Counseling olistico

Buongiorno,

vorrei sapere se ci sono controindicazioni o se può essere utile affiancare la psicoterapia (che sto seguendo) a incontri di counseling olistico.

Grazie
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile Signora,
Se lei sta seguendo una psicoterapia sta effettuando un percorso personalizzato qualitativamente superiore a quello che puo' essere fornito dalle varie forme di counseling.
Gli operatori dei due settori sono infatti formati in modo sostanzialmente diverso:
Agli psicotetapeuti viene infatti richiesta per operare una laurea quinquennale in psicologia , una iscrizione all' Albo e una scuola di specializzazione quadriennale in psicoterapia che abilii all'esercizio della professione..
I counselors non hanno invece alcun obbligo di formazione specifica.
I migliori saluti

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

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dopo
Attivo dal 2012 al 2020
Ex utente
Gentile dottoressa,

la persona alla quale pensavo di rivolgermi ha seguito un corso di formazione triennale, completo di tirocinio e tesi finale. So bene che si tratta di una formazione diversa, senza reali basi scientifiche, tuttavia vi sono alcuni fattori che mi spingono non a sostituire, ma ad affiancare un percorso che sarebbe di sicuro più breve: il counseling olistico utilizza mezzi diversificati per "accedere" al cliente (esempio arteterapia, musico
terapia etc, se ritenuto necessario) e visto che sono una persona iperrazionale, mi interessava sperimentare altri approcci di cura.

Il mio unico dubbio riguarda un'eventuale interferenza tra i due percorsi. In questo caso, ovviamente, rinuncerei al counseling.
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Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32 6
Cara Utente,

posso chiederle come mai pone questa domanda a noi e non al suo psicoterapeuta?

Da quanto tempo vede il collega?
Che tipo di terapia sta seguendo?

Un caro saluto

Dr. Roberto Callina - Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Specialista in psicoterapia dinamica - Milano
www.robertocallina.com

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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> la persona alla quale pensavo di rivolgermi ha seguito un corso di formazione triennale, completo di tirocinio e tesi finale
>>>

Se si trattasse di un corso di formazione, com'è probabile che sia, non sarebbe formalmente corretto parlare di "tesi" né di "tirocinio", dato che queste sono fasi riservate a chi svolge un percorso formativo ufficiale attraverso le Università.

I counselor, per scelta, si pongono in un settore vicino ma complementare a quello dello psicologo, quindi è chiaro che si tratta di aree diverse, che si occupano di questioni di diverso impatto e importanza.

Se lei già sta facendo una psicoterapia, facendo counseling sarebbe come se da una cura a base di farmaci passasse ai succhi di frutta. Se c'è una patologia da curare la competenza è esclusivamente delle figure professionali preposte alla cura, cioè lo psicoterapeuta e il medico. Se invece non c'è una patologia allora una consulenza può essere sufficiente, ma in tal caso dovrebbe sapere che lo psicologo, anche non psicoterapeuta, è abilitato a fare consulenza psicologica, cioè tutto ciò che può fare il counselor e molto di più.

Legga qui per vedere qual è il percorso di studi dello psicologo e dello psicologo psicoterapeuta:

https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2505-lo-psicologo-non-e-un-medico.html

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1404-quale-professionista-psi.html

Potrebbe però essere che la terapia che sta attualmente seguendo non si stia rivelando efficace. In tal caso però potrebbe trattarsi, sempre se c'è una patologia, di cambiarla. Ad esempio esistono forme di psicoterapia breve efficaci ed efficienti per molti comuni disturbi psicopatologici:

https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
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https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/233-la-psicoterapia-che-cos-e-e-come-funziona.html

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#5]
dopo
Attivo dal 2012 al 2020
Ex utente
Gentile dott. Callina,

non le so rispondere. So solo che quell'ora alla settimana ultimamente mi sembra poco e che ho tantissime cose da dire quindi molte altre mi sfuggono o non le dico. Forse ho anche un po' di reticenza a fare questa domanda al mio terapeuta. Lo vedo da novembre. In generale sono abbastanza soddisfatta, ma nelle ultime settimane mi sento molto depressa, con l'autostima sotto zero e incapace di portare avanti i miei impegni. Forse per questo cerco aiuto altrove.

Dott Santocito, so bene quel è l'iter per diventare psicologo iscritto all'Albo e poi psicoterapeuta. Io però non sto mettendo a confronto i due approcci, li vedo come due cose diverse, due diversi modi di avvicinarsi al cliente: per questo, forse da ignorante in materia, non condivido la sua frase

<lo psicologo, anche non psicoterapeuta, è abilitato a fare consulenza psicologica, cioè tutto ciò che può fare il counselor e molto di più>

perché a quanto ne so un counselor olistico fa anche cose diverse (come dicevo prima può usare strumenti come l'arteterapia o la musicoterapia, cosa che non mi risulta che facciano né gli psicologi né gli psicoterapeuti).

