Superamento rifiuto

Salve, ho 35 anni. La mia problematica e' particolare. Parliamo di donne e di rifiuto. Da sempre, per corteggiare una donna, ho dovuto sentire un'attrazione, non tanto fisica ma affettiva. Insomma, dovevo esserne ''cotto'' od ''innamorato'' altrimenti le donne mi sono quasi indifferenti. Nel momento in cui vengo rifiutato perche' non piaccio loro, per qualsiasi ragione, e' come se mi fissassi senza riuscire a dimenticare. Tengo la ragazza-donna nella mia mente, la penso anche tutto il giorno e per mesi. Poi fortunatamente, passa tutto (anche se a volte ho dovuto cambiare ambiente sociale). Quando invece vengo rifiutato da una ragazza per cui non provo nulla, ma con la quale magari ho provato ad avere un contatto di natura sessuale, questo non mi arreca nessun tipo di fastidio o dolore o disturbo. Certo, magari ne rimango rammaricato, ma nulla di piu'. Ecco. Che problema ho? Perche' mi succede questo? Inoltre, per un ''no'' non dovrebbe cascare il mondo, anche quando si e' innamorati. Alle ragazze-donne in genere fa piacere essere corteggiate ed a volte non disdegnano un'amicizia. Quello che succede e che non riesco proprio a dargliela quell'amicizia per paura di perdere definitivamente la testa e stare molto peggio e ricadere in quel brutto circolo vizioso dell'insistenza. Se pero' le allontano anche per senpre, forse sto meglio, ma ne sento la mancanza e sento un sentimento di rammarico, perche' quel ''no'' potrebbe non essere per sempre, ma affinche' si trasformarsi in ''si'' comunque bisogna essere presenti ed a fianco alla ragazza-donna. Mi spiegate perche' mi comporto cosi e mi aiutate a migliorare questo mio comportameto? Grazie mille.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

direi che il Suo comportamento è normale: se molto interessato ad una donna e viene rifiutato, va in sofferenza; se non è interessato e la relazione si rompe non sta male e non ne soffre.

Lei sta però cercando di razionalizzare: per un "no" non dovrebbe cadere il mondo. Certo, si superano queste cose, ma è come se Lei non volesse ammettere a se stesso di aver attribuito molto valore alla donna che l'ha lasciata.

Vorrebbe una vaccinazione contro questo tipo di sofferenza?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Utente
Utente
Gentile Dott.ssa. Grazie per la risposta. Mensionavo quella frase perche' sono consapevole che non si puo' essere di gradimento a tutti e quindi bisogna prendere le cose cosi' come vengono ed essere se stessi. Io ammetto di aver attribuito molto valore a quella ragazza, ne sono consapevole. E' proprio per il valore attibuitole che mi muovo nel tentativo di conquistarla. Forse e' proprio per questo che dopo mi dispiace cosi' tanto da fissarmi.
Cosa sente di dirmi per l'amicizia tra i due che ne deriva successivamente? Dove sta il male minore? Nell'allontanamento o nel coinvolgimento, vivendo per sempre nella speranza di un suo cambio di idea? Alla fine, cerchiamo solo di evitare il dolore ed attiviamo dei comportamenti da riflesso di evitamento, ma con la maturita' e l'avanzare dell'eta' dovremmo comportarci piu' saggiamente e reagire positivamente a tutto cio' che non va per il verso giusto diversamente da come avevamo progettato...

Grazie mille.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
In realtà una quota di rischio e anche di sofferenza c'è sempre.
Lei invece sta cercando il male minore.

Provi a pensare che già solo il fatto di essere innamorati di un'altra persona, per quanto piacevole, in realtà fa un po' di paura, perchè c'è il rischio che l'altro possa non ricambiare.

Anche a livello neuroendocrino, la produzione di endorfine c'è nel momento in cui l'altro ricambia il nostro affetto o amore. Diversamente, se l'altro non ricambia, stiamo male. Mi pare normalissimo. Lei invece vorrebbe degli sconti.

Perchè?
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Utente
Utente
Gentile Dott.ssa,

infatti io sono contento di voler bene a quella persona in particolare.

Non so cosa fare. Non vorrei ferire l'altro e fare del male a me stesso.

Non credo di volere degli sconti. Credo di aver bisogno di aiuto per vivere in armonia. Credo che voler bene ad un'altra persona, indipendentemente dal fatto di essere o meno ricambiati, sia un bene. Non voglio che questo bene, si trasformi in un incubo, percio' devo modificare i tratti negativi che ho. Come faccio? Cosa devo fare in generale e in questo caso in particolare?

Grazie mille :)
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Lei vorrebbe cambiare la Sua modalità di essere, ovvero continuare a pensare alla donna che l'ha rifiutato.

Però bisognerebbe capire attraverso un percorso psicoterapico di che si tratta.

