Contatto fisico con il terapeuta e approccio terapeutico

Buongiorno,
a inizio di questo mese ho iniziato le mie prime sedute dallo psicologo per cercare di risolvere diversi problemi personali. Siccome per natura sono molto diffidente e non ho esperienze precedenti in merito vorrei chiedervi se è normale che :

1) il terapeuta, pur non giudicandomi mai, è molto diretto nei miei riguardi e mi fa notare diversi errori che ho commesso nel mio passato mettendomi difronte a responsabilità che non sapevo di avere. Questo fa si che le sedute hanno su di me un impatto molto forte, quando esco dallo studio mi sento psicologicamente a pezzi e pervasa da sensi di colpa e dalla sensazione di essere "sbagliata".

2) durante le sedute a volte non riesco a trattenere le lacrime e durante le mie crisi di pianto il terapeuta si avvicina per tenermi la mano, abbracciarmi e consolarmi

Alla luce di tutto questo, volevo chiedervi se trovate questo iter terapeutico regolare, se è corretto che una seduta mi faccia stare peggio quando esco dalla studio di quando sono entrata e se è corretto, per quanto a me non dia particolare fastidio, avere con il terapeuta un contatto fisico di questo tipo.

Grazie e saluti
[#1]
Dr.ssa Marisa Sciancalepore Psicologo 119
Gentile signora,

E' comprensibile all'inizio di una relazione terapeutica avere degli interrogativi, che lei stessa dovrebbe avere il coraggio di porre al suo psicologo, durante le sedute.

Rispetto al fatto <se è corretto che una seduta mi faccia stare peggio quando esco dalla studio di quando sono entrata>, le posso rispondere che è una eventualità che può accadere in una terapia psicologica, nei momenti in cui emerge l'emotività di una persona. Nello stesso tempo è utile per lei riportare quanto le succede al suo psicologo, per darsi la possibilità di metabolizzare la sua emotività proprio in seduta con il suo aiuto, anche se non sempre è possibile farlo in una sola.

Per quanto riguarda il secondo quesito: da quanto lei riferisce, non le da particolare fastidio che il suo terapeuta le stia vicino per tenerle la mano e consolarla, ma vorrebbe sapere se è corretto. Tale atteggiamento del terapeuta ha la finalità di mostrare empatia nei suoi confronti, per cui è corretto avvenendo nel pieno rispetto dei confini di entrambi.

Quindi prosegua, ricordando di rivolgere al suo psicologo i suoi interrogativi futuri.

un cordiale saluto

Dr.ssa Marisa Sciancalepore
Psicologa clinica

[#2]
Dr.ssa Federica Meriggioli Psicologo, Psicoterapeuta 354 3 9
Gentile signora,
gli approcci terapeutici esistenti sono molto diversi tra loro e utilizzano anche differenti tecniche; il suo terapeuta di che orientamento è?

Ci dice che lei è molto diffidente di natura e, pur sottolineando che il contatto fisico del suo terapeuta non le da particolarmente fastidio, si chiede se è corretto o meno. E' realmente così, cioè realmente non la infastidisce?

In un percorso psicoterapeutico è fondamentale creare un rapporto di solida fiducia, per cui sarebbe opportuno che lei condividesse anche con il suo terapeuta questi dubbi e perplessità in modo da trovare insieme la giusta distanza necessaria per una buona prosecuzione della terapia.

Cordiali saluti

Dr.ssa Federica Meriggioli - Psicologa Psicoterapeuta
Via Roma 131, Spinea Ve
Tel. 3498534295 www.federicameriggioli.com

[#3]
Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187 37
Gentile Utente,
come le hanno sottoliineato le Colleghe, queste Sue domande sono legittime, ma sono state fatte nel contesto sbagliato.

Se uno dei Suoi problemi riguarda la fiducia nel prossimo non è chiedendo rassicurazioni a noi che troverà la soluzione, anzi, oltre a non essere del tutto convinta delle nostre risposte probabilmente la fiducia nel Suo terapeuta diminuirà ancora un poco.

Certo, le si chiede uno sforzo notevole, ovvero di fare il contrario di quello che normalmente farebbe (= affrontare il terapeuta parlandogli chiaramente dei Suoi dubbi): ma il solo fare questo sforzo è di per sé terapeutico, anche se magari la relazione con questo terapeuta dovesse finire.

Infine: provi a "sentire" quello che prova dentro quando pensa al terapeuta: è una persona di cui FORSE potrei imparare a fidarmi?

Credo che la soluzione passi attraverso la riduzione delle domande fatte all'esterno (richiesta di rassicurazione) a fronte di un aumento di quelle fatte al Suo interno.

Insomma, provi un po' di più a fidarsi di se stessa se ora non riesce a fidarsi degli altri.

Tenga duro, mi raccomando.

Cordialmente

Daniel Bulla

dbulla@libero.it, Twitter _DanielBulla_

[#4]
Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2009 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile Utente

Aggiungo solo che gli approcci della Psicoterapia sono moltissime tutte differente fra loro.
Il fatto di Avere oppure No, un contatto fisico,dipende dalla Scuola,Orientamento Psicoterapico e modalità relazionali personali,Terapeuta incluso.

Vi invito a dire ciò che pensa apertamente al suo terapeuta,anche questa fa parte della psicoterapia.

Un Saluto
[#5]
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile Utente,
gli approci nella psicoterapia sono svariati e molteplici, dall'evitamento visivo tipico del lettino di psicoanalista memoria, alle sedute vis a vi e così via....
Se non gradisce il contatto e gli stati d'animo provati, ne parli con il suo teraputa, eventualemnte se l'approccio non è compatibile con lei, cambi professionista.
Saluti

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it