Tuttavia credo di avere capito cosa sta cercando di dirmi: se ho inteso bene Lei mi dice: sta già andando dal professionista "giusto", con il quale sta lavorando in maniera scientifica e personalizzata, non vale la pena andare da una persona meno specializzata per trattare le stesse cose".

Ho capito bene?

Grazie per le risposte
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Sì, ha capito bene, ma vede che ho fatto anche due importanti riserve: SE la sua terapia attuale sta funzionando e prima ancora SE c'è una patologia da curare.

Diversamente potrebbe essere il caso di cambiare professionista o forma di terapia, dato che esistono anche forme di psicoterapia breve.

Riguardo ad arteterapia e musicoterapia, ma potremmo metterci anche danzaterapia, ippoterapia o pet-therapy, si tratta di forme d'intervento che possono andar bene per alcune problematiche, meno per altre. Per tali forme d'intervento esistono meno studi a supporto su efficacia ed efficienza *generale* rispetto ad altre. Ma ad esempio la terapia con animali si è rivelata molto utile nella cura dei disturbi autistici.

Qual è il motivo primario che l'ha portata dallo psicoterapeuta?
[#7]
dopo
Attivo dal 2012 al 2020
Ex utente
Il motivo primario fu la fine di una relazione nella quale avevo investito decisamente troppo. Tuttavia io ho alle spalle una storia non semplice: depressione mai curata in età adolescenziale (con tentativo di suicidio) dalla quale, bene o male, uscii da sola; schizofrenia e suicidio di una sorella...diciamo che non ho una patologia, ma ho delle sofferenze che mi porto dietro da molti anni.

Come dicevo prima, io ragiono troppo, analizzo tutto in maniera esagerata, per questo motivo mi sento attratta da approcci che non utilizzano solo la parola, ma anche l'emozione, il colore, stimolazioni sensoriali. Sono alla ricerca del benessere e vorrei tentare varie strade per arrivarci, fermo restando che credo moltissimo nella psicologia e voglio proseguire su questa strada.

In realtà non so bene se sto facendo sostegno psicologico o psicoterapia, poiché il mio terapeuta è specializzando in terapia cognitiva e so che già dal terzo anno della scuola di specializzazione è possibile esercitare, appunto, la psicoterapia.

La mia domanda rimane sempre la stessa: se ci fosse interferenza tra i due percorsi, sceglierei ovviamente la psicoterapia; in caso contrario mi piacerebbe sperimentare anche il counseling olistico.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> In realtà non so bene se sto facendo sostegno psicologico o psicoterapia
>>>

Questa potrebbe essere l'impiortante domanda alla quale occorre prima ottenere risposta, per decidere cosa fare.

Il sostegno è molto diverso dalla psicoterapia e dovrebbe essere adoperato solo quando non è possibile stabilire obiettivi di guarigione/cambiamento precisi. Ad esempio, un malato in fase terminale potrà usufruire di un sostegno psicologico, ma sarebbe inadatto prospettare una psicoterapia.

Nel suo caso invece i presupposti per una psicoterapia ben riuscita potrebbero esserci, anche se da qui sarebbe difficile affermarlo con certezza, senza vederla.

Avete stabilito obiettivi precisi con il suo terapeuta? Ha ricevuto indicazioni sui tempi medi per ottenerli? State mettendo in atto tecniche precise per valutare se li state raggiungendo o no? Ha ricevuto compiti precisi da mettere in atto fra una seduta e l'altra oppure state solo parlando e interpretando?

In linea di principio affiancare delle modalità di stimolazione sensoriale per contrastare un'iperrazionalità troppo attiva può essere adatto, ma è difficile che ciò di per sé risolva una depressione di lunga data o una storia d'amore che non si è riusciti a superare spontaneamente.

Il mio suggerimento è di non abbandonare la strada della psicoterapia, stante i problemi cui ha accennato, ma piuttosto di valutare bene se quella attuale sta dando i frutti sperati ed eventualmente di cambiarla.

