Pigrizia emotiva

Per scherzo e per gioco con amici mi sono sempre definito un atarassico, mi è sempre sembrata la definizione più immediata e che mi si addicesse. Naturalmente non si tratta di questo, ma di qualcosa che gli somiglia, poiché la mia non è imperturbabilità di fronte ad ogni passione ma più che altro un'indifferenza a lungo termine. Provo a spiegarmi: ogni scelta, decisione, situazione che mi si è presentata l'ho sempre affrontata con una certa passività, la mia reazione ad eventi piccoli e grandi è più o meno sempre la stessa, che essi siano positivi o negativi emotivamente non fanno la differenza. Sono in grado di ridere e rattristarmi sul momento ma in breve tutto svanisce, spesso ho la sensazione che le mie reazioni siano tali perché si suppone che siano così, ma non perché le provo realmente. Razionalmente comprendo come dovrei sentirmi e spesso mi sembra di convincermi che è quel che provo. Questa consapevolezza arriva dal fatto che quando sono con me stesso ragiono a lungo e approfonditamente su quello che mi accade, ma nel momento in cui mi confronto con amici e parenti non riesco ad esprimere questi ragionamenti. E' come se vivessi la mia vita dietro una maschera e chi mi sta attorno non è in grado di decifrarmi oppure si fa un'idea di me che nemmeno io so dire se sia reale o meno. Ciò che mi stupisce è che questo atteggiamento lo comprendo ma non mi sprona a cambiare, non mi provoca nessun particolare disagio, forse momentaneo ma anch'esso temporaneo. la mia capacità di appassionarmi a qualcosa è decisamente limitata nel tempo, ancora non so quali siano i miei interessi, quale sia quella cosa che mi contraddistingue. Non riesco a capire se sono felice o triste, depresso o allegro, bene o male tutto passa e non vale la pena soffermarsi. Probabilmente "non ne vale la pena" è l'espressione più adatta, discutere è puramente un esercizio mentale ma non un mezzo risolutore, che sia tra me e me o con altri. In più probabilmente tutto ciò è favorito da una famiglia che mi vuole bene, economicamente stabile, che mi lascia la libertà di fare quel che voglio; ho molti buoni amici che a loro volta mi voglio bene e mi rispettano, non ho "nemici" e che io sappia nessuno pensa male di me o mi ha in antipatia. In breve non posso assolutamente lamentarmi e anzi mi capita di pensare di non avere il diritto di farmi alcun tipo di problema visto la "bella" vita che faccio, ma rimane il fatto che mi sembra di trascinarmi per inerzia e di assecondare il tempo che passa e di fare cose (di esperienze ne ho avute, ho 25 anni, ho viaggiato molto, ho vissuto fuori casa per 5 anni studiando ingegneria senza laurearmi, ed ora da circa un anno vivo all'estero e studio lingue con risultati decisamente migliori rispetto a prima) solo perché, come per le emozione, si suppone che io faccia certe cose. Non vivo male, interagisco con il mondo, ma ho il timore che ciò possa danneggiare col tempo i miei rapporti con gli altri.
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Dr.ssa Federica Meriggioli Psicologo, Psicoterapeuta 354 3 9
Gentile ragazzo,
sembra che lei sia più riflessivo di quanto crede. Si pone infatti una serie di interrogativi sul suo modo di essere e di comportarsi, non vivendo, però uno stato di disagio o di malessere.
L'impressione è che ciò che la turba sia in realtà il fatto stesso di non avere problemi, cosa che, sembra, le ha fatto maturare l'idea di trascinarsi passivamente.

Le chiedo, le scelte che ha fatto nel corso della sua vita sono frutto di una sua volontà o imposte dagli altri?

Parla di una sorta di passività emotiva; le è mai capitato di provare forte gioia o profonda tristezza? Il fatto di non associare necessariamente un tratto emotivo alle proprie scelte non indica che si è indifferenti a tutto.

Cordiali saluti

Dr.ssa Federica Meriggioli - Psicologa Psicoterapeuta
Via Roma 131, Spinea Ve
Tel. 3498534295 www.federicameriggioli.com

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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Se fosse un vero indifferente, non si sarebbe compiaciuto nel descriverci con tanta dovizia di particolari la sua supposta indifferenza.