Magari, e siamo nel campo delle ipotesi, a Lei non va proprio giù l'idea di esser stato rifiutato da qualcuno e quindi la Sua parte più competitiva si accanisce, cercando di dare un senso e una spiegazione in merito.

Spesso però non riesce a trovare un senso.

Può provare a consultare uno psicologo psicoterapeuta di persona, in modo tale da comprendere ciò che domanda qui e da modificare per il futuro le Sue modalità relazionali.

Un cordiale saluto,
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile Utente,
non vedo niente di anomalo nelle sue modalità di coinvolgimento e di eventuale sofferenza correta , non esistono regole universalmente valide per tutti e per tutte le coppie. Ogni amore contiene in sè quote di paura, di paura del coinvolgimento, della sofferenza, dell'abbandono....
Un caro saluto

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
"Credo che voler bene ad un'altra persona, indipendentemente dal fatto di essere o meno ricambiati, sia un bene. Non voglio che questo bene, si trasformi in un incubo"

Gent.le Utente,
un percorso di psicoterapia potrebbe offrirle l'opportunità di comprendere il significato della sua difficoltà ad accettare il rifiuto all'interno di una relazione significativa, la invito a leggere questo articolo:

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/153-perche-iniziare-una-psicoterapia.html

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

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Utente
Utente
Per la Dott.ssa Pileci.

Lei ha ragione, molte volte mi accanisco perche' credo che se si voglia veramente qualcosa, nonostante gli ostacoli che si incontrano lungo il cammino, quella cosa la si ottiene. Di solito applico questo principio in tutti gli ambiti della vita e ottengo molto spesso i risultati che cerco. Tranne nei rapporti con le altre persone ovviamente. Non funziona cosi'. Credo che in questo ambito, abbia proprio difficolta' ad accettare il rifiuto o la sconfitta, proprio perche' come diceva Lei, ho attribuito tanto valore a quella persona, che forse non merita. In ogni caso lei non c'entra con le mie difficolta'. Cerco solo di non riversarle addosso le mie frustrazioni o delusioni, perche' sarebbe solo peggio e perche' dovo superarle da solo. Infine, sull'instaurare un rapporto di amicizia: leggevo una frase che mi ha colpito: ''per quanto lunga e' la tua vita, la speranza lo sara' di piu''. Ecco, si puo' vivere un rapporto governato dalla continua speranza che quel ''si'' arrivi? Sono confuso, ma oggi piu' sereno. Forse a volte non si riescono a trovare regole generali che governano i rapporti tra persone ed ogni caso e' un caso a se stante. Ed allora penso che se dovessi lasciarmi andare le starei sempre vicino anche se penso che tutti i rapporti si basano sulla reciprocita' e per quanto ne so, questo e' stato solo a senso unico (come tutti gli altri negativi passati) Vorrei migliorare con le persone che mi circondano. Grazie per i consigli.

Per la dott.ssa Randone

La ringrazio per la risposta. Condivido cio' che scrive, infatti una componente di gioia mista a paura di essere delusi c'e' sempre. Il fatto e' che non e' la prima volta che mi capita e credo che la difficolta' di relazione sia la mia (in genere mi pongo sempre delle domande e di solito attribuisco la cause delle cose che mi sembrano non andare proprio bene a me stesso, piuttosto che agli altri). Grazie per il supporto.

Per la dott.ssa Campione

il suo articolo e' molto interessante. Io non vedo lo psicologo come ''ultima spiaggia'' ma come un professionista che ne ''sa di piu''. Eppoi a me piace la Psicologia tant'e' che sono in procinto di concludere il mio percorso di studi in questo ambito a Bologna. Capisco dal suo articolo che dovremmo smetterla di fare un confronto tra il Se ideale (che viene anche alimentato dai feedback sociali che riceviamo) e quello reale. Che dovremmo accettarci per cio' che siamo, con i nostri pregi e difetti. Credo di farlo anche se poi, per quei difetti, cerco di migliorarli e, come quando eravamo piccoli ricorrevamo a mamma o papa' quando ci sentivamo spaesati, cosi da grandi, lo facciamo ugualmente con le persone che ci circondano (che alimentano ancora il Se' ideale) ed in piu' per fortuna abbiamo anche gli psicologi come voi a cui chiedere semplicemente un consiglio che sara' di sicuro non di parte, oculato e professionale. Grazie.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Se questa modalità relazionale si manifesta costantemente (ovvero anche nelle relazioni passate) e la fa soffrire è degna di attenzione da parte di uno psicologo psicoterapeuta, per le ragioni che già Le ho scritto sopra: intercettare per il futuro dove e come è disfunzionale.

Saluti,
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dopo
Utente
Utente
Cara dott.ssa,

purtroppo vivo a Dublino da un po', e uno psicologo che parli italiano non l'ho proprio trovato. E' qualcosa che voglio affrontare.

Grazie

Saluti.