Parallelamente potrà prendere altre iniziative senza che queste vadano a confliggere con la terapia, ma ad esempio invece che fare counseling potrebbe iscriversi a corsi di sviluppo personale, organizzati da psicologi, dove avrà modo di sperimentare in gruppo e in modo protetto situazioni nuove e stimolanti, per aggiungere le colorazioni che mancano alla sua razionalità.
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dopo
Attivo dal 2012 al 2020
Ex utente
In primo luogo rispondo alle Sue domande: con il terapeuta non abbiamo stabilito obiettivi precisi, se non di capire perché nella mia vita alterno ciclicamente periodi di grande attività (durante i quali socializzo, mi fidanzo, faccio passi importanti quali comprare casa etc) a periodi in cui mi chiudo in me stessa, divento apatica e pessimista, mi trascuro, mi isolo dal mondo e non rendo sul lavoro.

Non ho ricevuto indicazioni sui tempi e non ricevo compiti precisi, ci limitiamo a parlare e interpretare.

Forse mi aspettavo di più da questa terapia, ma devo anche ammettere che alcuni risultati ci sono stati. Mi sento abbstanza legata al mio terapeuta e insieme a lui ho superato periodi di rifiuto nei suoi confronti e di voglia di fuggire, cosa che caratterizza i miei rapporti interpersonali. Questo dettaglio credo che sia importante.
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
Gent.le ragazza,
credo che gli aspetti del suo vissuto che ha identificato siano tutti molto significativi e meriterebbero di essere approfonditi durante le sedute di psicoterapia a cominciare dalle sue perplessità sull'andamento del processo di cambiamento. Periodicamente è sempre utile fare il "punto della situazione" per verificare se il percorso terapeutico sta andando nella direzione giusta oppure è necessario ridefinire le aspettative o gli obiettivi.
Infine mi sembra di capire che ci siano alcuni aspetti relativi al rapporto con il terapeuta che sarebbe importante esplicitare con lui come avete già fatto in passato.

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Si tratta di un dettaglio importante, ma in ultima analisi dev'essere lei a stabilire se e quanto i risultati finora raggiunti possano essere considerati soddisfacenti. A occhio e croce sembra non completamente, altrimenti non ci starebbe scrivendo.

Dal punto di vista di una terapia come la breve strategica, il terapeuta non è solo un confidente e non è comunque qualcuno verso cui si debba instaurare una dipendenza. Si tratta di un professionista come qualunque altro, che è pagato per aiutarci a risolvere dei problemi. Fintantoché tale condizione è vera, ok. Diversamente si possono e si devono prendere contromisure. Il Dr. Loriedo afferma correttamente che l'ingrato compito dello psicoterapeuta è quello di aiutare il paziente a fare a meno di lui. Ove ciò non avvenga può essere che il paziente stia investendo il terapeuta di significati basati su delle mancanze sue proprie, magari quelle che vorrebbe risolvere tramite il suo aiuto.

>>> con il terapeuta non abbiamo stabilito obiettivi precisi, se non di capire perché
>>>

>>> Non ho ricevuto indicazioni sui tempi e non ricevo compiti precisi, ci limitiamo a parlare e interpretare.
>>>

Potrebbe essersi trattato di scelte poco azzeccate. L'assunto secondo cui "se capisco cosa ho, allora starò meglio" non è in generale fondato e non è comunque avallato in pieno dalle terapie di stampo cognitivo. Molto spesso occorre modificare prima i comportamenti affinché si possano verificare cambiamenti nel modo di pensare e percepire la realtà. Cambiare prima all'esterno è il modo più veloce per cambiare dentro.
[#12]
dopo
Attivo dal 2012 al 2020
Ex utente
Dott. ssa Camplone, Dott. Santocito,

grazie per le vostre risposte. Non credevo che da un consulto sul counseling saremmo arrivati a parlare della mia terapia, ma vedo che il punto importante è questo. In effetti ora sono consapevole di sentire il bisogno di "fare il punto della situazione" come mi avete suggerito. Credo di voler sapere a che punto siamo, dove stiamo andando e se c'è una diagnosi precisa riguardo alla mia situazione.

Di cambiare, onestamente, non me la sento. Prima di questo percorso ne avevo intrapreso un altro, ma non si era creato feeling con la terapeuta, dalla quale mi sentivo giudicata. Con l'attuale terapeuta ho sperimentato la vera assenza di giudizio, non ho mai avuto la sensazione che mi giudicasse e questo per me è un fattore fondamentale. Ricominciare da zero con qualcun'altro lo riterrei davvero faticoso. Preferisco fare di tutto per "aggiustare" quello che credo non funzioni con il mio attuale terapeuta.

Grazie per le cortesi risposte.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Ciò che sente è perfettamente comprensibile.

La lascio con la storiella dell'uomo che aveva perso le chiavi di casa.
È notte, un tizio si ferma e gli chiede cosa stesse facendo.