Chi è davvero imperturbabile è indifferente anche a se stesso, non sente il bisogno di descriversi né spiegarsi.

Probabilmente lei è uno che racconta a se stesso di essere atarassico perché non si trova a proprio agio nel mondo delle emozioni.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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dopo
Utente
Utente
Dr.ssa Meriggioli

Non mi sono state mai imposte delle scelta ne ho ricevuto particolari pressioni, come ho detto mi è sempre stato lasciato campo libero, ma ho l'impressione che non fossero comunque frutto della mia sola volontà, nel senso che mi sembra di non aver approfittato completamente della libertà che mi veniva offerta, ma piuttosto di aver assecondato ciò che ci si poteva aspettare da me benché non mi fosse richiesto.

Ciò che mi turba è la sproporzione tra la riflessività di cui lei parla (di cui mi rendo conto) e la scarsa, se non assente, reazione. Mi chiedo com'è possibile essere tanto consapevoli (per quanto soggettivamente) di se stessi e non avere poi lo stimolo a reagire di conseguenza se non quando mi trovo spalle al muro.

Mi sono trovato a provar profonda tristezza, alcune volte, ma solo una volta, quando questa si era dimostrata veramente nociva per me stesso, sono stato in grado di reagire. Gioia anche ne ho provata ma è più difficile ricordarla. Il mio timore, oltre al poter danneggiare rapporti, è di non essere in grado di affrontare le importanti decisioni del futuro (quando le responsabilità cadranno interamente sulle mie spalle) con la giusta determinazione.

Dr. Santonocito

Il motivo per cui mi sono spinto a descrivere me stesso è arrivato dopo una delusione che non mi ha turbato quasi per niente. Capisco che dovrei essere contento di questo, ma riflettendo mi sono anche reso conto che se l'opportunità in questione fosse andata in porto non ne sarei stato entusiasta quanto meritava, e di una valida e entusiasmante opportunità si trattava.

Lei mi dice che probabilmente non mi trovo a mio agio nel mondo delle emozioni, ed effettivamente posso riconoscermi in questo, ma come si può affrontare serenamente la vita distaccandosi dalle emozioni. Nei miei personali ragionamenti concepisco e ricerco il valore delle emozioni, ma nel momento in cui dovrebbero prendere forma tutto svanisce e la mia unica reazione è un'alzata di spalle.
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Dr.ssa Federica Meriggioli Psicologo, Psicoterapeuta 354 3 9
Gentile ragazzo,
sembra che globalmente le sue scelte riflettano la ricerca di un distacco emotivo da esse, che apparentemente sembra in grado di mantenere, ma che poi sfociano in questa sua tendenza alla riflessività e alla rimuginazione. Il non manifestare le proprie reazioni emotive sembra più legato al timore di queste e/o all'impatto che possono avere sugli altri.

Il fatto però che lei sia stato in grado, e si può pensare che lo sia ancora, di percepire le sue emozioni sembra indicare che è in grado di provarle.

Cordiali saluti
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> Il motivo per cui mi sono spinto a descrivere me stesso è arrivato dopo una delusione che non mi ha turbato quasi per niente.
>>>

Vede come anche questa sua affermazione è contraddittoria: se non ne fosse rimasto turbato quasi per niente, non si sarebbe certo preso la briga d'iscriversi a Medicitalia e iniziare un consulto con noi. Voglio dire, le cose di solito si fanno se c'è qualcosa che spinge a farle. Soprattutto quelle nuove.

>>> come si può affrontare serenamente la vita distaccandosi dalle emozioni.
>>>

Infatti il problema è tutto qui: non si può.

Ed è sempre per definizione: anche la serenità è un'emozione, perciò il vero atarassico non può essere sereno.

Ma io credo che la spiegazione di ciò che sente sia questa: le emozioni le ha, ma siccome non ci si sente a proprio agio, evita di farci i conti. Evita di esprimerle ed evita di lasciarsene coinvolgere. Salvo poi restare paradossalmente preda di quell'emozione che la spinge a chiedersi: ma sarà normale tutto questo? Posso sperare di vivere bene senza lasciarmi coinvolgere?

Se ha studiato all'università, forse saprà che il cervello funziona in base a circuiti che possono essere eccitatori o inibitori. Probabilmente lei ha imparato a far funzionare meglio i secondi a scapito dei primi.

