Un nipote difficile

Buongiorno, vi scrivo per chiedervi un consiglio riguardo mio nipote, il figlio di mia sorella. Ha 26 anni, si è laureato l’anno scorso ma, secondo me, non conduce (e non ha mai condotto) una vita normale, adeguata alla sua età. Mi spiego meglio: la sua famiglia è molto “chiusa”: pochissime amicizie, inibizioni e veti vari nei riguardi di cose che esulino dal contesto familiare, quali ad es. il non aver mai fatto fare all’allora bambino, sport o anche il semplice intrattenimento con coetanei, quando avveniva, veniva giudicato in malo modo, perché di volta in volta, criticati di essere troppo vivaci e quindi diversi dal loro figlio. Lui, infatti, è sempre stato un bambino molto pacifico, tranquillo e per niente capriccioso. Di fatto questo suo vivere un’infanzia per lo più solitaria, lo ha portato, pian piano, ad un distacco dal mondo che lo circondava. Mai un parco giochi, uno svago. Quando il pediatra gli consigliò di portarlo ad una piscina per seguire un corso di nuoto, sulle prime – com’è normale in molti casi – il bambino iniziò a piangere. La mamma, condividendo appieno quel suo disagio, dato che anche lei odia l’acqua e non di certo glielo aveva nascosto col suo atteggiamento, decise che non era il caso di continuare e finì lì quella sua breve avventura col nuoto, così come ogni altra attività fisica, veniva magari accennata l’idea di iniziarla, ma poi subito accantonata. C’è da dire che i genitori sono fondamentalmente molto pigri e, soprattutto il padre, abbastanza egoista, poiché, una volta tornato dal lavoro, non guardava in faccia nessuno e nessuno si poteva azzardare a dire “porta tuo figlio a questa o quella palestra”, perché “stanchissimo”! Anche il semplice andare in bicicletta è stato, ad es., un evento al quale è arrivato quando era più grande, a 15-16 anni.
Praticamente la sua crescita è stata sempre costellata di paure e repressioni. In realtà il ragazzo è invece intelligente e fisicamente a posto, mi dà una grande angoscia il vederlo così, il sapere che vive praticamente in una campana di vetro: le vacanze sempre ed esclusivamente con i genitori, mi risulta non abbia mai avuto una ragazza, rarissime le frequentazioni con amici, perlopiù conoscenze che, ultimamente si sono ridotte quasi a niente. Eppure gli studi sono andati sempre bene, non il classico secchione, gli riusciva tutto abbastanza bene, senza strafare e spremersi più di tanto. Ora, che è un anno che si è laureato, mi risulta non faccia granchè per cercare lavoro, vive a “ridosso” del computer e di passeggiatine nel quartiere. Oltretutto, essendo i genitori pessimisti e il padre anche ipocondriaco ha, chiaramente, trasmesso queste caratteristiche al figlio. Recentemente, ha avuto piccoli problemi di salute, peraltro risoltisi positivamente, che lo hanno portato, secondo me, in un ulteriore stato di depressione e manie ossessive nei riguardi delle malattie, stando anche ai racconti di mia sorella.
L’unica sua “valvola” di svolgo, peraltro vissuta in una misura non sana ma esasperata, è il calcio, non praticato, bensì il tifo verso la sua squadra del cuore, che assume (come suo padre del resto) del toni esagerati, al punto che quando, tempo fa, mi capitò di essere presente mentre lui vedeva la partita in tv e cominciò a diventare paonazzo e ad emettere delle urla disumane (contrariamente a quella che è la sua persona: sempre contenuta e taciturna), mi feci scappare un commento, lui reagì e disse che quella era “l’unica soddisfazione della sua vita!”. Al che cominciai a capire ancora di più e a preoccuparmi davvero, perché mi sembra possa esserci un qualcosa di patologico nella sua persona, che non andrebbe sottovalutato, ma mi sento impotente e non so che fare.
Mia sorella penso non se ne renda perfettamente conto, o meglio ha sempre vissuto al fianco di un uomo che presenta connotati simili, che ha monopolizzato la sua attenzione e, per paura di perderlo, ha taciuto in silenzio, di fronte alle sue innumerevoli manifestazioni patologiche e ossessive.
E’ evidente quindi che la situazione del figlio giaccia come in secondo piano, rispetto al padre. Lui, in pensione da poco, è una figura presente in casa ma è come se non lo fosse, immerso com’è ora nei suoi hobby ora incollato davanti la tv, mentre lei ha trovato rifugio e passatempo davanti al pc.
Io, in quanto zia del ragazzo, ho visto crescere nel tempo una situazione che mi è sempre sembrata fuori da una realtà normale, forse pensavo che, col passare degli anni, le cose potessero risolversi perchè il ragazzo, crescendo, avrebbe trovato la forza e la maturità per estraniarsi da quella realtà. Purtroppo invece la situazione si sta cronicizzando e stanno aumentando probabilmente le nevrosi ossessive. Ora che doveva uscire dal suo mondo ed entrare in quello delle responsabilità e del lavoro, si sta ulteriormente “chiudendo” e non trova il coraggio per “staccarsi”.
I miei figli, che hanno qualche anno in meno di lui, hanno uno splendido rapporto con lui, cercano di convincerlo ad uscire, ad iniziare un’attività sportiva, un qualcosa che gli piaccia, lui magari dice “si, vedremo”, ma poi non se ne fa nulla.
Sono preoccupata, ho parlato talvolta con mia sorella, senza calcare troppo la mano, perché sono anche un po’ permalosi e non vorrei urtare la loro sensibilità, tutti abbiamo dei difetti, però, pur essendo persona di buona cultura e intelligente, preferisce mettere la testa sotto la sabbia, perché affrontare questo problema, da sola nella sua famiglia, la costringerebbe a mandare all’aria un castello costruito fin da quando si è sposata con quell’uomo.
E’ difficile, ma vorrei poter fare qualcosa, cosa mi consigliate?
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Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 739 20 3
Gentile Signora,
Comprendo la sua preoccupazione e il suo desiderio di aiutare suo nipote. È' davvero un peccato vedere tante potenzialità sprecate e non poter intervenire più di tanto, sia per non urtare suscettibilità sia per non intromettersi in problematiche che esulano dal loro contesto familiare. Lei, tuttavia, come parente prossimo, può continuare, con delicatezza, a parlare a sua sorella, ma forse sarebbe buono anche contattare suo nipote, non per dare consigli, ma solo per chiedergli come sta, se ha bisogno di parlare, quali sono i suoi progetti, oppure, molto più semplicemente dirgli che, se ha bisogno, lei c'è ed è' disponibile. Credo che di più lei, per il momento, non possa fare. Spesso, i familiari sono le persone che meno degli altri sono ascoltati.
Cordialmente,
Dott.Elisabetta Scolamacchia
Psicologa ad ind. Clinico

Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa. Psicoterapeuta. Analista Transazionale

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dopo
Utente
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La ringrazio per la sua risposta, purtroppo non so fino a che punto un mio dialogo con lui possa servire, in quanto, come dicevo, essendo molto introverso e schivo, le sue conversazioni sono sempre limitate, le sue risposte evasive o, piuttosto, racconta a noi che va tutto bene. Non è certo il tipo che si confida, anche con i miei figli, da quel poco che ho potuto carpire, secondo me, le cose che riferisce non sono del tutto vere, forse per apparire ai loro occhi una "persona con una vita normale".