- Sto cercando le chiavi di casa...
- Ah. E come mai le cerca sotto il lampione? Le ha perse là?
- No, ma qui c'è più luce!

[#14]
dopo
Attivo dal 2012 al 2020
Ex utente

Capisco bene il significato della storia. Me ne ricorderò. Farò il mio tentativo e poi tirerò le conclusioni del caso. :)

Grazie ancora.
[#15]
dopo
Attivo dal 2012 al 2020
Ex utente
Gentili specialisti,

vi scrivo ancora perché ho meditato molto sulle vostre risposte e ho letto l'articolo del Dott. Santocito su cosa attendersi da una psicoterapia-sostegno.

Mi ha molto colpita, nell'articolo, il fatto che si indichi il numero di 20 sedute come un percorso adatto a risolvere alcune problematiche. E in effetti, anni fa, quando intrapresi il primo percorso di sostegno, in soli 8 mesi vidi dei cambiamenti enormi, che hanno davvero cambiato la mia vita e il mio modo di relazionarmi (non mi sono più potuta rivolgere alla stessa terapeuta causa trasferimento in altra città).

In questo percorso sono passati 6 mesi abbondanti, sono stata aiutata a superare alcuni momenti critici, ma non ho visto cambiamenti di grande portata. Devo comunque dire che è aumentata di molto la mia consapevolezza riguardo ad alcuni meccanismi che scattano in automatico nella mia testa di fronte a determinate situazione, permettendomi, in qualche modo, di gestirli meglio.

Aggiungo che, siccome ultimamente ho provato un malessere molto profondo per motivi principalmente di stress e sovraccarico di reponsabilità, ieri mi sono recata dal mio medico di base che ha ravvisato in me sintomi di un'incipiente depressione (cosa sulla quale anche io concordo). Mi ha prescritto 5 gocce di Xanax da prendere la sera per regolarizzare il sonno e una visita psichiatrica, per decidere poi a chi sia meglio indirizzarmi (psichiatra o psicologo).

Io ho fatto presente di essere già seguita da uno psicologo, ma lei mi ha comunque consigliato di seguire questo iter.

Ora le mie domande sono due: è possibile che il mio terapeuta, che mi vede una volta lla settimana, non mi abbia fatto presente che i miei sintomi erano di tipo depressivo? O forse non dirlo è una prassi comune? E' normale dopo 6 mesi avere raggiunto i risultati sopra riportati (che non voglio comunue sminuire) o avrei dovuto raggiungere obiettivi più elevati?

Oggi ho l'appuntamento con il mio terapeuta e vorrei avere le idee più chiare prima di incontrarlo.

Grazie e scusate la lunghezza del post.
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Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32 6
Cara Utente,

<<è possibile che il mio terapeuta, che mi vede una volta lla settimana, non mi abbia fatto presente che i miei sintomi erano di tipo depressivo? O forse non dirlo è una prassi comune?>>

la questione della diagnosi psicopatologica è, in realtà, più complessa di quanto possa apparire.

In primo luogo andrebbe compreso il modello di intervento del suo terapeuta; non sempre il terapeuta, per il suo tipo di orientamento, per il tipo di paziente, per il momento in cui si trova il percorso, ... ritiene opportuno comunicare una diagnosi al paziente a meno che non venga esplicitamente richiesto dal paziente stesso.
Questa decisione dipende da molti fattori che fanno di ogni percorso terapeutico un percorso unico.

Inoltre, tenga presente, che in alcuni casi, alcuni terapeuti preferiscono utilizzare diagnosi di tipo idiografico, ossia incentrate sulle singole caratteristiche della persona, anziché nomotetiche, ossia di tipo categoriale.

Le prime sono di norma comunicate al paziente nel corso delle sedute in modo più descrittivo, evidenziando elementi del suo personale funzionamento, mettendo in luce sue caratteristiche individuali, intrapsichiche e relazionali; in questi casi non si limitano ad un'etichetta diagnostica (ad es. depressione), ma offrono una visione più articolata della persona, della sua unicità e irripetibilità.

E' evidente che, anche in questi casi, il professionista dovrebbe essere in grado di comunicare con altri professionisti condividendo le medesime etichette diagnostiche universalmente riconosciute.
Tuttavia, potrà decidere di non condividere lo stesso linguaggio, di matrice medico-psichiatrica, con il paziente stesso.

Lei non ci ha detto che tipo di terapia sta seguendo; questo sarebbe un elemento importante anche per poter rispondere ai suoi dubbi relativamente ai risultati raggiunti e ai tempi di intervento.