Una domanda: la sua vita relazionale e affettiva come va?

Cordiali saluti
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dopo
Utente
Utente
Per quanto riguarda la mia vita affettiva dovrei raccontare un po'. Non ho mai avuto una relazione vera e propria, quel che ho notato è che tendo a farmi coinvolgere da ragazze che prima di tutto sono state mie amiche, mi è successo al liceo ma senza particolari risvolti, mentre in seguito, più o meno a 20 anni, è nato un rapporto piuttosto complesso con una ragazza con la quale ho stretto una profonda amicizia e per la quale ho provato forti sentimenti, che, per mia inesperienza e scarsa capacità comunicativa, si è trascinato per alcuni anni, nei quali periodicamente io tentavo di mettermi in gioco, senza però concludere alcunché, per suo rifiuto o perché nel frattempo lei aveva intrapreso una relazione con qualcun'altro. Dopo circa tre anni di questa situazione avevo trovato un'altra ragazza, anche con lei è nata un'amicizia ed anche per lei ho provato qualcosa. Nonostante lei stessa provasse qualcosa per me è stato un nulla di fatto, questa volta la causa era la differenza di età, lei era più grande di me e usciva da una lunga relazione con un ragazzo più o meno della mia età e non se la sentiva di riaffrontare una situazione simile. Questo mi ha spinto di nuovo verso la prima ragazza, ricevendo dapprima l'ennesimo rifiuto, in seguito al quale ho reciso i contatti, per poi riavvicinarci, e questa volta è stata lei a farsi avanti e abbiamo provato a stare effettivamente assieme, ma la cosa è durata poco più di un mese, non c'era quel coinvolgimento che avevo sempre immaginato, ero distaccato. Tutto questo avveniva circa un anno e mezzo fa, ora lei è una delle mie migliori amiche e non provo più quello che prima provavo per lei. Ora da qualche mese ho stretto un'altro rapporto con una nuova ragazza, che conoscevo già da qualche tempo perché fidanzata con un mio amico, loro ora non stanno più assieme da molti mesi. Abbiamo cominciato a sentirci sempre più spesso via internet, lei vive nella mia città di origine, mentre io vivo da studente all'estero, dopo alcuni mesi di contatti giornalieri sempre più lunghi, in cui l'intesa era palpabile, decisi di tornare a casa per qualche giorno in modo da vederla. Ci siamo visti per due giorni nei quali abbiamo parlato a lungo del più e del meno, più o meno allo stessa maniera di internet. Io sono dovuto ripartire per concludere il semestre accademico. Ora per l'estate sono a casa e continuiamo a sentirci quasi ogni giorno e vederci. Solo che sia io che lei, benché ci divertiamo e spendiamo tempo piacevole assieme (parlando per me, provo anche una forte attrazione verso di lei) continuiamo, nei momenti in cui ci vediamo, a non affrontare lo possibilità di una relazione più intima. Io quando non sono con lei penso e ripenso e mi convinco di voler fare una mossa, ma quando ci vediamo continuiamo a ridere e scherzare e non trovo il "coraggio" di agire. Ci sono alcune difficoltà che non semplificano la cosa, il suo ex nonché mio grande amico e una presenza che pesa (anche se lui, benché contrariato, mi ha diciamo dato la sua "benedizione"), poi c'è la mia amica di cui parlavo prima che quest'ultima ragazza detesta profondamente, e infine, forse unico vero problema, il fatto che io frequenti l'università all'estero e quindi la distanza.

E probabile o almeno credo di condividere quanto dite entrambi, per come ho capito, che evito di fare i conti o ho timore delle emozioni.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Quando è difficile stabilire relazioni con l'altro sesso, dato che queste sono le situazioni in grado di provocare le sensazioni ed emozioni più intense, si può sviluppare una specie di "fobia delle emozioni", ovvero una risposta di evitamento. Si evita ciò che provoca sofferenza. È grosso modo la stessa cosa di quando si è stati morsi da un cane, e si sviluppa una fobia generalizzata per i cani.

Perciò la sua incapacità di lasciarsi coinvolgere potrebbe essere derivata dall'essere rimasto coinvolto negativamente in passato.

Cordiali saluti