Impossibilità ad avere rapporti sessuali completi

Salve, ho 22 anni e sto insieme ad un ragazzo che ne ha 23 ed è vergine; da due anni purtroppo non siamo mai riusciti ad avere un rapporto sessuale (con penetrazione)perchè lui nel momento fatidico e talvolta anche nel durante perde l'eccitazione a livello genitale. Dopo aver fatto un lungo tran tran di consulenze, visite e analisi, gli hanno consigliato uno psicologo, il quale lo cura da ormai un anno. I risultati ci sono stati, soprattutto durante la masturbazione, sembrava tutto stesse andando per il meglio e invece siamo ritornati indietro più volte, arrivando al punto che il medico ha dovuto optare per terapie un pò drastiche, come quella in cui il mio ragazzo si sarebbe dovuto occupare "sessualmente" solo di me, ed io non dovevo assolutamente toccarlo. Il mio ragazzo purtroppo è un pò così anche nella vita, passando da stati di sicurezza a stati di insicurezza, da periodi di vitalità a periodi di pigrizia, e sessualmente parlando da stati di carica sessuale alta a stati di vera e propria fiacchezza sessuale e bassa carica erotica. Il medico gli ha più volte detto di dover cambiare stile di vita, di scegliere cosa voler fare nel futuro, di staccarsi dalle dinamiche e i problemi familiari ed entrare mentalmente in un'età adulta. Lui frequenta l'Università (è pigro anche lì ) e contemporaneamente l'animatore per bambini (part time) ed il medico gli ha ripetutamente fatto presente che la sfera infantile del gioco nella quale si trova catapultato ogni qualvolta fa una festa non lo aiuta certo nella sua "crescita", è anche vero però che quello è l'unico mezzo che ha per guadagnare qualcosa. Esposto in linea generale il problema, anche se è difficile sintetizzare un percorso durato 2 anni, vi chiedo, è possibile che questo ragazzo "guarisca" con questi presupposti? ed inolte io come dovrei comportarmi? dopo 2 anni in cui gli sono stata vicino nel bene e nel male, in questo periodo ,soprattutto, sento il bisogno di avere un rapporto sessuale, sento che voglio farlo, che sono stanca di aspettare e dei suoi continui alti e bassi (alcune volte sono arrivata a pensare che non gli piacessi fisicamente, ed è una cosa frustrante, anche se lui ha più volte ripetuto a me e al medico che non era così) sento che voglio da lui un rapporto di coppia normale. Io lo amo, mi fa stare bene, davvero, ma è giusto che io faccia i conti anche con i miei bisogni. Cosa dovrei fare per il mio e per il suo bene? è giusto che io ci stia insieme anche a costo di non essere completamente felice e pazientare, oppure sarebbe meglio troncare la relazione?..se io avessi la certezza che tutto prima o poi si sistemerebbe resterei con lui, ma come fare ad avere questa certezza?. Vi ringrazio per un'eventuale risposta e mi scuso se in alcuni punti non sono stata sufficientemente chiara, spero almeno di essere stata esaustiva per permettervi di formulare una risposta. Saluti.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile ragazza, il medico che segue il Suo fidanzato ha escluso altre patologie, come ad es la depressione?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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dopo
Utente
Utente
Anzitutto grazie per avermi risposto repentinamente. Comunque suppongo di si poichè il dottore non ha mai parlato di depressione, ma più che altro di una sorta di incapacità di prendere per le redini la propria vita. C'è da dire però che in uno dei periodi "no" del mio ragazzo c'è stato da parte sua, anche se fulmineo, il dubbio di avere un inizio di depressione, però smontato subito in primis da me e poi dallo psicologo stesso. Devo comunque aggiungere di aver avuto io stessa il timore per questa eventualità dato che sia la madre che il padre hanno sofferto e soffrono tuttora di depressione (la madre andò in passato da una psicologa, ora non più), o disturbi psicologici in generale, la madre per esempio è ossessionata dal tradimento del marito avvenuto 4 anni fa, e continua a punzecchiarlo, spesso quando ci sono i figli avanti o anche persone estranee alla famiglia, come me; e mi rendo conto che in un clima del genere non è poi così difficile farsi condizionare. Il medico infatti gli ha consigliato di staccarsi dalle dinamiche familiari e ricercarsi una serenità propria, ma vivendo sotto lo stesso tetto è difficile.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Il Suo ragazzo dovrebbe o potrebbe allontanarsi dai propri genitori anche se continua a vivere con loro, ma almeno emotivamente, se nella relazione è invischiato.
Quanto alla prescrizione del terapeuta, ovvero "si sarebbe dovuto occupare "sessualmente" solo di me, ed io non dovevo assolutamente toccarlo" è corretta.
Lavorare sul deficit di erezione prevede di occuparsi d'altro e non dell'erezione in modo tale da non lasciarsi prendere dalle ansie di non riuscire a portare a termine un rapporto.
Tutto questo, però veniva monitorato poi in terapia?
Lei accompagnava il Suo ragazzo in terapia?
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dopo
Utente
Utente
Assolutamente si, il dottore mi invita sempre ad andare alle future sedute; dice che il mio contributo è importante, e in effetti lo è, spesse volte infatti mi sono ritrovata a "correggere" quello che diceva il mio ragazzo, poichè tendeva e tende tuttora a non dire le cose come stanno fino in fondo. Ad esempio noi eravamo riusciti ad avere rapporti orali con erezione soddisfacente e lo stesso per quanto riguarda la masturbazione, avevamo fatto progressi insomma, poi è arrivato un periodo "no" in concomitanza (e non penso sia un caso) ad un'operazione al frenulo, perchè troppo corto. Purtroppo il post operatorio è stato un pò difficoltoso, si è infatti verificata un'allergia all'antibiotico e in sostituzione a quest'ultimo un fungo al pene, che comunque è stato curato in pochi giorni; aggiungo inoltre che anche in questo percorso gli sono stata vicino proprio affinchè non accusasse troppo la situazione emotivamente; cosa che poi è avvenuta poichè non siamo più riusciti ad avere rapporti orali soddisfacenti e ugualmente durante la masturbazione il pene tentennava dall'erezione al "riposo"; comunque dal medico fui io a comunicare questa situazione e lui si limitò semplicemente ad asserire come un cane bastonato colto in flagrante. Per cui credo proprio sia importante la mia presenza ai fini della terapia (che si svolge regolarmente una volta ogni due mesi circa)
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile ragazza, per quanto riguarda le Sue domande, quali

