del suo passato per cercare ansie inconscie o situazioni particolari ed ho scoperto che ha totalmente rimosso i giorni riguardanti la morte del nonno avvenuta nel 2002, cominciando ad avvertire una sintomatologia ansiosa circa i suoi genitori (che credo sia del tutto normale in determinate situazioni). Lui afferma che quando ha questi attacchi si ripete "ho tutto quello che voglio in questo momento...perché mi sento così?!". Non vorrei che la sua ansia sia scaturita dalla paura di perdere improvvisamente le cose belle di questo momento, e di sentirsi insicuro circa le sue azioni. Vorrei capire come è più giusto comportarmi con lui, se spingerlo a parlare, se lasciare che parli spontaneamente o cos'altro potrei fare in merito (visto che non vuole andare da uno specialista al momento, nonostante fosse la prima cosa che gli ho consigliato) per aiutarlo a capire le motivazioni di questi attacchi d'ansia e farlo stare meglio.
Vi ringrazio anticipatamente.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Gentile ragazza, pur essendo lodevole la sua buona intenzione di aiutare direttamente il suo ragazzo - e quindi anche se stessa e la vostra coppia - l'unico modo corretto di farlo è attraverso lo specialista. Se lui non vuole assolutamente andarci non c'è molto che si possa fare né per convincerlo, né direttamente. Non si può aiutare qualcuno, se non vuole, purtroppo. Oltretutto l'aiuto non richiesto si trasforma facilmente in danno. Questa è una cosa che anche lei, visto che diventerà medico, dovrà imparare.

È chiaro che siccome è il suo ragazzo le sta molto a cuore. Ma così come non ci s'improvvisa chirurghi, allo stesso modo non ci si può improvvisare psicoterapeuti.

Gli parli ancora, magari gli faccia leggere la conversazione che sta avendo con noi.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Gentile utente,
le sue premure verso il suo ragazzo sono comprensibili, ma mi permetta di dirle che il consulto da parte di uno specialista è l'opzione più indicata, suggerimento che lei gli ha già dato.

Per "farlo stare meglio" occorrerebbe dunque un intervento specialistico, ma la decisione deve essere presa dal diretto interessato, legga magari questo articolo
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/328-aiuto-a-tutti-i-costi-come-posso-convincere-mio-marito-moglie-amico-fidanzato-a-farsi-visitare.html

Il suggerimento che mi sento di darle è di stargli vicina con affetto e pazienza evitando di farlo sentire pressato e di fargli, magari involontariamente, assumere il ruolo di paziente, potrebbe risentirne la vostra relazione.

Senza nulla togliere alle sue buone intenzioni, infatti,l'aiuto deve venire da uno specialista competente ed "esterno", non emotivamente coinvolto - psicologo/psicoterapeuta o psichiatra.

Molti auguri





Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

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Dr.ssa Emanuela Carosso Psicologo, Psicoterapeuta 50
Ha considerato l'ipotesi che l'ansia accusata dal suo ragazzo sia generata effettivamente, come lui ha tentato di dirle, da un rapporto affettivo per il quale non si sente pronto o del quale non è del tutto convinto?
Valuti cosa sia più conveniente per lei: se rifiutare l'accusa che lui le ha mosso di essere causa della sua ansia, privilegiando l'ipotesi che lui non sia in sè o abbia problemi psicopatologici, oppure cercare un fidanzato che mostri soddisfazione per averla accanto.

Dr.ssa Emanuela Carosso
Psicologa - Psicoterapeuta, Psicologa Forense
www.studiocarossopsicologia.com

[#4]
dopo
Utente
Utente
Gentili Dottori,
ringrazio di cuore tutti e tre per la tempestiva risposta al mio problema.
Io in prima persona mi ero preoccupata dell'essere un "motivo d'ansia", poiché spesso diceva quando stava male "milioni vorrebero te e invece tu stai con uno psicopatico..." o comunque manifestava paura per quello che io potevo pensare di lui nel vederlo in queste condizioni, ed è per questo che ho richiesto un consiglio esterno. Avendo poi, pseudo accantonato l'idea e dopo aver letto i vostri pareri, questa sera mi sono permessa di riparlarne con lui che, ha affermato di non aver più avuto né avvertito i sintomi ansiosi da quando quel pomeriggio si è sfogato con me (che comunque sono l'unica a sapere effettivamente di cosa soffre) e che comunque se ne avesse avuti me li avrebbe assolutamente riferiti per farsi aiutare. Quindi è possibile che stia o abbia attraversato un periodo di stress sfociato poi in un'ansia generalizzata, poiché evidentemente l'averne parlato (anche se solo con me) gli ha fatto bene? Io cerco di sostenerlo il più possibile cercando di aiutarlo a razionalizzare le sue situazioni quando ne ha bisogno ma, studiando io per diventare ginecologa, capisco che l'aiuto concreto che posso offrirgli è solo di supporto morale e, sopratutto, non mi va di domandargli sempre come sta: né per farlo sentire un "paziente" né egoisticamente per sentirmi più tranquilla.
Ancora mille grazie

Cordiali Saluti
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Gentile ragazza, l'ansia è una di quei disturbi che di solito peggiora, parlandone, non migliora. Guarire dall'ansia non significa ricevere rassicurazioni o supporto morale. Questo tipo di comportamenti, anzi, rischia di confermare indirettamente il problema perché è come mandare un messaggio silenzioso, ma non per questo meno forte: "Tu non sei in grado di fare da solo, hai bisogno del mio appoggio e del mio conforto".

>>> non mi va di domandargli sempre come sta
>>>

Benissimo, allora non lo faccia. Anche questo è un modo per ricordargli continuamente che c'è un problema. E denota ansia anche da parte sua.

La cura psicoterapeutica dell'ansia, come per ogni altro disturbo psichico, non consiste nel conforto, nella vicinanza e nall'amore, purtroppo. Lo psicoterapeuta non è un rassicuratore con laurea specializzato.

Cordiali saluti
[#6]
Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187 37
Gentile Utente,
mi aggiungo a quanto consigliatole dai Colleghi, ovvero credo anche io che sia il caso di interrompere questi comportamenti di aiuto nei suoi confronti.

Anche perchè nessuno accetta con facilità di rivolgersi ad uno Psicologo, per vergogna, per paura di mettersi in gioco, ecc. Il fatto di avere accanto una persona talmente "premurosa" da sembrare una Psicologa riduce la probabilità che il Suo ragazzo si rivolga ad un professionista.

Ma vorrei aggiungere una considerazione: perchè Lei non si è rivolta ad uno Psicologo?

D'altra parte anche Lei sta passando un momento difficile, legato al timore di perdere questo importante legame affettivo. Quindi io mi chiederei, se fossi in Lei, se credo oppure no nell'utilità di un lavoro psicoterapeutico.

Se Lei per prima nutre qualche dubbio rispetto al lavoro psicologico forse rischia di comunicarlo al Suo ragazzo, rendendo improbabile che questi si rivolga ad un professionista.

"Ama il prossimo tuo COME te stesso", non significa "più" di te stesso, giusto?

Quindi provi per un attimo a fermarsi ed a pensare a se stessa, e a come si è sentita negli ultimi mesi: sono certo che scoprirà alcuni particolari interessanti.

Cordialmente

Daniel Bulla

dbulla@libero.it, Twitter _DanielBulla_

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