Non ci ha parlato neppure degli obiettivi che vi siete posti, forse, in modo non molto esplicito (e questo potrebbe essere anche responsabilità del suo curante).

Questi sono tutti elementi importanti che dovremmo conoscere per poter rispondere in modo esaustivo ai suoi legittimi dubbi.

In ultimo, vorrei soffermarmi su questa sua frase:
<< in soli 8 mesi vidi dei cambiamenti enormi, che hanno davvero cambiato la mia vita e il mio modo di relazionarmi>>

mi sembra di capire dalla descrizione che emerge dai suoi post, ma mi corregga se sbaglio, che ancora oggi il suo problema possa essere ricondotto a dinamiche disfunzionali di tipo relazionale.

Forse l'intervento di allora aveva un focus ben preciso che le ha permesso di sbloccare una difficile situazione momentanea o di superare un particolare step evolutivo; in questo caso, invece, l'obiettivo, più o meno esplicitato, potrebbe essere quello di una ristrutturazione più complessiva della sua personalità.
Da qui, ovviamente, si tratta solo di ipotesi che solo lei, con l'aiuto del suo terapeuta, potrà avvalorare o meno.

Per quanto riguarda il suo prossimo incontro con il terapeuta, le consiglio di affrontare l'argomento in modo chiaro, definendo anche quali siano le sue priorità e le sue aspettative, esponendo tutti i suoi dubbi. Se quanto lei cerca non è quello che lui le sta offrendo, credo sarebbe utile rinegoziare le condizioni di presa in carico o decidere di affrontare un percorso di tipo più direttivo, o più orientato al problema, con un altro professionista.

Un caro saluto
[#17]
dopo
Attivo dal 2012 al 2020
Ex utente
Gentile dott. Callina,

la ringrazio molto per la sua risposta così articolata ed esaustiva. Adesso mi è molto chiaro il tema della diagnosi.

Rispondo ora alle sue domande: il percorso che feci la prima volta fece aumentare enormemente la mia autostima, anche se molte problematiche permangono: del resto dovetti abbandonare non perché il percorso fosse finito, ma per il mio trasferimento in un'altra città.

Riguardo a orientamento ed obiettivi avevo risposto nei post precedenti, ma ripeto volentieri: il mio terapeuta è specializzando in terapia cognitiva, ma non mi dà alcuna prescrizione tra una seduta e l'altra. Non sono sicura che con me stia facendo psicoterapia (visto che mi risulta che già dal 3° anno di scuola di specializzazione la si possa esercitare) oppure che si tratti di sostegno psicologico.

Non abbiamo mai stabilito obiettivi precisi, se non individuare i punti nevralgici che, in alcune situazioni della vita, mi fanno periodicamente e letteralemte "crollare" poiché scattano degli schemi purtroppo appresi in età molto tenera e rinforzati per molti anni.

Infine vorrei chiederle un'opinione sul rinvio del mio medico di base allo psichiatra per una diagnosi. Visto che seguo già un percorso psicologico a me sembra eccessivo, ma potrei sbagliarmi io.

Per concludere, ora come ora preferisco parlare apertamente con il mio terapeuta, nel quale comunque ho fiducia (nonostante i dubbi) piuttosto che ricominciare da capo, con titte le fatiche che questo comporta in termini di apertura a una nuova persona e racconto di vicende passate. Per questo chiedo il vostro aiuto, per poter esporre le mie perplessità nel modo più corretto possibile.


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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> Per questo chiedo il vostro aiuto, per poter esporre le mie perplessità nel modo più corretto possibile.
>>>

Le sue non sono comuni perplessità, sono perplessità dovute a un malessere per il quale è in cura presso uno psicoterapeuta. Quella dovrebbe essere la sede corretta per esporle, trattarle e risolverle. Ma se ciò che sta ottenendo non è ciò che le serve da ora in poi, continuare a chiedere chiarimenti qui rischia di mandarla ancora di più in confusione.

Perché è chiaro che il disagio psicologico non si risolve attraverso i chiarimenti.

Perciò delle due l'una: o dice a se stessa che la terapia attuale le si confà e quindi continua ad andarci, oppure ne trae le debite conclusioni e cambia.

Ma non dovrebbe cercare le chiavi in un luogo solo perché là c'è più luce, ossia non dovrebbe illudersi che noi la possiamo convincere della bontà del percorso che sta seguendo, se lei per prima ne dubita.
[#19]
dopo
Attivo dal 2012 al 2020
Ex utente

Capisco cosa vuole dire. In effetti la questione centrale è questa, al di là delle 1000 sfaccettature che si possono trovare.

Grazie per le risposte.