"Cosa dovrei fare per il mio e per il suo bene? è giusto che io ci stia insieme anche a costo di non essere completamente felice e pazientare, oppure sarebbe meglio troncare la relazione?"

non sono da porre allo psicologo on line, ma eventualmente potrà arrivare Lei alla risposta su cosa desidera fare attraverso una consultazione diretta con lo specialista.

Per la terapia che state seguendo adesso, sa dire che tipo di terapia sia?

Saluti,
[#6]
dopo
Utente
Utente
Il dottore non ha mai menzionato nomi di terapie, le sue sono più che altro delle direttive sul come comportarsi; ad esempio inizialmente gli ha detto di praticare autoerotismo e di provare a mettere il preservativo da solo (visto che quando ci provammo la prima volta tutto scaturì dal non riuscire ad indossare il profilattico) poi magari di provarci insieme, giocando, prendendo la cosa non troppo sul serio. Poi ci sono stati anche consigli su come affrontare la propria vita, cioè come ho
già detto, cercando di prenderla di petto, scegliendo, uscendo da una dimenzione ludica per entrare in una consapevolezza più adulta, staccandosi dalle dinamiche familiari, cercando di trovarsi un lavoro, insomma, impegnandosi a rendendere la propria vita migliore, stabilizzandola. Poi dopo un prendere forse alla leggera questi consigli e non seguendoli proprio alla lettera,
il medico, dopo un periodo "no" dove siamo ritornati indietro, ha optato per una direttiva più drastica, cioè quella detta sopra. Io ho chiesto molte volte al medico quale potesse essere la causa scatenante di tutto questo, magari un abuso da piccolo, un trauma emotivo, un malessere nel periodo adolescenziale, addirittura sono arrivata ad ipotizzare un'omosessualità repressa, la figura del padre (molto simile a lui nei comportamenti) ma sinceramente non mi è mai stata data una risposta esaustiva, del tipo "è questo!" sembra piuttosto un tutto e niente; probabilmente non si sa con certezza la causa, è molto probabile che ne siano tante, intricate tra loro. Dottoressa, lei cosa pensa a proposito se posso permettermi?
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile ragazza,

purtroppo da qui, senza conoscere la coppia, è impossibile pronunciarsi.
Inoltre le diagnosi on line sono vietate per ovvie ragioni.
Tuttavia se l'andamento della terapia sembra arenato a un punto fermo e non ci sono miglioramenti, varrebbe la pena sentire un altro psicoterapeuta e un andrologo.
In genere i disturbi sessuali di questo tipo, salvo complicazioni, vengono trattati in tempi anche rapidi.

Saluti,
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dopo
Utente
Utente
Ci avevo pensato anch'io infatti, anche se per ovvie ragioni devo fidarmi necessariamente dello psicologo che ha in cura il mio ragazzo; non le devo certamente dire io che bisogna avere fiducia del proprio medico. Comunque anche il dottore aveva detto che la cosa si sarebbe risolta in breve tempo, precisamente in primavera, ma così purtroppo non è stato; mi chiedo se sia possibile che l'operazione al frenulo abbia sconvolto il suo già fragile equilibrio, perchè è dopo quest'ultima che i nostri progressi sono in parte venuti meno. Comunque la ringrazio del consiglio; a breve comunque dovremmo andare dallo psicologo e lì cercherò di capire meglio la situazione e che rotta prendere, nel caso nulla si risolvesse consiglierò al mio ragazzo di cambiare medico, anche se mi rendo conto che sarà difficile ricominciare da capo. Grazie dell'attenzione dottoressa.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Non posso entrare nel merito dell'intervendo subito dal Suo ragazzo, però bisognerebbe capire con lui come ha vissuto quell'intervento e quali aspettative avesse.
Ridiscutetene con lo psicologo.

Saluti,
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